1
Introduzione
In una società globalizzata, ma eterogenea ed articolata come quella odierna, il dibattito
che ruota attorno al fenomeno delle migrazioni e alle sue complesse dinamiche, risulta
vivo e ricco di contributi.
L‟Italia è divenuta luogo di immigrazione verso la fine degli anni settanta, quando
il fenomeno migratorio iniziò ad essere statisticamente evidente (Ambrosini, 2005), fino
a subire una brusca accelerazione tra la seconda metà degli anni settanta e la prima metà
degli anni ottanta.
A colpire è il ritmo di crescita: la presenza di cittadini stranieri in Italia
ammontava nel 1970 a 144.000 unità ed all‟inizio del 2007 ne conta 3 milioni e
700.000, una quantità che implica una loro incidenza sulla popolazione del 6%
(superiore di quasi un punto alla media europea). Se questo ritmo di crescita continuerà
ad essere costante, si può ipotizzare che la popolazione straniera si triplicherà,
raggiungendo i 10 milioni di unità, prima della metà del secolo
1
. Bisogna, inoltre,
specificare che, a differenza di molti altri paesi europei, in cui la maggioranza delle
presenze è costituita da un numero ridotto di nazionalità, in Italia la presenza straniera
risulta essere molto varia e diversificata (Morselli, 2001).
Tenendo presente queste peculiarità all‟interno del quadro generale
dell‟immigrazione in Italia, il nostro elaborato si pone come obiettivo l‟analisi di alcune
problematiche legate a una specifica fascia di età degli immigrati del nostro paese:
l‟adolescenza. Dopo le dovute premesse terminologiche e concettuali riguardanti la
situazione generale dell‟adolescente nella società odierna, abbiamo indagato la
condizione delicata e complessa dei soggetti adolescenti ricongiunti o nati in Italia da
genitori immigrati.
Sebbene le informazioni statistiche sulle seconde generazioni
2
risultino piuttosto
frammentarie, gli alunni con cittadinanza non italiana presenti nel sistema scolastico
italiano sono il 6,4% della totalità, corrispondenti circa a 574.133 unità; le scuole
primarie e secondarie di primo grado accolgono il maggior numero di allievi di origine
straniera, rispettivamente il 7,7% ed il 7,3% della totalità della popolazione scolastica.
1
Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes 2008.
2
Per individuo appartenente alla seconda generazione si intende generalmente un giovane nato in Italia
da genitori immigrati. Per definizioni più dettagliate, cfr. più avanti al paragrafo 2.1.
2
Inoltre, i bambini e adolescenti stranieri nati in Italia che risultano iscritti a scuola sono
il 35% degli alunni stranieri, corrispondenti perciò al 2,2% della totalità degli studenti;
la loro maggiore concentrazione si nota nella scuole dell‟infanzia e primaria (in cui
rispettivamente il 71,2% ed il 41,1% degli stranieri iscritti è nato in Italia), mentre nelle
scuole secondarie di primo grado, la percentuale dei nati di seconda generazione scende
al 17,8%, ed in quelle di secondo grado al 6,8%. Le nazionalità di provenienza sono
svariate, pur rilevando che la cittadinanza maggiormente rappresentata in Italia è quella
rumena (16,15%), seguita da quella albanese (14,4%) e marocchina (13,28%)
3
.
Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, si evidenzia un‟incidenza significativa
degli alunni con cittadinanza non italiana in Emilia Romagna, Umbria, Lombardia e
Veneto, dove rappresentano circa il 10% della popolazione scolastica
4
.
I docenti e gli operatori del settore formativo devono poter essere in grado di far
fronte al carattere sempre più multiculturale del contesto in cui lavorano. Risulta dunque
essenziale che i servizi e le istituzioni maggiormente coinvolti (scuola, pubblica
amministrazione, mondo del lavoro) si impegnino a rendere possibile l‟accoglienza e
l‟integrazione dei minori immigrati, affinché i bambini e ragazzi, spesso definiti
“sospesi fra due culture”
5
, possano ricevere gli strumenti adeguati per una corretta
formazione che garantisca loro la possibilità di divenire cittadini italiani a tutti gli
effetti.
Secondo Cologna,
6
l‟integrazione dei giovani immigrati (neo-ricongiunti e non)
costituisce una prova piuttosto ardua non solo per le istituzioni competenti, ma anche
per l‟intera società, e rappresenta una sfida da non perdere per abbattere quella barriera
che spesso ci divide in “noi” e “loro”.
