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Introduzione
L‟attuale quadro di riferimento sociale si caratterizza per una pervasiva presenza
della tecnologia che se da un lato ha consentito all‟uomo di estendere i propri sensi
verso direzioni che sembrano inimmaginabili, dall‟altro ha generato una sorta di de-
umanizzazione della società. Le comunicazioni telematiche hanno reso il commercio
sempre più indiretto, mediato ed intangibile, si sente la necessità di compensare il
processo di smaterializzazione dei prodotti o servizi attraverso un‟esperienza
sensoriale diretta con essi. Paradossalmente la tendenza dei consumatori ad
acquistare non dipende tanto dalle caratteristiche dei prodotti o servizi ma piuttosto
dalle esperienze emozionali legate all'atto di acquisto e di fruizione. Si avverte, cioè,
l‟esigenza di recuperare rapporti più “fisici” attraverso quelle due componenti che
non possono essere riprodotte in un ambiente virtuale: l‟esperienza e i sensi. Il
ricorso all‟esperienza come base per lo sviluppo di nuove strategie di marketing
rappresenta, oggi, una via efficace per il recupero della “soddisfazione psicologica”
nei modelli di acquisto e in quelli di consumo. In tale contesto le nuove teorie di
marketing si contrappongono alle tradizionali logiche bisogno-acquisto-beneficio
mettendo in risalto l‟aspetto soggettivo ed irrazionale del processo di acquisto.
Il primo capitolo parte, per l‟appunto, da un excursus delle diverse teorie
comportamentali, da cui emergono tre prospettive principali che si differenziano a
secondo delle tipologie di variabili su cui viene posto l‟accento per spiegare il
processo d‟acquisto del consumatore. Le prospettive di riferimento sono: cognitiva,
comportamentista, esperienziale. L‟ultima, la più recente mette in risalto il ruolo di
primo piano giocato dalle emozioni e dalle sensazioni nell‟influenzare il
comportamento d‟acquisto e di consumo. L‟attenzione del marketing alle emozioni
è alla loro gestione è cresciuta anche grazie al contributo offerto dalle nuove
scoperte scientifiche per quanto riguarda la comprensione dei meccanismi che
regolano il loro funzionamento. Proprio questo tema sarà ampiamente trattato nel
secondo capitolo, mettendo in risalto come le emozioni e le sensazioni influiscono
2
sulla capacità di memorizzare un evento o un‟esperienza e, quindi, l‟importanza del
fattore emotivo nella decisione di acquisto del consumatore. Di questo si occupa il
marketing emozionale. Le sensazioni soggettive ed irrazionali che concorrono al
processo d‟acquisto, poi, sembrerebbero dipendere dagli stimoli sensoriali attivati
nel consumatore al momento della sua decisione; ne consegue la necessità per
l‟azienda di trasmettere gli stimoli sensoriali più adatti a convincere il cliente circa
l‟irrinunciabilità e l‟insostituibilità del prodotto. Su questo aspetto, si concentra il
cosiddetto marketing polisensoriale (definito quindi in relazione al marketing
emozionale), che propone tecniche di vendita e di comunicazione basate sulla
sollecitazione strategica di tutti e cinque i sensi del consumatore al fine di
valorizzare e condizionare un prodotto in un determinato contesto.
Il luogo di contatto diretto tra il consumatore e un brand o un prodotto è il punto
vendita, che sarà trattato nel terzo capitolo. Le caratteristiche del punto vendita
assumono un ruolo tutt‟altro che marginale: il venditore, per sollecitare la
dimensione sensoriale dell‟utenza, può utilizzare stimoli visivi, olfattivi, uditivi
come fragranze, musiche o visioni spettacolari. Anche l‟immagine del prodotto
viene usata per far riaffiorare esperienze: il design, la confezione, il modo di
esporre, sono mezzi per stimolare il desiderio di acquisto. In questo capitolo si
sottolineerà come, in tale contesto, il punto vendita abbia percorso una linea
evolutiva, trasformandosi da luogo di vendita a Point of Permanence, un luogo
all‟interno del quale il consumatore non entra esclusivamente per acquistare, ma
anche per fare una shopping experience la più gradevole e confortevole possibile. In
tale contesto, l‟atmosfera del punto di vendita, assume un ruolo fondamentale in
quanto può divenire, essa stessa, una variabile di differenziazione. Questi elementi
sono particolarmente importanti nel settore del lusso più che in ogni altro. Verrà,
quindi, analizzato un caso pratico facendo riferimento al flagship store Chanel, che è
un chiaro esempio di azienda il cui successo è dettato in larga parte dalla sapiente ed
efficace esternalizzazione di un preciso immaginario di marca.
