INTRODUZIONE
Nel 2007 Edizioni Ambiente, una casa editrice specializzata in pubblicazioni di carattere
tecnico e sociologico sulla sostenibilità ambientale, decide di lanciarsi nel mercato narrativo
con la creazione della collana «VerdeNero. Noir di Ecomafia»: l'obiettivo è quello di
mettere in piedi una campagna di sensibilizzazione sul fenomeno dell'illegalità ambientale.
La base di partenza del progetto è il Rapporto Ecomafia di Legambiente, annuario
pubblicato dalla stessa casa editrice, che però, nella sua qualità di testo tecnico, risulta
accessibile ai soli addetti ai lavori. Le informazioni che contiene, secondo i responsabili,
sono troppo importanti per rimanere relegate all'ambito tecnico e meritano di essere
raccontate. Il noir viene considerato lo strumento più efficace per raggiungere questo scopo:
quello di una letteratura che sia fonte di intrattenimento, ma allo stesso tempo veicolo di
informazione.
Considerato come “paraletteratura”, “etichetta commerciale”, “lettura d'evasione” o
“unico genere in grado di raccontare la realtà”, in quegli anni il noir italiano viveva un
momento di grande successo: uscito da una condizione che per decenni lo aveva visto, agli
occhi dei critici e del pubblico, subalterno alla letteratura con la “elle” maiuscola, contava
su un pubblico affezionato, su titoli che occupavano per settimane i primi posti nelle
classifiche di vendita, ed autori in grado di vendere centinaia di migliaia di copie. Alcuni
scrittori, inoltre, rivendicavano al noir la capacità di raccontare la realtà, soprattutto i lati
oscuri di essa, meglio di qualunque altro mezzo.
Raccontare per informare: sembra questo il proposito che cementa il sodalizio tra
l'iniziativa editoriale di Edizioni Ambiente e l'opera di alcuni protagonisti del noir italiano.
Come se esistesse il bisogno di sopperire ad una mancanza di verità, come se ci fosse la
necessità di colmare un vuoto di informazione.
In questo breve lavoro ci siamo proposti di analizzare la vicenda di questa giovanissima
collana editoriale, che, dopo solo quattro anni, vanta nel suo catalogo già oltre una ventina
di opere a firma dei più grandi nomi del romanzo nero italiano contemporaneo. Le domande
che animano la nostra ricerca sono essenzialmente tre:
1
1. Quale humus culturale c'è dietro la scelta di Edizioni Ambiente di investire sul noir
come vettore privilegiato per una campagna di sensibilizzazione sul fenomeno
dell'ecomafia?
2. Per quale motivo i curatori della collana avvertono il bisogno di avviare un'iniziativa
come «VerdeNero» per sensibilizzare il pubblico sui crimini legati all'ambiente?
3. A quali rischi va incontro un testo letterario, che oltre che intrattenere, vuole farsi
carico di un compito cui tradizionalmente sono deputati altri media ?
Per rispondere a queste domande abbiamo deciso, nel primo capitolo, di analizzare
l'evoluzione del noir italiano contemporaneo, a partire dalla nascita, nei primi anni Novanta,
intorno a tre aree geografiche diverse, di tre scuole che diedero forma a una maniera tutta
italiana di accostarsi al romanzo nero. Ci si occuperà in seguito, in maniera schematica e
generalizzata, della definizione di noir e del differente uso che in Italia si fa di questo
termine rispetto alle tradizioni d'oltralpe e d'oltreoceano e delle principali differenze con il
romanzo giallo. Un paragrafo, in particolare, sarà dedicato alla pretesa realistica del noir
italiano, sostenuta da vari autori, tra i quali spicca l'ex-magistrato Giancarlo De Cataldo, che
affida il proprio “manifesto” a due antologie sui crimini italiani pubblicate da Einaudi, di cui
è curatore.
Nel secondo capitolo invece, attraverso le informazioni disponibili nel Rapporto ,
verranno presentati il fenomeno dell'ecomafia, le diverse tipologie di reato che lo
compongono, la natura delle organizzazioni criminali e delle figure professionali, spesso al
di sopra di ogni sospetto, che sono coinvolte nei crimini ambientali. Nella seconda parte del
capitolo entreremo nel vivo della nostra ricerca presentando Edizioni Ambiente e
«VerdeNero». Della collana editoriale ripercorreremo le tappe che hanno portato alla sua
nascita e analizzeremo le caratteristiche principali, alcune delle quali lo rendono un progetto
editoriale “alternativo”. Analizzeremo il suo successo e dopo una breve rassegna dei titoli e
degli autori coinvolti nel progetto, avremo tutti gli elementi necessari per interrogarci sulla
necessità di un progetto come «VerdeNero».