Per comprendere la risorsa che le seconde generazioni rappresentano per la nostra
società, non basteranno soltanto la promozione della conoscenza e del rispetto tra
persone di diverse nazionalità, provenienza e religione, unite a maggiori supporti per
l‟apprendimento linguistico per i giovani immigrati, ma tutto ciò può essere un ottimo
3
Rapporto del Ministero dell‟Istruzione dell‟Università e della Ricerca (MIUR) per l‟anno scolastico
2007/2008.
4
Ibidem.
5
Baumann (1996) in Ambrosini, G., “Sospesi fra due culture”: una concezione fondamentalista della
cultura, consultabile sul sito www www.venetoimmigrazione.it.
6
Cologna, D., Crisi delle appartenenze ed emarginazione: perché non bisogna perdere la sfida
dell’integrazione dei giovani immigrati neo-ricongiunti, Milano, consultabile sul sito: www.alef-fvg.it.
3
punto di partenza per un percorso che conduca ad una fruttuosa integrazione dei
cittadini immigrati alla società ospitante.
Negli ultimi anni, infatti, si sono moltiplicati gli studi, di impronta sociologica,
antropologica e linguistica, su immigrazione, integrazione e contatti fra diverse culture.
La dimensione linguistica è rilevante, visto che la possibilità di comunicare nel contesto
sociale è indispensabile non solo al fine di esprimere i propri pensieri, bisogni e
sentimenti, ma anche alla costruzione di un‟identità sociale, la quale è il risultato di
quell‟attività interazionale co-gestita che gli individui svolgono quando parlano
insieme
7
.
Alla dimensione linguistica è rivolta la nostra attenzione. Nell‟elaborato
analizzeremo un „corso di alfabetizzazione‟ in lingua italiana rivolto a immigrati
adolescenti, in un laboratorio di italiano L2. Il nostro scopo è di attuare una ricerca
qualitativa che prenda in esame un esempio di accoglienza e formazione di adolescenti
immigrati.
Dopo aver raccolto i dati tramite audioregistrazioni di lezioni (successivamente
trascritte), per la nostra ricerca qualitativa ci siamo avvalsi degli utili strumenti
concettuali che ci fornisce l‟analisi della conversazione, un metodo di analisi di
impronta sociologica messo a punto dagli etnometodologi americani alla fine degli anni
Sessanta.
L‟analisi della conversazione si basa su dati reali raccolti ed analizzati con un
approccio empirico, procede cioè dai suddetti alla teoria in maniera induttiva
(contrariamente all‟analisi del discorso, la quale utilizza un metodo deduttivo partendo
dalla teoria per applicarla ai dati). L‟analisi di questi dati naturalistici (ovvero dati su
cui l‟intervento del ricercatore è minimo o nullo
8
) risulta assai fruttuosa se si tiene conto
di tutti i meccanismi sociologici, antropologici e pragmatici che intervengono nelle
interazioni orali fra parlanti in generale e, nello specifico, tra discenti non nativi ed
insegnanti nativi in un contesto che prevede scopi educativi e formativi.
Dall‟esame dei dati raccolti sono emerse questioni di interesse non solo
linguistico, ma anche antropologico e sociale, oltre che didattico, poiché, attraverso
l‟indagine dei fenomeni evidenziatosi, è possibile non solo migliorare i processi di
7
C. Caffi “ La pragmatica a venire di Leo Spitzer” in L.Spitzer, Lingua italiana del dialogo C. Caffi e C.
Segre, Il Saggiatore, 2007. p. 23
8
Pallotti La seconda lingua ,Milano, Bompiani, 2000, p. 14
4
apprendimento della lingua, ma anche integrare gli ampi, ma tuttavia lacunosi, studi in
proposito e fornire utili suggerimenti per la progettazione di percorsi formativi e
strumenti adeguati per le figure professionali che si trovano a stretto contatto con
adolescenti immigrati.
Il nostro elaborato può quindi essere considerato un modesto contributo
all‟approfondimento di una questione che coinvolge tutta la società ed in primo luogo
gli „addetti ai lavori‟, che devono assumersi una grande responsabilità: quella di non
perdere la sfida dell‟integrazione dei giovani immigrati e dimostrare il valore e la
ricchezza che questi possono rappresentare per la nostra società di oggi e di domani.
