crescente complessit� dell�ambiente operativo in generale e quindi si moltiplicano le
fonti di rischio , dall�altro � aumentata negli operatori economici la percezione di un
crescente rischio ricollegabile all�andamento dei mercati finanziari nelle loro diverse
forme : tassi d�interesse , valute , materie prime e titoli . Tale fenomeno � senza
dubbio da ricollegare da un lato al processo di integrazione e di globalizzazione dei
mercati finanziari e dall�altro a una loro sempre maggiore apertura e liberalizzazione
dei movimenti di capitale . Per questi motivi la gestione della variabile mercati
finanziari risulta di grande importanza ed attualit� . Si � deciso poi di analizzare
questo problema all�interno dell�ambiente industriale poich� si ritiene che in questo
settore vi sia ancora una ridotta sensibilit� nei confronti di queste problematiche e
perch� comunque spesso si � verificato che le imprese industriali a causa di una poco
precisa conoscenza e misurazione dei rischi e a causa di una errato utilizzo degli
strumenti di copertura hanno trasformato le politiche di corporate risk management in
strumenti generatori di ulteriore rischio .
Partendo da questi presupposti si cercher� prima di tutto di chiarire cosa si intende
per gestione dei rischi finanziari all�interno di un ambiente industriale , sottolineando
quali dovrebbero essere gli atteggiamenti pi� corretti e quali dovrebbero essere i reali
obbiettivi realizzabili affinch� le politiche di copertura non si trasformino in rischi
aggiuntivi difficilmente controllabili . Una volta inquadrato il corporate risk
manangement a livello generale l � analisi si soffermer� sugli strumenti tecnici che ci
permettono una corretta gestione del rischio . In particolare l�attenzione sar� dedicata
agli strumenti di misurazione del rischio , essendo la fase di misurazione un momento
fondamentale sia per la realizzazione di una corretta politica di copertura sia per un
costante controllo dei rischi che stiamo sopportando . La parte centrale del lavoro
sar� infatti dedicata in un primo momento alla presentazione dei diversi modelli
Value at Risk che hanno rappresentato una vera e propria innovazione nella gestione
dei rischi dei portafogli di valori mobiliari . In un secondo momento si passer� allo
studio di un moderno approccio per la misurazione dei rischi di mercato all�interno di
un� ambiente industriale , sviluppato da J.P. Morgan e RiskMetrics Group chiamato
CorporateMetrics . Concettualmente simile all�approccio RiskMetrics sviluppato per
i rischi di credito e basato anch�esso sui principi delle tecniche VaR , vedremo come
questa metodologia permetta alle imprese di prevedere statisticamente gli utili o il
cash flow in presenza di differenti scenari futuri ,ovvero in presenza di differenti tassi
di cambio , tassi d�interesse , corsi azionari e prezzi delle materie prime , permettendo
in questo modo alle imprese di comprendere in anticipo quali possono essere gli
impatti che i cambiamenti nelle variabili di mercato possono creare sulle performance
aziendali .
La presentazione di questa metodologia sar� particolarmente analitica e si cercher� di
mettere in luce la struttura logica e i diversi passaggi che occorre compiere per
giungere ad ottenere una misura sintetica e facilmente comprensibile dei rischi
sopportati . I riferimenti bibliografici principali saranno i due documenti tecnici
elaborati da RiskMetrics Group in collaborazione con J.P.Morgan : CorporateMetrics
e LongRun . Quest�ultimo dedicato esclusivamente ad un particolare passaggio di
questo approccio : la previsione degli scenari futuri , al quale verr� dedicato un�
approfondimento particolare insieme con la tecnica di simulazione Montecarlo . Una
volta presentata nel dettaglio l�intera struttura verr� dedicato un intero capitolo alla
esemplificazione pratica di questo approccio . Verranno presentati una serie di
esempi dettagliati , sempre tratti dall�opera CorporateMetrics , che illustrano nella
pratica l�implementazione e i risultati ottenibili tramite questa nuova metodologia .
