4
INTRODUZIONE:
Questo lavoro si propone di esaminare e discutere la figura dell‟ebreo
Shylock, personaggio della commedia Shakespeariana The Merchant of Venice,
una figura ambigua, tanto suggestiva e affascinante, da essere il più delle
volte identificato con l‟opera stessa.
Il percorso che s‟intende seguire è quello di volgere lo sguardo sullo
stereotipo dell‟ebreo nella letteratura inglese, dal Medioevo all‟età
Elisabettiana, e poi un‟analisi di The Merchant of Venice. Successivamente,
saranno messe in rassegna riscritture e opere ispirate a tale personaggio,
quali The Jew of Venice di Granville, Variations on The Merchant of Venice di
Charles Marowitz, L‟erede di Shylock tratto dal soggetto di Eduardo de Filippo,
Shylock‟s Daughter di Erica Jong, Shylock di Arnold Wesker, Operazione Shylock
di Roth. Parte del lavoro sarà dedicata alla fortuna teatrale e cinematografica
di Shylock. Abbiamo deciso di organizzare tale rassegna, accantonando il
criterio cronologico (dato che, effettivamente, Operation Shylock è la più
recente di tutte) per seguire una linea più ideologica. Come si dimostrerà in
seguito, è proprio Arnold Wesker ad offrire lo Shylock più antipodico a
quello originale e, soprattutto, a smontare, più di chiunque altro, il suo
archetipo. Nessun autore, tra quelli analizzati, avrebbe potuto chiudere il
nostro discorso se non lui.
È nostro interesse, soprattutto studiare la metamorfosi del personaggio, che si
verifica sistematicamente nel susseguirsi di nuove messe in scena dello stesso
canovaccio o in rielaborazioni letterarie. Asserisce Carmelo Bene:
[…] mettere in scena oggi il loro teatro (di Shakespeare e di Marlowe),
comunque lo si „rivisiti o lo si „riscriva‟, significa cadere nell‟equivoco […]. Io
non metto in scena Shakespeare – l‟ho detto tante volte – né una mia
5
interpretazione o lettura di Shakespeare, ma un saggio critico su
Shakespeare
1
.
Ci prefiggiamo di analizzare le trasformazioni del carattere di Shylock e,
conseguentemente, dell‟ebreo durante il trascorso dei secoli, nella sfera dei
cambiamenti del contesto socio-culturale. È, inoltre, fondamentale vagliare
come il modello originale varia anche al variare del suo ecosistema interno,
vale a dire l‟interpretazione del suo personaggio in relazione alle
interpretazioni dei modelli che lo circondano. Come saggiamente dichiara
Agostino Lombardo, «Ogni personaggio “esiste” compiutamente per la
presenza degli altri e tutti sono parte di una più vasta immagine che tutti li
comprende
2
».
Parafrasando Leslie Fiedler, s‟intende ripercorrere «il processo che ha
cambiato Shylock dal mostro col naso finto e la parrucca rossa, mezzo
spauracchio e mezzo clown, in una vittima che suscita simpatia»
3
. Gran parte
dei critici che si sono adoperati in questo campo si è spesso scagliata, quasi a
spada tratta, a favore dell‟ebreo, in maniera forse eccessiva, ma poiché
eccessivo è anche il pregiudizio di cui è stato vittima per un paio di secoli. È
nostra intenzione tracciare una prospettiva super partes, giacché non s‟intende
“processare” le intenzioni o gli aspetti caratteriali di Shylock, quanto
catalogarne le varie versioni per comprendere la loro peculiarità.
1
Carmelo Bene, Non si può morire, intervista di Elena De Angeli, in Scena, p.10, n. 2, 1997.
2
Agostino Lombardo, „Prefazione‟ in Il mercante di Venezia di W. Shakespeare, p. VII, Feltrinelli, Milano, 1992.
3
Leslie Fiedler, Lo straniero in Shakespeare, p. 111, Argalìa Editore Urbino, 1974.
