7
tipo di mutamento, proprio perché provocato (paradossalmente?) da
chi lo andrà a subire, è altrettanto sconvolgente, e, prima o poi, andrà
a toccare la vita di tutti gli esseri umani. Basti pensare alla
“scoperta” del fuoco, o alla rivoluzione industriale. Appunto il
termine “rivoluzione” viene spesso usato per indicare tali fenomeni.
Ecco, io credo che in quest’ultima metà del secolo ci è stato
dato di assistere ad uno di questi cambiamenti profondi, repentini ed
inarrestabili: una vera e propria rivoluzione.
L’uomo, animale sociale, ha da sempre sentito come
esigenza primaria quella di comunicare con i propri simili.
Storicamente però ha dovuto fare i conti con i limiti fisici del proprio
corpo, dell’estensione materiale di sé. Nascono così i diversi
linguaggi, i dialetti, ma anche le organizzazioni sociali, e,
proseguendo per passaggi logici, i diritti particolari e nazionali, e,
ultimamente, quelli sovranazionali. Per usare categorie sociologiche
più che filosofico–giuridiche potremmo dire che nella
comunicazione (verbale, gestuale) è insita la stessa appartenenza ad
un determinato gruppo sociale, e che senza comunicazione
intersoggettiva è impossibile l’organizzazione stessa del gruppo,
8
presupposto logico e storico per una qualsiasi elaborazione
giuridica.
1
Ebbene sino a pochi lustri fa la comunicazione interpersonale
era permessa solo tra persone fisicamente presenti, oppure mediante
il lento e limitato (seppur a tratti efficiente) mezzo postale, più
vicino per tempi di relazione ad un libro che ad una conversazione.
Come dicevo sopra, negli ultimi cinquanta – sessanta anni,
nell’ultimo secolo, per usare un termine cronologico leggermente più
ampio, l’uomo è riuscito ad estendere i propri sensi ben oltre i propri
limiti fisici. Di conseguenza è riuscito, appunto, a comunicare con i
propri simili in maniere impensabili solo una manciata di anni prima.
Seguendo l’istinto primario di comunicazione e socializzazione
l’uomo ha via via scoperto che il proprio pensiero, la propria mente,
la propria anima (ammesso che essa esista) può viaggiare sulle onde
radio, mediante un telegrafo, nel rame di un cavo telefonico,
nell’etere televisivo; che può essere tranquillamente scomposta in
una serie di uno e di zero per essere altrettanto semplicemente
ricomposta sullo schermo di un computer, passando attraverso
1
Cfr. Savarese, Paolo, “Interazione e relazione. Riflessioni su soggetto, interlocuzione e
diritto”, da Rivista internazionale di filosofia del diritto, IV serie, LXXVI, gen/mar 1999,n.1.
9
metallo, sabbia, aria, fibre di vetro, rimbalzando su un satellite nello
spazio o sull’antenna sul tetto di casa.
Tutte queste scoperte, queste invenzioni, hanno fatto si che,
al giorno d’oggi noi uomini possiamo raggiungere, potenzialmente,
qualunque nostro simile, dovunque questi si trovi sul nostro pianeta,
sia pure in modo “virtuale”.
Ma cosa vuol dire, poi “virtuale”? Significa che il concetto
stesso di fisicità sta mutando valore, e con esso tutte le relazioni
logiche che vi si poggiano. Diritto compreso, naturalmente. Con il
concetto di fisicità sono mutati infatti gli istituti giuridici, ad
esempio, di proprietà, di transazione, di territorialità. Con il concetto
di fisicità sono mutati, come accennavo sopra, alcuni presupposti
stessi della convivenza tra esseri umani. “Nelle ere della meccanica,
avevamo operato un’estensione del nostro corpo in senso spaziale.
Oggi, dopo oltre un secolo di impiego tecnologico dell’elettricità,
abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un
abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta,
abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamo rapidamente
avvicinando alla fase finale dell’estensione dell’uomo. Quella, cioè,
in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo di
10
conoscenza verrà collettivamente esteso all’intera società umana,
proprio come, tramite i vari media abbiamo esteso i nostri sensi e i
nostri nervi”.
