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Introduzione
La storiografia del giardino è un filone importante e vario della letteratura
storico-artistica e storico-architettonica, che solo negli ultimi anni sta
emergendo nel mondo accademico come una disciplina di studi autonoma,
dotata di un proprio statuto e di una propria metodologia di lavoro. Questo
ritardo è stato essenzialmente dettato dalla disomogeneità nei materiali,
causato dalla sua multidisciplinarietà, in quanto non è mai stato un ambito
di ricerca chiuso. Si possono infatti riscontrare importanti contributi offerti
da storici della musica, di letteratura, di filosofia, ingegneri e soprattutto
studiosi in discipline botaniche, in cui grande attenzione è stata data alla
componente vegetale in quanto elemento essenziale del
giardino/paesaggio/parco, anzi l‟elemento che determina la sua identità
ovvero di arte viva.
La moderna storiografia del giardino prende avvio sul finire dell‟Ottocento
quando, terminato l‟interesse assoluto del giardino all‟inglese, si apre uno
nuovo per il giardino italiano. La prima opera in cui il giardino italiano sarà
considerato come argomento a sé stante è l‟opera del tedesco Tuckermann
pubblicata nel 1884.
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W. Tuckermann, Die landschaften, Germania, 1884.
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Nel primo quarto del Novecento, grazie all‟interesse dei studiosi e amatori
anglosassoni, le ricerche sul giardino italiano proliferano incentivano
l‟interesse dei ricchi proprietari di palazzi e ville storiche per conoscere la
civiltà italiana e di riportare all‟antico splendore le loro dimore.
Molto poche, invece, sono le opere di autori italiani che si concentrano
esclusivamente sul giardino. Da ricordare Il giardino italiano (1915) di
Pasolini Ponti o quella omonima di Dami che presenta un ricco corredo
iconografico.
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Solo negli anni „50 inizia a maturare un interesse più vivo da
parte degli studiosi italiani in quest‟ambito, anche se sino agli anni „80
predominano gli studiosi stranieri. L‟interesse italiano segue la scia del
successo dettato dal metodo iconologico (studio che si basa sulla
spiegazione delle immagini) applicato dagli americani. Ma questo interesse
è occasionale in quanto gli storici dell‟arte non sono abituati a confrontarsi
con una realtà multiforme e multi materica come il giardino. Infatti hanno
privilegiato l‟analisi degli elementi di arredo come fontane e sculture,
scorporandole dal contesto ed evidenziando le forme di comunicazione che
i principi e i sovrani utilizzavano per legittimare il proprio potere attraverso
la combinazione di elementi naturali ed artistici, divenendo l‟oggetto
principale dell‟analisi non la forma del giardino ma il suo significato.
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M. Pasolini Ponti, Il giardino italiano, Ed. Ermanno Loescher, Roma, 1915.
L. Dami, Il giardino italiano , con 351 tavole, Ed. Bestetti & Tumminelli, Milano, 1924.
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Nel 1959 ha luogo un importante convegno che segna la nascita
dell‟interesse per il restauro e la promozione di ville e giardini del nostro
paese. Ovviamente per una valida operazione di restauro è indispensabile
possedere una conoscenza esatta del patrimonio esistente e questo ha
decretato la creazione di una collana fondata nel 1970 e ancor oggi attiva
dedicata alla descrizione delle ville e giardini italiani, la cui caratteristica
peculiare, che la differenzia dagli scritti degli studiosi stranieri, è di
proporre anche gli aspetti di degrado e segnalare le situazioni bisognose di
un intervento.
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Alle soglie degli anni „80 si registrano due eventi rilevanti in quest‟ambito
ovvero la pubblicazione degli atti del convegno del 1978, tenutesi a Siena e
organizzato dalla prima istituzione in Italia per lo studio dei giardini,
ovvero “Archivio Italiano dell‟Arte dei Giardini” che rivela la prima presa
di coscienza da parte degli studiosi italiani innanzi a tale tema.
L‟istituzione venne fondata nel 1973 da Rosario Assunto e Alessandro
Tagliolini, quest‟ultimo figura poliedrica: scultore, progettista, restauratore
di giardini e creatore del “Centro Studi Giardini Storici e Contemporanei di
Pietrasanta”, che aprì nuovi ambiti di ricerca. La peculiarità della
situazione italiana è il fatto che molte tematiche siano state approfondite da
istituzioni private ma, al contempo, lavorarono sinergicamente con gli
organi ministeriali (Comitato Nazionale per lo Studio e la Conservazione di
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Ville italiane, Ed. Sisar, Milano 1970.
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Giardini Storici) per valorizzare, tutelare, conoscere, suscitare dibattiti,
promuovere l‟interesse e favorire gli studi di questo territorio ancora
inesplorato.
Il secondo evento che si registrò in questi anni fu l‟organizzazione delle
riunioni del comitato ICOMOS-IFLA (Comitato Internazionale Giardini e
Siti Storici, recentemente rinominato Comitato Scientifico Internazionale
Paesaggi Culturali) tenutesi a Firenze a riguardo della conservazione e del
restauro dei giardini storici italiani e attribuirgli importanza in quanto
patrimonio storico-artistico nazionale portando all‟elaborazione nel 1981-
82 della Carta dei Giardini Storici o Carta di Firenze, che esplica questo
principio, favorendo lo sviluppo di un approccio più maturo al tema
giardino/parco/paesaggio, in quanto realtà complessa in cui confluiscono
diverse componenti materiali e non.
