4 
 
INTRODUZIONE: 
 
Questo lavoro si propone di esaminare e discutere la figura dell‟ebreo 
Shylock, personaggio della commedia Shakespeariana The Merchant of Venice, 
una figura ambigua, tanto suggestiva e affascinante, da essere il più delle 
volte identificato con l‟opera stessa.  
 Il percorso che s‟intende seguire è quello di volgere lo sguardo sullo 
stereotipo dell‟ebreo nella letteratura inglese, dal Medioevo all‟età 
Elisabettiana, e poi un‟analisi di The Merchant of Venice. Successivamente, 
saranno messe in rassegna riscritture e opere ispirate a tale personaggio, 
quali The Jew of Venice di Granville, Variations on The Merchant of Venice di 
Charles Marowitz, L‟erede di Shylock tratto dal soggetto di Eduardo de Filippo, 
Shylock‟s Daughter di Erica Jong, Shylock di Arnold Wesker, Operazione Shylock 
di Roth. Parte del lavoro sarà dedicata alla fortuna teatrale e cinematografica 
di Shylock. Abbiamo deciso di organizzare tale rassegna, accantonando il 
criterio cronologico (dato che, effettivamente, Operation Shylock è la più 
recente di tutte) per seguire una linea più ideologica. Come si dimostrerà in 
seguito, è proprio Arnold Wesker ad offrire lo Shylock più antipodico a 
quello originale e, soprattutto, a smontare, più di chiunque altro, il suo 
archetipo. Nessun autore, tra quelli analizzati, avrebbe potuto chiudere il 
nostro discorso se non lui. 
È nostro interesse, soprattutto studiare la metamorfosi del personaggio, che si 
verifica sistematicamente nel susseguirsi di nuove messe in scena dello stesso 
canovaccio o in rielaborazioni letterarie. Asserisce Carmelo Bene:  
 […] mettere in scena oggi il loro teatro (di Shakespeare e di Marlowe), 
comunque lo si „rivisiti o lo si „riscriva‟, significa cadere nell‟equivoco […]. Io 
non metto in scena Shakespeare – l‟ho detto tante volte – né una mia
5 
 
interpretazione o lettura di Shakespeare, ma un saggio critico su 
Shakespeare
1
. 
 
 Ci prefiggiamo di analizzare le trasformazioni del carattere di Shylock e, 
conseguentemente, dell‟ebreo durante il trascorso dei secoli, nella sfera dei 
cambiamenti del contesto socio-culturale. È, inoltre, fondamentale vagliare 
come il modello originale varia anche al variare del suo ecosistema interno, 
vale a dire l‟interpretazione del suo personaggio in relazione alle 
interpretazioni dei modelli che lo circondano. Come saggiamente dichiara 
Agostino Lombardo, «Ogni personaggio “esiste” compiutamente per la 
presenza degli altri e tutti sono parte di una più vasta immagine che tutti li 
comprende
2
».  
 Parafrasando Leslie Fiedler, s‟intende ripercorrere «il processo che ha 
cambiato Shylock dal mostro col naso finto e la parrucca rossa, mezzo 
spauracchio e mezzo clown, in una vittima che suscita simpatia»
3
. Gran parte 
dei critici che si sono adoperati in questo campo si è spesso scagliata, quasi a 
spada tratta, a favore dell‟ebreo, in maniera forse eccessiva, ma poiché 
eccessivo è anche il pregiudizio di cui è stato vittima per un paio di secoli. È 
nostra intenzione tracciare una prospettiva super partes, giacché non s‟intende 
“processare” le intenzioni o gli aspetti caratteriali di Shylock, quanto 
catalogarne le varie versioni per comprendere la loro peculiarità.  
  
