6
INTRODUZIONE
L ’omogenitorialità è una dimensione relativamente nuova all ’interno del nostro contesto
sociale e, come tale, solleva critiche, dubbi, paure, pregiudizi, desideri, richieste. Ma
precisamente di cosa si tratta ? Per parlare di omogenitorialità dobbiamo prima parlare
di omosessualità; con quest’ultimo termine si indica l’attrazione fisica, sentimentale e
sessuale provata da un individuo nei confronti di un soggetto dello stesso sesso.
Considerata fino agli anni 70 condizione patologica anche dalla nosografia psichiatrica,
oggi, la sua accettazione esplicitata anche dall ’unione di fatto, è presente nella
maggioranza dei paesi maggiormente sviluppati e di cultura occidentale (non islamica).
Omogenitorialità deriva dal termine greco “omos”, aggettivo che vuol dire stesso,
uguale, identico e “ghenea” che significa stirpe, famiglia; genitori dello stesso sesso,
dunque una coppia gay o lesbica i cui componenti ricoprono un ruolo genitoriale.
La realtà di cui stiamo parlando è “in emergenza” visto il rilievo ormai quotidiano che il
tema dell ’omosessualità e della genitorialità omosessuale riveste.
L’omogenitorialità può essere, infatti, definita in aumento in quanto dimensione nuova,
che “emerge”dalla realtà dei fatti. Da evidenziare inoltre è il fenomeno dell ’aumento
progressivo delle “Famiglie Arcobaleno” che, via via, vanno moltiplicandosi anche
all ’interno del nostro territorio nazionale. Realtà in espansione anche per quanto
riguarda una dimensione che richiede ausilio, comprensione, tutela, che richiede di
essere scoperta poiché ancora misconosciuta; nella situazione corrente infatti ci
troviamo di fronte ad un incremento di famiglie omoparentali che però per lo Stato
Italiano non esistono, non hanno diritti, non sono tutelate e non si sa quando né se lo
saranno. Iniziamo col mettere in crisi la concezione di famiglia tradizionale come
legame di sangue definendola con il termine “household”, coniato per indicare l ’insieme
di tutte le persone che siedono allo stesso tavolo; queste evoluzioni portano al
cambiamento, seppur lento, della descrizione della famiglia e della famiglia stessa,
nonché alla trasformazione dei legami di parentela. Invece di cedere alla
7
stigmatizzazione, lesbiche e gay stanno dando vita a nuclei familiari del tutto simili a
quelli delle coppie eterosessuali.
L ’obiettivo del mio lavoro, seppur non pretenda minimamente di esaurire la discussione
ma semmai di ampliarla, è quello di partire dal conteso storico e sociale per delineare il
modo in cui nella storia si è evoluta l ’idea di omosessualità, penetrare poi nel discorso
evidenziando come questa idea sia cambiata nel mondo ed addentrarmi infine nel
nocciolo della discussione psico- pedagogica che vede come protagonista l’intero
nucleo della famiglia omogenitoriale. In questo modo andare ad indagare come il
contesto socio-storico- culturale del nostro paese abbia condizionato e condizioni
tutt ’ora i pregiudizi, come questi ultimi condizionino a loro volta l ’omofobia
interiorizzata di persone gay, la quale alimenta nuovi processi omofobi che vincolano la
possibile creazione di leggi a favore delle famiglie arcobaleno, il tutto in una danza
vorticosa di circolarità. Risulta fondamentale andare a sondare quali possano essere le
paure, le aspettative e le richieste da parte delle figure omogenitoriali nei confronti della
società
8
CAP. 1° LE FAMIGLIE PLURALI E IL CONTESTO ATTUALE
1 .1 LE PRINCIPALI TRASFORMAZIONI SOCIALI E CULTURALI DELLE
FAMIGLIE
La ricerca storica e quella antropologica hanno da tempo evidenziato l’ampia variabilità
delle strutture e funzioni dei gruppi familiari, l’impossibilità di definire la famiglia
indipendentemente dal contesto spazio-temporale e, quindi, socio-culturali in cui essa è
inserita. Lo schema proposto dagli studi storico-antropologici è, per certi aspetti,
semplice, nel momento in cui esso traccia una corrispondenza, sia sincronica che
diacronica, fra organizzazione socio-culturale e forma familiare: ogni “diversità” è
giustificata dal contesto sociale condiviso in cui la famiglia è inserita. Se non si può più
parlare di universalità delle forme familiari, c’è ancora lo spazio per parlare di
“omogeneità” e di “norma” all’interno di un dato contesto. “E’ a partire da questo
quadro che la ricerca sulla famiglia si è sviluppata e ha prodotto modelli teorici,