Nel terzo capitolo, infine, attraverso l'analisi di due romanzi della collana verificheremo
se, e come, nei due casi specifici, il noir riesca a farsi carico dell'obiettivo dichiarato del
progetto editoriale: si tratterà non tanto di analizzare l'aderenza o meno delle opere alla
galassia noir (nel primo capitolo avremo modo di vedere come la questione sia attraente
2
quanto insidiosa) quanto di tentare di capire se gli autori riescano a fornire, all'interno della
narrazione, le chiavi di lettura utili a decifrare la realtà che vogliono raccontare. Abbiamo
scelto per tale scopo Fuoco! di Giancarlo De Cataldo e Il candidato di Alfredo Colitto, i cui
temi (rispettivamente gli incendi dolosi e la macellazione clandestina) non sono
immediatamente riconducibili alla criminalità ambientale. La rappresentazione delle mafie
che abbiamo trovato in questi due romanzi si allontana molto dallo stereotipo diffuso: si
tratta di organizzazioni criminali evolute, meno violente del passato, e più imprenditoriali,
che navigano tra il lecito e l'illecito e sono sempre più simili a imprese commerciali.
Organizzazioni capaci di trarre profitto dai rifiuti, come dalle bonifiche, dal legno, come dal
pane, dalle cave di pietra, come dal mare.
Il nostro lavoro, sia per ragioni di spazio sia per l'importanza delle tematiche che
affronteremo, non ha la pretesa, né la possibilità di essere esaustivo. Occuparsi di
«VerdeNero» significa occuparsi di editoria, del senso e del ruolo della letteratura, del
grande dibattito sulla questione dei generi, del rapporto tra fiction e realtà. Significa
occuparsi di noir e dunque di quel lato oscuro e perturbante della realtà. Significa occuparsi
di ecomafia, ma principalmente di mafie, della natura di queste organizzazioni, del contesto
in cui prosperano ed imperano, di gerarchie, di codici di comportamento, di violenza, di
strategie economico-criminali. Significa occuparsi di informazione, di politica, dei problemi
e dello sporco del nostro paese. Di speranza, di onestà. Durante il nostro percorso ci
occuperemo, nella misura consentita, di ognuno di questi aspetti, ma soprattutto, attraverso
«VerdeNero» ci occuperemo di quel bisogno di verità che è insito in ognuno di noi.
3
I. IL ROMANZO NERO ITALIANO
1.1 Il nuovo noir italiano: le origini Intorno alla seconda metà degli anni Novanta è emerso in Italia un nuovo tipo di romanzo
noir , «diverso sia dal giallo classico, sia dalle varianti hard boiled di stampo anglosassone e
americano».
1
Una narrativa che per autori, ambientazioni, trame e personaggi si presentava
italianissima.
2
Fino ad allora il genere poliziesco, nelle sue varianti giallo e noir ,
3
era stato
poco frequentato dagli scrittori italiani. I fattori che avevano determinato questa lontananza
erano principalmente due: da un lato la letteratura di “genere” veniva considerata un
prodotto di consumo, di qualità inferiore rispetto alla letteratura con la “elle” maiuscola;
dall'altro c'era la convinzione che gli italiani non potessero, o sapessero, scrivere di queste
cose e che comunque i lettori preferissero leggere storie di autori esteri. Il pregiudizio
teneva lontano gli autori italiani, e quei pochi che si cimentavano erano poi costretti, in sede
di pubblicazione, ad anglicizzare il proprio nome.
4
Il perché di tutto ciò è da ricercarsi nelle cause che potrebbero aver impedito la nascita di
una tradizione poliziesca italiana, auspicata da alcuni scrittori già negli anni Trenta, ma che
tuttavia incontrò la strenua opposizione del regime fascista. «Bisogna ridicolizzare i fautori
o diffusori di romanzi gialli e talora giallissimi, parto di fantasie malate, bisognose di
energiche cure»,
5
raccomandava Benito Mussolini ai membri del Direttorio Nazionale del
PNF. «Il regime fascista infatti», ci racconta Michele Righini nel suo libro sulla
rappresentazione della città nella narrativa contemporanea, «instaura un rapporto
decisamente poco amichevole con i delitti, o meglio con il racconto di delitti, in entrambe le
forme della fiction poliziesca e dell'articolo di cronaca nera».
