1
CAPITOLO 1
Fondamentalismo e Integralismo:
Definizioni a confronto
1.1 Concetto di Fondamentalismo
Nel mondo attuale sempre più volto verso processi economici,
sociali e politici di globalizzazione e successiva omologazione, il
ricorso ad un’ interpretazione, pressochè letterale di qualunque testo di
riferimento soprattutto di ordine religioso potrebbe apparire, di fatto,
una contraddizione in termini in quanto all’interno dell’attuale società
si cerca sempre di andare a fondo al significato delle parole e dei
concetti effettuando continue distinzioni e approfondimenti, non
tralasciando alcun tipo di interpretazione a seconda del modello
interpretativo utilizzato.
In realtà da un analisi, a prima vista superficiale, può
rappresentare una reazione ad un “mondo” caratterizzato dal
relativismo gnoseologico
1
, ad ogni ideologia soprattutto nell’ambito
del contemporaneo modernismo, dettato dal razionalismo, dalla
tecnologia imperante o dalle possibili e svariate interpretazioni non
strettamente letterali.
1
RELATIVISMO GNOSEOLOGICO; secondo cui la conoscenza si basa non su criteri oggettivi, nel
senso che tutti li riconoscono come tali, ma unicamente soggettivi, essendo privi di punti sicuri di
riferimento
2
Il fondamentalismo pertanto tende a prendere di mira tutte le
interpretazioni legate soprattutto alla filologia, alla storia ma
soprattutto la possibile azione critica.
Lo stesso fondamentalismo, in maniera dogmatica e senza
possibilità di replica pone al centro “i fondamenti”.
Nell’azione specifica della dottrina, ciascuna per la propria religione
di appartenenza, mira attraverso l’uso assoluto dei fondamenti alla
necessità di dare un supporto di regole facilmente comprensibili e
quindi di facile diffusione.
In tal senso una definizione di fondamentalismo è legata ad un’
interpretazione strettamente collegata solo ed esclusivamente ad una
decodificazione letterale, non paragonabile, non autorizzabile e quindi
di fatto strettamente dogmatica.
La necessità di dare un quadro di tale definizione comporta,
pertanto, il rimando ad alcune definizioni di studiosi.
Come afferma Enzo Pace il “Fondamentalismo è un termine
con il quale coerentemente si designano movimenti e gruppi di diversa
matrice religiosa. Lo si usa senza far distinzione in riferimento
all’Islam, all’ebraismo, al protestantesimo e al cattolicesimo e a volte
anche nel caso del sikhismo e dell’induismo, finendo per diventare
un’etichetta apposta non sempre in modo appropriato su realtà
differenti e in contesti diversi. Quasi sempre esso è sinonimo di
fanatismo religioso o di violenza sacra. A volte lo si fraintende come
3
tentativo di un impossibile ritorno al passato, alle mitiche origini di
un credo religioso non certo compatibili con il mondo moderno
2
”.
Allo stesso modo il fondamentalismo lo possiamo rintracciare
all’interno degli altri credo religiosi o addirittura all’interno di sette
senza riuscire a cogliere i caratteri che il fenomeno riveste nella
società attuale.
Quindi sicuramente il significato della parola fondamentalismo
è da attribuirsi a una pluralità di contesti nei quali, tale termine viene
utilizzato. E’importante tener presente che dietro questo concetto
ritroviamo sia idee sia persone che in vario modo si riconducono ad
una dottrina religiosa o una tradizione sacra.
Tali soggetti, movimenti, gruppi e organizzazioni lo
reinterpretano o addirittura lo reinventano per adattarlo alla loro
specificità.
Allo stesso modo quando parliamo di fondamentalismo ci
troviamo a doverlo differenziare da altri concetti quali integrismo,
integralismo, tradizionalismo e conservatorismo. Tutti questi concetti
si possono racchiudere in un comportamento strettamente religioso
che di fatto ha una netta chiusura nei confronti della modernità.
Si tratta di termini equivalenti ovvero il fondamentalismo
costituisce qualcosa di specifico? L’unico punto certo per tutti i vari
tipi di fondamentalismo che conosciamo è la rilevanza del tema della
2
ENZO PACE-RENZO GUOLO, I Fondamentalismi, Laterza, Bari 1998, pag.3
4
politica, in misura diversa e maggiore rispetto ad altre correnti
religiose che abbiamo conosciuto nel passato. Con il che non si vuol
dire che questi movimenti sono impegnati direttamente nella lotta
politica e interessati alla conquista del potere: la posta in gioco è in
realtà più rilevante
3
”.
A prescindere da ciò è possibile notare, inoltre, che di fatto ciò
comporta una lettura che potremmo definire “inflessibile” di una
“infallibile”, o considerata tale Sacra Scrittura.
Un agire da fondamentalista sarà caratterizzato dalla stretta
osservanza delle regole contenute nel testo sacro di riferimento
soprattutto nel caso in cui lo stesso rappresenti la diretta
manifestazione del Dio, dell’Essere supremo di riferimento.