metodologie di analisi e tecniche psicoterapeutiche: indipendentemente dai presupposti
universalistici o meno dei ricercatori, lo studio della famiglia nei paesi occidentali si è,
infatti, concentrato sulla sua forma più diffusa, vale a dire quella nucleare, con coppia
eterosessuale e figli biologici”
2
. La famiglia ha una propria storia interna costituita dal
naturale susseguirsi degli eventi della vita individuale: nascere, crescere, la sessualità, la
procreazione, l’invecchiare, il morire. Ognuno di questi eventi riceve un significato
rilevante all’interno dei rapporti familiari. Nella società odierna sono cambiati in modo
sostanziale, gli schemi interpretativi dei rapporti coniugali e familiari. La struttura
matrimoniale e familiare di tipo patriarcale, che comportava la presenza di nonni,
genitori, numerosi figli e nipoti, negli ultimi decenni è stata sostituita da un’idea
collaborativa di convivenza. E’ soprattutto per le donne che le prospettive di vita e le
opzioni si sono diversificate. La crescente qualificazione di donne e uomini e il diverso
immaginario delle donne circa il proprio progetto di vita sono diventati condizioni
esistenziali della società postindustriale o moderna. Per avere un’idea dell’entità dei
2
Fruggeri L.;“Famiglie. Dinamiche interpersonali e processi psico-sociali”; Carocci , Roma, 2008, pag.
34
9
cambiamenti che si sono verificati nella famiglia italiana nel corso degli ultimi
vent’anni è opportuno confrontare le definizioni di “Famiglia” contenute in due
documenti ufficiali, che insegnano le tappe di un percorso tutt’ora aperto. Da un lato, la
riforma del diritto di famiglia del 1975 si rifà ancora al principio nella Costituzione che
definisce la famiglia nei termini di una “Società naturale fondata sul matrimonio”;
dall’altro, un recente decreto presidenziale del 1994 vede in essa “Un insieme di
persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da
vincoli affettivi”, la cui unica condizione imprescindibile è la coabitazione delle persone
e la residenza nello stesso Comune. Delle due definizioni, la prima è impegnata nella
difesa di valori tradizionali, la seconda nello sforzo di comprendere tutto l’esistente. “In
entrambe colpisce il fatto che una registrazione di cambiamento così notevole sussista
anche in Italia, malgrado quanto risulti dalle ricerche sociologiche e demografiche,
secondo cui i processi di cambiamento e di trasformazione della famiglia sono molto
meno evidenti e meno rapidi in Italia che nella maggior parte degli altri Paesi
occidentali”
3
. Nel corso degli ultimi decenni è apparso sempre più evidente che la
molteplicità delle forme familiari non è unicamente legata alla variazione delle
organizzazioni socio-culturali o alla dimensione storica: all’interno di uno stesso
contesto sociale coesistono diverse forme di famiglia. “Di conseguenza, negli ultimi
vent’anni, non si è modificata solo la forma della famiglia, ma anche la sua funzione, la
percezione di queste funzioni e la relativa distribuzione nelle famiglie. “Il tipo di
famiglia predominante nella società industriale, il matrimonio di mantenimento, in cui
il capofamiglia maschile era in grado di assicurare in modo duraturo la base
economica per la propria consorte e i suoi figli, nella futura società postindustriale non
costituirà più un modello di matrimonio e famiglia in cui la maggioranza della
popolazione possa riconoscersi, come avveniva ancora negli anni ’60 e ’70 del XX
secolo”
4
. “Dopo molti anni (il 1968 circa) la questione famigli è tornata al centro del
dibattito politico-culturale. Da una parte è stato posto con forza il problema delle
3
Gay Cialfi R., “Volti nuovi della famiglia, tra libertà e responsabilità”, Claudiana Editrice, Roma, 2007,
pag. 56
4
Bertram H., “Familie leben- NEUE Wege zur flexibien Gestaltung von Lebenszeit, Arbeits zeit und
Familienzeit”, Gutersloh, 1999, pag 9
10
politiche familiari e, in generale, di un corretto rapporto tra famiglia e società;
dall’altra è venuto alla luce, con il dibattito sulle convivenze di fatto, un problema
rimasto a lungo sullo sfondo, quello cioè della “forma” della famiglia e dunque del suo
essere profondo. La rimessa in discussione della famiglia è un fatto tutt’altro che nuovo
nella storia dell’Occidente. Non vi è stata epoca nella quale essa non sia stata
