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INTRODUZIONE
Questo lavoro è stato ideato con l‟intenzione di prendere in considerazione e
dare maggior riconoscimento ad un autore, Michael Ende, e alle sue opere, in
particolare il romanzo “Momo”, che fino a poco tempo fa veniva relegato e
sottovalutato dalla critica. Questo anche perché sia su di lui che sulle sue
opere sono stati condotti scarsi studi, che l‟hanno catalogato nella categoria
“letteratura per l‟infanzia”, cosa che non è del tutto errata, se si prendono in
considerazione, ad una prima lettura, i suoi primi romanzi dedicati a giovani
lettori.
Tuttavia negli ultimi anni, soprattutto grazie ad alcune saghe come Harry
Potter, c‟è stata una rivalutazione del genere Fantasy e questo ha comportato
una più attenta analisi di autori appunto come Ende, notando quindi una
doppia lettura dei suoi romanzi; infatti viene messo in risalto un mondo
interiore, il mondo della fantasia, vista come portatrice di libertà, come forza
creatrice capace di creare universi paralleli o addirittura vite parallele, che
permettono alle persone di evadere dalla realtà, dalle sue costrizioni e
obblighi e in questo modo ritrovare il bambino che ognuno conserva dentro
di sé, ma anche un consumismo che dirige e forse controlla la nostra vita e
che porta le persone ha dimenticarsi delle cose veramente importanti.
Tutto questo è contenuto nei romanzi di Ende ed è ciò che l‟autore vuole
trasmettere ai suoi lettori, assumendo la forma di personaggi fantastici,
creature e mondi immaginari.
Questo lavoro ha appunto come base queste riflessioni e si muove in diverse
direzioni, prendendo in esame una particolare opera di Ende e cioè il
romanzo “Momo”, che molto volentieri viene messo in secondo piano
rispetto ad altre opere dell‟autore, considerate più importanti o comunque più
conosciute dal pubblico.
In primo luogo bisogna capire chi sia realmente Michael Ende, dove e come
abbia trascorso la sua vita, il rapporto che aveva con i genitori e per quale
motivo ha fatto determinate scelte, dato che, essendo un autore di difficile
classificazione, se non si conoscono almeno in parte queste informazioni
risulterà molto difficile una comprensione del suo carattere e soprattutto della
sua poetica e opere.
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Per questo motivo è importante partire da una figura molto importante, che
avrà una grande influenza su Ende: il padre, che fu presente a fasi alterne e
con cui non ha avuto un rapporto sempre felice anzi per un periodo non si
sono neanche parlati; analizzando il loro rapporto si può notare che l‟arte del
padre è stata il punto di partenza del concetto poetico del figlio.
Chiariti questi passaggi, necessari per capire l‟autore, prenderò in
considerazione la sua appartenenza al genere Fantasy, soprattutto in
riferimento al romanzo “Momo”, e darò una panoramica dell‟origine e delle
caratteristiche di questo genere, che si sta diffondendo anche tra gli adulti; in
seguito mi concentrerò sul romanzo “Momo”, pubblicato nel 1973, quindi le
sue origini, la sua diffusione e i riconoscimenti e collegato ad esso verrà
presentata anche un‟anteprima del ruolo del bambino nella letteratura, che
come si può notare è molto cambiato nel corso dei secoli.
Per continuare ho preso in considerazione uno dei temi fondamentali del
romanzo “Momo”: il concetto del tempo, che viene analizzato dall‟autore dal
punto di vista sia materiale sia spirituale, infatti, vengono contrapposte le due
affermazioni “Zeit ist Geld” e “Zeit ist Leben”; Ende analizza questo
concetto attraverso metafore e soprattutto la bambina Momo, che rappresenta
la purezza, la semplicità grazie alla quale è l‟unica a non cadere nella
trappola degli uomini grigi.
Verranno citati anche altri filosofi come Platone, Heidegger, Kant e Bergson,
che si sono occupati del concetto del tempo, ovviamente prendendo altre
strade; nonostante questi grandi della filosofia anche Ende riesce, in qualche
modo, a spiegare il concetto del tempo e tutto questo può essere riassunto con
la frase “vivere consuma il tempo ma ne conserva la qualità vitale,
risparmiare il tempo spegne la vita e distrugge così il tempo”.
Da questa analisi poi sono passata ad analizzare le figure del Bene e del Male
nel romanzo, dove si possono distinguere uno spazio del tempo e uno al di
fuori del tempo; questa opposizione tra Bene e Male può essere anche vista
come opposizione tra la vita e la morte, paragonando il risparmio del tempo
alla morte e tutto questo Ende lo applica più generalmente alla vita moderna,
infatti, oggigiorno si lavora più velocemente e di ciò ne risente la qualità, non
si gioca più con gioia, ma entra in gioco un atteggiamento negativo orientato
allo scopo e i bambini assumono molto spesso un comportamento aggressivo.