6
1.LA FIGURA DELL‟EBREO IN EUROPA. DALLA NASCITA
DELL‟ANTIGIUDAISMO CRISTIANO A SHAKESPEARE
Come è risaputo, la figura dell‟ebreo nell‟immaginario collettivo, in tutti i
territori – anche extraeuropei – non ha goduto della simpatia da parte dei
popoli ospitanti. Questa forma di antigiudaismo, poi sfociata in
antisemitismo, ha dominato quasi interamente la storia millenaria del popolo
ebraico. Non è, però, nostra intenzione soffermarci sull‟antisemitismo, le sue
origini e conseguenze, quanto tracciare le linee principali delle vicissitudini
storiche del popolo in questione e vedere come gli eventi abbiano cooperato
nel generare lo stereotipo formatosi in ambito europeo e che verrà poi
ereditato, e trasformato, dall‟età elisabettiana e quello con cui si misurò
William Shakespeare.
7
1.1. CENNI STORICI
La principale caratteristica del popolo ebraico, che prescinde da usi, costumi
o credo, è stabilita dal fatto che:
Gli ebrei, […] lungo percorsi assai vari, in genere hanno avvertito di
appartenere a una collettività distinta dalle altre e di avere, per converso,
qualche tipo di legame con gli ebrei sparsi per il mondo
4
.
L‟aspetto che, aggiunto a quello succitato, è sempre stato incline a destare
diffidenza e sospetto è, piuttosto, l‟intraprendenza tipica del popolo di
Israele. Secondo Yves Chevalier:
Dappertutto e sempre gli ebrei hanno voluto creare delle comunità arroccate
dietro la barriera del loro modo di vivere, rivendicando per ciò dei privilegi.
Essi hanno così suscitato l‟invidia e la gelosia di coloro con i quali vivevano.
E poiché essi circondavano di mistero il loro modo di vivere, in particolare i
loro riti, essi suscitavano la curiosità e contemporaneamente l‟avversione
5
.
Sempre lo studioso francese aggiunge che l‟antisemitismo pagano, appena
precedente alla diffusione del Cristianesimo era, piuttosto una:
reazione di fronte ad un popolo che, certamente, non è numeroso, ma che si
dimostra intraprendente, tanto più che la storia l‟ha disperso per lungo
tempo prima dell‟era cristiana, lungo tutto il circuito mediterraneo
6
.
Dagli scritti del giudeo Giuseppe Flavio (che visse nel I secolo d.C.) è
possibile comprendere un quadro abbastanza esauriente della situazione
degli ebrei durante la dinastia Giulio–claudia:
4
Piero Stefani, Gli ebrei, p. 18, Il Mulino, Bologna, 1993.
5
Yves Chevalier, L‟antisemitismo. L‟ebreo come capro espiatorio, p 17-18, Istituto Propaganda Libraria, Milano,
1991. Traduzione Attilio Agnoletto.
6
Ibidem;
8
Admiror autem etiam eos, qui ei huiusmodi formitem praebuerunt, id est
Posidonium et Apollonium Molonem, quotiamo accusant quidem nos, quare
nos eosdem deos cum aliis non colimus, mentientes autem pariter et de
nostro templo blasphemias componentes incongruas […]. In hoc enim
sacrario Apion presumi edicere asini caput collocasse Iudaeos et eum colere
ac dignum facere tanta religione; […]» et cum uarii casus nostram ciuitatem
sicut etiam aliorum uexauerint, et Pius ac Pompeius Magnus et
LiciniusCrassus et ad nouissimum Titus Caesar bello uincentes optinuerint
templum, nihil huiusmodi illic inuenerunt, sed purissimam pietatem, de qua
nihil nobis est apud alios <in>affabile
7
.
Egli difende il suo popolo da accuse volte contro gli ebrei e dal suo discorso è
facile dedurre i pregiudizi (già da allora legati all‟occulto e all‟empietà),
aventi radici in tempi ben più remoti. Tutte maldicenze, queste, che erano
causate dall‟invidia che gli ebrei suscitavano nei cittadini, essendo, i primi,
beneficiari di una cospicua quantità di privilegi.