contestata come istituzione: l’”amor cortese” dei Trovatori, la distaccata presa di
distanza dell’Umanesimo, la critica dell’istituzione portata avanti dalla cultura
illuminista e proseguita sia dal primo socialismo (quello di Owen e di Fourier) sia dal
secondo (quello di Marx e poi di Engels), rappresentano altrettante tappe di questa
lunga contestazione, che aveva riguardato la famiglia come istituzione ora considerata
negatrice dell’amore in quanto frutto di convenzioni sociali. La contestazione attuale
non riguarda solo la dimensione istituzionale della famiglia, ma il suo stesso
fondamento e, cioè, la relazione duratura e fedele tra uomo e donna. La sfida, dunque,
non è recata alla “famiglia cristiana”, ma alla famiglia in quanto tale. La ricorrente
tentazione degli amori brevi e fuggevoli, delle relazioni sperimentali e precarie, delle
convivenze che durano fino a quando dura la reciproca gratificazione che i soggetti ne
traggono appare emblematica, così come il costante ricorso al plurale e cioè al termine
“le famiglie”
5
La ricerca sulla famiglia ha così dovuto incominciare a fare i conti con l”eterogeneità”.
Il contesto sociale italiano è intessuto della presenza di famiglie ricomposte,
monoparentali, coppie omosessuali che rivendicano il diritto al riconoscimento sociale,
famiglie di diverse appartenenze etniche o ad appartenenza mista, ma anche di un
numero crescente di famiglie con figli non biologici, o famiglie nucleari che sempre
meno ricalcano i modelli tradizionali più radicati. La struttura di potere nelle famiglie,
in generale, è profondamente cambiata: da tempo si assiste alla riduzione
dell’asimmetria intergenerazionale e, dall’altra parte, la più decennale battaglia delle
donne per la parità tra i sessi incomincia a dare risultati. La letteratura, soprattutto quella
internazionale, ma anche quella italiana, si è recentemente arricchita di studi e analisi
5
Campanini G., “La famiglia nell’attuale dibattito politico – culturale” Manifestazione culturale Family
day, Milano, 2007
11
specifiche sulle famiglie formatesi a seguito di separazioni o di seconde unioni, sul tema
omosessualità e famiglia, sulle questioni legate al genere e sull’interculturalità.
“Per certi versi paradossale che l’attuale ripresa di attenzione per la famiglia come
luogo di solidarietà e reciprocità avvenga in un contesto sociale in cui i modi di
formazione della famiglia stanno modificandosi fortemente, sia lungo l’asse dei
rapporti di coppia che lungo quello dei rapporti di generazione”. Tale paradossalità
pare insita nello stesso processo trasformativo che investe l’istituzione, dove spesso il
vecchio e il nuovo convivono intrecciandosi l’un l’altro. “Una società altamente
complessa come quella occidentale contemporanea ha come tipo <normale> di
famiglia un modello culturale tendenzialmente <de-normalizzato>”
6
. Marzio Barbagli
sintetizza questo stato di cose, comune a tutti i Paesi occidentali, sottolineando che,
malgrado le differenze di ogni genere esistenti fra tali Paesi, si ha quasi l’impressione
che essi si siano accordati, negli ultimi quarant’anni, “Per cambiare le regole con le
quali le famiglie si formano, si trasformano, si espandono, si dividono e scompaiono. In
breve, il matrimonio è diventato un rapporto sempre più fragile e instabile e la famiglia
coniugale, che su di esso si basa, ha perso a poco a poco d’importanza, lasciando
spazio ad altri tipi di famiglia
7
”. La “norma”, dunque, non è più rappresentata, neppure
in Italia, da un nucleo familiare stabile, nel quale la coppia genitoriale sviluppa una
sorta di divisione dei compiti nel processo di socializzazione primaria dei figli; ma è
rappresentata da un contesto relazionale fragile in cui il “normale” è diventato
“improbabile”, che richiede di essere considerato e gestito con modalità nuove, in
un’ottica che tenga conto della complessità nella quale viviamo. Diminuiscono sempre
più, statisticamente parlando, le probabilità che un bambino nasca e si sviluppi
rimanendo stabilmente con i propri genitori naturali, mentre aumentano le probabilità
che egli debba affrontare eventi quali la separazione o il divorzio tra i genitori,
l’affidamento a uno di essi con possibili cambiamenti successivi, la sostituzione di uno
dei genitori con un’altra figura, l’inserimento in un nucleo ricostituito e allargato.