 
 
                                         
1
 Carmelo Bene, Non si può morire, intervista di Elena De Angeli, in Scena, p.10, n. 2, 1997. 
2
 Agostino Lombardo, „Prefazione‟ in Il mercante di Venezia di W. Shakespeare, p. VII, Feltrinelli, Milano, 1992. 
3
 Leslie Fiedler, Lo straniero in Shakespeare, p. 111, Argalìa Editore Urbino, 1974.
6 
 
1.LA FIGURA DELL‟EBREO IN EUROPA. DALLA NASCITA 
DELL‟ANTIGIUDAISMO CRISTIANO A SHAKESPEARE 
 
  Come è risaputo, la figura dell‟ebreo nell‟immaginario collettivo, in tutti i 
territori – anche extraeuropei – non ha goduto della simpatia da parte dei 
popoli ospitanti. Questa forma di antigiudaismo, poi sfociata in 
antisemitismo, ha dominato quasi interamente la storia millenaria del popolo 
ebraico. Non è, però, nostra intenzione soffermarci sull‟antisemitismo, le sue 
origini e conseguenze, quanto tracciare le linee principali delle vicissitudini 
storiche del popolo in questione e vedere come gli eventi abbiano cooperato 
nel generare lo stereotipo formatosi in ambito europeo e che verrà poi 
ereditato, e trasformato, dall‟età elisabettiana e quello con cui si misurò 
William Shakespeare.
7 
 
1.1. CENNI STORICI 
  La principale caratteristica del popolo ebraico, che prescinde da usi, costumi 
o credo, è stabilita dal fatto che: 
 
Gli ebrei, […] lungo percorsi assai vari, in genere hanno avvertito di 
appartenere a una collettività distinta dalle altre e di avere, per converso, 
qualche tipo di legame con gli ebrei sparsi per il mondo
4
. 
 
 L‟aspetto che, aggiunto a quello succitato, è sempre stato incline a destare 
diffidenza e sospetto è, piuttosto, l‟intraprendenza tipica del popolo di 
Israele. Secondo Yves Chevalier: 
 
 Dappertutto e sempre gli ebrei hanno voluto creare delle comunità arroccate 
dietro la barriera del loro modo di vivere, rivendicando per ciò dei privilegi. 
Essi hanno così suscitato l‟invidia e la gelosia di coloro con i quali vivevano. 
E poiché essi circondavano di mistero il loro modo di vivere, in particolare i 
loro riti, essi suscitavano la curiosità e contemporaneamente l‟avversione
5
. 
 
 Sempre lo studioso francese aggiunge che l‟antisemitismo pagano, appena 
precedente alla diffusione del Cristianesimo era, piuttosto una: 
reazione di fronte ad un popolo che, certamente, non è numeroso, ma che si 
dimostra intraprendente, tanto più che la storia l‟ha disperso per lungo 
tempo prima dell‟era cristiana, lungo tutto il circuito mediterraneo
6
. 
 
 Dagli scritti del giudeo Giuseppe Flavio (che visse nel I secolo d.C.) è 
possibile comprendere un quadro abbastanza esauriente della situazione 
degli ebrei durante la dinastia Giulio–claudia: 
 
                                         
4
 Piero Stefani, Gli ebrei, p. 18, Il Mulino, Bologna, 1993. 
5
 Yves Chevalier, L‟antisemitismo. L‟ebreo come capro espiatorio, p 17-18, Istituto Propaganda Libraria, Milano, 
1991. Traduzione Attilio Agnoletto. 
6
 Ibidem;
8 
 
Admiror autem etiam eos, qui ei huiusmodi formitem praebuerunt, id est 
Posidonium et Apollonium Molonem, quotiamo accusant quidem nos, quare 
nos eosdem deos cum aliis non colimus, mentientes autem pariter et de 
nostro templo blasphemias componentes incongruas […]. In hoc enim 
sacrario Apion presumi edicere asini caput collocasse Iudaeos et eum colere 
ac dignum facere tanta religione; […]» et cum uarii casus nostram ciuitatem 
sicut etiam aliorum uexauerint, et Pius ac Pompeius Magnus et 
LiciniusCrassus et ad nouissimum Titus Caesar bello uincentes  optinuerint 
templum, nihil huiusmodi illic inuenerunt, sed purissimam pietatem, de qua 
nihil nobis est apud alios <in>affabile
7
.  
 