In tal modo il soggetto permeato da tale premessa avrà e dovrà
uniformare il suo agire quotidiano ad alcuni fondamentali principi:
“a) principio dell’inerranza, relativo al contenuto del Libro Sacro,
assunto nella sua interezza, come una totalità di senso e di significati
che non possono essere scomposti, e soprattutto che non possono
essere intepretati liberamente dalla ragione umana, pena lo
stravolgimento della verità che il Libro racchiude;
b) principio dell’astoricità della verità e del Libro che la conserva;
l’astoricità significa che è preclusa alla ragione umana la possibilità
3
Ibidem
5
di collocare il messaggio religioso in una prospettiva storica o di
adattarlo alle mutate condizioni della società umana;
c) principio della superiorità della Legge Divina su quella terrena,
secondo cui dalle parole iscritte nel libro Sacro scaturisce un modello
integrale di società perfetta, superiore a qualsiasi forma di società
inventata e configurata dagli esseri umani;
d) primato del mito di fondazione: un vero e proprio mito delle origini
che ha la funzione di segnalare l’assolutezza del sistema di credenza
cui ogni fedele è chiamato ad aderire e il senso profondo di coesione
che stringe tutti coloro che ad essa fanno riferimento etica della
fraternità
4
”.
Tali principi rappresentano i caratteri distintivi del
fondamentalismo e rappresentano una definzione del fenomeno di cui
stiamo parlando.
Altra definizione che occorre tener presente è quella di
Massimo Introvigne nel suo testo “Fondamentalismi”, il quale tiene a
precisare che il termine stesso sorge paradossalmente nell’ambito
della Chiesa protestante di lingua inglese nel rapporto con altre
comunità protestanti che miravano alla modernità. Successivamente
proprio nel ventesimo secolo tale termine è stato utilizzato per
indicare movimenti e correnti presenti all’interno di tutte le religioni.
4
ENZO PACE-RENZO GUOLO, I Fondamentalismi, Laterza, Bari 1998, pag.6
6
Così l’uso dell’espressione fondamentalismo si è
eccessivamente allargato, tale che alla fine risulta spesso
fondamentalmente poco scientifica e molto ideologica
5
.
Lo stesso Introvigne fa però presente che tale definizione nata
nell’ambito del Fundamentalism Project, progetto dell’American
Accademy of Arts and Sciences può essere oggetto di critiche in
quanto all’interno di tale studio ci si è limitati a descrivere movimenti
molto diversi tra loro. “Inoltre si è spesso messo a confronto tale
termine con quello di progressismo, in quanto gli autori di tale
progetto speravano nel superamento della nozione di
fondamentalismo proprio attraverso il percorso verso la sua
modernità
6
.”
1.2 Concetto di Integralismo
La volontà di estendere alle persone e alla collettività
l’obbedienza a precetti di ordine religioso fa si che l’integralismo
pervada tutta la vita politica, economica e sociale della comunità di
riferimento.
5
Dal punto di vista ideologico il fondamentalismo è definito come un movimento di reazione alla
emarginazione della religione. E’ selettivo, in quanto sceglie alcuni aspetti della tradizione che
vuole difendere e identifica nell’ambito della modernità alcuni bersagli da colpire. Tende ad una
sorta di manicheismo morale, dividendo il mondo in noi e loro. Adotta un principio di assolutismo
e infallibilità, riferito alle sue Sacre Scritture. Tende ad adottare una prospettiva millenarista
6
MASSIMO INTROVIGNE, Fondamentalismi.I diversi volti dell’intransigenza religiosa, Piemme,
Milano 2004, pag. 62
7
Tale pretesa comporta il dover continuamente piegarsi e
sottomettersi a tali prescrizioni limitando di fatto gran parte delle
attività delle persone.
Possiamo pertanto qualificare come integralismo un’ideologia
che miri alla costituzione di un sistema omogeneo dove non esistono
molteplici ideologie e programmi: in tal senso, tale ideologia può
essere intesa sia come concordanza di tutte le posizioni esistenti, sia
l’esclusione di tutte le altre per affermare quella ritenuta prevalente.
L’accezione di “integralismo” può riferirsi a due diversi
significati: integralismo politico e integralismo religioso.
- L’integralismo politico si può assimilare con la ricerca alla tendenza
univoca di comportamento eliminando di fatto il possibile pluralismo.
L’integralismo ha la velleità di imporre solo ed esclusivamente il
proprio modello di vita, ritenendolo l’unico possibile nella società.
Può arrivare a forme di intolleranza, al rifiuto di qualsiasi critica
ironica o satirica o addirittura nel rifiuto della democrazia. La storia
infatti ci insegna che nelle sue forme estreme tale eventualità è
possibile con il ricorso a forme dittatoriali o totalitarie di
organizzazioni statali. Ciò comporterebbe il possibile annientamento
di qualunque altra organizzazione o partito politico, arrivando
addirittura a demonizzare come valori negativi i presupposti ideologici
degli altri partiti. Tutto ciò ovviamente avviene in quelle società dove
esiste già una crisi dei valori condivisi.