6
Donati P., “Esiste una normalità infantile? Riflessioni a partire dalla de-normalizzazione della
famiglia”, Rivista Bambino incompiuto n. 2, Milano, dicembre 1986, pag. 15
7
Barbagli M., Colombo A., “Omosessuali moderni. Gay e lesbiche in Italia”, Il Mulino, Bologna, 2001,
pag 51
12
“Diventa “normale” per un adulto avere più di una famiglia, per un giovane rimanere
o tornare nella famiglia di origine, per un bambino relazionarsi con due madri o due
padri e con fratelli nati da genitori diversi.”
8
Dalla seconda metà degli anni sessanta in Europa, e più lentamente nella nostra
penisola, si sono verificati una serie di fenomeni demografici che hanno messo in
discussione la cosiddetta “famiglia tradizionale”, fondata sul matrimonio e caratterizzata
da una discendenza numerosa. Questa crisi è riscontrabile nel calo delle nascite,
nell’aumento delle separazioni e dei divorzi e, soprattutto, nella diffusione di “modelli
familiari alternativi”, come la “famiglia ricostituita”, quella “monoparentale”, “uni
personale” e le “convivenze more uxorio”. Lo sviluppo e la terziarizzazione
dell’economia hanno favorito l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, rendendole
economicamente indipendenti dagli uomini; mentre sul piano socio-culturale hanno
contribuito al declino dell’istituto matrimoniale, la crescente scolarizzazione della
società, l’istruzione di massa, i movimenti di contestazione del ’68 (tra cui il
femminismo), che hanno criticato il modello familiare borghese proponendo nuove
forme di relazione interpersonale e, negli ultimi anni, il diffondersi di orientamenti
rivolti a valorizzare la soggettività individuale e la sfera del privato. Le donne, oggi,
grazie all’indipendenza economica, possiedono un maggior potere contrattuale nella
relazione coniugale. Nonostante tutto, la famiglia rimane per la maggioranza delle
persone, un valore, un punto di riferimento con un grande significato affettivo ed
esistenziale. La differenza è che è scemata la dicotomia famiglia/matrimonio, “La
società contemporanea parla di famiglie al plurale, spesso nate dallo scioglimento del
matrimonio”
9
.
Una pluralità di famiglie è sempre esistita (in passato la varietà delle forme familiari è
sempre stata molto elevata, anche se spesso ufficialmente non riconosciuta). Tuttavia è
vero che oggi la varietà tende a crescere. Ieri era una pluralità caratterizzata
dall’appartenenza a sub-culture marginali ed aveva una certa stabilità, oggi la pluralità è
caratterizzata da scelte individuali e da una differenziazione assai dinamica fra gli stili
8
Gay Cialfi R., http:/www.agedo.org/saggio. op. cit., pag 13
9
V. Pokar P., Ronfani S.,“La famiglia ed il diritto”, La terza, Roma – Bari, 1992, pag 98
13
di vita che la famiglia adotta nelle diverse fasi del suo ciclo di vita. La pluralità è una
questione complessa; la famiglia è sempre stata plurale, in passato le famiglie erano
diverse, come tipi, in maniera ancora più forte. Se si prende il censimento italiano del
1936, le realtà di famiglie irregolari, per varie ragioni storiche peculiari dell’epoca,
erano molto di più di quelle attuali. Se andiamo ancora più indietro nel passato, gli
storici della famiglia e gli antropologi culturali hanno dimostrato l’enorme varietà dei
sistemi familiari presso le società primitive o le società semplici, però nessuno ha mai
messo in causa la natura, la sostanza, la peculiarità della relazione familiare in quanto
tale. “La famiglia italiana continua ad avere delle connotazioni peculiari che la
contraddistinguono nettamente dalla famiglia negli altri Paesi Europei: è fortemente
ripiegata su se stessa, dovendo far fronte ad un ambiente ostile e ad uno Stato sociale
ingiusto; trattiene più a lungo in casa i figli adulti, che si sposano più tardi ed hanno
una fecondità sempre molto ridotta”
10
. Il che ha dei risvolti positivi e negativi: positivi
perché mostra solidarietà, negativi perché diventa iper- protettiva nei confronti dei figli.