2
Nuove maniere di interazione hanno portato, stanno
portando, alla creazione di nuove comunità, secondo quel processo
di aggregazione che, storicamente ha condotto alla creazione delle
comunità etniche e politiche che siamo abituati a conoscere. Le
persone si aggregano e stanno insieme perché scoprono di avere
qualcosa in comune, e se in passato funzione prima aggregante ha
avuto il territorio, la Patria, ora che il pensiero umano non ha più,
davvero, bisogno del resto del corpo per viaggiare, per spostarsi,
l’interesse stesso per il territorio, il luogo fisico di residenza, diviene
relativo.
È da questo genere di considerazioni generali che sono
partito nella ricerca per questo lavoro. E dalla convinzione che
l’organizzazione giuridica sia insita nell’organizzazione sociale, e
che l’una si realizzi pienamente solo nella corretta rappresentazione
dell’altra.
2
MacLuhan, Marshall, Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore, 1990. Pag.9
11
La “rivoluzione telematica”, come si suole chiamare il
mutamento tecnologico, e quindi sociale, e quindi antropologico cui
ho cercato di parlare per sommi capi in precedenza, ha notevolissime
implicazioni in campo giuridico. E, anzi, spazia per tutto lo spettro
dei rami del Diritto, così come spazia negli angoli della vita umana.
Il Diritto e i suoi studiosi dovranno necessariamente rivedere alcuni
dei capisaldi che sino a poco tempo fa dovevano ritenersi intoccabili.
La accelerazione delle categorie spazio-temporali provocata
dall’invasione nelle nostre case, nei nostri uffici del telefono e della
televisione prima e del computer e delle sue periferiche dopo ci
costringono (e continueranno a farlo con maggiore pressione) a
rivedere il Diritto nel suo insieme, dal diritto di voto al contratto di
locazione.
Il passaggio “dagli atomi ai bit”
3
inizia infatti a farsi notare
prepotentemente e a porre pressanti interrogativi agli antipodi del
diritto: il diritto privato, soprattutto nei suoi aspetti
internazionalistici, e il diritto pubblico, in quegli aspetti che regolano
e governano il dibattito politico.
3
L’espressione, quanto mai calzante, e la riflessione sul passaggio da “fisico” a “digitale” è di
uno dei padri della rivoluzione telematica: Cfr. Nicholas Negroponte, Essere Digitali, Milano,
Sperling & Kupfer, 1995
12
Da una parte il diritto privato vede minacciato lo stesso
basilare concetto di proprietà, partendo dalle situazioni meno legate
“agli atomi”, come il diritto d’autore, il copyright. Dice Negroponte,
“guru” delle nuove società telematiche e informatizzate, fondatore,
tra le altre cose, del M.I.T.
4
: “(…) una copia digitale è perfettamente
identica all’originale e può diventare anche migliore se la si elabora
con estro usando il computer. Come si possono correggere gli errori
introdotti in sequenze di bit, così si può ripulire una copia,
migliorarla, ed eliminare eventuali elementi spuri. La copia risulta
perfetta. (…) Nel mondo digitale il problema non è tanto quello che
copiare è più facile e che le copie sono più fedeli. Si presenteranno
in questo campo nuovi tipi di frode, che potrebbero anche non essere
tali. Se leggo qualcosa su Internet e, come farei con un ritaglio di
giornale, desidero mandarne copia a qualcun altro (…) questo
sembra un fatto del tutto innocente. Ma, (diversamente che col
ritaglio di giornale) in questo caso posso, digitando una dozzina di
tasti, ritrasmettere questo materiale a migliaia di persone sparse in
4
Massachussets Institute of Technology, massima autorità accademica mondiale nel campo
della tecnologia applicata alla scienza . Per un’idea più precisa sulla prestigiosa università
americana Cfr. http://www.mit.edu
13
tutto il mondo. Ritagliare i bit è molto diverso dal ritagliare gli
atomi”
5
.