Gli esempi verranno presentati secondo un ordine di difficolt� e complessit�
crescente , partendo da esempi che fanno riferimento a singole esposizioni si arriver�
ad un esempio conclusivo che illustra come misurare il rischio su base consolidata ,
considerando cio� esposizioni di diverso tipo .
Una volta conclusa la presentazione e l�esemplificazione della metodologia
CorporateMetrics si cercher� di uscire dall�ambito specifico della gestione dei rischi
di mercato cercando di comprendere se le logiche emerse in CorporateMetrics
possono essere estese a qualsiasi tipologia di rischio , ovvero se applicando , con le
opportune modifiche , la stessa metodologia siamo in grado di gestire anche altre
tipologie di rischio , tra cui il rischio di business che spesso viene gestito e misurato
in modo non corretto . A questo proposito si presenter� la struttura di un nuovo
software dedicato appunto alla risk analysis . In particolare si sottolineer� come
questo semplice software , che non fa altro che aggiungere alcune specifiche funzioni
ad un foglio elettronico , permetta di realizzare in modo molto semplice la logica
CorporateMetrics attraverso un foglio di calcolo , permettendone cos� l�applicazione
a qualsiasi situazioni di incertezza che pu� essere modelizzata attraverso un foglio
elettronico .
La parte finale della ricerca sar� invece dedicata allo studio di un particolare utilizzo
di CM . Si vuole infatti indagare , una volta presentato il funzionamento pratico del
modello , quali possono essere i reali ambiti di applicazione e se questo modello
possa rappresentare effettivamente un passo avanti nella gestione del rischio . In
particolare l�attenzione sar� rivolta all�utilizzo da parte dei finanziatori esterni
dell�azienda . Risulta infatti evidente che se CM ci permette di misurare un
particolare aspetto della rischiosit� di un�impresa questa informazione possa risultare
molto rilevante anche per i finanziatori esterni nel momento della stima del rischio di
credito di un�operazione. Si cercher� quindi di valutare le possibilit� di applicazione
nelle normali analisi di fido per passare ad elaborare un possibile nuovo metodologia
di misurazione della probabilit� di default che , ispirandosi a quanto teorizzato da
KMV tramite l�indicatore EDF , utilizza le informazioni che emergono
dall�applicazione dell�approccio CorporateMetrics . La parte conclusiva infine ,
sempre nell�ambito delle possibili applicazioni da parte dei finanziatori esterni , pone
l�attenzione su una particolare operazione di finanziamento particolarmente rischiosa
e che � stata soggetta ad un significativo sviluppo negli ultimi anni a causa
dell�elevato numero di operazione di M&A . Stiamo parlando delle operazioni di
leveraged buy out , che oltre a rappresentare una particolare tecnica di acquisizione
rappresentano anche una forma di finanziamento particolarmente rischiosa . Difatti
queste operazioni basano la propria riuscita esclusivamente sulla redditivit�
dell�impresa acquisita che quindi assume un importanza fondamentale e per questo
occorrono degli strumenti precisi per misurarne il livello e la variabilit� . Per questi
motivi si cercher� di analizzare in che modo le tecniche presentate possano trovare
efficace applicazione all�interno di queste operazioni per loro natura particolarmente
rischiose che quindi richiedono una elevata consapevolezza dei rischi che si stanno
prendendo allo scopo di evitare enormi danni .
PARTE PRIMA : IL CORPORATE RISK MANAGEMENT
1. CHE COSA E� E COME NASCE IL CORPORATE RISK MANAGEMENT
Con l�avvento del sistema finanziario moderno , caratterizzato da una sempre
crescente volatilit� ed instabilit� , l�ambiente in cui si trovano ad operare le imprese si
evolve in modo sempre pi� rapido , creando un superando continuo delle posizioni
precedentemente definite. Questo comporta che le imprese di ogni tipo sono costrette
ad adeguare le strutture produttive e commerciali al fine di confrontarsi in contesti
ambientali caratterizzati da maggiore complessit� e dalla presenza di forze
competitive aggressive e dinamiche. In queste situazioni si manifesta un incremento
dell�incertezza, una perdita di controllo sulle variabili ambientali , alcune delle quali
sono in grado di influire notevolmente sui flussi di reddito generati dalla gestione
caratteristica d�impresa : tale influsso si manifesta come scostamento del risultato
conseguito rispetto alle attese.