Recenti studi hanno affrontato il problema che riguarda gli scambi fra famiglie,
l’esistenza di rapporti tra generazioni molto vicine e in particolare sui nuovi nonni, per
mostrare che i flussi di scambio tra le famiglie legate dalla parentela stretta non vanno
più da adulti che aiutano i genitori anziani, ma prevalente,ente dai genitori anziani che
aiutano le famiglie dei figli adulti sposati,dei nipoti che si sposano o si devono sposare e
questi flussi di scambio inter- generazionale modificano le forme familiari, nel senso
che poi costituiscono dei tipi diversi di vivere la famiglia, senza con questo modificare
la qualità delle relazioni famigliari in quanto reciprocità fra sessi e generazioni.
1.2 LA PLURALITA’ DEI MODELLI FAMILIARI
Oggi si sono delineate diverse forme familiari e l’attenzione si è spostata sulle
molteplici famiglie che si sono create dalla crisi dell’istituzione matrimoniale. Le
trasformazioni della famiglia sono documentate da alcuni noti fenomeni demografici: il
calo ed il ritardo nei matrimoni, l’aumento delle nascite fuori dal matrimonio, delle
convivenze, delle separazioni e dei divorzi, dei nidi vuoti (coppie senza figli), etc. Oltre
10
P. Donati
“Primo rapporto sulla famiglia in Italia”, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI) , 1989,
pag. 5
14
alla famiglia nucleare tradizionale ed alla famiglia allargata, si parla di famiglia di fatto,
fondata su un’unione libera, di famiglia mono- genitoriale quando essa è costituita da un
solo genitore (vedovi, separati o divorziati) e da figli conviventi, di famiglie uni
personali o mono -personali composte da una sola persona; di famiglie ricostituite per
definire quelle che si formano fra l’unione di divorziati e rappresentano, per molti
aspetti ed assieme alle coppie di fatto, le nuove forme familiari per eccellenza e sono
più diffuse al Nord, al Centro Italia: nelle aree con i più alti tassi di conflittualità
coniugale. Molto è stato detto e scritto sul linguaggio denigratorio usato per descrivere
le nuove famiglie. “I termini matrigna, patrigno e figliastro a cui si ricorre per
nominare i componenti delle famiglie formatesi a seguito di una seconda unione sono
soltanto l’esempio più eclatante della carica di negatività con cui queste famiglie sono
considerate “
11
. D’altra parte, le etichette più ricorrenti nella letteratura degli anni
passati per descrivere le famiglie con un solo genitore non sono da meno, “famiglie
senza padre”, “famiglie disgregate”. Le famiglie ricostituite; ovvero quelle formate da
genitori separati dove i riferimenti genitoriali di padre e madre rimangono e dove si
aggiunge una nuova figura come il compagno o la compagna, devono affrontare il
problema della funzione educativa del genitore non biologico, il cui ruolo deve essere
flessibile, ma non sovrapponibile a quello del genitore naturale. “Numerose ricerche
mostrano che, iniziare una relazione amichevole tra genitore “acquisito” e figli del
partner, lasciando la funzione educativa ai genitori biologici, porta all’ instaurarsi di
relazioni soddisfacenti tra le due parti”
12
.
Un’altra unione, è costituita dalle cosiddette famiglie di prima costituzione, ovvero
quelle in cui i figli nascono dal progetto della coppia omosessuale. Tale esperienza è
ancora poco diffusa in Italia, mentre in altri paesi è abbastanza estesa, come ad esempio
in Francia.
Le famiglie formate da una coppia i cui membri hanno alle spalle un legame coniugale
dissolto e i loro figli, rispettivi e comuni, sono “Famiglie ricomposte”. “Definire
11
Fruggeri L., “Concetti di mononuclearità e plurinuclearità nella definizione di famiglia”; Connessioni,
8, 2001, pag. 11-22.
12
www.salus .it/psicologie
15
ricomposta la famiglia che comprende il genitore affidatario, il nuovo partner e i figli,
rimanda al modello nucleare. Parlare di ricostituzione, in questi casi, rappresenta cioè
un tentativo di reintegrare il modello conosciuto senza tener conto della separazione
come evento strutturante le relazioni e la storia familiare
13
”. Famiglia ricostituita o
famiglia biologica sono le polarità opposte di un modo di pensare alla famiglia in
quanto nucleare. L’idea di ricomposizione, invece, allarga il campo di studi fino ad
inglobare l’intera rete che forma la costellazione familiare che a seguito della
separazione e delle nuove unioni non ha più la forma nucleare, bensì “plurinucleare”.