Si arriva così a situazioni ben più complesse, come il
problema dell’attribuzione della responsabilità di un venditore
difficilmente localizzabile che abbia venduto ad un cittadino europeo
un qualsivoglia bene tramite un ordine via Internet.
Dall’altro lato, quello del diritto pubblico, bisogna
considerare la “sottorivoluzione” che la stessa rivoluzione telematica
ha portato nel mondo della comunicazione di massa. La politica ha
infatti dimostrato di saper sfruttare sin dall’inizio (dagli albori delle
radiotrasmissioni, ad esempio) le opportunità offerte dalle nuove
tecnologie: “Il caso vorrà che la nascita della radiodiffusione –
anteriore di qualche decennio alla nascita della televisione - si
verifichi all’epoca in cui in Italia si sta realizzando il passaggio dallo
Stato liberale a quello fascista. L’evoluzione della normativa in
materia sarà specchio fedele del progressivo affermarsi del ‘regime’
e la disciplina risultante costituirà una pesante ipoteca sul futuro
assetto del sistema radiotelevisivo.
5
Cfr. Negroponte, Essere Digitali, cit. , pp. 55-56
14
(…) Con l’avvento della seconda guerra mondiale
l’asservimento dei programmi radiofonici alle ragioni del potere
raggiunge il culmine con ‘una militarizzazione pressoché totale della
cultura’ e con un Ministero della Cultura popolare che tende ad
‘introdurre i temi della guerra ovunque’
6
.
Il servizio pubblico di radiodiffusione si configura dunque in
questa fase storica quale docile strumento nelle mani del Governo,
utilizzato ai fini della propaganda della ideologia fascista, infatti ‘il
totalitarismo esige la creazione di un pubblico unificato’
7
: ‘non basta
la semplice adesione dei sudditi al programma statale, ma è
necessario che questi ultimi ne siano fortemente compresi onde
collaborare pienamente alla sua realizzazione’
8
”
9
.
Ed è sotto gli occhi di tutti l’asprezza con cui, nel dibattito
politico attuale, si inseriscono i temi riguardanti i mass – media: il
conflitto di interessi per i politici editori radiotelevisivi, la par
condicio televisiva, e il diritto di accesso di tutte le forze politiche ai
6
Cannistraro, P. la fabbrica del consenso, Roma Bari 1975, cit. in Frego Luppi, Silvia, “Servizio
pubblico radiotelevisivo e istituzioni politiche”, da Jus, rivista di scienze giuridiche, anno XLII,
set/dic 1995. P.542
7
Lyttleton, A. La conquista del potere: il fascismo dal 1919 al 1929, Bari, 1974, p.642, cit. in
Frego Luppi, Silvia, op.cit. 542
8
Cfr. G. Lucatello, “Profilo giuridico dello stato totalitario”, in Scritti giuridici in onore di Santi
Romano, I, Padova, 1940, p.571, cit. in Frego Luppi, Silvia, op. cit. 543.
9
Frego Luppi, Silvia, “Servizio pubblico radiotelevisivo e istituzioni politiche”, da Jus, rivista
di scienze giuridiche, anno XLII, set/dic 1995. Pp.542-546
15
media, la crescente ‘commercializzazione’ dell’editoria a vantaggio
di nuovi gruppi di potere economico. Non si sottraggono da questo
tipo di complesse lotte politiche i “nuovi” media: basti pensare alla
prima “campagna presidenziale” effettuata in Italia da un’esponente
politica che ha proposto se stessa alla cittadinanza come Presidente
della Repubblica, sostanzialmente ingaggiando un sondaggio
d’opinione via Internet
10
.