Il diffondersi del cristianesimo conobbe un periodo più che fiorente e
durante la sua prima fase conservò ancora molti elementi ebraici (periodo
giudaico-cristiano).
Nel tempo in cui la Chiesa Cristiana poté definirsi indipendente dalla
Sinagoga, la prima sentì sua la volontà di affermare un primato, una
superiorità nei confronti di quella religione “madre”. La Sinagoga reagì in
modo tutt‟altro che passivo e diede inizio ad una serie di calunnie che le due
istituzioni si scambiarono reciprocamente. L‟antagonismo assunse una forma
più impari, allorquando nel IV secolo la Chiesa ottenne il favore
7
«Mi stupiscono poi anche coloro che offrirono ad Apione una simile esca, Posidonio e Apollonio Molone,
che ci fanno una colpa del fatto che non adoriamo gli dei degli altri popoli. Al contempo, non ritengono di
agire empiamente, mentendo e inventando assurde calunnie sul nostro Tempio: […]Apione ha avuto il
coraggio di affermare che i Giudei avevano collocato in questo santuario una testa d‟asino e l‟adoravano e la
consideravano degna di un culto profondo[…]. Quando svariate disgrazie colpirono la nostra città e
[Antioco] il Pio, Pompeo Magno e Licinio Crasso e recentemente Tito Cesare, vincendoci in guerra,
occuparono il tempio, non vi trovarono nulla del genere. Vi rinvennero, invece, una religiosità purissima, di
cui non abbiamo nulla da nascondere agli estranei.» Giuseppe Flavio, In difesa degli ebrei (Contro Apione),
Libro II, Par. VII, Vv. 79-80, 82, Letteratura Universale Marsilio, Venezia, 1993. Traduzione di Francesca
Calabi.
9
dell‟imperatore, dando così una drastica virata al corso della storia. Le
politiche propagandistiche di questa Chiesa, ora più potente, contemplavano,
tra le altre cose, un insegnamento dottrinale antigiudaico “del disprezzo”.
Questa dottrina diede vita al mito del “popolo deicida”, il più altisonante dei
pregiudizi insegnati in essa (così facendo, il cristiano poté anche liberarsi dal
senso di colpa di aver ucciso Cristo); la caduta del tempio di Gerusalemme e
la Diaspora, invece, vennero viste dalla stessa dottrina come punizioni
divine, volte a rafforzarne le tesi. Secondo Jules Isaac, però, questo
antisemitismo rimase circoscritto alle fasce dotte della società fino alla metà
del IX secolo
8
. Durante la crisi e le varie propagazioni di peste che
precedettero il boom dell‟anno 1000, la Chiesa indirizzò, successivamente, le
masse a prendere gli ebrei come capro
espiatorio.
Tra i mezzi utilizzati dalla Chiesa per
demolire l‟opinione pubblica relativa al
popolo ebraico la lettura pilotata della Bibbia
9
costituiva, forse, quello principale. Il tentato
infanticidio di Abramo
10
, l‟uccisione dei
primogeniti egiziani
11
, la strage degli
innocenti
12
sono solo alcuni degli episodi,
presenti nel Libro dei Libri, che contribuirono
alla formazione della supposta indole
8
Jules Isaac, Verità e mito, p.12, Carabba, Roma, 1963.
9
Per Bibbia si intenderà sempre, salvo se specificato, quella appartenente alla tradizione cristiana.
10
«Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio», Genesi, (22, 10).
11
«Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché
non c'era casa dove non ci fosse un morto!», Esodo (12).
12
«Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e
del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel
che era stato detto per mezzo del profeta Geremia», Matteo (2, 16-17).
1.A Gli ebrei, colpevoli di avere diffuso
la Peste nera, sono condannati al rogo,
miniatura (particolare), fra il 1349 e il
1353, de Gilles Li Muisis, Chronique.
Bruxelles, Bibliothèque Royale, ms.
4984 (13076/77), f. 12v.