Infine, nel quarto capitolo, sarà trattato il neuromarketing, una disciplina molto
recente, che si avvale di supporti tecnici che forniscono direttamente o
indirettamente delle immagini dell‟attività cerebrale del cervello del soggetto
3
durante l‟esecuzione di un compito sperimentale, nel caso particolare, durante il
processo d‟acquisto, sollevando non pochi dibattiti di natura etica.
4
1
IL COMPORTAMENTO DEL CONSUMATORE
Lo studio del comportamento del consumatore riguarda i processi mentali
(relazionali ed emotivi) e comportamentali dell‟individuo quando, per soddisfare
bisogni e desideri, deve scegliere, acquistare, utilizzare, condividere, sperimentare
beni, servizi, idee o esperienze.
1
Il punto di partenza dello studio del consumatore è il bisogno, che a seconda delle
circostanze, trova corrispondenza nei desideri, nelle aspirazioni, negli obiettivi e nei
valori dell‟individuo.
L‟origine e la tipologia del bisogno, del desiderio e delle aspirazioni, sono
influenzate da numerose e differenti variabili, che intervengono e influenzano sia la
fase di formazione dei bisogni, sia quella del processo decisionale, ovvero le
modalità di risposta ai bisogni.
Infatti, i comportamenti di acquisto e di consumo non sono solo legati al tipo di
bene, o al profilo del consumatore in sé, ma sono la conseguenza di un interazione
costante tra ambiente – individuo – beni – esperienze, che giocano un ruolo
fondamentale nel determinare i comportamenti di acquisto.
Il sistema dei consumi è infatti un mezzo attraverso il quale l‟individuo-
consumatore si relaziona e si posiziona nell‟ambiente
2
e rispetto agli altri, in
rapporto alle proprie caratteristiche e finalità. Il tipo di relazione che i beni
veicolano è determinato dall‟associazione tra ciò che essi rappresentano agli occhi
del consumatore e all‟interno di un dato contesto e gli obiettivi ed i valori del
soggetto, dove questi ultimi dipendono dall‟interagire di variabili esterne e
dimensioni psicologiche interne.
1
Marina Daccò (2005), Capire il consumatore. I comportamenti di acquisto e la funzione di
marketing, FrancoAngeli, Milano.
2
Per ambiente si può distinguere tra: ambiente sociale e culturale, ambiente fisico naturale, ambiente
inteso come spazio di contatto.
5
Le variabili che vanno ad influenzare i processi decisionali e i comportamenti di
acquisto possono essere ricondotte a cinque categorie:
1. Psicologiche (connesse alle caratteristiche cognitive, emotive e ai tratti della
personalità del soggetto);
2. Sociologiche-relazionali (connesse al contesto sociale, relazionale e culturale di
riferimento);
3. Esperienziali (connesse alle dimensioni sensoriali, d‟atmosfera, edonistiche);
4. Economiche (connesse alla disponibilità di risorse finanziarie personali ed in
generale al contesto economico);
5. Circostanziali (connesse alla specifica situazione di decisione).
Le variabili psicologiche si riferiscono alle caratteristiche individuali del
consumatore, quindi, alla sua personalità, quelle sociologiche relazionali fanno
riferimento, invece, alle interazioni e influenze che provengono dal contesto
culturale, sociale e relazionale a cui l‟individuo partecipa. L‟interazione tra le due
categorie agisce, da una parte, sulla formazione dei bisogni e dei desideri e,
dall‟altra sui processi decisionali e sulle modalità adottate per la soddisfazione degli
stessi.
