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italiane e venne stabilito un piano di occupazione della penisola.
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Mussolini
avviò sul fronte russo un rilevante numero di soldati di cui si avrebbe avuto
bisogno altrove. L'offensiva di Montgomery e l'occupazione alleata
dell'Africa del Nord, ebbero un effetto disastroso sul morale delle truppe,
tanto che il Duce si vide costretto a sostituire il 30 gennaio del '43 il capo di
stato maggiore generale Cavallero con il generale Ambrosio. Nel maggio
del 1943, in piena battaglia di Tunisia, Hitler e Mussolini si incontrarono a
Klessheim. La riunione fu un autentico fallimento: l’ “asse” era ormai
incrinato. Il 7 maggio Tunisi cadde in mano agli alleati; era l’inizio della
disfatta militare italiana. Il 12 giugno del 1943 capitolò l’isola fortificata di
Pantelleria senza aver opposto grande resistenza; il 10 luglio gli alleati
sbarcarono in Sicilia dove la resistenza italiana crollò rapidamente.
Sotto le bombe alleate, senza cibo a sufficienza, con una inflazione
galoppante, dopo i disastri militari, con le truppe italiane umiliate in Grecia
ed in Africa, gli italiani iniziarono a mettere in discussione l’appoggio al
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Jean-Baptiste Duroselle , Storia diplomatica dal 1919 ai nostri giorni, edizione italiana a cura
di Pietro Pastorelli, p. 351, LED Milano 1998
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Regime. Il 5 marzo 1943 gli operai di alcune fabbriche di Torino, la
Rasetti, la RIV, la SPA e la FIAT Mirafiori, furono i primi a manifestare
apertamente il loro dissenso, bloccando per molte ore il lavoro
2
.
Decine di arresti tra gli scioperanti e l’intervento tempestivo della forza
pubblica non impedirono ad altre fabbriche della città nuove astensioni dal
lavoro, nei giorni successivi. Grande risonanza ebbero gli scioperi in Italia
ed all’estero; per Mussolini “il Fascismo era tornato indietro di 20 anni”.
Entro la fine del mese, molti luoghi di lavoro nelle città erano stati investiti
da un movimento di protesta che coinvolgeva circa 100.000 persone.
Anche le famiglie contadine, da sempre vicine al regime, furono colpite
dalla coscrizione, dall’aumento delle imposte e dal controllo sui prezzi e
sul consumo del grano.
Nelle città i salari reali degli impiegati, con il dilagare del mercato nero,
crollarono, la disoccupazione era diffusa. Gli esponenti della classe
capitalista cominciavano a prendere le distanze. Il 19 luglio del 1943 Roma
2
Renzo De Felice, Mussolini l’alleato, I, L’Italia in guerra, 2, Crisi ed agonia del Regime,
Einaudi, Torino 1990, p. 928.
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subì il primo bombardamento alleato ed il fascismo l’ennesimo colpo
mortale: era l’inizio della fine
3
.
Lo stesso giorno Hitler e Mussolini si incontrarono a Feltre; il generale
Ambrosio, capo di Stato maggiore, prima dell’incontro, cercò invano di
convincere il Duce ad annunciare al Fuhrer la necessità del ritiro italiano
dalla guerra, ma Mussolini tacque. Il maresciallo Badoglio intanto, pur
muovendosi con estrema cautela, era al centro di una fitta rete di contatti; a
lui guardavano non solo molti alti gradi dell’esercito, ma anche importanti
industriali del nord. Numerosi erano i “rapporti” relativi alle pressioni
esercitate sul sovrano, su Acquarone ed Ambrosio per indurli a liquidare
Mussolini e sull’effetto moltiplicatore di esse che, con il luglio, avevano la
crescente depressione dello spirito pubblico, il distacco dal regime di
sempre più vasti settori del paese ed il timore che ciò si traducesse in
movimenti sovversivi in conseguenza del precipitare della situazione. Nei
rapporti si faceva presente la gravità della situazione politica italiana e si
sottolineava che la via per uscirne era ormai quella dell’estromissione dal
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Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi, Torino 1989, p. 7.