10
“infanticida” degli ebrei. Qui, ovviamente, non si tenne conto del legame
filiale che poteva intercorrere tra le due religioni, men che meno del fatto che
la Torah e l‟antico Testamento corrispondano alla stessa cosa.
Con le prime Crociate, la situazione conobbe una svolta ulteriore. Le
circostanze economiche favorirono l‟usura, ma la Chiesa cristiana vietava
questo tipo di speculazione ai fedeli. Così, gli ebrei istituirono il principale
nucleo di prestatori di denaro in cambio di interesse. Il fatto che questi ultimi
non presero parte alle crociate fu un ulteriore motivo di esclusione dalla
comunità cristiana. Dal 1100 gli ebrei, da meri individui inferiori, divennero
delle vere e proprie vittime di restrizioni assai più rigide. Questo non tanto
perché si era inasprito il sentimento cristiano nei loro confronti, quanto
perché ci si era accorti che potevano essere sfruttati. Basti pensare che agli
inizi del 1200 gli ebrei furono “estratti” dal sistema feudale e diventarono
un‟organizzazione a parte, alla diretta dipendenza del potere temporale, che
voleva sfruttare il loro ruolo di prestatori di denaro.
In questo periodo comparirono, nell‟iconografia tradizionale, gli elementi
diventati, poi, simbolo della segregazione: il cappello a punta, la rotella
bicolore, ma anche simboli semplicemente tradizionali, come la barba e i
peòt
13
.
Per quanto concerne la situazione inglese in particolare, gli ebrei furono
espulsi nel 1290
14
e fu permesso loro di ritornare solo in un periodo di
temporanea tolleranza, a seguito della caduta del cattolicesimo. Londra
divenne la sorgente di una ragguardevole espansione mercantile che favorì
un‟ingente immigrazione nella capitale. Tra questi stranieri una grossa
componente era costituita da ebrei (soprattutto portoghesi e spagnoli).
13
Peòt: sono i caratteristici boccoli che gli ebrei ortodossi si fanno crescere, anche oggigiorno, sulle tempie.
14
Cecil Roth, Storia dei marrani, p. 32, Serra e Riva Editori, Milano, 1991.
11
Costoro, durante la Guerra con la Spagna, furono utilizzati come copertura
per i traffici commerciali con l‟estero.
Alla fine del „400, in Spagna si verificò un ennesimo, turpe avvenimento:
l‟intolleranza spagnola nei confronti degli ebrei, che, messa in pratica
dall‟Inquisizione in modo straordinariamente cruento, raggiunse il suo apice
con il decreto del 1492
15
. Un avvenimento, questo che ebbe sensibili
ripercussioni sulla vita e sul commercio in Spagna. Da questo momento,
iniziò un lungo errare per il popolo ebraico, che vagò in ogni dove e si lanciò
anche in quell‟avventura chiamata “America”, spinto dal solo desiderio di
sopravvivere e costituire una patria.
15
Con l‟avvento dei re cattolici a Granada, venne stipulato un proclama che espelleva ufficialmente tutti gli
ebrei, con beni mobili famiglie e servitù, dall‟intero regno spagnolo.
12
1.2. LE LEGGENDE DELL‟EBREO ASSASSINO
È in questo complesso intreccio di vicende che, in Europa, leggende e dicerie
sulla natura demoniaca dell‟ebreo trovarono un fertile terreno in cui
diffondersi.
La letteratura medievale a riguardo ben si presta all‟indagine che ci siamo
accinti a percorrere. L‟inizio della tradizione antiebraica dei miti è
convenzionalmente fatta risalire al martirio di William di Norwich, narrata da
Thomas di Monmouth (XII secolo). Nel 1144 un bambino di dodici anni,
William appunto, venne trovato morto nella cittadina di Norwich e i parenti
del defunto accusarono una famiglia di ebrei, abitanti della casa in cui il
bambino era stato visto l‟ultima volta. Questa tradizione dello stereotipo si
estese, successivamente, in Inghilterra, Spagna e Francia.