Le variabili esperienziali sono quelle specifiche condizioni e contenuti d‟offerta che
agiscono sui sensi, portano significati simbolici, piacere edonistico, intrattenimento.
In questo caso, assumono rilevanza anche gli aspetti di contesto fisici e di atmosfera,
come gli arredi e la disposizione, il personale di contatto, la tipologia di clientela
presente. Le variabili esperienziali rispondono al bisogno dell‟individuo di provare
sensazioni, emozioni, stati d‟animo stimolanti e piacevoli; agiscono sui e attraverso i
sensi, proponendo universi semantici e polisensoriali in cui prevale il desiderio di
appagare ambiti affettivi, in particolare sensoriali ed emozionali.
3
Le variabili di natura economica fanno riferimento all‟influenza sui comportamenti
d‟acquisto e di consumo che effettivamente si concretizzano nelle disponibilità
finanziarie, che fungono da vincolo di bilancio. I consumi dipendono infatti da una
parte dai sistemi dei prezzi e dalle modalità di pagamento disponibili, dall‟altra dalla
propensione al consumo e al risparmio e dalle prospettive di reddito. Insieme, questi
3
Le più recenti teorie di marketing si concentrano proprio su questo aspetto, ribadendo l‟importanza
del fattore emotivo nella decisione di acquisto del consumatore.
6
aspetti, determinano la scelta e l‟acquisto concreto, ma anche l‟atteggiamento verso
il sistema dei consumi nel suo complesso.
Infine, le variabili situazionali, dipendono dalle caratteristiche della situazione di
scelta, fisica, temporale e interpersonale che caratterizzano il contesto decisionale.
I diversi approcci di studio al comportamento del consumatore, cosiddetti
tradizionali, mettono al centro della loro analisi tipologie di processo decisionale
differenti, dando maggior risalto a certe variabili piuttosto che altre
4
. Le prospettive
di riferimento possono essere ricondotte a tre: cognitiva, comportamentista,
esperienziale.
La prospettiva cognitiva mette al centro del suo interesse ciò che avviene all‟interno
dell‟individuo a fronte degli stimoli che gli provengono dall‟esterno e che
influenzano il suo processo decisionale e il suo comportamento. Cerca di studiare
come gli stimoli esterni vengono raccolti, interpretati, valutati e infine utilizzati per
la scelta.
5
La prospettiva comportamentista assume come oggetto di studio la relazione tra
stimoli ambientali e risposte comportamentali, tralasciando cosa avviene all‟interno
dell‟individuo, quindi, tralasciando il processo decisionale
6
.
La prospettiva esperienziale è la più recente e mette in risalto il ruolo di primo piano
giocato dalle emozioni e dalle sensazioni nell‟influenzare il comportamento
d‟acquisto e di consumo. Tale prospettiva accantonata la logica “bisogno-acquisto-
beneficio”, rispondente solo in parte alla realtà in un contesto in cui il consumo
risponde prevalentemente a necessità psicologiche, mettendo in luce l‟aspetto
soggettivo e irrazionale del processo d‟acquisto
7
. Secondo questa prospettiva il
consumatore è attivo nel creare significati a partire dagli stimoli che il contesto gli
propone e dove gli aspetti affettivi prevalgono su quelli cognitivi.
4
Marina Daccò (2005), Capire il consumatore. I comportamenti di acquisto e la funzione del
marketing. FrancoAngeli, Milano.
5
L‟approccio cognitivo, deriva dalla psicologia cognitiva, la quale studia come gli individui
acquisiscono e analizzano le informazioni derivanti dall‟ambiente. I primi modelli risalgono agli inizi
degli anni ‟60 e sono attribuiti a Howard, Nicosia, Engel e Sheth.
