INTRODUZIONE Martha Nussbaum è una delle voci più autorevoli e significative all'interno del
paradigma delle teorie della giustizia, inaugurato da John Rawls con il suo A
Theory of Justice (1971) 1. Eccellente studiosa di filosofia antica, come emerge
dai suoi lavori su Aristotele e sull'etica classica (v., in particolare, Aristotle's De
Motu Animalium, 1978 e The Fragility of Goodness: Luck and Ethics in Greek
Tragedy and Philosophy, 1986), la Nussbaum unisce alla finezza filosofica
l'ambizione di produrre una teorizzazione politica capace di incidere nella realtà e
di fornire risposte soddisfacenti a problemi concreti.
La filosofia pratica di Martha Nussbaum è anche il frutto del suo notevole
impegno nella partecipazione a programmi di sostegno alle capacità delle donne
nei paesi in via di sviluppo, e in particolare in India. Ricercatrice, dal 1986 al
1993, presso il World Institute for Development Economics Research ,
dell ’Universit à delle Nazioni Unite, la filosofa americana è da tempo coinvolta
nella preparazione dei "Rapporti sullo sviluppo umano" del Programma di
sviluppo delle Nazioni Unite.
Lo scopo del presente lavoro è quello di offrire una presentazione della teoria
della giustizia della Nussbaum alla luce dei temi da lei sviluppati in Women and
Human Development. The Capabilities Approach (2001) e del recentissimo
Frontiers of Justice. Disability, Nationality, Species Membership (2006). Un'opera
quest’ultima in cui sono affrontati tre problemi di giustizia sociale che, secondo
l'autrice, risultano irrisolti o trascurati anche dalle teorie di giustizia più valide
attualmente in circolazione: la giustizia per le persone con disabilità fisiche e
mentali, la giustizia oltre i confini nazionali e la giustizia per gli animali non
umani. Pur riconoscendo l'interesse delle dottrine del contratto sociale, a
cominciare da quella di John Rawls – a suo avviso senz'altro la migliore tra le
teorie della giustizia che oggi abbiamo a disposizione –, la Nussbaum si propone
1Cfr. S. Veca, La filosofia politica , Laterza, Bari 2005 (I 1998), p. 34.
4
qui di illustrare l'impossibilità di affrontare le tematiche sopra ricordate all'interno
del modello del contratto e la superiorità del capabilities approach nel rispondere
alle questioni poste dalle “nuove frontiere della giustizia” 2.
Lo sforzo sarà qui volto non solo a ricostruire gli argomenti critici che la
Nussbaum utilizza nei confronti del contrattualismo, con particolare attenzione
per quelli indirizzati contro il neocontrattualismo di Rawls, ma anche ad
analizzarne la proposta normativa, una proposta che – come vedremo – attinge
tanto al bagaglio teorico dell'approccio delle capacità, teorizzato (non senza
elementi anche significativi di distinguo) insieme ad Amartya Sen, quanto alla
riflessione di genere sul tema dell'etica della cura.
2 Osservando lo sforzo che la Nussbaum compie in Frontiers of Justice per colmare le lacune della Teoria
della giustizia di Rawls sui tre temi sopra elencati, John Gray osserva: “One can't help but wonder why she
takes the trouble to make these elaborate adjustments, especially as she concedes that many of Rawls's
conclusions can be reached through other types of argumentation. Why does she force her deliberations into
the Procrustean mold of Rawls's contract theory? The reason may be the canonical prestige of Rawls's theory.
Nussbaum's attitude toward Rawls's work is one of piety, and this leads her to accept aspects of his theory
that critical reflection might have led her to question” (J. Gray, In theory, “The Nation”, 32 (June 2006), p. 1:
http://www.thenation.com/doc/20060605/gray . Secondo Gray, proprio il peso dell’ombra di Rawls costituisce
il limite più grosso di questo lavoro.
5
CAPITOLO I
L’APPROCCIO DELLE CAPACIT À I.1: Che cos’è l’approccio delle capacità? La teoria politica di Martha Nussbaum poggia sul c.d. capabilities approach . A
cominciare da Women and Human Development: The Capabilities Approach
(2000)
1
, la filosofa americana ha cercato di mostrare in modo sistematico le
potenzialità del concetto di capacità sia per fondare un’idea di diritti umani
universali e fornire i principi fondamentali dell’assetto costituzionale sia per
valutare la qualità della vita.
Nussbaum riprende l’approccio delle capacità dall’economista indiano Amartya
Sen, che per primo l’ha introdotto nell’ambito dei suoi studi sull’economia dello
sviluppo, proponendolo come più adeguato ad effettuare una misurazione
comparativa della qualità della vita nelle diverse nazioni rispetto a quello
tradizionale, di stampo utilitarista, basato sull’indice del Pil pro capite, o di altri
analoghi metodi quantitativi utilizzati per quantificare le risorse di un paese.