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Il trinomio Paesaggio-Parco-Giardino viene analizzato come spazio etico -
estetico, in quanto è espressione della cultura e delle azioni della società
(spazio etico) e rispecchia le relazioni tra uomo e natura (spazio estetico).
Ma l‟attribuzione di qualità prettamente estetiche al paesaggio/ parco/
giardino, hanno causato molti problemi interpretativi come la costituzione
di un idea di paesaggio come panorama e le forme di tutela applicate che
rispondevano ad una visione esclusivamente estetica.
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M. Zalum, La storia del giardino italiano:lineamenti ed evoluzione di una giovane disciplina.
Bibliografia del giardino e del paesaggio italiano 1980-2005, Firenze, 2007.
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Ovviamente, la componente visiva dedita ad individuare le qualità estetiche
del paesaggio non può cimentarsi anche nell‟analisi degli aspetti percettivi
di esso, la cui relazione fornisce importanti orientamenti progettuali per la
valorizzazione e la conservazione degli ecosistemi naturali e antropici, ma
questo campo è affrontato dalla semiologia (disciplina che studia i segni)
ricercando la relazione che lega un elemento presente materialmente a
qualcos‟altro di assente, ma questa lettura non è stata approfondita sino in
fondo.
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Nell‟Ottocento il “parco” era una categoria spaziale ed estetica ben definita
nella città, con un concetto di Natura delimitata e realizzato essenzialmente
per lo svago e la salute dei nobili e dei semplici cittadini. In un certo senso
era la natura, controllata dall‟uomo, che entrava in città; oggi in un epoca di
globalizzazione e di emergenza ecologica, è la città che entra nella natura e
si rivolge ai suoi margini territoriali non per sfruttarli, ma per coinvolgerli
in un progetto di sviluppo compatibile sia per l‟ambiente che per i suoi
abitanti. Questo rinnovato rapporto uomo – natura si dovrà tradurre in
strumenti operativi. L'avvenire dei parchi è nella conservazione attiva e
quindi anche nello sviluppo del terziario naturalistico; economisti,
ambientalisti, urbanisti e istituzioni dovranno necessariamente lavorare
insieme per poter risolvere i gravi problemi ambientali senza mortificare il
sistema economico. Ma la ricerca di un così difficile equilibrio passa anche
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Brunella Lorenzi, Il disegno del paesaggio e del giardino contemporaneo. Bibliografia del
giardino e del paesaggio italiano 1980-2005, Firenze, 2007.
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attraverso un processo di crescita delle coscienze; bisogna acquisire la
consapevolezza che la salvaguardia dell‟ambiente è necessaria, non perché
ne siamo responsabili nei confronti di ipotetiche generazioni future, ma
perché è conveniente: noi siamo già le generazioni future.
Ed è proprio per questo che nella mia tesi ho inteso valorizzare e rendere
più incisivo il messaggio di tutela e valorizzazione di uno dei parchi più
grandi e importanti della mia città: il parco urbano dei Camaldoli, che si
trova ai confini del Parco Metropolitano delle Colline di Napoli. Vero
polmone del quartiere, il parco dei Camaldoli, grazie ai suoi 135 ettari,
garantisce una maggiore ossigenazione ai cittadini e quindi aiuta a
mantenere un atteggiamento più vivo nei confronti della natura,
regalandoci momenti di relax dal caos della città. Infatti è il parco più
tranquillo e riservato tra quelli che offre Napoli e i dintorni; situato sulla
collina napoletana più alta offre un panorama estasiante oltre ad una
tranquillità rara per gli uomini del nostro tempo, circondato da molti
agriturismi. La pace del luogo, lo splendido incanto del panorama e la
sacralità intensa e raccolta prima pagana e poi cristiana del sito, ha sempre
attratto pellegrini e turisti che si compiacciono e godono per la bellezza
visibile di questo luogo di benessere e anche di villeggiatura fino al secolo
scorso.
Tali piacevolezze del luogo permangono tuttora e sono sopravissute sia agli
attacchi dell‟abusivismo edilizio e sia alla presenza di antenne e ripetitori,
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grazie anche alla presenza dell‟Eremo che ha impedito la costruzione di
edifici nelle sue immediate vicinanze.
Il Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004 ha riconosciuto i beni
paesaggistici come parte del patrimonio culturale superando la vecchia
dicotomia che vedeva da un lato i beni culturali e dall‟altro i beni
paesaggistici e ambientali. Inoltre questo scritto ha l'obiettivo di
approfondire la tematica delle azioni di salvaguardia dei beni paesaggistici
e artistico- storici, conferendo particolare attenzione alla problematica della
pianificazione e dell'autorizzazione paesaggistica.
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Infatti tale articolo
prevede al comma uno che non si possano introdurre modificazioni che
rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione e al
comma due che occorre sottoporre all‟autorizzazione ogni progetto di
modifica dello stato dei luoghi. Le aree dei piani paesistici di Agnano-
Camaldoli sono state inserite tra le quarantadue aree che hanno ottenuto il
vincolo specifico nel territorio comunale di Napoli.
Quindi non dobbiamo sottovalutare questa categoria in quanto, i parchi,
custodiscono, insieme a quello ambientale, uno straordinario patrimonio
culturale fatto di testimonianze storico-artistiche, ma anche di beni
immateriali. Proprio lo strettissimo rapporto tra natura e cultura fa del
nostro paesaggio un unicum dal valore inestimabile, toccato sia dalla
scarsità per la gestione e valorizzazione e sia dall'egoismo di coloro che si
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Codice dei beni culturali e del paesaggio, Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 –comma
1 dell‟art. 2.