Tutto ci� si traduce in un incremento del rischio complessivo d�impresa : il verificarsi
di qualsiasi evento sfavorevole , o pi� semplicemente inatteso , comporta rilevanti
implicazioni finanziarie mutando il profilo dei flussi monetari disponibili e quindi
l�ammontare del reddito spendibile.
Difronte a tutto ci� la reazione delle imprese , al fine di evitare una contrapposizione
eccessiva tra rigidit� della gestione e dinamicit� dell�ambiente , � stata quella di
sviluppare i cosiddetti programmi di risk management , in particolare per le imprese
industriali si parla di corporate risk management.
Le imprese hanno cercato e stanno tutt�ora cercando di sviluppare dei modelli di
gestione che siano in grado di garantire la protezione della struttura economica da
eventi sfavorevoli e in particolare dalle conseguenze che tali eventi possono avere
sulla redditivit� e quindi sul valore dell�azienda. Ma poich� le variazioni
dell�ambiente finanziario si ripercuotono sul conto economico con modalit� che
dipendono interamente dalla composizione dello stato patrimoniale , gestire il rischio
significa strutturare lo stato patrimoniale in funzione delle proprie aspettative e
dell�alea che si intende correre. Lo sviluppo di queste tecniche � stato favorito anche
da altri fattori trainanti come ad esempio la crescente attenzione rivolta alle tecniche
di gestione del rischio da parte di investitori , analisti , agenzie di rating ed organi di
vigilanza.
Tipicamente un programma di risk management si articola in tre fasi :
1. Si definisce la cosiddetta risk management policy , ovvero definiamo il profilo
di rischio che vogliamo assumere stabilendo quali rischi riteniamo ragionevole
sopportare e in che misura e quali invece coprire , definendo magari anche
quali strumenti di copertura adottare.
2. Occorre quantificare le posizioni a rischio utilizzando una appropriata
metodologia di misurazione del rischio ; sar� proprio compito di questo lavoro
analizzare nel dettaglio un nuovo approccio per misurare i rischi di mercato a
cui � esposta un un�impresa industriale.
3. Infine la terza fase consiste , data la nostra posizione di rischio , nel decidere
cosa fare di questo rischio , se sopportalo oppure coprirci ; per fare ci�
dovremmo rifarci alla nostra policy che ci sapr� dire quanto rischio dovremo
sopportare e in che modo eventualmente dovremo coprirci.
Un programma di risk management ha successo solo se strettamente integrato nella
complessiva attivit� aziendale , si tratta cio� di definire un insieme di strutture atte a
misurare le situazioni di pericolo , definirne la misura di accettabilit� e operare per
modificare la complessiva esposizione al rischio al fine di riportarlo nei limiti
desiderati ; le fasi devono interagire e far parte di una attivit� continua di misurazione
e controllo , che trovi ragione d�esistenza in un ben definito approccio strategico
aziendale.
Concludendo possiamo quindi dire che con il termine corporate risk management si
intende un insieme di strumenti e metodologie che permettono all�impresa industriale
di conoscere , misurare i rischi al fine di gestirli , stabilendo cos� , in linea con il
proprio profilo di rischio quali sopportare e quali no.
2. L�APPROCCIO DELLA FINANZA MODERNA E I REALI OBBIETTIVI
RAGGIUNGIBILI
Una volta compreso cosa si intende per corporate risk management passiamo ora ad
analizzare quali possono essere gli obbiettivi realizzabili con un programma di
gestione di questo tipo e se questo pu� risultare veramente utile per creare valore per
gli azionisti.
Per far ci� occorre per� prima comprendere alcuni principi fondamentali della
finanza moderna come il costo del capitale di rischio , la diversificazione e
l�efficienza dei mercati.