La filosofa americana integra e sviluppa l’idea di Sen. L’approccio della
Nussbaum, infatti, pur presentando alcuni tratti in comune con quello
dell’economista indiano, se ne discosta significativamente. Prima di evidenziare i
punti di divergenza rispetto all’originaria concezione seniana, può essere
opportuno definire preliminarmente che cosa la Nussbaum intenda per capacità
umane. In Diventare Persone si designa col termine “capacità” “ciò che le persone
sono realmente in grado di fare e di essere, avendo come modello un’idea
intuitiva di vita degna della dignità di un essere umano” 2
.
La filosofa americana individua una lista di capacità umane fondamentali che, a
1Tr. it. Diventare Persone. Donne e universalità dei diritti , il Mulino, Bologna 2001.
2Ivi, p. 19
6
suo avviso, sono suscettibili di diventare oggetto di consenso condiviso anche tra
persone che abbiano diverse concezioni di ciò che è bene. Tali capacità devono
essere riconosciute e assicurate ad ogni singolo essere umano, in modo da trattare
ciascuna persona come fine e non come semplice mezzo per fini altrui.
La Nussbaum utilizza, inoltre, l’idea di un livello di soglia per ogni capacità: al di
sotto del livello di soglia non è possibile ritenere le persone possano ottenere un
vero funzionamento umano, perché non sussistono le condizioni minime per poter
vivere una vita dignitosa. La nozione di dignità umana verrà sviluppata
ulteriormente in Le nuove frontiere della giustizia. In questa sua ultima opera
l’autrice sostiene che la dignità dell'uomo non ha il suo fondamento solo nella
razionalità tipica della specie umana, bensì anche nella sua componente animale.
Se possiamo definire l'uomo come “animale razionale”, allora dovremmo
riconoscere che la razionalità è un aspetto dell'animalità: “l'approccio basato sulle
capacità [...] vede la razionalità e l'animalità come completamente unificate” 3
;
“[…] l'approccio delle capacità riconosce l'esistenza nel mondo di molti tipi
diversi di dignità animale, tutti meritevoli di rispetto [...] il tipo specificamente
umano di dignità è caratterizzato [...] da un tipo di razionalità” che non va vista
“in opposizione all'animalità” 4
; “[…] il bisogno fisico, incluso quello di cura, è
una caratteristica della nostra razionalità e della nostra socialità: è, perciò, un
aspetto della nostra dignità, piuttosto che qualcosa in contrasto con essa” 5
. Il
riconoscimento dell'uomo come animale bisognoso - fondato sia sul concetto
aristotelico di essere umano come animale razionale oltre che politico, sia sull'idea
di Marx secondo cui le attività essenziali per la vita umana rappresentano i vari
modi in cui i bisogni dell'uomo si esprimono e vengono soddisfatti - è
fondamentale per la base filosofica che la Nussbaum vuole dare al suo approccio
delle capacità.
Tornando al rapporto con Sen, si possono precisare ora i due punti principali in
3 M. Nussbaum, Le nuove frontiere della giustizia, cit., p. 177
4 Ibidem 5 Ibidem 7
cui l’approccio della Nussbaum se ne discosta: in primo luogo, l’economista
indiano non usa mai l’idea di soglia, che invece è molto importante nel pensiero
della filosofa; in secondo luogo, Sen si è sempre astenuto dal fornire un elenco
delle capacità fondamentali, per le molte difficoltà che possono sorgere dal
rappresentare le capacità fondamentali mediante un indice. Viceversa la
Nussbaum ritiene estremamente importante fornire una lista di capacità umane
fondamentali. Tale elenco, infatti, da un lato, può essere la base per determinare
un minimo sociale accettabile in varie aree di esperienza umana e, dall’altro, può
costituire il fondamento di principi politici fondamentali, riconoscibili a livello
costituzionale.
In Diventare Persone viene proposta una versione della lista comprendente dieci
tipi di capacità umane fondamentali 6
, versione che la filosofa poi ripresenta
sostanzialmente negli stessi termini in Le nuove frontiere della giustizia 7
.
Qui di seguito è riportata integralmente la lista fornita dalla filosofa:
1. Vita . Avere la possibilità di vivere fino alla fine una vita umana di normale
durata; di non morire prematuramente, o prima che la propria vita sia stata
limitata in modo tale da essere indegna di essere vissuta.
2. Salute fisica . Poter godere di buona salute, compresa una sana
riproduzione; poter essere adeguatamente nutriti; avere un’abitazione
adeguata.