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governo di Mussolini; tutti in un modo o nell’altro si adoperavano affinché
il Re e con lui i militari, prendessero nelle loro mani il potere.
Dopo il successo dello sbarco in Sicilia, il fallimento dell’incontro di Feltre
e il bombardamento di Roma, Vittorio Emanuele III era ormai convinto
della necessità che l’Italia uscisse al più presto dalla guerra. Non ignorava
però che, per aprire una trattativa con Londra e Washington, la permanenza
al potere del Duce e del fascismo costituivano un ostacolo.
Da qui la sua consapevolezza della necessità che Mussolini si ritirasse o, se
non accettava di farlo, spontaneamente, di estrometterlo con un colpo di
stato militare, al quale lo sollecitavano sempre più esplicitamente
l’opposizione antifascista, larghi settori dell’establishment monarchico,
moderato e persino fascista e in primis Acquarone ed Ambrosio
4
. Il Re ed
Ambrosio si convinsero definitivamente che Mussolini doveva essere
allontanato ed il 24 luglio se ne creò l’occasione.
4
Renzo De Felice, op. cit. , 1341-1359.
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Per la prima volta dal dicembre 1939 Mussolini, nonostante da più parti gli
giungessero “voci allarmistiche” e gli fosse stato consigliato di non
convocarlo, accettò di riunire il Gran Consiglio del Fascismo e nella lunga
seduta, (dal 24 luglio alle ore 17:00 fino alle 2:40 del mattino successivo),
19 membri su 28 votarono una mozione proposta da Grandi, contraria al
Duce. Il 25 luglio il Re convocò Mussolini e gli annunciò l’intenzione di
affidare il potere al Maresciallo Badoglio. All’uscita da Villa Savoia
Mussolini venne arrestato; avevano inizio così i “45 giorni”, un periodo
confuso che si aprì con la caduta di Mussolini e si chiuse con l’8 settembre.
Un colpo di Stato dall’alto aveva estromesso Mussolini, ma non ancora
fatto uscire l’Italia dalla guerra. Badoglio costituì un Governo di tecnici e
dichiarò di voler continuare la guerra; occorreva far uscire l’Italia dal
conflitto, ma nello stesso tempo evitare la brutale reazione tedesca. Le
prime aperture italiane agli alleati vennero fatte il 4 agosto a Lisbona
dall’ex Capo di Gabinetto di Ciano, il Marchese Lanza D’Ajeta.
5
Questi
5
J.B Duroselle, op. cit., pag 352, LED Milano 1998. Il Marchese Lanza D’Ajeta aveva parenti
americani e conosceva Summer Welles. Le trattative proseguirono poi il 5 agosto, quando un
diplomatico italiano a Tangeri, Berio, su indicazione di Badoglio aprì i negoziati propriamente
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incontrò l’ambasciatore britannico e gli comunicò le istruzioni del nuovo
Ministro degli Esteri Guariglia: “L’Italia desiderava la pace, ma doveva
fingere di proseguire la guerra”.
I negoziati proseguirono lenti e nel frattempo, malgrado le resistenze
italiane, i tedeschi attraverso il Brennero fecero entrare numerose truppe
nell’Italia del Nord. Il 3 settembre 1943 il Generale Castellano a Cassibile,
presso Siracusa, firmò l’armistizio segreto italiano, mentre all’alba del
giorno stesso l’VIII armata britannica era sbarcata nell’Italia Continentale.
Le clausole dell’armistizio erano molto dure: resa senza condizioni, rifiuto
sull’accoglimento tra gli alleati, status di “cobelligerante”.
Già dall’inizio di settembre gli anglo.americani stavano cercando di
organizzare uno sbarco aviotrasportato a nord di Roma per difendere e
proteggere la capitale ma i tentennamenti di Badoglio,
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riguardo la
detti. Inglesi ed americani esigerono una capitolazione senza condizioni, lasciando intendere che
una volta firmato, le condizioni sarebbero state meno dure quanto più l’Italia avesse collaborato
alla lotta contro i tedeschi.