6
Nelle collane dedicate
1 E. M ONDELLO , Il Neonoir. Autori, editori, temi di un genere metropolitano , in Roma Noir 2005. Tendenze di un nuovo
genere metropolitano , a cura di E. Mondello, Roma, Robin, 2005, pp. 15-42: 15.
2 Ibidem.
3 Sulla differenza tra giallo e noir rimandiamo al paragrafo seguente. Per il momento consideriamo il giallo e il nero
come due sottogeneri che si dividono il campo del poliziesco.
4 F. G IOVANNINI , Il noir contemporaneo e la tradizione in Roma Noir 2005 , cit., pp. 43-52: 46.
5 M. R AGIONIERI , 25 luglio 1943. Il suicidio inconsapevole di un regime , Empoli, Ibiskos Editrice Risolo, 2007, p. 380.
6 M. R IGHINI, «Contemplando affascinati la propria assenza». La città nella narrativa italiana tra Ottocento e
Novecento , Bologna, Bononia University Press, 2009, p. 292.
4
esclusivamente al giallo, da un lato si imponeva la presenza di una percentuale di italiani per
controbattere quella degli stranieri;
7
dall'altro si proibiva di ambientare «sul sacro suolo
della penisola queste storie infarcite di omicidio, vizio, perversioni, allo scopo di non
infangare l'immagine del paese e delle istituzioni preposte a mantenere l'ordine, la moralità,
il rispetto delle leggi».
8
Non solo: come racconta Luca Crovi, riportando una direttiva del
Min.Cul.Pop., datata 1937, l'assassino né doveva essere italiano, né avrebbe potuto sfuggire
in alcun modo alla giustizia.
9
Non si potevano scrivere gialli ambientati in Italia, dunque.
Tale limitazione si mantenne anche negli anni successivi alla caduta del regime, non per
motivi di censura, ovviamente, quanto per questioni commerciali. Il pubblico si era ormai
abituato a leggere polizieschi di autori stranieri ambientati all'estero, e gli autori italiani che
si volevano misurare con il genere erano costretti a nascondersi sotto eteronimi.
Oltre a ciò, sempre secondo Righini, un altro fattore di ritardo potrebbe trovarsi nella
necessità, per l'affermazione di un “intreccio narrativo a suspense ”, di un ambiente
fortemente urbanizzato, cosa che in Italia è avvenuta con un certo ritardo.
10
Questa tesi
sembra essere avvalorata dal fatto che i precursori del poliziesco all'italiana, Scerbanenco, le
coppie Fruttero&Lucentini e Felissatti&Pittorru, abbiano ambientato le loro storie in città
come Milano, Torino e Roma, le uniche città che, nel dopoguerra, avevano visto uno
sviluppo urbanistico massivo, generato dal boom economico.
Ma tornando agli anni '90, nacquero in quel periodo tre gruppi di scrittori, intorno a tre
aree geografiche diverse: la Scuola dei Duri a Milano, fra i quali si distingueva la figura di
Andrea G. Pinketts; il Gruppo 13 a Bologna, composto da autori del calibro di Pino
Cacucci, Danila Comastri Montanari, Marcello Fois, Loriano Macchiavelli e Carlo
Lucarelli. Il gruppo Neonoir a Roma, tenuto a battesimo dal regista Dario Argento .
Erano gruppi in cui gli autori, «assumendo caratteri propri e del tutto autonomi da
modelli imitativi»,
11
sperimentavano un nuovo modo, tutto italiano, di fare noir . Le grandi
metropoli, e le loro periferie, venivano rappresentate come luoghi di conflitti sociali, di
un'umanità schiacciata dal peso della modernità, composta da «solitudini inquietanti che
7 L. CROVI, Tutti i colori del giallo: il giallo italiano da De Marchi a Scerbanenco a Camilleri , Venezia, Marsilio,
2002, p. 44.