3. Integrità fisica . Essere in grado di muoversi liberamente da un luogo
all’altro; di considerare inviolabili i confini del proprio corpo, cioè poter
essere protetti contro le aggressioni, compresi l’aggressione sessuale,
l’abuso sessuale infantile e la violenza domestica; avere la possibilità di
godere del piacere sessuale e di scelta in campo riproduttivo.
4. Sensi, immaginazione e pensiero . Poter usare i propri sensi, poter
immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilità di farlo in modo
6Cfr. M. Nussbaum, Diventare persone, cit. , pp. 95-97
7Cfr. M. Nussbaum, Le nuove frontiere della giustizia, cit., pp. 93-95
8
“veramente umano”, ossia in un modo informato e coltivato da una
istruzione adeguata, comprendente alfabetizzazione, matematica
elementare e formazione scientifica ma niente affatto limitata a questo.
Essere in grado di usare l’immaginazione e il pensiero in collegamento con
l’esperienza e la produzione di opere autoespressive, di eventi, scelti
autonomamente, di natura religiosa, letteraria, musicale, e così via. Poter
usare la propria mente in modi protetti dalla garanzia delle libertà di
espressione rispetto sia al discorso politico sia artistico, nonché della
libertà di pratica religiosa. Poter andare in cerca del significato ultimo
dell’esistenza a modo proprio. Poter fare esperienze piacevoli ed evitare
dolori inutili.
5. Sentimenti . Poter provare attaccamento per cose e persone oltre che per noi
stessi, amare coloro che ci amano e che si curano di noi, soffrire per la loro
assenza; in generale, amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine e ira
giustificata. Non vedere il proprio sviluppo emotivo distrutto da ansie e
paure eccessive, o da eventi traumatici di abuso e di abbandono. Sostenere
questa capacità significa sostenere forme di associazione umana che si
possono rivelare cruciali nel loro sviluppo.
6. Ragion pratica. Essere in grado di formarsi una concezione di ciò che è
bene e impegnarsi in una riflessione critica su come programmare la
propria vita. Ciò comporta la protezione della libertà di coscienza.
7. Appartenenza. a) Poter vivere con gli altri e per gli altri, riconoscere
l’umanità altrui e mostrarne preoccupazione, impegnarsi in varie forme di
interazione sociale; essere in grado di capire la condizione altrui e
provarne compassione; essere capace di giustizia e di amicizia. Proteggere
questa capacità significa proteggere istituzioni che fondano e alimentano
queste forme di appartenenza e anche proteggere la libertà di parola e di
associazione politica. b) Avere le basi sociali per il rispetto di sé e per non
essere umiliati; poter essere trattato come persona dignitosa il cui valore
9
eguaglia quello altrui. Questo implica, a livello minimo, protezione contro
la discriminazione in base a razza, sesso, tendenza sessuale, religione,
casta, etnia, origine nazionale. Sul lavoro essere in grado di lavorare in
modo degno di un essere umano, esercitando la ragion pratica e stabilendo
un rapporto significativo di mutuo riconoscimento con gli altri lavoratori.
8. Altre specie. Essere in grado di vivere in relazione con gli animali, le
piante e con il mondo della natura provando interesse per esso e avendone
cura.
9. Gioco. Poter ridere, giocare e godere di attività ricreative.
10.Controllo del proprio ambiente. a) Politico. Poter partecipare in modo
efficace alle scelte politiche che governano la propria vita; godere del
diritto di partecipazione politica delle garanzie di libertà di parola e di
associazione. b) Materiale. Aver diritto al possesso (di terra e beni mobili)
non solo formalmente ma in termini di concrete opportunità; godere di
diritti di proprietà in modo uguale agli altri; avere il diritto di cercare
lavoro sulla stessa base degli altri; essere garantiti da perquisizioni o
arresti non autorizzati.
Ogni voce della lista è considerata dalla Nussbaum di fondamentale importanza.
L’elenco è definito anche come una lista di “componenti separate”; questo perché
ogni voce si riferisce a capacità di qualità diversa, tali per cui non sarebbe
accettabile compensare la carenza di una di queste voci concedendo una maggiore
quantità di un’altra. Con le parole stesse della filosofa: “non si dovrebbe supporre
che l’assenza delle libertà politiche possa essere compensata da una grande
crescita economica” 8
. Nussbaum, pertanto, non presenta una scala gerarchica delle
voci ma le pone sostanzialmente su un piano di eguaglianza, rifiutando l’idea che
sia possibile privilegiare una voce a scapito di un’altra.