8
Sicuramente l’integralismo politico rappresenta il fallimento del
possibile dialogo. Secondo Robert Dahl, quando i “partiti democratici
sono in crisi subentra il dominio dei demagoghi o delle fazioni
7
”.
- L’integralismo religioso è una visione intransigente secondo la
quale i fondamenti della religione devono diventare anche la fonte da
cui scaturisce il diritto giuridico, nonché modello per la vita pubblica e
privata. Il chiaro diniego integralista nei confronti di una delle basi del
pensiero politico recente, ovvero la sostanziale divisione tra politica e
religione, pone qualsiasi individuo che assume posizioni integraliste in
netta antitesi con buona parte delle società moderne o comunque di
derivazione illuminista.
Con l’uso di tale termine si fa riferimento quindi allo sforzo di
diffondere la parola di Dio, lottando strenuamente soprattutto contro
l’ignoranza del mondo occidentale, ma anche nei confronti dei fratelli
che hanno smarrito la retta via.
Sicuramente tale accezione può essere rappresentata con diverse
sfumature ma nell’integralismo di matrice islamica, di nostro più
specifico interesse, troviamo il pieno compimento dei due termini
precedentemente utilizzati nella fusione di una loro preminente
univocità.
Così come ben riportato dai fratelli Cipriani “ La nuova realtà
sociale che ne consegue limita l’individuo in una condizione di
7
ROBERT DAHL, Intervista sul pluralismo, Laterza, Bari 2002, pag.35
9
assoluta immobilità culturale e crea i presupposti ottimali per la
negazione della protesta. Ciò accade laddove la società è organizzata
sulla base delle leggi islamiche o, meglio ancora, sulle interpretazioni
fondamentaliste di esse. In una società dove il progresso e
l’evoluzione culturale vengono spesso intesi come rottura con le
tradizioni e perdita di identità, l’Islam fornisce ai credenti una
direttrice morale, religiosa, giuridica e politica che permette di
strutturare l’andamento della loro vita terrena
8
”. Chiaramente si
commetterebbe un errore di valutazione, pensando che il
fondamentalismo e l’integralismo siano le uniche interpretazioni
dell’Islam, anche se poi risultano essere presenti in varie forme sia tra
i sunniti che tra gli sciiti.
Dal punto di vista della storia possiamo individuare la prima
unione tra integralismo e fondamentalismo avvenne verso la fine degli
anni Settanta in Iran, dove l’ayatollah Khomeini e la sua visione
dell’Islam aliena da ogni forma di critica divennero il modello di tale
associazione.
L’Iran si trasformò in un luogo d’eccezione per lo svolgimento
dello scontro tra forze laiche, rivoluzionarie, conservatrici o
comunque aperte alle influenze dei Paesi occidentali, e quelle
integraliste/fondamentaliste.
8
ANTONIO E GIANNI CIPRIANI, La nuova guerra mondiale, Terrorismo e intelligence nei conflitti
globali, Sperling e Kupfer, Milano 2005, pag.126
10
E’ bene precisare che, sin dal primo dopoguerra, le forze laiche
del mondo islamico avevano eletto come loro roccaforte la Turchia
nata dalla rivoluzione di Mustafà Kemal e del Movimento dei giovani
turchi. Inoltre, sarà utile rammentare che la Turchia godeva di una
posizione geograficamente agevolata che la poneva in condizioni
vantaggiose in contatto più con l’Europa che con l’Asia. Nel 1952 la
Turchia aderì alla Nato, quasi a sottolineare ulteriormente la sua
importanza nell’ambito dello scacchiere internazionale dettato dalle
nuove esigenze della Guerra fredda.
Se la Turchia si avvicinava sempre di più all’Occidente, altre
zone, come l’Iran, divennero, a partire dal 1979, la base delle correnti
integraliste islamiche, di solito minoritarie nei Paesi musulmani.
L’Iran è un paese vasto e molto popolato, ricco di materie prime
come il petrolio
9
. Anzi potremmo dire che è proprio il petrolio a fare
dello Stato iraniano un importante punto di riferimento per gli
interessi industriali. La posizione geografica permette al paese medio
orientale di essere un importante crocevia per molte delle rotte
petrolifere. Non mancavano né sono mai mancate quindi le attenzioni
dei Paesi occidentali, ampiamente dimostrate dalla posizione politica
del governo dello Scià prima dell’avvento del regime degli ayatollah.
Sino a quel momento l’Iran aveva saldamente fatte proprie le
posizioni filo occidentali della Turchia, divenendo tra l’altro un
9
Troveremo spesso nel percorso e nella storia di tali nazioni un riferimento sul piano politico ed
economico dovuto proprio alla presenza in tali territori di sovrabbondanti fonti energetiche.