8 M. R IGHINI, «Contemplando affascinati la propria assenza» ,cit., p. 292.
9 L. CROVI, Tutti i colori del giallo , cit., p. 52.
10 M. R IGHINI, «Contemplando affascinati la propria assenza» ,cit., p. 298.
11 E. M ONDELLO , Il noir “made in Italy”. Oltre il genere , in Roma Noir 2006. Modelli a confronto:l'Italia, l'Europa,
l'America , a cura di E. Mondello, Roma, Robin, 2006, pp. 17-42: 17.
5
sfociano nella spietatezza e nella ferocia di personaggi deliranti, assassini per gioco o per
pura gratuità».
12
Ogni gruppo declinò il tema in maniera diversa, ma ciò che le loro storie
avevano in comune era un racconto senza filtri della contemporaneità, di ciò che può
nascondersi sotto le pieghe di una normalità apparente.
Come tutti i fenomeni sperimentali e gravati anche dal peso dei pregiudizi a cui abbiamo
accennato, in un primo momento questi e altri autori noir trovarono spazio quasi
esclusivamente nei cataloghi di editori medi e piccoli. Nonostante ciò, in pochi anni venne
formandosi un pubblico di affezionati, che andò sempre crescendo sino a quando, verso la
fine degli anni Novanta, ci fu l'esplosione del fenomeno. I grandi editori aprirono al noir i
propri cataloghi, dedicandovi specifiche collane editoriali . Anche la televisione sfruttò (e a
sua volta alimentò) la nuova tendenza: se da un lato sugli schermi trovava spazio Lucarelli
con una trasmissione sui misteri d'Italia, dall'altra i palinsesti si arricchivano, in misura
sempre maggiore, di fiction poliziesche. Nacquero riviste specializzate, in formato cartaceo
e digitale. In un mercato editoriale che da anni non mostrava variazioni significative,
13
crebbero in maniera esponenziale i titoli di autori italiani: Massimo Mongai in una ricerca
realizzata per la rivista «Il falcone maltese», ha dimostrato che il numero di autori che nel
2002 pubblicavano noir si era quadruplicato rispetto ai primi anni Novanta e che, tra gli
autori pubblicati, quasi uno su tre era italiano.
14
Allo stesso modo, il numero di titoli gialli
distribuiti in libreria era aumentato di cinque volte.
15
Furono molti gli scrittori che nacquero
al genere e lo reinventarono. E il pubblico apprezzava: i polizieschi italiani erano ai primi
posti nelle classifiche di vendita. Nascevano i casi letterari: come Giorgio Faletti che nel
2002 con Io uccido 16
vendeva oltre due milione di copie. Alcuni titoli pubblicati in quegli
anni sono diventati non solo dei long seller s, ma dei veri e propri “classici”. Intanto
recensori, critici ed editori hanno fatto sempre più uso dell'espressione “ noir italiano” che si
andò radicando nell'immaginario collettivo. Si sono moltiplicate le manifestazioni, i festival
e gli eventi dedicati al genere. Anche il mondo accademico si aprì allo studio del fenomeno.
Sembrava essere nata una «nuova nozione di letterarietà» 17
che metteva in discussione
alcune suddivisioni tradizionali, in primis quella dei generi. Afferma Elisabetta Mondello
12 E. M ONDELLO , Il Neonoir , cit., 17.
13 E. M ONDELLO , Il noir “made in Italy” , cit., p. 30.
14 M. M ONGAI , Il pubblico del noir in Italia, in Roma Noir 2005 , cit., pp. 73-82: 75.
15 E. M ONDELLO , Il noir “made in Italy” , cit., p. 27.
16 G. F ALETTI , Io uccido , Milano, Baldini & Castoldi Dalai, 2002.
17 E. M ONDELLO , Introduzione , in Roma Noir 2006 , cit., pp. 5-15: 8.
6
nella terza edizione di Roma Noir :
oggi è difficile sostenere che nella percezione del lettore un giallo e/o un noir siano solo
romanzi “da ombrellone” o “da treno […]. Al contrario è del tutto evidente che sul finire
del millennio, in un processo che si è attuato sotto il segno dell'empatia fra autori e
pubblico, è mutato qualcosa sia nell'orizzonte della scrittura sia nel comune sentire di chi
legge .
18
Anche la critica, che nei primi anni '90 aveva ignorato il fenomeno, era stata costretta a
constatarne l'entità, in maniera a volte rassegnata, spesso irritata. Intanto il romanzo nero,
che da poco si era tirato fuori dal ghetto della paraletteratura, si trasformava, mutava nella
missione e nel contenuto, si “montava la testa” secondo alcuni, autoproclamandosi l'unico in
grado di raccontare la realtà e la storia, illuminandone i lati più oscuri e scomodi.
