38
3. Le Logiche Migratorie
Per quanto concerne il bacino del Mediterraneo, ad oggi, gli irrisolti squilibri
quantitativi, qualitativi e territoriali esistenti tra i paesi del bacino del Mediterraneo
hanno contribuito ad alimentare i flussi migratori. Per spiegare le migrazioni
contemporanee, inoltre, bisogna tener conto sempre di più dell’intrecciarsi di ragioni di
natura sempre diversa: ragioni culturali, politiche, disastri naturali, conflitti armati,
nuovi bisogni consumistici, nuove aspirazioni degli emigranti, situazioni del mercato
del lavoro e delle condizioni di accoglienza in paesi che spesso tendono a trasformarsi
sia in paesi di emigrazione che di immigrazione. Il fenomeno migratorio, inoltre, nella
sua vastità coinvolge centinaia di milioni di persone e riguarda non solo i paesi di
origine e quelli di destinazione, ma anche quelli di transito.
Oltre che sul dato numerico appare importante, pertanto, indagare pure sulle
logiche migratorie che sono alla base dei flussi, allo scopo di identificare possibili
caratteristiche dell’area nel suo complesso. In generale, le cause delle migrazioni
internazionali sono molteplici: nel rapporto finale della Conferenza ONU sulla
Popolazione e lo Sviluppo, tenutesi al Cairo nel 1994
12
, si individuano fra i fattori che
costringono le persone a migrare, squilibri economici internazionali, povertà e degrado
ambientale insieme all'assenza di pace e sicurezza, violazioni di diritti umani e livelli
diversi dello sviluppo di istituzioni giudiziarie e democratiche. Nel complesso, le cause
delle migrazioni vengono divise da studiosi ed esperti in fattori d'espulsione e di
attrazione (push and pull factors). I primi riguardano l'alta disoccupazione o
sottoccupazione, la povertà, i conflitti armati, il degrado dell'ambiente e i disastri
naturali, le violazioni dei diritti nei paesi di partenza. I fattori di attrazione, invece,
12
Per approfondimenti cfr. il sito www.iisd.ca/cairo.html
39
possono essere riassunti in quel complesso di fattori economici, sociali e culturali che
concorrono a fare prevedere delle opportunità maggiori e/o una qualità della vita
migliore per sé da parte di chi emigra. In relazione alle migrazioni nel Mediterraneo,
quindi, un primo tratto distintivo può essere quello che permette di differenziarle a
seconda della loro natura. Nella regione esaminata infatti, mentre in alcuni paesi i flussi
sono causati quasi esclusivamente da motivi socio-economici legati alle differenze di
reddito e/o alla ricerca di lavoro, in altri, si affiancano ad essi cause strettamente
collegate a situazioni locali di instabilità e/o conflitto come nel caso dei territori
palestinesi e Israele
13
.
Le migrazioni dei palestinesi in e da West Bank e Gaza sono state fortemente
influenzate dalla storia della regione. Alla fine degli anni ’90 si registrava un’alta
percentuale di emigrati, circa il 72 per cento, in Giordania come meta principale, ma
anche in misura minore negli Usa, Canada e paesi del Golfo. Situazione poi peggiorata
a causa dell’aumento dei livelli di povertà e dell’incremento dei tassi di disoccupazione.
In ogni caso però, gli emigrati recenti sono molto meno dei rifugiati di seconda e terza
generazione. La gran parte dei circa 10 milioni di palestinesi emigrati si concentra nei
Paesi del Medio Oriente. In base al rapporto 2005 della Carim (la rete di istituti di
ricerca euromediterranei sulle migrazioni), in Europa sono presenti meno di 300.000
palestinesi
Per quanto riguarda Israele, poi, in cui il regime migratorio è basato su di
un’esplicita e formale distinzione fra non ebrei ed ebrei, e in relazione a questi ultimi,
l’immigrazione rimane un pilastro chiave nel progetto di formazione e costruzione dello
13
Cfr. Caruso I., I flussi migratori. Gli aspetti politici e giuridici delle migrazioni nel Mediterraneo,
in Malanima P. (a cura di), Rapporto sulle Economie del Mediterraneo, Il Mulino, 2007.