Nussbaum presenta il suo capabilities approach come affine all’approccio dei
diritti umani. Come il linguaggio dei diritti umani anche quello delle capacità
8 M. Nussbaum , Diventare Persone , cit., p. 97.
10
aspira ad essere universale. Le capacità fondamentali, infatti, sono alla base di una
vita autenticamente umana e, pertanto, non possono non essere cruciali per
ciascun cittadino del mondo e come tali in grado di raccogliere un ampio consenso
multiculturale. Con questa argomentazione la filosofa respinge le critiche di
mancato rispetto del pluralismo che le sono state mosse, e, anzi, sostiene che la
sua teoria rispetta il pluralismo in vari modi. Anzitutto, la lista non è considerata
“rigida” bensì una lista “aperta”, come tale espandibile e soggetta a possibili
revisioni e ripensamenti continui. In secondo luogo, le voci della lista dovrebbero
essere formulate in modo generale e astratto, lasciando a ciascuna nazione la
possibilità di dare loro un’ulteriore specificazione, tenendo conto della propria
cultura e della propria storia. Terzo, essendo la lista introdotta solo per scopi
politici senza riferimento a idee filosofiche o religiose comprensive, che
potrebbero dividere persone di culture differenti, essa può essere sottoscritta anche
da individui che hanno diverse concezioni della vita. Quarto, proprio perché lo
scopo politico che si vuole raggiungere è quello del riconoscimento di ciascuna
capacità e non il funzionamento, inteso come effettivo esercizio della capacità, il
pluralismo è ancora una volta protetto. Infatti molte persone che sarebbero
disposte a sostenere una determinata capacità come diritto fondamentale non lo
sarebbero più laddove al riconoscimento di quella capacità fosse collegata
l’obbligatorietà del relativo funzionamento. Il diritto di voto, per esempio, può
essere sostenuto anche da quei cittadini la cui religione impedisce loro di votare. Il
sostegno di questi cittadini verrebbe, però, immediatamente meno qualora il
diritto di voto portasse automaticamente all’obbligo di voto (a tal proposito la
Nussbaum fa l’esempio degli amish americani, i quali credono un errore prendere
parte alla vita politica ma tuttavia si dimostrano lieti del fatto che i cittadini
abbiano il diritto di voto 9
). Altro argomento a difesa del pluralismo è dato dalla
centralità delle principali libertà, quali la libertà di parola, di associazione e di
coscienza. Infine, la filosofa sostiene la netta separazione tra questioni di
9Cfr. M. Nussbaum , Le nuove frontiere della giustizia , cit., p. 96
11
giustificazione e questioni di applicazione. La lista, infatti, è un buon punto di
partenza per la determinazione di principi politici nel mondo intero, ma non per
questo essa giustifica il dovere di intervenire con sanzioni economiche e militari
negli affari di un paese che non la adotta, a meno che - puntualizza Nussbaum - in
tale paese non si riscontri il compimento di crimini gravissimi, come i crimini
contro l’umanità.
Abbiamo già visto cosa intende la Nussbaum col termine “capacità”, tuttavia,
prima di procedere, occorre soffermarsi sui concetti di capacità e funzionamento e
il rapporto fra di loro nella visione della filosofa.
L'approccio delle capacità, dice la Nussbaum, muove da una intuizione base, e
cioè il fatto che alcune facoltà umane impongono l'esigenza morale di essere
sviluppate. Bisogna pensare alle facoltà umane fondamentali in termini di
“richieste della possibilità di funzionare, richieste che a loro volta danno origine a
corrispondenti doveri sociali e politici” 10
. La Nussbaum quindi distingue tre tipi
diversi di capacità. Innanzitutto, “ci sono le capacità fondamentali o di base, il
corredo innato degli individui che è la base necessaria allo sviluppo di capacità
più avanzate” 11
. Essendo capacità molto rudimentali spesso non è possibile
convertirle direttamente in funzionamenti, come per esempio la capacità di parlare
nel neonato. Poi ci sono le capacità interne, “cioè stadi di sviluppo della persona
stessa che sono, per quanto la riguardano, condizioni sufficienti per l'esercizio
delle funzioni richieste. Diversamente dalle capacità fondamentali, questi stadi
sono le condizioni mature della preparazione”. Talvolta queste condizioni si
realizzano con il passare del tempo e lo sviluppo fisico, come nel caso della
capacità relativa alle funzioni sessuali. Spesso però le capacità interne hanno
bisogno dell'ambiente circostante per svilupparsi, come quando si impara a
giocare con gli altri. Infine ci sono le capacità combinate “che si possono definire
come capacità interne combinate con condizioni esterne adatte ad esercitare quella
10M. Nusbaum, Diventare Persone, cit., p. 100
11Ibidem.
12