Egli difende il suo popolo da accuse volte contro gli ebrei e dal suo discorso è 
facile dedurre i pregiudizi (già da allora legati all‟occulto e all‟empietà), 
aventi radici in tempi ben più remoti. Tutte maldicenze, queste, che erano 
causate dall‟invidia che gli ebrei suscitavano nei cittadini, essendo, i primi, 
beneficiari di una cospicua quantità di privilegi. 
 Il diffondersi del cristianesimo conobbe un periodo più che fiorente e 
durante la sua prima fase conservò ancora molti elementi ebraici (periodo 
giudaico-cristiano).  
 Nel tempo in cui la Chiesa Cristiana poté definirsi indipendente dalla 
Sinagoga, la prima sentì sua la volontà di affermare un primato, una 
superiorità nei confronti di quella religione “madre”. La Sinagoga reagì in 
modo tutt‟altro che passivo e diede inizio ad una serie di calunnie che le due 
istituzioni si scambiarono reciprocamente. L‟antagonismo assunse una forma 
più impari, allorquando nel IV secolo la Chiesa ottenne il favore 
                                         
7
 «Mi stupiscono poi anche coloro che offrirono ad Apione una simile esca, Posidonio e Apollonio Molone, 
che ci fanno una colpa del fatto che non adoriamo gli dei degli altri popoli. Al contempo, non ritengono di 
agire empiamente, mentendo e inventando assurde calunnie sul nostro Tempio: […]Apione ha avuto il 
coraggio di affermare che i Giudei avevano collocato in questo santuario una testa d‟asino e l‟adoravano e la 
consideravano degna di un culto profondo[…]. Quando svariate disgrazie colpirono la nostra città e 
[Antioco] il Pio, Pompeo Magno e Licinio Crasso e recentemente Tito Cesare, vincendoci in guerra, 
occuparono il tempio, non vi trovarono nulla del genere. Vi rinvennero, invece, una religiosità purissima, di 
cui non abbiamo nulla da nascondere agli estranei.» Giuseppe Flavio, In difesa degli ebrei (Contro Apione), 
Libro II, Par. VII, Vv. 79-80, 82, Letteratura Universale Marsilio, Venezia, 1993. Traduzione di Francesca 
Calabi.
9 
 
dell‟imperatore, dando così una drastica virata al corso della storia. Le 
politiche propagandistiche di questa Chiesa, ora più potente, contemplavano, 
tra le altre cose, un insegnamento dottrinale antigiudaico “del disprezzo”. 
Questa dottrina diede vita al mito del “popolo deicida”, il più altisonante dei 
pregiudizi insegnati in essa (così facendo, il cristiano poté anche liberarsi dal 
senso di colpa di aver ucciso Cristo); la caduta del tempio di Gerusalemme e 
la Diaspora, invece, vennero viste dalla stessa dottrina come punizioni 
divine, volte a rafforzarne le tesi. Secondo Jules Isaac, però, questo 
antisemitismo rimase circoscritto alle fasce dotte della società fino alla metà 
del IX secolo
8
. Durante la crisi e le varie propagazioni di peste che 
precedettero il boom dell‟anno 1000, la Chiesa indirizzò, successivamente, le 
masse a prendere gli ebrei come capro 
espiatorio.  
 Tra i mezzi utilizzati dalla Chiesa per 
demolire l‟opinione pubblica relativa al 
popolo ebraico la lettura pilotata della Bibbia
9
 
costituiva, forse, quello principale. Il tentato 
infanticidio di Abramo
10
, l‟uccisione dei 
primogeniti egiziani
11
, la strage degli 
innocenti
12
 sono solo alcuni degli episodi, 
presenti nel Libro dei Libri, che contribuirono 
alla formazione della supposta indole 
                                         
8
 Jules Isaac, Verità e mito, p.12, Carabba, Roma, 1963.  
9
 Per Bibbia si intenderà sempre, salvo se specificato, quella appartenente alla tradizione cristiana.  
10
 «Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio», Genesi, (22, 10). 
11
 «Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché 
non c'era casa dove non ci fosse un morto!», Esodo (12). 
12
 «Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e 
del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel 
che era stato detto per mezzo del profeta Geremia», Matteo (2, 16-17). 
1.A Gli ebrei, colpevoli di avere diffuso 
la Peste nera, sono condannati al rogo, 
miniatura (particolare), fra il 1349 e il 
1353, de Gilles Li Muisis, Chronique. 
Bruxelles, Bibliothèque Royale, ms. 
4984 (13076/77), f. 12v.
10 
 