1. L’adolescenza e gli adolescenti
1.1. Sulla nozione di adolescenza
Nell‟opinione pubblica, la nozione di adolescenza sembra chiara e scontata. In realtà,
tale nozione è stata al centro di molti studi e ricerche, e persino fra gli studiosi i punti
controversi sono più numerosi di quelli assodati e condivisi.
Per adolescenza, nel linguaggio comune, si intende quel periodo compreso fra l‟infanzia
e l‟età adulta durante il quale si verifica una serie di cambiamenti radicali riguardanti il
corpo (maturazione biologica), la mente (sviluppo cognitivo), ed i comportamenti
(rapporti e valori sociali); la maggior parte degli psicologi colloca questo periodo fra gli
11-12 anni ed i 18-19, ma vi è anche chi non concorda (Palmonari, 2001).
Tenendo sempre presente che si connota diversamente a seconda della cultura, del
periodo storico e dei casi specifici, ci si riferisce alla nozione di adolescenza come ad un
periodo di cambiamenti, sofferenze e scontri: il bambino non è più tale, né sul piano
fisico né sul piano psicologico, ma neppure può essere considerato adulto nel senso
stretto del termine; Freud
9
sosteneva che l‟essere umano può essere considerato adulto
quando è in grado di amare e lavorare, dove per amare si intende la capacità di
realizzare un rapporto intimo con un‟altra persona e ciò implica un concetto assai
9
In Palmonari, 2001, p. 8.
5
complesso che non ha nulla di scontato: l‟acquisizione di un‟identità. Si suppone che
questo passaggio verso una maggiore consapevolezza del proprio io implichi che il
soggetto sia in grado di fare scelte responsabili e coerenti a proposito del proprio ruolo
nel mondo sociale, della scelta di una carriera lavorativa e dell‟impegno riguardante le
relazioni interpersonali
10
.
Piaget vede l‟adolescenza come un «punto cardine decisivo nel quale l‟individuo
rifiuta, o per lo meno riesamina, la propria valutazione di tutto quello che è stato
inculcato in lui, ed acquista un punto di vista personale ed una posizione personale nella
vita»
11
. In altre parole, l‟adolescente comincia ad acquisire la capacità di pensare e
ragionare in termini ipotetico-deduttivi per arrivare a cogliere l‟idea della relatività e
riflettere analiticamente sul proprio pensiero, distinguendo in maniera più precisa
l‟“ideale” dal “reale” (Palmonari, 2001). Il giovane, appena uscito dalla fanciullezza, si
trova a dover affrontare una serie di mutazioni nella propria vita che vanno dalla
scoperta della sessualità all‟allargamento dell‟orizzonte cognitivo e motivazionale. Ciò
conduce inevitabilmente alla riflessione su sé stessi, poiché, a differenza del bambino,
l‟adolescente percepisce e può affrontare analiticamente le proprie mutazioni.
L‟adolescenza è un periodo contrassegnato dal cambiamento, dalla transizione. Da un
lato può essere atteso come una promozione sociale: si raggiunge uno status che
comporta maggiori privilegi e vantaggi dettati dall‟acquisizione di una certa maturità, e
quindi di una emancipazione, rispetto all‟età della fanciullezza, ma dall‟altro lato la
crescita può comportare smarrimento e confusione per la perdita irreversibile di ciò che
si era e per il confronto con nuovi modi di essere e di percepire sé stessi e gli altri
(Palmonari, 2001).
Gli approcci degli studiosi verso l‟adolescenza sono di vario tipo: alcune ricerche
si sono concentrate sullo studio della costruzione del senso di norma che gli adolescenti
si creano al fine di ragionare su come il senso delle regole agisca nella loro costruzione
di identità ed appartenenza
12
; altri si sono focalizzati sulle pratiche di partecipazione che
li caratterizzano
13
, al fine di poter comprendere meglio le dinamiche, interne ed esterne,
10
Ibidem, p. 9.
11
In Muus, 1976, p. 239.
12
Vedi De Piccoli, Favretto, Zaltron, 2001
13
Vedi Baraldi, Maggioni (a cura di), 2003.
6
che regolano questo periodo e, sebbene gli studiosi spesso non si trovino d‟accordo,
possiamo individuare alcuni punti fermi su cui gli addetti ai lavori concordano.
L‟adolescenza può essere considerata come un cambiamento dell‟appartenenza sociale:
il soggetto non è né bambino né adulto ed ha acquisito un nuovo status che comporta
privilegi ma anche nuove responsabilità. Sul piano psicologico si assiste ad un
passaggio da una regione cognitivamente strutturata ad una sconosciuta: il soggetto non
sa di preciso che cosa comporti questo nuovo status e come agire di conseguenza
(sempre considerando che gli status di adolescente lavoratore ed adolescente studente
risultano ovviamente differenti nelle loro implicazioni).