40
stato. In mancanza di dati specifici si può ragionevolmente supporre che gli immigrati
presenti siano soprattutto ebrei provenienti da altri paesi e continenti.
Tra i paesi caratterizzati da flussi migratori fortemente alimentati dai conflitti
possiamo includere anche il Libano, teatro di guerre dal 1975 al 1990. Nonostante poi il
ritorno della pace, a causa della cattiva situazione economica, è rimasto alto il numero
degli emigrati. Le immigrazioni nel paese invece, ad eccezione dei rifugiati palestinesi,
hanno un carattere quasi esclusivamente temporaneo legato alla ricerca di migliori
opportunità lavorative. Qui gli immigrati sono principalmente di nazionalità asiatica (Sri
Lankesi, Filippini e Indiani) e, in anni recenti egiziana. Inoltre si può segnalare la
presenza di un gran numero di lavoratori siriani anche se per la maggior parte privi di
permesso di lavoro perché non considerati residenti.
Le migrazioni oltre ad essere un fattore chiave nelle relazioni tra l’UE e i paesi
della riva Sud ed Est del Mediterraneo, costituiscono un importante elemento nei
rapporti bilaterali regionali. A tal proposito, a causa della loro posizione geografica,
appaiono di grande rilievo i casi di Siria e Giordania.
In Siria, caratterizzata nel periodo 2000-05 da un elevato tasso naturale
d’incremento della popolazione e da un altrettanto alto tasso di disoccupazione,
continuano le migrazioni di manodopera verso i paesi vicini e gli stati del Golfo. A ciò
si sono aggiunte, nel corso degli anni, le partenze di alcuni gruppi di famiglie cristiane e
curde, ma anche un numero crescente di studenti alla volta dell’Europa. La sua
posizione di crocevia tra l’Asia e l’Europa ne ha fatto inoltre un paese di transito
aumentando la dimensione degli immigrati nel paese. Il Paese in cui maggiormente sono
presenti immigrati siriani è la Germania con un numero massimo di 55.000 presenze, in
Francia 16.000.
41
In Giordania, che collega Palestina, Siria, Iraq, Arabia Saudita ed Egitto, le
migrazioni sono influenzate sia dagli sviluppi politici ed economici internazionali che
regionali. A livello regionale, gli eventi politici, hanno forzato migliaia di Palestinesi a
trasferirsi qui mentre, più recentemente, nel 1991 e nel 2003, le Guerre del Golfo hanno
costretto un gran numero di iracheni a cercarvi rifugio. Al tempo stesso, l’incremento
della richiesta di manodopera qualificata da parte degli stati petroliferi del Golfo ne ha
fatto anche un paese di emigrazione. La gran parte degli emigrati giordani in Europa si
concentra in Germania con circa 10.500
14
.
Per quanto riguarda gli altri Paesi della dell’area, la maggior parte di essi è
caratterizzata da flussi migratori continui determinati in prevalenza da motivazioni
socio-economiche.
In particolare l’Egitto dove nel corso dell’ultimo decennio si registra una
tendenza crescente delle migrazioni che però restano per i due terzi a carattere
temporaneo. Tale situazione è causata da leggi locali sulla migrazione, molto restrittive
fino al 1971. Nel 2000 circa il 70 per cento dei migranti egiziani è concentrato in Arabia
Saudita, grazie alle opportunità di lavoro derivanti dal petrolio. Molto attrattive nel
contesto Sud-Sud per i lavoratori egiziani restano anche la Libia e la Giordania. E’
l'Italia la principale meta europea degli immigrati egiziani con oltre 40.000 presenze.
Seguono la Gran Bretagna con 24.700 e la Francia con circa 16.000 presenze
15
.
Per quanto riguarda la Turchia, l’emigrazione odierna presenta un ritmo più
lento che negli anni ’60 e ’70 e ciò è da ricercarsi probabilmente nelle mutate condizioni
dei paesi di destinazione, sia per quanto concerne il mercato del lavoro sia per politiche
in materia di immigrazione. La destinazione principale resta il Nord Europa e in
14
Cfr. Carim, Report on Mediterranean Migration 2005.