“infanticida” degli ebrei. Qui, ovviamente, non si tenne conto del legame 
filiale che poteva intercorrere tra le due religioni, men che meno del fatto che 
la Torah e l‟antico Testamento corrispondano alla stessa cosa.  
 Con le prime Crociate, la situazione conobbe una svolta ulteriore. Le 
circostanze economiche favorirono l‟usura, ma la Chiesa cristiana vietava 
questo tipo di speculazione ai fedeli. Così, gli ebrei istituirono il principale 
nucleo di prestatori di denaro in cambio di interesse. Il fatto che questi ultimi 
non presero parte alle crociate fu un ulteriore motivo di esclusione dalla 
comunità cristiana. Dal 1100 gli ebrei, da meri individui inferiori, divennero 
delle vere e proprie vittime di restrizioni assai più rigide. Questo non tanto 
perché si era inasprito il sentimento cristiano nei loro confronti, quanto 
perché ci si era accorti che potevano essere sfruttati. Basti pensare che agli 
inizi del 1200 gli ebrei furono “estratti” dal sistema feudale e diventarono 
un‟organizzazione a parte, alla diretta dipendenza del potere temporale, che 
voleva sfruttare il loro ruolo di prestatori di denaro.  
 In questo periodo comparirono, nell‟iconografia tradizionale, gli elementi 
diventati, poi, simbolo della segregazione: il cappello a punta, la rotella 
bicolore, ma anche simboli semplicemente tradizionali, come la barba e i 
peòt
13
. 
 Per quanto concerne la situazione inglese in particolare, gli ebrei furono 
espulsi nel 1290
14
 e fu permesso loro di ritornare solo in un periodo di 
temporanea tolleranza, a seguito della caduta del cattolicesimo. Londra 
divenne la sorgente di una ragguardevole espansione mercantile che favorì 
un‟ingente immigrazione nella capitale. Tra questi stranieri una grossa 
componente era costituita da ebrei (soprattutto portoghesi e spagnoli). 
                                         
13
 Peòt: sono i caratteristici boccoli che gli ebrei ortodossi si fanno crescere, anche oggigiorno, sulle tempie. 
14
 Cecil Roth, Storia dei marrani, p. 32,  Serra e Riva Editori, Milano, 1991.
11 
 
Costoro, durante la Guerra con la Spagna, furono utilizzati come copertura 
per i traffici commerciali con l‟estero.  
 Alla fine del „400, in Spagna si verificò un ennesimo, turpe avvenimento: 
l‟intolleranza spagnola nei confronti degli ebrei, che, messa in pratica 
dall‟Inquisizione in modo straordinariamente cruento, raggiunse il suo apice 
con il decreto del 1492
15
. Un avvenimento, questo che ebbe sensibili 
ripercussioni sulla vita e sul commercio in Spagna. Da questo momento, 
iniziò un lungo errare per il popolo ebraico, che vagò in ogni dove e si lanciò 
anche in quell‟avventura chiamata “America”, spinto dal solo desiderio di 
sopravvivere e costituire una patria. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                         
15
 Con l‟avvento dei re cattolici a Granada, venne stipulato un proclama che espelleva ufficialmente tutti gli 
ebrei, con beni mobili famiglie e servitù, dall‟intero regno spagnolo.
12 
 
1.2. LE LEGGENDE DELL‟EBREO ASSASSINO 
  È in questo complesso intreccio di vicende che, in Europa, leggende e dicerie 
sulla natura demoniaca dell‟ebreo trovarono un fertile terreno in cui 
diffondersi.  
 La letteratura medievale a riguardo ben si presta all‟indagine che ci siamo 
accinti a percorrere. L‟inizio della tradizione antiebraica dei miti è 
convenzionalmente fatta risalire al martirio di William di Norwich, narrata da 
Thomas di Monmouth (XII secolo). Nel 1144 un bambino di dodici anni, 
William appunto, venne trovato morto nella cittadina di Norwich e i parenti 
del defunto accusarono una famiglia di ebrei, abitanti della casa in cui il 
bambino era stato visto l‟ultima volta. Questa tradizione dello stereotipo si 
estese, successivamente, in Inghilterra, Spagna e Francia.  
 Esistono leggende che riferiscono fatti più remoti, 
come quella del conte Tebaldo di Chartes, che fece 
ardere vivi parecchi giudei di Blois, accusati di aver 
crocefisso, tormentato e dissanguato un bambino 
prima di buttarlo nella Loira (1070 ca.).  
 Ancora in Inghilterra, poi, ebbe un discreto successo 
nella tradizione popolare la storia dell‟uccisione di 
Hugh di Lincoln, risalente al 1255, che ispirò la 
composizione di una famosa ballata popolare.
16
  