Quindi, se è vero che la “rivoluzione” telematica è iniziata,
per quanto riguarda la vita pubblica giuridica, ai poli opposti
dell’ordinamento (come abbiamo visto, il diritto privato e il diritto
pubblico), è altrettanto vero che si è estesa (e si sta tuttora
estendendo) a tutti i settori dell’attività giuridica, dal diritto privato a
quello pubblico, dal diritto penale a quello amministrativo.
Mio proposito in questo lavoro sarà dare conto per quanto
possibile di questi mutamenti, affascinanti, ma, se vogliamo,
pericolosi, perché ad esempio rischiano di lasciare scoperti per
diverso tempo, modificandone i presupposti, i “nervi”
dell’ordinamento stesso.
10
Il riferimento è alla campagna d’opinione dell’esponente della lista Bonino, Emma Bonino.
Cfr. http://www.emmaforpresident.it
16
Contemporaneamente, però, vorrei approfondire l’aspetto
“giuspubblicistico” della situazione giuridica e politica contingente
allo sviluppo del “villaggio globale”: vorrei in particolare studiare la
formazione delle tanto nominate “comunità virtuali”
11
.
Come nascono, come si sviluppano, come e da chi vengono
regolate queste comunità, come nascono per essi le necessarie
formazioni giuridiche?
Da quello che ho potuto sinora vedere, leggere e studiare,
all’interno del mondo dei teorici e dei tecnici del diritto (ma non
solo) vi sono varie “correnti di pensiero”: da un lato a parer mio si
possono individuare coloro che minimizzano la rivoluzione in corso,
e che anzi la vedono come un pericolo per la stabilità e la certezza
del Diritto stesso, e che riportano l’esistenza delle macchine e la
loro, innegabile, capillare diffusione (mi riferisco essenzialmente ai
computer) in un’ottica meramente funzionalistica. Dice ad esempio
Guido Alpa, parlando delle possibilità di utilizzazione delle
tecnologie informatiche da parte, appunto dei tecnici del diritto:
11
Sul concetto di ‘comunità virtuale’ e sulle sue implicazioni: Cfr. Rousseau, Dominique,
“interpretazione e configurazione democratica: il modello di democrazia continua”, da Ars
interpretandi, l’intenzione nell’interpretazione, Padova, CEDAM, 1998, pp. 165-181. Ma Cfr.
anche Prattico, Franco, “Comunità libere e senza confini ma non sappiamo quanto ‘vere’”,
Telèma, attualità e futuro della società multimediale, n.17/18, Comunità online, virtuali e reali,
estate/autunno 1999, http://www.fub.it/TELEMA/Telema18/pratti18.html
17
“(…) l’impiego di strumenti informatici da parte del giurista finisce
per portare ad alcune conseguenze che si possono considerare
positive o negative a seconda dei presupposti culturali, logici e
ideologici da cui si muove per svolgere l’indagine:
- la fissità delle massime, da cui discende la fissità delle
scelte interpretative, la loro ripetitività, la loro immutabilità;
- la compressione della fantasia, rivolta alla ricerca di
nuove soluzioni o all’applicazione di nuovi metodi;
- il rallentamento nell’evoluzione della cultura giuridica e
quindi nei fattori portanti dell’ordinamento giuridico;
- l’uniformità delle decisioni con la trasformazione del
diritto da organismo vivente in una “macchina” costituita da
congegni meccanici;
- la consequenzialità delle decisioni, rispetto a
presupposti fattuali identici.”
12
Da altra parte stanno quegli studiosi che, anche se non tecnici
del diritto, parlano dell’organizzazione sociale e giuridica del mondo
che si sta venendo a creare, che vedono nelle effettive potenzialità
12
Alpa, Guido, “L’applicazione delle tecnologie informatiche nel campo del diritto”, da Il diritto
dell’informazione e dell’informatica, anno X, febbraio 1996, Milano, Giuffrè, 1996. P.533
18
della tecnologia una sorta di panacea, pronta a guarire tutti i mali del
sistema sociale e legislativo e giuridico.