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Giacomo Carboni, un errore di Eisenhower provocato dal Generale Castellano in “La Voce
Repubblicana”. Il generale Carboni dichiara: “la divisione americana per sbarcare aveva
bisogno di 5 aeroporti e 4 notti consecutive come specificò a me il Generale Taylor. Anche
ammesso che io avessi potuto impadronirmi di un aeroporto, (con che in ogni modo avrei
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necessaria cooperazione italiana all’operazione, indussero Eisenawer ad
abbandonare ogni progetto e decidere per un più agevole sbarco a Salerno.
L’8 settembre Eisenawer rese pubblico l’armistizio e così Badoglio si vide
costretto ad annunciarlo, ordinando alla forze armate di cessare le ostilità
contro gli alleati ma senza impartire ordini precisi. La famiglia reale
fuggiva da Roma verso Pescara, dove la corvetta “Baionetta” imbarcava
prima il maresciallo Badoglio ed il ministro De Courten e quindi, ad
Ortona, il Re e la Regina.
Mentre a Brindisi arrivavano la “Baionetta”, preceduta dallo “Scipione”, il
grosso della flotta italiana da battaglia s’incontrava davanti a Bona con una
squadra inglese ed entrambe le squadre si dirigevano in una unica
formazione verso Malta. La Marina Italiana eseguiva l’ordine ricevuto di
raggiungere, in conformità dell’art. 4 dell’armistizio, la base navale
designata dal comandante in capo alleato.
scatenato l’attacco tedesco), in una notte sola sarebbe sbarcata in esso la quarta parte di una
divisione divisa per 5, cioè 100 uomini”.
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La V armata americana, che aveva cominciato assieme a reparti britannici
lo sbarco nella piana di Battipaglia a Sud di Salerno, il 9 settembre incontrò
però una accanita resistenza tedesca in Campania e si bloccò
7
. La reazione
tedesca non s’era fatta attendere; già dopo il 25 luglio, con la fuga di
Farinacci da Hitler, il Fuhrer aveva deciso di ristabilire il regime fascista in
Italia. Il 10 settembre Hitler pronunciò un discorso in cui lamentava il
tradimento italiano pur facendo un elogio al Duce. Lo stesso giorno i
tedeschi occuparono Roma; l’Esercito Italiano era allo sbando, con i
militari che abbandonavano le caserme e con più di mezzo milione di
soldati catturati dai tedeschi e successivamente deportati in Germania
8
.
Mussolini, internato al Gran Sasso, il 12 settembre venne liberato dai
paracadutisti tedeschi e condotto in Germania per riprendere la direzione
del fascismo italiano. Il 15 settembre fu creata la Repubblica Sociale
7
Agostino Degli Espinosa, Il Regno del Sud, Rizzoli, Milano 1995, p. 9.
8
I rapporti tra i comandi tedeschi e quelli italiani, dopo il 25 luglio erano divenuti sempre più
freddi. La reazione dei comandi italiani all’annuncio dell’armistizio fu caratterizzata dalla
completa immobilità. Le truppe, rimasero prive di ordini ed indicazioni sui comportamenti da
tenere. Per molti militari l’annuncio fu accolto come se si trattasse di una liberazione da un
gravoso impegno.
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Italiana; Hitler, approfittando del crollo italiano si annesse di fatto Trieste,
l’Istria, il Tirolo del Sud, il Trentino ed il Bellunese.
Alla fine di settembre l’Italia era divisa in due: a sud di Napoli vi erano gli
alleati ed il Re, al nord i tedeschi ed il Governo di Salò che manteneva il
controllo di tutta l’Italia settentrionale. L’autorità dello Stato Italiano si era
dissolta e 2 eserciti di occupazione e tre Governi italiani, (la Repubblica di
Mussolini, il CLNAI, il Regno del Sud), chiedevano agli italiani
obbedienza.