 Attorno al 1387, Goeffry Chaucer ideò i celeberrimi 
Canterbury Tales. In questa raccolta e composizione 
di racconti popolari medievali compare anche il breve Racconto della Priora, 
che ripropone un caso d‟infanticidio molto simile a quelli cronologicamente 
                                         
16
 Sir Hugh and the Jew‟s Daughter: un bambino fu trovato morto e si attribuì la colpa agli ebrei, accusati di 
crocefiggere un bambino per festeggiare la Pasqua. L‟episodio è ricordato anche nei Canterbury Tales. 
1.B Martirio di San 
Simonino, affresco del XV 
secolo. Casa Grataroli, S. 
Giovanni Bianco (Bg).
13 
 
meno recenti, altrettanto intriso di cristianità e sentimentalismo, nonché di 
espressioni antigiudaiche, anche qui connesse all‟antitesi tra mondo cristiano 
ed ebraico («the serpent Satanas, / That hath in Jewes' heart his waspe's nest, … Oh 
Erodes all new!»)
17
. Qui il bambino tornava a casa cantando un inno alla 
Vergine ad alta voce, ma, passando abitualmente per il ghetto ebraico, i 
giudei cospirarono di ucciderlo per vendicare l‟affronto provocato da quel 
canto. Quando il bambino fu rinvenuto in una latrina presso il ghetto, iniziò a 
cantare di nuovo l‟Inno alla Vergine, nonostante la gola tagliata, in quanto 
miracolato dalla Madonna.  
 In Italia, invece, uno degli esempi 
d‟infanticidio a presunta opera degli ebrei, è il 
martirio di Simonino da Trento (1475), 
fenomeno degno di nota non tanto per la 
particolarità del delitto, quanto per l‟effetto 
che ebbe sulla popolazione. Il bambino morto 
– anche in questo caso gli ebrei furono ritenuti 
responsabili dell‟accaduto – venne 
santificato
18
. L‟episodio a lui connesso si 
diffuse rapidamente, grazie anche all‟ingente 
afflusso di pellegrini, all‟inserimento nei testi 
sacri e negli annali. Il movimento antiusura 
francescano era dietro questa grande manovra 
promozionale. Il fatto che la produzione 
letteraria e artistica fosse quasi interamente 
                                         
17
 «quel serpente di Satana, / che ha deposto un vespaio nel cuore dei giudei… /…O razza maledetta di 
nuovi Erodi!», Goeffrey Chaucer, Canterbury Tales. Traduzione nostra. 
18
 Cfr. figura 1B. 
1.C Il Miracolo dell’ostia gettata nel 
forno. Miniatura, secondo terzo del 
XIV secolo, Gautier de Coincy, 
Miracles de la Vierge. Parigi, 
Bibliothèque Nationale, ms. nouv. 
Acq. Fr. 24541, f. 35.
14 
 