Con l‟adolescenza, inoltre possono manifestarsi problemi di rapporto con il proprio
corpo che spesso sfociano in incertezze motorie e conseguenti problemi di autostima.
L‟adolescente, infine, si trova a doversi costruire un‟identità: l‟allargamento del proprio
orizzonte cognitivo può implicare problemi di organizzazione mentale delle categorie
riguardanti valori, sistemi di idee e credenze, portando a quelle prese di posizione
estreme, senza sfaccettature, che fanno spesso sembrare gli adolescenti individui ribelli
e provocatori agli occhi degli adulti (Palmonari, 2001).
1.2 Problematiche generali
Il passaggio dalla fanciullezza all‟adolescenza avviene spesso in modo drammatico e
può essere caratterizzato da sentimenti contraddittori, tensioni estreme e conflitti.
Nella maggior parte dei casi, questo percorso verso l‟autocoscienza non risulta lineare
ed omogeneo, ma influenzato da molteplici fattori a volte determinanti per la
formazione dell‟identità dell‟individuo; ci stiamo riferendo soprattutto ai tre ambiti
fondamentali della vita relazionale di un adolescente: la famiglia, gli amici, la scuola
(De Piccoli, Favretto, Zaltron, 2001).
La famiglia viene considerata da molti studiosi come il maggiore agente
socializzante per la vita dei figli adolescenti. Sono i familiari più stretti che trasmettono,
o tentano di trasmettere, un sistema di valori ai figli al fine di fornire loro gli strumenti
7
adeguati per far fronte alle sfide dei contesti extra-familiari; è per questo che alcuni
studiosi parlano di adolescenza come impresa evolutiva congiunta di genitori e figli
14
.
Ma, dando per scontato che l‟adolescente abbia la possibilità di contare su una famiglia
(e vi sono molte situazioni in cui ciò non si verifica), questa impresa congiunta può
essere influenzata da numerosi fattori di ordine psicologico e sociale, poiché bisogna
considerare non solo i casi specifici, ma anche l‟evoluzione di questa società che tende a
prolungare il periodo di dipendenza economica, e quindi psicologica, dalla famiglia di
origine.
Al di là dello stereotipo che vede l‟adolescenza come periodo di conflitto con i genitori
e rifiuto del modello da loro rappresentato
15
, bisogna tener conto dello sforzo del
giovane per ricercare una propria autonomia, crearsi un‟identità e trovarsi un proprio
spazio in famiglia, a scuola e nella società in generale. È per questo che viene spesso
sottolineata la necessità di dialogo, comunicazione ed apertura da parte degli adulti che
tendono a considerare l‟adolescente come un‟entità impenetrabile e a pretendere
prestazioni fisiche e cognitive che magari risultano in contrasto con le loro
predisposizioni
16
.
Un altro aspetto relazionale preminente nella vita di un adolescente è quello del
gruppo
17
di amici. Il rapporto di amicizia con i coetanei è molto importante per la
costruzione della propria identità, tanto che si udirà spesso un adolescente riferirsi al
proprio gruppo di amici come a qualcosa di irrinunciabile: non rappresenta solo un
sostegno ed un luogo di libertà di espressione ed azione, ma anche un fattore
determinate di influenza sugli altri aspetti della vita quotidiana (ad esempio il rispetto
per le regole istituzionali e non)
18
.
Inoltre, l‟età adolescenziale corrisponde ad una parte della scolarità obbligatoria
ed all‟intera fase della formazione post-obbligo. Perciò, la scuola è una delle istituzioni
extrafamiliari a cui la società ha dato il rilevante compito di preparazione dei giovani
alla vita sociale e di formazione di futuri cittadini di un paese democratico; inoltre la
scuola ricopre un ruolo fondamentale nella vita dell‟adolescente, tanto che molti
14
Palmonari, 2001, p. 71.
15
Ibidem, p. 76.
16
Fraternale-Cesaroni, Vallarelli in Baraldi, 2003, p. 154.
17
Per approfondire la differenza fra gruppi informali e gruppi formali vedi Palmonari, 2001, pp. 100, 101,
102.
18
Palmonari, 2001, p. 105
8
studiosi si sono chiesti se effettivamente un adolescente non studente possa essere
definito tale. (Palmonari, 2001).