Esistono leggende che riferiscono fatti più remoti,
come quella del conte Tebaldo di Chartes, che fece
ardere vivi parecchi giudei di Blois, accusati di aver
crocefisso, tormentato e dissanguato un bambino
prima di buttarlo nella Loira (1070 ca.).
Ancora in Inghilterra, poi, ebbe un discreto successo
nella tradizione popolare la storia dell‟uccisione di
Hugh di Lincoln, risalente al 1255, che ispirò la
composizione di una famosa ballata popolare.
16
Attorno al 1387, Goeffry Chaucer ideò i celeberrimi
Canterbury Tales. In questa raccolta e composizione
di racconti popolari medievali compare anche il breve Racconto della Priora,
che ripropone un caso d‟infanticidio molto simile a quelli cronologicamente
16
Sir Hugh and the Jew‟s Daughter: un bambino fu trovato morto e si attribuì la colpa agli ebrei, accusati di
crocefiggere un bambino per festeggiare la Pasqua. L‟episodio è ricordato anche nei Canterbury Tales.
1.B Martirio di San
Simonino, affresco del XV
secolo. Casa Grataroli, S.
Giovanni Bianco (Bg).
13
meno recenti, altrettanto intriso di cristianità e sentimentalismo, nonché di
espressioni antigiudaiche, anche qui connesse all‟antitesi tra mondo cristiano
ed ebraico («the serpent Satanas, / That hath in Jewes' heart his waspe's nest, … Oh
Erodes all new!»)
17
. Qui il bambino tornava a casa cantando un inno alla
Vergine ad alta voce, ma, passando abitualmente per il ghetto ebraico, i
giudei cospirarono di ucciderlo per vendicare l‟affronto provocato da quel
canto. Quando il bambino fu rinvenuto in una latrina presso il ghetto, iniziò a
cantare di nuovo l‟Inno alla Vergine, nonostante la gola tagliata, in quanto
miracolato dalla Madonna.
In Italia, invece, uno degli esempi
d‟infanticidio a presunta opera degli ebrei, è il
martirio di Simonino da Trento (1475),
fenomeno degno di nota non tanto per la
particolarità del delitto, quanto per l‟effetto
che ebbe sulla popolazione. Il bambino morto
– anche in questo caso gli ebrei furono ritenuti
responsabili dell‟accaduto – venne
santificato
18
. L‟episodio a lui connesso si
diffuse rapidamente, grazie anche all‟ingente
afflusso di pellegrini, all‟inserimento nei testi
sacri e negli annali. Il movimento antiusura
francescano era dietro questa grande manovra
promozionale. Il fatto che la produzione
letteraria e artistica fosse quasi interamente
17
«quel serpente di Satana, / che ha deposto un vespaio nel cuore dei giudei… /…O razza maledetta di
nuovi Erodi!», Goeffrey Chaucer, Canterbury Tales. Traduzione nostra.
18
Cfr. figura 1B.
1.C Il Miracolo dell’ostia gettata nel
forno. Miniatura, secondo terzo del
XIV secolo, Gautier de Coincy,
Miracles de la Vierge. Parigi,
Bibliothèque Nationale, ms. nouv.
Acq. Fr. 24541, f. 35.
14
monopolizzata dagli ecclesiastici, lascia facilmente comprendere come il
sentimento antiebraico godesse dei favori di quei rudimentali mass media.
Per tutto il resto bastò la superstizione popolare.
L‟ebreo quale essere inferiore, percorse una discesa non indifferente
nell‟immaginario collettivo.
Divenne successivamente
portatore di disgrazie, poi
infanticida bevitore di sangue
e, infine, addirittura una
creatura demoniaca. Non sono
pochi i miti che non limitano
l‟ebreo a semplice assassino.