6
Il Comportamentismo (o Behaviourismo o psicologia comportamentale) è un approccio alla
psicologia, sviluppato da John Watson agli inizi del XX secolo, basato sulla considerazione che il
comportamento esplicito è l'unica unità di analisi possibile della psiche umana. Watson è considerato
il fondatore della scuola comportamentista, altri studiosi che hanno contribuito allo sviluppo del
comportamentismo sono B. Skinner, C. Hull, e k. Spence.
7
I lavori pionieristici possono farsi risalire a Holbrok M.B. e Hirshman E.C..
7
1.1 Approccio Behaviorista
Gli approcci che appartengono al filone di studi comportamentisti, con particolare
riferimento al cosiddetto “comportamentismo descrittivo”
8
, studiano il
comportamento del consumatore come una conseguenza degli stimoli che
provengono dall‟esterno, attribuiscono la causa dei comportamenti individuali a
influenze di tipo ambientale. Per quanto riguarda la rilevanza degli eventi mentali, il
comportamentismo, analizza i comportamenti senza fare riferimento alla
consapevolezza del soggetto e quindi ai suoi processi cognitivi, pur riconoscendone
l‟esistenza. Tali processi sono ritenuti estranei alla sfera dell‟analisi scientifica in
quanto sono considerati essenzialmente insondabili, per cui si guarda all‟esito che,
invece, è verificabile
9
.
Si limita a mettere in relazione lo stimolo alla risposta e a proporre strumenti per la
gestione di questa relazione.
La Scuola Behaviorista si sviluppa intorno agli anni ‟20; gli esponenti di riferimento
sono Watson e Skinner. Secondo questa Scuola, il comportamento del consumatore
deve essere interpretato come un insieme di risposte ad una serie di stimoli
ambientali esterni. Concentra, dunque, la sua attenzione sul comportamento
oggettivamente rilevabile e misurabile. In particolare, Watson, sosteneva che,
secondo la prospettiva comportamentista, la psicologia avrebbe dovuto, al pari di
una branca delle scienze naturali, poter essere sperimentalmente verificabile, avendo
come obiettivo quello di prevedere date reazioni a fronte di dati stimoli
10
.
Coerentemente con quanto affermato da Watson, Skinner, a cui fa capo il
comportamentismo radicale, riprende l‟impostazione originaria, accogliendo però la
presenza di fatti cognitivi e affettivi, dunque, processi mentali, ritenendoli
comunque variabili dipendenti del comportamento e non causa dello stesso. Inoltre,
per quanto riguarda le cause del comportamento, esse sono da individuarsi
esclusivamente nei fattori esterni. Solo questi possono essere considerati la causa
8
Il comportamentismo descrittivo include il comportamentismo metodologico di Watson e il
comportamentismo radicale di Skinner.
9
Daniele Dalli, Simona Romani (2001), Il comportamento del consumatore. Acquisti e consumi in
una prospettiva di marketing, FrancoAngeli, Milano.
10
Per ragioni etiche, il comportamentismo ha faticato ad affermarsi nelle scienze sociali e nell‟analisi
del comportamento umano, perciò fa la sua apparizione nella letteratura del comportamento del
consumatore solo negli anni ‟70, quando l‟approccio cognitivo si era già affermato.
8
immediata e diretta del comportamento, il che esclude l‟idea che fattori interni di
natura cognitiva, possano spiegare le reazioni degli individui agli stimoli ambientali.
In pratica, è l‟ambiente che determina certi effetti sul comportamento del
consumatore senza nessun intervento da parte dell‟attività cognitiva ed affettiva.
Skinner osserva che la variabile dipendente del comportamentismo radicale, cioè
l‟effetto che si cerca di spiegare, è il comportamento osservato, mentre le variabili
dipendenti, cioè la cause, sono gli stimoli presenti nell‟ambiente. L‟attenzione
dell‟approccio comportamentista non è posta sulle modalità di elaborazione degli
stimoli da parte dell‟individuo, ma sul suo comportamento manifesto, in risposta a
dati stimoli. Si studiano le modificazioni del comportamento degli individui
generate dall‟esperienza degli stimoli ambientali. Ai processi cognitivi non viene
attribuito alcun peso.