In ultima analisi ho preso in considerazione i concetti nascosti a cui l‟autore
fa riferimento e cioè la critica alla società moderna e il consumismo. Ende
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muove queste critiche attraverso metafore e mai esplicitamente, infatti
“Momo” rappresenta un atto di accusa contro l‟intera società moderna, dove
le persone sono sempre più prese dal lavoro, dalla frenesia.
Mentre, per quanto riguarda il consumismo, ho cercato di darne una
definizione, di ripercorrerne lo sviluppo e differenziarlo dal consumo, in
quanto esso non riguarda i singoli individui, ma l‟intera società; inoltre metto
in rilievo anche come esso sia cambiato nel corso del tempo, provocando
ulteriori conseguenze per le persone, soprattutto quelle che vivono per il
consumismo e cioè basare la propria vita sui beni materiali.
Un‟analisi che quindi ha l‟obbiettivo di rendere giustizia, di far luce su un
autore, che per molto tempo è stato frainteso e che per questo motivo merita
una collocazione, un‟identificazione all‟interno del panorama letterario
odierno, per far si che venga compreso fino in fondo e i suoi lavori vengano
riconosciuti per il loro reale valore.
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1. MICHAEL ENDE: VITA E PENSIERO
1.1 Guerra e formazione
Michael Andreas Helmuth Ende è diventato uno scrittore „fantasy‟ tedesco
passando per il teatro. E‟ nato il 12 novembre 1929 a Garmisch Partenkirchen
da un noto pittore surrealista, Edgar Ende, che durante il periodo nazista
dovette sospendere l‟esposizione e la vendita delle sue opere perché
considerate “entartete Kunst”
1
.
Nel 1931 la famiglia si trasferì a Pasing vicino Monaco perché il padre
pensava che in una grande città avrebbe avuto successo anche perché la
povertà era aumentata a causa della crisi economica del 1929 e, infatti, fu
così; dato che Ende si annoiava abbastanza, per ammazzare il tempo bruciò
con i due figli di Buchner, una famiglia conosciuta a Pasing, della carta e
questo portò all‟incendio dell‟intero bosco
2
.
La famiglia si trasferì a Kaulbach a Monaco di Baviera, dove l‟affitto era più
economico e Michael Ende crebbe in una stanza senza finestre, fatto che lo
porterà a una profonda comprensione dell‟arte: le questioni artistiche e
spirituali sono più importanti della povertà materiale; nel 1936 andò alla
scuola elementare Wilhelm, dove però non riesce negli studi: In questi anni
molti fatti lo turbano: la morte dell‟amico Willie, su cui poi modellerà
Bastian nella “Storia Infinita”, il sequestro delle opere del padre da parte dei
nazisti e infine la seconda guerra mondiale.
Nel 1940 entrò all‟Humanistische Maximilians-Gymnasium, dove condusse i
suoi studi con difficoltà e frustrazione, perché secondo lui la scuola
penalizzava le sue pulsioni creative e la sua fantasia, tant‟è che a una
domanda su come si sentiva rispetto i suoi giorni a scuola rispose: “Lieber
Himmel!
3
”; inoltre nel 1941 subì una sospensione scolastica che lo portò
quasi al suicidio e sempre nello stesso anno evitò di entrare nella
Hitlerjugend, iscrivendosi a una scuola per equitazione. Assistette, mentre era
da suo zio, al bombardamento di Monaco durante il quale le scuole vennero
evacuate e con la Kinderlandverschickung ritornò a Garmisch: in seguito a
questo episodio scrisse la sua prima poesia. Fu anche costretto ad andare al
1
Iannello, Silvia, “Biografia Michael Ende” in http://www.zam.it/biografia_Michael_Ende [Trad. it. Arte
decadente]
2
http://www3.plala.or.jp/mig/mel-uk.html
3
“Die Schulzeit” in http://www.michaelende.de [Trad. It. “Santo cielo!”]
9
fronte senza addestramento e sconvolto dalle morte di alcuni suoi compagni,
fuggì, percorrendo a piedi 80 chilometri nel tentativo di raggiungere la madre
e qui entrò a far parte del Fronte antinazista per la Baviera Libera; dopo la
guerra tornò a studiare alla Freie Waldorfschule di Stoccarda. In seguito entrò
nella Steinerschule, dove venne assorbito dal teatro e fondò l‟“Amerika-
Haus”
4
nella soffitta di una casa americana.
Nel dopoguerra predomina in Germania un teatro vivace: le persone sono
spinte, nel loro desiderio di vita, nei teatri e sono interessate a nuove realtà; a
questi anni risale il suo primo lavoro dedicato a Hiroshima, che però non è
mai stato elencato; quindi anche Ende tenta di diventare attore tant‟è che dal
1948 al 1950 inizia una formazione presso la “Schauspielschule Otto
Falckenberg der Münchner Kammerspiele”, che però frequentò non per
diventare attore, ma per scrivere pezzi teatrali e sempre qui studia le teorie
dell‟arte teatrale moderna e classica. Però l‟apprendistato in questa scuola è
stato una delusione, in quanto era abituato a livelli più alti, mentre qui si
recitava su un palcoscenico improvvisato tra la foschia della birra e fumo di
sigarette; ciononostante Ende considerò questo periodo come esperienza di
apprendimento, dove c‟era un approccio realistico e quasi artigianale al suo
lavoro; ed è in questi anni che scrive la sua seconda commedia “Sultan”. Dal
1954 lavorò come critico cinematografico presso la Radio Bavarese e iniziò a
scrivere opere teatrali, sketch, numeri di cabaret e recitò anche in ruoli
secondari d‟attore
5
.