1.2 Giallo, noir o storie di morti ammazzati? Che cosa intendiamo esattamente quando parliamo di noir ? Quali sono le caratteristiche
che lo differenziano rispetto al romanzo giallo? Una premessa è d'obbligo: ci stiamo
inoltrando in un campo caratterizzato da anni di lunghe discussioni, e posizioni
apparentemente inconciliabili. La breve trattazione che faremo non può, per limiti di spazio,
essere esaustiva. Ci limitiamo a riportare, in linea generale e in modo schematizzato, alcune
distinzioni, tenendo presente ciò che interessa maggiormente l'oggetto della nostra ricerca,
ovvero comprendere cosa ci sia dietro la scelta, da parte dei curatori della collana editoriale
«VerdeNero», del noir quale strumento privilegiato per raccontare il fenomeno
dell'Ecomafia.
Una prima distinzione utile tra i due tipi di narrazione potrebbe essere quella geografico –
spaziale: mentre il giallo si rifà alla tradizione statico-enigmistica inglese, derivante dallo
Sherlock Holmes di Conan Doyle, il nero prende le mosse dai pulp magazines statunitensi e
dai modelli dinamico-realistici di Chandler e Hammet.
19
Una seconda distinzione concerne
18 Ibidem.
19 M. R IGHINI, «Contemplando affascinati la propria assenza» ,cit., p. 306.
7
la struttura: il giallo è «una narrazione tesa a ricostruire, attraverso l'uso della Ragione e
della Razionalità, i meccanismi del delitto»,
20
mentre il noir «rifiuta una costruzione che si
auto-assegni i limiti di una struttura vincolante».
21
Terza differenza: il protagonista. Mentre
nel giallo «è un detective , un investigatore o una persona che svolge un'indagine»,
22
nel noir
«è qualcuno che si trova catapultato all'improvviso in una situazione destabilizzante o da
incubo».
23
Anzi, nel romanzo nero il protagonista può essere un delinquente, o l'assassino
stesso. Il giallo prevede la detection , ovvero l'inseguimento e la cattura del colpevole; il nero
invece non presuppone alcuna soluzione né lieto fine. Nel giallo vi sono eroi ed antieroi ben
definiti, mentre il noir non accetta confini tra Bene e Male. Inoltre tra i due generi è diversa
l'ambientazione: mentre il giallo classico, il mistery all'inglese, predilige uno spazio chiuso e
ben delimitato, preferibilmente fuori dalla città (l'ambientazione tipica sono le ville
vittoriane nella brughiera inglese), il nero predilige gli spazi aperti e dinamici di una
metropoli.
24
Il giallo tende ad un “effetto sociale” positivo,
25
con la garanzia che il crimine
non paga; il noir invece non vuole rassicurare il lettore «ma lo porta per mano nell'universo
orrorifico, disturbante e angoscioso di un reale che è nella società, malgrado si tenda ad
esorcizzarlo».
26
Elisabetta Mondello aggiunge che il noir ha per oggetto e soggetto la psiche umana, quella dell'assassino e quella del lettore, e
conducendo chi legge nel cuore di questo territorio (spesso, ma non necessariamente,
metropolitano), la macchina narrativa rivela l'esistenza di un conflitto fra individuo e
società che viene messo in scena nella forma dell' “atto gratuito”, perturbante e angoscioso,
proprio perché irrisolvibile, esattamente come l'antagonismo che lo ha generato.
27
Finita la storia, chiuso il libro, al lettore rimane non la consolazione di un delitto punito,
ma l'ansia e l'angoscia per un male talmente quotidiano e reale, che non è possibile
confinare nei limiti della fiction .
Queste, in linea di massima, sarebbero le differenze tra i due tipi di scrittura. Ma la
20 E. M ONDELLO , Il Neonoir, cit., p. 19.
21 Ibidem.
22 F. G IOVANNINI , Il noir contemporaneo e la tradizione , cit., p. 44.
23 Ibidem.
24 Cfr. M. R IGHINI, «Contemplando affascinati la propria assenza» , cit., pp. 303 – 314.
25 E. M ONDELLO , Il Neonoir , cit., p. 19.
26 Ibidem.
27 E. M ONDELLO , Introduzione , in Roma Noir 2006 , cit., p. 9.
8