Questo approccio fornisce una soluzione teorica allo studio del comportamento del
consumatore, passando attraverso il concetto dell‟apprendimento. L‟apprendimento
viene definito come un cambiamento permanente del comportamento del soggetto,
indotto dall‟esperienza degli eventi ambientali.
I meccanismi di base che spiegano l‟apprendimento in chiave comportamentista
sono i processi di condizionamento, ovvero le modalità attraverso cui gli stimoli
ambientali influenzano le condotte degli individui. Esiste apprendimento nel caso in
cui gli individui instaurino associazioni tra eventi. Più in particolare si ha
apprendimento quando si verifica un‟associazione tra uno stimolo e una risposta.
All‟interno dalle Scuola Comportamentista si può distinguere tra condizionamento
classico e condizionamento attivo.
1.1.1 Il condizionamento classico
Il condizionamento classico è un meccanismo attraverso cui si può condizionare
l‟individuo ad apprendere un determinato comportamento, è un processo attraverso
cui uno stimolo inizialmente neutro, a cui viene associato ripetutamente uno stimolo
capace di indurre dati effetti su un soggetto, ad un certo punto induce nel soggetto
ad avere verso lo stimolo neutro la stessa reazione che suscita lo stimolo attivo.
9
Le basi dei processi di condizionamento classico sono costituite dal noto
esperimento di Pavlov
11
, il quale attraverso l‟abbinamento di una campanella e della
carne, era stato in grado, dopo ripetute prove, di produrre nel cane, la salivazione a
fronte del solo suono della campanella. La campanella, stimolo inizialmente neutro,
era dunque diventata uno stimolo condizionante, per effetto della ripetizione
dell‟abbinamento con la carne.
In questi termini, il processo d‟apprendimento non implica consapevolezza, né
capacità riflessive. Può, infatti, essere semplicemente la ripetizione degli stimoli a
indurre un certo comportamento che, per l‟essere associato allo stimolo, si trova ad
essere condizionato
12
.
Watson rielaborò e approfondì il lavoro di Pavlov, dimostrando che il
condizionamento poteva essere generalizzato
13
. La generalizzazione dello stimolo
implica che stimoli simili su alcuni aspetti, possano produrre le stesse associazioni.
Un‟applicazione diretta della generalizzazione nel marketing è l‟utilizzo di un nome
esistente per pubblicizzare un prodotto nuovo di una determinata marca. Grazie a
questo processo parte della propensione d‟acquisto verso il vecchio prodotto può
essere riversata sul nuovo prodotto.
Ripreso negli anni ‟80, il condizionamento classico viene arricchito di una
prospettiva che accoglie nel suo ambito anche dimensioni cognitive. In questo
modo, vengono superati alcuni suoi limiti legati al presupposto di passività del
soggetto condizionato, introducendo elementi di consapevolezza. L‟aspetto rilevante
è che vi è la consapevolezza di essere condizionati, ma si preferisce la rapidità di
una scorciatoia cognitiva, piuttosto che un approfondimento che richiederebbe
energie mentali e tempi elevati. Infatti, il processo di associazione può essere
passivo, inconsapevole, ma anche attivo, quando il consumatore è consapevole del
meccanismo che guida la decisione.
D‟altra parte, l‟apprendimento è in generale un fenomeno che incrementa la
conoscenza del consumatore, posto che l‟associazione che ne sta alla base ha un
fondamento plausibile oppure no. Se ad una data marca il consumatore associa una
11
Fisiologo russo, nato a Rjazan nel 1849 e morto a Leningrado nel 1936.
12
Dalli, Romani, (2001), Il comportamento del consumatore. Acquisti e consumi in una prospettiva di
marketing, FrancoAngeli, Milano.
13
L‟esperimento di Watson venne condotto su un bambino noto con il nome di “piccolo Albert”
(1920).