Il costo del capitale di rischio per un�impresa � rappresentato dal rendimento minimo
richiesto dagli azionisti affinch� questi siano soddisfatti , questo corrisponde quindi al
rendimento di una attivit� alternativa che presenta lo stesso profilo di rischio. Per
questo all�aumentare del rischio sopportato aumenter� il rendimento richiesto e
quindi il costo del capitale per l�Impresa. Gli azionisti per� dispongono di un �
eccezionale strumento di gestione del rischio che � la diversificazione che gli
permette di annullare i rischi specifici e di rimanere esposti solo ai rischi cosiddetti
sistematici , cio� al rischio che l�impresa non segua l�andamento del mercato. Per
questo il rischio a cui fanno riferimento gli azionisti nelle loro valutazioni di
convenienza non � il rischio totale ma solo quello sistematico ovvero non
diversificabile. Detto ci� se assumiamo che le esposizioni di un�impresa in valuta ,
tassi e cambi non incrementano il rischio di un portafoglio correttamente diversificato
, le imprese che investono risorse per ridurre la volatilit� degli utili cercando di
gestire le variabili finanziarie non riducono il rischio dell�azionista investitore che
quindi richieder� sempre lo stesso tasso di rendimento ovvero l�impresa sosterr� lo
stesso costo del capitale. Questo significa affermare che l�attivit� di risk management
non deve essere finalizzata semplicemente alla riduzione della volatilit� degli utili e
del cash flow ma deve avere come obbiettivo principale l�eliminazione di quei costi
reali che possono essere creati da una eccessiva volatilit� , quindi ridurre solamente la
volatilit� non ha significato occorre cercare di eliminare gli eccessi di volatilit� che
possono essere effettivamente dannosi per l�impresa. I costi reali che possono essere
ridotti o eliminati vengono individuati dalla letteratura finanziaria nella riduzione dei
costi di bancarotta , nella riduzione dei pagamenti richiesti dagli stakeholders e dalla
riduzione degli oneri fiscali, obbiettivi che verranno esaminati nel dettaglio nei
paragrafi successivi.
Se le teorie riguardanti il costo del capitale e la diversificazione ci hanno permesso di
comprendere quale deve essere la vera direzione di una attivit� di risk management le
teorie sull�efficienza dei mercati ci permettono di comprendere come spesso l�attivit�
di risk management venga interpretata in modo scorretto. Infatti un mercato si
definisce efficiente quando tutta l�informazione pubblicamente disponibile �
incorporata nei prezzi in modo cos� rapido e tempestivo che non vi sono possibilit� di
effettuare profitti tramite un�attivit� speculativa , ovvero il prezzo � la sintesi perfetta
di tutta l�informazione pubblicamente accessibile. Se questo si verifica i risk manager
dovrebbero essere scoraggiati dall�assumere posizioni speculative sui mercati
finanziari nel tentativo di realizzare extraprofitti , ovvero realizzare la cosiddetta
pratica di �selective hedging�che si contrappone a quella di copertura totale, perch�
questo significherebbe assumere rischi ingenti e non conosciuti. Questo soprattutto in
mercati molto liquidi come quello dei futures sui tassi e sulle valute , dove
difficilmente si possono ottenere vantaggi informativi e quindi assumere posizioni
speculative solo in funzione delle proprie aspettative sull�andamento dei mercati.
In generale quindi possiamo affermare che l�attivit� di risk management dovrebbe
essere finalizzata all�eliminazione dei costi collegati ad un �eccessiva volatilit� degli
utili e dei flussi di cassa e non dovrebbe essere influenzata dalla propria visione dei
mercati ma si dovrebbe realizzare una copertura totale e non selettiva per evitare che
questa attivit� invece di ridurre i rischi ne aggiunga di nuovi e sconosciuti.
Infine occorre ricordare lo stretto collegamento che esiste tra il risk management e la
struttura del capitale. Difatti come abbiamo detto precedentemente l�obbiettivo
prioritario del risk management deve essere quello di ridurre la probabilit� di stress
finanziari preservando allo stesso tempo la flessibilit� necessaria per realizzare gli
investimenti strategici che si presentano. Detto questo appare ovvio che una societ�
con pochi debiti finanziari e quindi scarse probabilit� di tensioni finanziarie potr�
trarre pochi benefici da una attivit� di risk management. In questo senso l�attivit� di
gestione del rischio pu� essere vista come un efficace sostituto del capitale di rischio.