“E’ proprio la pluri- nuclearità che caratterizza la configurazione delle famiglie
ricomposte a richiedere una revisione dei modelli di analisi che sono stati elaborati sul
principio della mono- nuclearità”
14
. Alcuni autori annoverano tra le famiglie
ricomposte anche quelle che si formano a seguito della vedovanza. Una seconda unione
, che si formi a seguito del divorzio, sia che si formi a seguito della morte di un partner,
non sostituisce, cancellandola, l’unione precedente: si connette ad essa. I legami che si
sono intrecciati intorno al partner/genitore separato o defunto sono parte integrante della
storia della famiglia e delle relazioni tra i suoi membri e, in quanto tali, essi risultano
significativi nella organizzazione dei rapporti e delle interazioni attuali. A tal punto è
necessario spezzare la coincidenza famiglia-nucleo ed introdurvi l’idea della multi-
focalità dei legami familiari. Ma la confusione tra famiglia e nucleo è radicata nelle
teorie sulle famiglie e l’espressione recentemente coniata di “famiglie monoparentali”
ne è una testimonianza. Il termine “monoparentale” include sia i nuclei composti da
madre e figlio/i con padre presente soltanto al momento del concepimento; sia i nuclei
composti da un genitore vedovo e figlio/i con l’altro genitore presente soltanto nella
memoria e nei sentimenti; sia, infine, i casi in cui la rete delle relazioni familiari
comprende tanto il nucleo composto da un genitore e figlio/i, quanto l’altro genitore non
convivente in quanto separato dal coniuge. Se i primi due casi possono in un certo senso
essere considerati famiglie monoparentali, nel terzo caso il termine risulta senz’altro
13
Van Cutsem C., “La famille ricomposée edition Erés” (Trad it Le famiglie ricomposte), Cortina
Editore, Milano, 1999
14
Ganong, L.H., Coleman M., “Remarried Family Relationship”, Thousand Oaks, CA, Sage, 1994, pag.
7
16
riduttivo e sviante. Infatti esso comprende indubbiamente un nucleo monoparentale, ma
questo nucleo non coincide con la famiglia, la quale non può definirsi monoparentale
nella misura in cui il secondo genitore, benché non convivente, costituisce una presenza
significativa nel sistema di relazioni e di interazioni. I nuclei monoparentali, proprio per
la loro struttura, hanno la ineludibile necessità di costruire relazioni o connessioni con
altri nuclei. Il tipo di supporto che questi nuclei trovano, risulta a volte determinante nel
compensare le difficoltà che sono inerenti a quel tipo di convivenze. Ma la nozione di
multi- nuclearità mette in discussione uno dei presupposti più consolidati delle teorie
sulla famiglia, e cioè il concetto di confine tra la famiglia e il suo ambiente. I rapporti
con l’esterno, infatti, sono considerati solo in quanto siano definiti da confini ben netti
che specificano con chiarezza chi è dentro e chi è fuori. Lo studio delle famiglie
ricomposte ha mostrato come la funzionalità di queste famiglie è legata alla capacità di
essere flessibili rispetto alla gestione dei confini e delle gerarchie. “Gli studi sui nuclei
monoparentali hanno evidenziato che il genitore singolo può avvalersi dell’aiuto dei
propri genitori per assolvere alla funzione parentale nei confronti dei figli senza che
questo implichi nessun esito patologico”
15
.
In tal momento storico è d’obbligo porsi una domanda per meglio analizzare e
comprendere quindi la realtà omosessuale prima di affrontarla in tutta la sua
complessità. Ergo;
Quando si parla di omosessualità; si è davvero convinti di essere a conoscenza del
significato che essa vuole esprimere?; Cosa significa in realtà essere omosessuali,
lesbiche o gay?
Per analizzare dunque questa vasta tematica è d’obbligo partire dal principio, ed
iniziare ad esaminare con estrema attenzione tale termine “Omosessualità” che molti
pensano di conoscere ma in realtà lo ignorano completamente.
Essere gay o lesbiche, significa essere attratti emotivamente romanticamente ed infine
anche sessualmente da qualcuno dello stesso sesso. Differenziando i termini di
15
Wood B., Talmon M., “Family boudaries in transition: a search for alternatives” Family Process N°
22 New York, 1999, pag. 347 - 357