10
data valenza, diventa essa stessa uno stimolo discriminante, capace, cioè, di
trasferire su tutti i beni che porteranno la marca quei particolari valori. Altro aspetto
importante, infatti, collegato ai meccanismi del condizionamento classico, è la
cosiddetta “discriminazione dello stimolo”.
La discriminazione dello stimolo ha come presupposto la distinzione che il
consumatore effettua tra stimoli apparentemente simili, ma in realtà diversi su
aspetti rilevanti per l‟individuo. Nonostante l‟apparente similarità dei beni, la
presenza di alcune caratteristiche differenti, rende i beni diversi agli occhi del
consumatore
14
.
1.1.1.2 Efficacia del condizionamento classico
Il condizionamento classico si rivela efficace nel momento in cui ricorrono
determinate condizioni.
Le condizioni che ne favoriscono l‟efficacia, oltre al fattore della ripetizione dello
stimolo che ha un ruolo fondamentale, sono:
Poco tempo a disposizione per la scelta;
Impegno economico contenuto;
Scarso interesse ad approfondire la valutazione e la comparazione delle
alternative;
Bassa conoscenza e coinvolgimento per la categoria;
Routinarietà dell‟acquisto;
Preminenza di dimensioni emotive, esperienziali e simboliche nel processo
decisionale;
Il meccanismo, infatti, fa leva fu automatismi psicologici, volti a facilitare i processi
di comprensione e di scelta, a rassicurare circa le scelte effettuate e ad appagare
bisogni simbolici ed emozionali superficiali.
14
Per esempio, considerare differenti i prodotti imitazione rispetto agli originali, anche se
praticamente materialmente identici, trae origine proprio da questo meccanismo.
11
1.1.2. Il condizionamento attivo
Il condizionamento attivo trova i suoi primi contributi pionieristici nei lavori di
Thorndike
15
e di Skinner, ma solo negli anni ‟70 viene ripreso nell‟ambito degli
studi del consumatore. Esso basa il suo impianto concettuale sulla constatazione che
se ad un dato comportamento il consumatore abbina benefici, la probabilità che il
comportamento venga ripetuto è maggiore, e viceversa in caso di conseguenze
negative.
Si ha condizionamento attivo quando si modifica la probabilità che il soggetto metta
in atto un dato comportamento, in virtù delle conseguenze che gli si prospettano in
attinenza a quel comportamento stimolato. Quindi, all‟individuo viene chiaramente
prospettato il premio o la punizione
16
in corrispondenza di un dato comportamento.
L‟esito del comportamento fungerà, quindi, da stimolo di rinforzo (positivo o
negativo)
17
.
Il condizionamento attivo si basa sulla consapevolezza dell‟individuo circa il
risultato che avrà, se terrà un dato comportamento. Infatti, se nel condizionamento
classico il comportamento condizionato è generato in via anticipata
dall‟associazione indotta, nel condizionamento attivo il comportamento
condizionato è generato dai benefici che si avranno dopo aver tenuto un dato
comportamento.
Skinner introdusse anche il concetto di modellaggio, il processo che permette di
cambiare il comportamento rinforzando in modo selettivo quegli atti che mostrano
di apportare un cambiamento nella direzione voluta.
Tuttavia, è anche vero che gli individui dimenticano e che i comportamenti appresi
si estinguono. Dimenticare un comportamento significa che esso non si manifesta
più. In realtà non è strettamente vero che un comportamento appreso viene
dimenticato in modo definitivo.
15
Thorndike (Williamsburg 1874 – Montuose 1949) è stato uno psicologo statunitense. I suoi interessi
si rivolsero dapprima alla psicologia animale e in seguito alle leggi dell‟apprendimento.
16
Il premio o la punizione rappresentano lo stimolo discriminatorio.
17
Quando l‟obiettivo è quello di ottenere un dato comportamento prospettando un premio, si parla di
rinforzo positivo, se invece si prospetta la riduzione di un disagio, si parla di rinforzo negativo.