Questo significa che pi� un�impresa � in grado di coprire efficacemente le proprie
esposizioni meno avr� bisogno di capitale di rischio e di conseguenza accrescer� la
propria capacit� di indebitamento , avendo cos� la possibilit� di utilizzare in misura
maggiore la risorsa finanziari meno costosa e quindi ridurre significativamente il
costo delle risorse finanziarie. Da tutto si pu� comprendere come le decisioni di
coprirsi dai rischi finanziari debba essere presa congiuntamente alle decisioni di
struttura finanziaria. Per illustrare l�interdipendenza tra le scelte di risk management e
la struttura del capitale consideriamo tre imprese: la prima caratterizzata da un rating
AAA e da pochissimi debiti; la seconda caratterizzata da un rating BBB e la terza in
situazione di difficolt�. Nel primo caso la probabilit� di default � quasi nulla e per
questo la parte bassa della distribuzione dei risultati non potr� mai raggiungere livelli
tali da imporre delle tensioni finanziarie , per ci� in una situazione di questo tipo non
vi sarebbe nessun motivo di realizzare un�attivit� di risk management , gli investitori
sarebbero in grado di coprirsi dai rischi finanziari tramite la diversificazione e la
societ� sarebbe sempre in grado di reperire fondi a costi accettabili anche se gli utili o
i flussi di cassa dovessero diminuire temporaneamente.
Nel secondo caso invece la societ� gode di un basso merito creditizio e situazioni di
tensione finanziaria sono molto probabili. In questa situazione un programma di risk
management sarebbe in grado di eliminare o comunque ridurre le probabilit� di
trovarsi in situazioni di tensione finanziaria e in particolare la politica migliore
sarebbe quella di copertura totale delle esposizioni e non un copertura selettiva
sperando di sfruttare le eventuali inefficienze di mercato per realizzare extraprofitti ,
poich� in un�impresa di questo tipo le conseguenze di una speculazione sbagliata
possono essere drammatiche e portare al fallimento. Infine nell�ultimo caso quando la
societ� � gi� in difficolt� cosa occorre fare?
In questo caso � chiaro che ridurre il rischio non � nell�interesse degli azionisti poich�
se la societ� rimane in difficolt� o eventualmente fallisce gli azionisti comunque non
vedono aumentare la propria ricchezza. In questo caso il management dovr� invece
cercare di aumentare il pi� possibile la volatilit� dei risultati , anche tramite decisioni
fortemente speculative, cercando anche di sfruttare le eventuali inefficienze dei
mercati al fine di portarsi sulla � coda alta� della distribuzione dei risultati poich�
solo in questo modo si pu� portare la societ� ad una situazione di normalit�. Questi
esempi si hanno permesso di comprendere che data una certa struttura del capitale le
politiche di risk management devono essere differenti e svolgono ruoli sensibilmente
diversi. Ad esempio la societ� caratterizzata da un rating AAA ricava pochi benefici
da un �attivit� di copertura ma ci� che occorre chiedersi ora � se la struttura del
capitale di questa societ� e quella ottimale oppure � sovra o sottocapitalizzata. In altre
parole nonostante il risk management possa risultare inutile dati certi livelli di
indebitamento potrebbe risultare molto pi� conveniente usare il risk management e
accrescere l�indebitamento. Il capitale di debito infatti ha un costo inferiore al
capitale di rischi e in comporta dei vantaggi fiscali. Un maggior tasso di
indebitamento incentiva il management a migliore i livelli di efficienza e a creare
valore. Inoltre ancora pi� importante la sostituzione di capitale proprio con capitale di
terzi comporta la distribuzione del capitale in eccesso, che pu� essere una fonte
aggiuntiva di risorse per imprese di fronte a nuove opportunit� di investimento , e
permette una maggiore concentrazione della propriet� creando un controllo pi�
stabile e duraturo.