15
Cfr. idem.
42
particolare la Germania. Nel 2002 si contavano circa 2 milioni di turchi in Germania,
326.000 in Francia, 320.000 in Olanda
16
; migrazioni connesse essenzialmente a
ricongiungimenti familiari anche se negli ultimi anni si registra un aumento delle
richieste d’asilo. Fin dalla sua nascita la Turchia è stata un paese di immigrazione,
costituita esclusivamente da membri di etnie di origine turca dai paesi confinanti, ma
negli ultimi decenni, tale immigrazione è aumentata per i flussi di rifugiati, migranti in
transito e lavoratori clandestini, provenienti per la maggior parte dai Balcani. A tal
proposito è da rilevare come, in anni più recenti, molti fra i paesi dell’area siano
diventati, proprio come la Turchia, paesi di transito verso l’Europa per migranti
provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, dall’Asia e dall’Africa sub-sahariana. E’
il caso ad esempio della Tunisia o del Marocco la cui prossimità con l’Europa rende
zone di transito per migranti, per la maggiore irregolari, diretti vero i paesi europei
attraverso le vicine coste italiane e spagnole. E proprio l’incremento di tale tipologia di
migranti ha suscitato controversi dibattiti in tutti i paesi del Maghreb cosí come in quelli
del Mediterraneo orientale, portando i governi ad intraprendere una revisione delle
politiche nazionali in materia di immigrazione e asilo politico e ad intensificare le
negoziazioni con l’Unione Europea nell’ambito di accordi bilaterali e di associazione.
I flussi migratori provenienti dall’area maghrebina sono composti in prevalenza
da donne o comunque gruppi familiari piuttosto che da singoli. Nel complesso si
evidenzia prevalentemente una migrazione di tipo permanente, contraddistinta dal
perdurare di intense relazioni tra i migranti e i rispettivi paesi di origine. In particolare,
l’emigrazione marocchina ha raggiunto un volume considerevole concentrandosi
soprattutto in Italia e in Spagna dove costituiscono la prima comunità straniera. Gli
16
Cfr. ibidem.
43
immigrati marocchini si concentrano soprattutto in Francia con circa 725.000 presenze.
Seguono la Spagna con oltre 333.0000 e l'Italia con 223.000.
Nel caso dell’Algeria l’emigrazione molto intensa degli anni ’60 si è ridotta di
molto nei due decenni successivi, per riprendere poi negli anni ’90 a causa del
drammatico periodo di insicurezza civile vissuto dal paese. Migrazione presente
soprattutto in Francia, caratterizzata da una predominanza, tra i residenti all’estero, di
migranti di seconda generazione, la maggior parte dei quali insieme alla nazionalità
algerina hanno acquisito quella dei loro paesi d’accoglienza. Secondo le informazioni
provenienti dal Paese transalpino gli algerini regolari residenti nel 2003 erano
1.101.253.
Anche in Tunisia l’incremento di un nuovo tipo di migrazione legale e illegale
ha reso i flussi migratori in un certo senso strutturali nel paese. Nel corso degli anni poi,
diversi fattori hanno aggravato la condizione economica e sociale del paese,
contribuendo a tenere alta la mobilità migratoria. Si segnalano in particolare le ricadute
negative sulla competitività delle imprese e sull’impiego derivanti dall’adozione dei
programmi di aggiustamento strutturale imposti dalla Banca Mondiale nel 1985. E' la
Francia la principale destinazione degli emigrati tunisini con 260.000 presenze.
Seguono la Spagna con oltre 58.000, la Germania con 24.200, chiude la Spagna
con circa 1000.
Da questi paesi migrano, sempre più spesso, persone dotate di un alto livello di
formazione, in molti casi giovani appena laureati che non riescono a trovare buone
opportunità lavorative nei loro Paesi di nascita o perché, semplicemente, non retribuiti
sufficientemente per le loro capacità produttive. Stiamo parlando di un’emigrazione di
tipo professionale, in aumento nei paesi del Nord Africa e del Mediterraneo Orientale, e