monopolizzata dagli ecclesiastici, lascia facilmente comprendere come il 
sentimento antiebraico godesse dei favori di quei rudimentali mass media. 
Per tutto il resto bastò la superstizione popolare.  
 L‟ebreo quale essere inferiore, percorse una discesa non indifferente 
nell‟immaginario collettivo.  
Divenne successivamente 
portatore di disgrazie, poi 
infanticida bevitore di sangue 
e, infine, addirittura una 
creatura demoniaca. Non sono 
pochi i miti che non limitano 
l‟ebreo a semplice assassino. 
Nel Fortalitium Fidei (1458-
1461), opera palesemente 
antigiudaica di Alfonso di Spina, 
si narra di un prestatore ebreo 
che costrinse una povera 
cristiana a offrirgli in pegno un‟ostia consacrata in cambio dell‟abito da festa 
che la donna gli aveva in precedenza dato in garanzia. L‟ebreo, dopo, perforò 
l‟ostia e da questa uscì del sangue. Nonostante la mettessero nel fuoco e poi 
nell‟acqua bollente l‟ostia non mutò il proprio aspetto. Il figlio 
innocentemente raccontò a dei passanti cristiani l‟accaduto e i cristiani 
bruciarono vivo il padre. Poi, permisero al piccolo e a sua madre di 
battezzarsi. Questo è uno degli esempi delle varie leggende che legano 
l‟ebreo alla sua presunta natura “deicida”. Agli inizi dello stesso secolo risale 
un‟altra storia, che è più vicina allo stereotipo dell‟ebreo avido. Concesso in 
prestito del denaro ad un mercante cristiano, l‟ebreo inventò più tardi che la 
1.D Un mercante cristiano e un mercante ebreo davanti 
alla Vergine, miniatura, inizio del XV secolo, dai 
Miracles de la Vierge. Parigi, Bibliothéque Nationale, 
ms. Fr. 820, f. 192.
15 
 
somma non gli era stata restituita. Il cristiano lo portò, allora, davanti ad un 
dipinto della Santa Vergine affinché lo giudicasse, rivelandone la natura di 
bugiardo
19
.  
Come è possibile notare da questi pochi esempi, spesso e volentieri l‟ebreo 
era identificato come “altro” in netta contrapposizione con l‟elemento 
cristiano. Anche nelle leggende l‟elemento religioso cattolico squilibra, con 
tutta la sua positività, l‟ebreo.  
L‟ebreo era il diverso per antonomasia, acquistò una fisionomia 
diametralmente opposta al cristiano, in maniera più drastica rispetto ai vecchi 
pagani. Il culto ebraico non era semplicemente misterioso, se non bizzarro, 
agli occhi del cristiano, ma, piuttosto, opposto. Vi è il ribaltamento del mito, il 
diverso diventa il contrario. David Bidussa scrive a tal proposito:  
 
[…]la presenza dell‟ebreo è funzionale all‟affermazione della verità cristiana. 
In questo caso l‟antisemitismo non ha per fini la distruzione fisica dell‟ebreo; 
al contrario, la sua presenza nella società cristiana funziona da “calco 
negativo”, confermando ogni volta l‟identità della società cristiana in cui si 
trova
 20
. 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
                                         
19
 Cfr. figura 1D. 
20
David Bidussa, Retorica e grammatica dell‟antisemitismo, in L‟accusa del sangue. Mitologia dell‟antisemitismo, p. 
118, Furio Jesi, Morcelliana, Brescia, 1993.
16 
 
 
1.3. L‟EBREO NELLE 
RAFFIGURAZIONI 
  Anche nelle arti figurative, lo 
stereotipo dell‟ebreo conosce un 
proprio ruolo. Sin dal Medioevo 
sono presenti numerosi esempi 
di pitture relative a racconti 
come quelli sopra citati e affini. 
Sebbene inizialmente lo stile 
scarno e sobrio, tipico dell‟arte dei secoli di mezzo, non avesse conferito 
all‟immagine dell‟ebreo tratti distintivi propri, successivamente, si configurò 
un‟iconografia di gran lunga più definita. Nei dipinti e altre raffigurazioni 
iniziò a distinguersi per gli occhi allungati, le sopracciglia folte e il classico 
naso adunco. Tutti caratteri, questi, che si avvicinano ai tratti tipicamente 
diabolici. A questi attributi si aggiunsero, in seguito, gli accessori che in ogni 
luogo distinguevano gli ebrei dai non ebrei: il cappello a punta, gli abiti scuri, 
la rotella bicolore, i peot e quant‟altro, secondo il luogo di riferimento
21
. 
Abbiamo riservato una sezione del nostro lavoro alla presentazione di alcune 
opere d‟arte visiva relative al tema dell‟ebreo assassino. 
 
 
 
 
 
 
                                         
21
 Bernard Blumenkranz, Il cappello a punta. L‟ebreo nello specchio dell‟arte cristiana, Laterza, 1966. 
Iudei, miniatura, 1350 circa, Enciclopedia di diritto 
canonico e di teologia. Londra, British Museum, ms. 
Roy. 6 E VII, f. 200.