In sintesi quindi le decisioni riguardanti le politiche pi� corrette di risk management
devono prendere in considerazione non solo la struttura ottimale del capitale ma allo
stesso modo la struttura proprietaria.
2.1 LA RIDUZIONE D EI COSTI DI BANCAROTTA
Sebbene gli azionisti che hanno correttamente diversificato il loro portafoglio non
sono interessati alla volatilit� dei flussi di cassa causata da cambiamenti nei tassi di
cambio o dei prezzi delle materie prime , questi sono comunque interessati a che
questa variabilit� non incrementi le probabilit� di tensioni finanziarie che possono
portare al limite alla bancarotta. Ad esempio un impresa con un elevato ammontare di
passivit� finanziarie pu� registrare un forte riduzione dei flussi di cassa , causata
principalmente da esposizioni non coperte , ed essere costretta ad affrontare la
bancarotta.
Ma cosa comporta , in termini di costi reali , la bancarotta ? I costi pi� evidenti sono
quelli per le consulenze legali e di amministrazione, come la remunerazione dei
professionisti che si occupano della gestione straordinaria e del processo di
ristrutturazione aziendale. Ma oltre a questi costi diretti di riorganizzazione ed
amministrazione che , nonostante risultino ingenti in valore assoluto , presentano un �
incidenza minima sul valore dell�azienda esiste tutta una serie di costi indiretti
potenzialmente pi� elevati , anche se di difficile quantificazione.Rientrano in questo
ambito i problemi relazionali , organizzativi e gestionali conseguenti allo stato di
difficolt� . Ad esempio imprese prossime alla bancarotta non saranno sicuramente
libere di effettuare i propri investimenti e le proprie decisioni operative e i manager
saranno forzati a dedicare la maggior parte del loro tempo e delle loro energie ad una
estenuante pressione nei confronti delle controparti esterne per consentire il normale
svolgimento dell�attivit� , saranno cos� distolti dagli altri loro compiti cruciali quali
quello di promuovere l�espansione dell�azienda . Tutto ci� pu� comportare una
drastica riduzione del valore operativo dell�azienda. Quindi se gli azionisti intuiscono
che esiste una reale possibilit� di bancarotta , e se si aspettano di conseguenza che i
processi di riorganizzazione comportino il sostenimento di ingenti costi faranno in
modo che il valore attuale di questi costi venga incorporato nel valore di mercato
dell�azienda che risulter� quindi minore. Un programma di risk management che sia
in grado di eliminare la probabilit� di bancarotta ridurr� questi costi a zero e cos�
facendo accrescer� il valore dell�azienda . Allo stesso modo questo ragionamento pu�
essere applicato ai pi� generali costi che emergono da tensioni finanziarie. Ad
esempio tanto pi� un � impresa diventa debole dal punto di vista finanziario tanto pi�
sar� difficile reperire fondi e tanto pi� sar� elevato il costo dei finanziamenti esterni .
Questo costringer� il management a non realizzare investimenti comunque
profittevoli ma che non risultano fattibili dal punto di vista finanziario , emerger�
cos� un problema di � underinvestement � che rappresenta uno dei costi pi�
significativi che un �impresa deve affrontare in presenza di tensioni o squilibri
finanziari . Inoltre in presenza di tensioni finanziarie i pochi crediti che ancora
vengono concessi sono sempre assisti da garanzie , queste oltre ad essere costose
rappresentano dei vincoli che appesantiscono la gestione e riducono le probabilit� di
cogliere opportunit� favorevoli . Ancora: con l�approssimarsi di una situazione di
dissesto i manager possono essere indotti ad intraprendere politiche non coerenti con
uno sviluppo aziendale equilibrato e gli azionisti a loro volta possono essere spinti a
svuotare la societ� , per quanto possibile , prima che il disastro sia conclamato .
Quindi ancora una volta un programma di risk management che sia in grado di
eliminare la probabilit� percepita di stress finanziari ridurr� significativamente i costi
di underinvestement e per ci� creer� valore per gli azionisti , eliminando tutte le
possibili conseguenze che abbiamo visto.