Dopo la crisi matrimoniale dei genitori avvenuta nel 1953, la madre tentò il
suicidio e Ende riuscì a salvarla consigliandole come terapia la pittura,
mentre il rapporto tra lui e il padre si sgretolò a tal punto che i due si
allontanarono perché erano su posizioni diverse riguardo l‟arte; questa
separazione ebbe ripercussioni anche su Ende, che divenne l‟unico
responsabile per il sostentamento, suo e della madre.
In questi anni conobbe anche Ingeborg Hoffmann, un interprete di jazz e
cabaret, che poi diventerà sua moglie nel 1964: essa lo supporterà sempre
anche perché rimase colpita dalla formazione letteraria e dagli interessi
culturali di Ende, che attraverso di lei entrò in contatto con diversi cabaret
politico-letterari.
6
Conobbe Ingeborg Hoffmann durante una festa tra amici e la descrisse così:
“rothaarig, feurig und schick”
7
; fin dall‟infanzia Ingeborg visse per il teatro: a
4
Ibidem “Erste schriftstellerische Versuche” [Trad. it. Teatro mansarda]
5
http://www.zam.it/biografia_Michael_Ende
6
“Ingeborg Hoffmann” in http://www.michaelende.de
7
Ibidem [trad. It. “dai capelli rossi, ardente e intelligente”]
10
quindici anni ottenne il suo primo ingaggio come ballerina in Elbing, suonò a
Salisburgo e Brema. Si sposò con un medico militare ed ebbe un figlio, però
il matrimonio fallì e tornò a Monaco, dove visse con la madre, la zia e il
figlio; qui lavorò anche per la radio di Monaco e in seguito, mentre preparava
tutti i documenti per trasferirsi a New York, conobbe Ende.
Per Ingeborg non c‟era niente di più importante della verità, nulla è più
appassionante di chi combatte per la giustizia: dice sempre quello che pensa,
senza preoccuparsi di quanti nemici si faccia; la sua visione del mondo è
magica: dappertutto, nei paesaggi, nelle opere d‟arte e anche nelle persone
che incontra, riconosce il miracolo e anche quando racconta si perde in
infiniti dettagli.
Cerca sempre la sfida: per lei, il teatro e la recitazione sono la cosa più
importante e più bella, è affascinata dal potere della parola parlata: può
impostare una scena così bene, che essa assume vita propria; i due discutono
anche per ore su un episodio, un pensiero, una parola;
“Ingeborg, die Schwierige. Die Verletzliche, die Leidenschaftliche. Ein Vulkan.
Eine Kerze, die an beiden Endenzugleich brennt. Manche halten sie für verrückt.
Immer ist sie unbequem, immer kämpft sie gegen irgendetwas, für einen
geprügelten Hund am Straβenrand genauso wie für die hungernden, geschundenen
Kinder in Vietnam. Niemand kann lau auf sie reagieren - sie hat Freunde oder
Feinde.”
8
Convince Ende a partecipare attivamente per la ”Humanistische Union”
9
, che
si batte per il rafforzamento dei valori umanitari nella nostra società: essa
organizza conferenze, letture e ha come tema centrale sempre la tolleranza
ideologica; amava moltissimo il modo di vita italiano, tant‟è che aveva
abbandonato il suo lavoro come attrice.
Alla fine degli anni cinquanta Ende si impegnò per i festeggiamenti del
carnevale di Monaco, come era solito fare suo padre, e durante questa
occasione scrisse più pezzi tra cui una tragedia greca dal titolo “Der Finger
des Schicksals” oder “Der Liebe Zaubermacht”
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; fece anche un incontro
importante a Palermo, dove conobbe i cantastorie, raccontatori di favole
8
Boccarius, Peter, “Michael Ende. Der Anfang der Geschichte”, Berlin/Frankfurt, Ullstein 1995 [trad. it.
“Ingeborg, la difficile. La vulnerabile, l‟appassionata. Un vulcano, una candela, che brucia da entrambi i lati
allo stesso tempo. Alcuni la ritengono pazza. E‟ sempre scomoda, combatte sempre contro per qualsiasi
cosa, per un cane bastonato sulla strada così come per i bambini affamati, storpi in Vietnam. Nessuno può
reagire tiepido a lei – ha amici o nemici.”]
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“Ingeborg Hoffmann” in http://www.michaelende.de [trad. it. “Unione Umanista”]
10
“Der Münchner Fasching” in http://www.michaelende.de [Trad. It. “il dito del fato” o “ l‟amore del potere
magico”]