Dice ad esempio il sociologo del lavoro De Masi: “Soltanto
con l'avvento postindustriale, grazie alla intellettualizzazione del
lavoro e alla potenza delle macchine, è finalmente possibile delegare
a esse un numero crescente di mansioni fisiche e intellettuali, anche
molto sofisticate. La quantità e la qualità di idee e di beni prodotti
sono sempre meno legate a un luogo e a un tempo chiusi e precisi di
produzione: telefono, fax, autostrade elettroniche consentono ormai
di annullare le distanze e trasformare il lavoro in telelavoro,
realizzando (già qui e ora) il sogno antico dell'ubiquità perché la
materia prima del lavoro intellettualizzato - l'informazione - è
suscettibile, per sua stessa natura, del massimo decentramento in
tempo reale.
(…) L'organizzazione per obiettivi e l'autonomia
professionale dei lavoratori permettono a essi di vendere risultati e
non tempo, e permettono ai loro capi di controllarne a distanza i
risultati piuttosto che controllarne da vicino i processi. D'altro canto,
il caos urbano rende i cittadini sempre più insofferenti verso la vita
metropolitana e verso gli spostamenti quotidiani che corrodono in
19
misura ormai intollerabile il tempo libero, il risparmio, l'equilibrio
psichico. Appare sempre più irrazionale che il lavoro sia svolto
nell'unità di tempo e di luogo del grande ufficio centralizzato; si
diffonde l'aspirazione verso una gestione autonoma, flessibile,
soggettiva e per conseguenza decentrata del proprio lavoro; si prende
così coscienza delle opportunità sempre più rivoluzionarie offerte dal
progresso tecnologico, in grado ormai di rendere ubique le
informazioni e di annullare i vincoli spazio - temporali”
13
.
In mezzo, sia pure orientate in modi differenti, albergano
quelle posizioni, appunto, ‘intermedie’ di coloro che guardano con
crescente entusiasmo le enormi possibilità offerte all’uomo dalle sue
più recenti creazioni, ma che non mancano di sottolinearne i pericoli.
Pericoli che, specie da un punto di vista giuridico e giuridico –
politico sono diversi e gravi.
Ad esempio la creazione delle succitate ‘comunità virtuali’
(fulcro del nostro discorso), la loro crescita, proporzionale
all’esponenziale diffusione dei personal computer e degli accessi a
reti telematiche, inversamente proporzionale all’abbassamento dei
13
De Masi, Domenico, “Presto diventeremo cittadini di una sola sconfinata area urbana”, da
Telèma, attualità e futuro della società multimediale, n.15, inverno 1998/1999, Il futuro della
città nel mondo telematico, http://www.fub.it/TELEMA/telema15/demasi15.html
20
costi di gestione e accesso, pone al giurista attento ed aggiornato
pressanti interrogativi, alla luce anche del (cronico?) ritardo
istituzionale in materia e del problema dell’“analfabetismo
telematico” che rischia di tagliare fuori dai nuovi processi
democratici ed economici interi strati della popolazione. La
creazione ‘classica’ del Diritto, poi, che segua la normale gerarchia
delle Fonti, come vedremo, diventa praticamente improponibile per
queste nuove comunità di cittadini, che, per ora, tendono ad
autogovernarsi e a creare da sé i propri Diritti particolari e generali.
Facilitate in questo anche dal fatto che la velocità di comunicazione
permette un accesso ‘globale’ ed ‘istantaneo’ al processo normativo
stesso, al punto che tra gli studiosi della materia è diventato comune
il paragone tra questo tipo di aggregazione socio – giuridica a quella
della polis ellenica.
14
E proprio gli aspetti politici, quelli più specificamente
giuridici e quelli etici nascenti dalla situazione che ho cercato di
descrivere verranno approfonditi nel prosieguo del lavoro.
14
Cfr., tra gli altri, Rodotà, Stefano, “La democrazia minacciata. Crescono i piccoli fratelli”, da
La Repubblica online, rassegna stampa a cura dell’università di Bari,
http://www.lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/990611.htm