L‟adolescente a scuola, non solo impara ad interagire con i coetanei e con le autorità
rappresentate dagli insegnanti, ma può acquisire gli strumenti adatti alla costruzione
della propria identità in relazione al proprio percorso; gli adolescenti si dimostrano
consapevoli dell‟importanza di concludere positivamente il proprio percorso formativo
e perciò spesso la scuola è vista come un‟esperienza difficile da affrontare che può dar
luogo ad ansie e disagi di varia natura
19
.
In ciò gli insegnanti svolgono un ruolo fondamentale, poiché rappresentano
autorità incarnate da persone adulte che non risultano legate affettivamente ai discenti e
possono contribuire ad attivare la motivazione e fornire gli strumenti necessari al loro
percorso verso la costruzione della propria identità; devono trasmettere informazioni
significative e stabilire con gli allievi una relazione stimolante per entrambi.
In conclusione, ribelli, mansueti, estremi o infantili che siano, gli adolescenti
rappresentano gli adulti di domani, la società del futuro; devono quindi poter essere
tutelati, aiutati nelle loro problematiche ed incentivati nelle loro potenzialità, poiché
ogni essere umano attraversa questa fase della vita ed ha il diritto di trovare il proprio
spazio e seguire il proprio percorso in previsione di ciò che verrà.
2. Gli adolescenti immigrati in Italia
2.1 Una questione sociale
Odiernamente, l‟immigrazione straniera in Italia è entrata in una fase caratterizzata dalla
progressiva stabilizzazione sul territorio dei nuovi arrivati e la crescente presenza di
minori stranieri figli di immigrati ne è una dimostrazione: attualmente costituiscono un
gruppo in forte crescita composto in prevalenza da giovanissimi. Per tale ragione,
19
Ibidem, p. 84.
9
l‟istituzione sociale più coinvolta, e in seguito ne approfondiremo alcuni aspetti, risulta
essere la scuola
20
.
Infatti, circa un quinto della popolazione straniera presente in Italia è costituito da
minori: bambini e ragazzini nati in Italia oppure ricongiunti ai propri genitori in seguito
alla ricomposizione di nuclei familiari. Le presenze maggiori si riscontrano nei piccoli
da zero a sei anni, ma il ritmo di crescita più significativo si registra fra i soggetti di età
preadolescenziale ed adolescenziale (Favaro, 2004).
Questa considerevole presenza porta la necessità di attuare alcune categorizzazioni e
precisazioni in un‟ottica terminologica e sociale, poiché «la formazione di una nuova
generazione scaturita dall‟immigrazione rappresenta non solo un nodo cruciale dei
fenomeni migratori, ma anche una sfida per la coesione sociale ed un fattore di
trasformazione delle società riceventi» (Ambrosini, 2004).
Un aspetto degno di nota riguarda l‟evoluzione di questa popolazione minorile
immigrata: la maggioranza è costituita da giovanissimi, ma i figli della migrazione
stanno entrando ormai numerosi nell‟adolescenza e pongono alle istituzioni ed agli
operatori la necessità di approfondite ricerche e riflessioni in proposito. In genere, per
quanto concerne i bambini nati nel paese ospite, oppure coloro che vi sono giunti
durante la prima infanzia, il percorso integrativo non risulta particolarmente
problematico, ma questo non sempre si verifica per chi migra nell‟adolescenza (Favaro,
2004).
Come abbiamo già avuto modo di indagare, l‟adolescenza è un periodo di
transizione, di speranze e interrogativi, conflitti interiori e lotte per la costruzione della
propria identità e può essere vissuto dai soggetti interessati in modo regolare e lineare
ma anche traumatico. Possiamo affermare che la condizione dell‟adolescente immigrato
risulta ancora più delicata: anch‟essa è caratterizzata da tutti gli aspetti sopraelencati,
ma questi sono accentuati dall‟esperienza della migrazione (vissuta in prima persona
con i genitori oppure dettata da un ricongiungimento) con tutto ciò che essa comporta.
Sebbene sia velleitario cercare di fornire una descrizione organica della situazione
degli adolescenti immigrati, possiamo procedere ad alcune precisazioni di ordine
terminologico su cui gli studiosi concordano. Si possono distinguere tre diversi gruppi
20
Dossier Figli, Osservatorio delle Immigrazioni, Comune, Provincia, Prefettura- U.T.G. di Bologna,
2005.