Nel Fortalitium Fidei (1458-
1461), opera palesemente
antigiudaica di Alfonso di Spina,
si narra di un prestatore ebreo
che costrinse una povera
cristiana a offrirgli in pegno un‟ostia consacrata in cambio dell‟abito da festa
che la donna gli aveva in precedenza dato in garanzia. L‟ebreo, dopo, perforò
l‟ostia e da questa uscì del sangue. Nonostante la mettessero nel fuoco e poi
nell‟acqua bollente l‟ostia non mutò il proprio aspetto. Il figlio
innocentemente raccontò a dei passanti cristiani l‟accaduto e i cristiani
bruciarono vivo il padre. Poi, permisero al piccolo e a sua madre di
battezzarsi. Questo è uno degli esempi delle varie leggende che legano
l‟ebreo alla sua presunta natura “deicida”. Agli inizi dello stesso secolo risale
un‟altra storia, che è più vicina allo stereotipo dell‟ebreo avido. Concesso in
prestito del denaro ad un mercante cristiano, l‟ebreo inventò più tardi che la
1.D Un mercante cristiano e un mercante ebreo davanti
alla Vergine, miniatura, inizio del XV secolo, dai
Miracles de la Vierge. Parigi, Bibliothéque Nationale,
ms. Fr. 820, f. 192.
15
somma non gli era stata restituita. Il cristiano lo portò, allora, davanti ad un
dipinto della Santa Vergine affinché lo giudicasse, rivelandone la natura di
bugiardo
19
.
Come è possibile notare da questi pochi esempi, spesso e volentieri l‟ebreo
era identificato come “altro” in netta contrapposizione con l‟elemento
cristiano. Anche nelle leggende l‟elemento religioso cattolico squilibra, con
tutta la sua positività, l‟ebreo.
L‟ebreo era il diverso per antonomasia, acquistò una fisionomia
diametralmente opposta al cristiano, in maniera più drastica rispetto ai vecchi
pagani. Il culto ebraico non era semplicemente misterioso, se non bizzarro,
agli occhi del cristiano, ma, piuttosto, opposto. Vi è il ribaltamento del mito, il
diverso diventa il contrario. David Bidussa scrive a tal proposito:
[…]la presenza dell‟ebreo è funzionale all‟affermazione della verità cristiana.
In questo caso l‟antisemitismo non ha per fini la distruzione fisica dell‟ebreo;
al contrario, la sua presenza nella società cristiana funziona da “calco
negativo”, confermando ogni volta l‟identità della società cristiana in cui si
trova
20
.
19
Cfr. figura 1D.
20
David Bidussa, Retorica e grammatica dell‟antisemitismo, in L‟accusa del sangue. Mitologia dell‟antisemitismo, p.
118, Furio Jesi, Morcelliana, Brescia, 1993.
16
1.3. L‟EBREO NELLE
RAFFIGURAZIONI
Anche nelle arti figurative, lo
stereotipo dell‟ebreo conosce un
proprio ruolo. Sin dal Medioevo
sono presenti numerosi esempi
di pitture relative a racconti
come quelli sopra citati e affini.
Sebbene inizialmente lo stile
scarno e sobrio, tipico dell‟arte dei secoli di mezzo, non avesse conferito
all‟immagine dell‟ebreo tratti distintivi propri, successivamente, si configurò
un‟iconografia di gran lunga più definita. Nei dipinti e altre raffigurazioni
iniziò a distinguersi per gli occhi allungati, le sopracciglia folte e il classico
naso adunco. Tutti caratteri, questi, che si avvicinano ai tratti tipicamente
diabolici. A questi attributi si aggiunsero, in seguito, gli accessori che in ogni
luogo distinguevano gli ebrei dai non ebrei: il cappello a punta, gli abiti scuri,
la rotella bicolore, i peot e quant‟altro, secondo il luogo di riferimento
21
.
Abbiamo riservato una sezione del nostro lavoro alla presentazione di alcune
opere d‟arte visiva relative al tema dell‟ebreo assassino.
21
Bernard Blumenkranz, Il cappello a punta. L‟ebreo nello specchio dell‟arte cristiana, Laterza, 1966.
Iudei, miniatura, 1350 circa, Enciclopedia di diritto
canonico e di teologia. Londra, British Museum, ms.
Roy. 6 E VII, f. 200.