INTRODUZIONE _______________________________________________________________
‹‹Il bambino piccolo non può esistere da solo, ma è fondamentale
parte di una relazione››.
34
Questa citazione di Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista,
esplica in modo sintetico lo scopo della mia tesi. L’obiettivo è
sottolineare l’importanza dell’osservazione diretta del bambino e
delle sue relazioni significative nel contesto di sviluppo che,
insieme ai resoconti narrativi forniti dai genitori, costituiscono una
metodologia di valutazione clinica per ottenere conoscenze
approfondite sulle caratteristiche auto-organizzative, affettive,
cognitive e sociali del bambino.
L’esperienza normativa ha necessariamente le proprie radici
nell’adattamento biologico della nostra specie. Siamo abituati a
pensare ai principi di organizzazione, regolazione e cambiamento
come a principi centrali nello sviluppo dell’individuo; tuttavia la
caratteristica peculiare dell’esperienza infantile non riguarda tanto
lo stato di adattamento dell’individuo, quanto piuttosto la relazione
di accudimento.
35
Winnicott affermando che il bambino da solo non esiste,
intendeva dire che un infante non può sopravvivere e svilupparsi
senza l’intimità, il coinvolgimento e le cure costanti di una figura
parentale.
34
D.W. Winnicott, La teoria del rapporto infante genitore, in D.W. Winnicott , Sviluppo
affettivo e ambiente, Armando, Roma 1981, p.41.
35
Cf. R. N. Emde, L’esperienza relazionale del bambino piccolo: aspetti evolutivi e affettivi, in
A. J. Sameroff – R. N. Emde (a cura di) I disturbi delle relazioni nella prima infanzia, Bollati
Boringhieri, Torino 1989, p.45.
2
L’approccio alla valutazione dello sviluppo nella prima infanzia è
molto cambiato da quando è stato accuratamente osservato sotto
questa prospettiva.
Entro questo schema concettuale una valutazione della relazione
genitore- bambino include la qualità e il tipo di attaccamento 36
instaurato, l’esperienza interna del genitore e le rappresentazioni
mentali che riguardano il bambino e la sua relazione con lui. In tale
paradigma, sono emersi i concetti di rispecchiamento e
sintonizzazione affettiva che hanno un ruolo centrale nello sviluppo
affettivo del bambino e un valore predittivo sulle sue relazioni
future.
37
Un bisogno fondamentale del bambino è quello di ritrovare i
propri pensieri, le proprie intenzioni, nella persona sulla quale
l’individuo riserva la prima forma di affetto: la madre.
Winnicott ha scritto, ‹‹[…]Cosa vede il bambino che guarda in
faccia la madre? […]Quando la madre guarda il bambino, il modo
in cui lei gli appare è legato a ciò che lei vede in lui; ma cosa dire
del bambino la cui madre riflette il proprio stato d’animo? La madre
e il bambino si guardano ma il bambino non vede se stesso, vede il
volto della madre[…] ».
38
Per evitare che ciò accada il genitore deve curare la sua capacità
a seguire il pensiero del bambino facilitando così la comprensione
generale dei pensieri mediati dall’attaccamento sicuro.
36
Per attaccamento si intende la condizione nella quale un individuo è legato emotivamente a
un’altra persona, percepita come più forte e quindi rassicurante. Il rapporto bambino/madre,
come rapporto tra chi offre e chi cerca le cura è stato studiato come sistema comportamentale
di attaccamento. (Cf. L. Camaioni, Manuale di psicologia dello sviluppo , Il Mulino, Bologna
1994).
37
Cf. S. Lebovici – F. Weil-Halpern , Psicopatologia della prima infanzia, vol. ІІ, Bollati
Boringhieri, Torino 1994, p 19.
38
D.W. Winnicott, op. cit., p.41.
3
La disponibilità di un genitore aumenta la probabilità che si
sviluppi un attaccamento sicuro che fornisce al bambino, il contesto
ideale per esplorare la mente del genitore.
Lo psicoanalista contemporaneo Peter Fonagy ha condotto
numerosi studi sui processi mentali che stanno alla base del
rapporto madre-bambino. Nel comportamento del genitore, il
bambino percepisce l’immagine di se stesso come in grado di
mentalizzare, desiderare e avere delle opinioni. Egli vede che il
genitore ha di lui, una rappresentazione come essere intenzionale.
Fonagy ha dimostrato che episodi di abuso o maltrattamento
compromettono tale processo e di conseguenza anche la capacità
riflessiva del bambino.
39
Si vuole partire da queste considerazioni per mettere in evidenza
l’importanza delle prime esperienze infantili e la predittività di
queste sulla vita adulta di ciascun individuo.
La prima parte della tesi ripercorrerà la strada segnata dalle
prime teorie sullo sviluppo affettivo.
La seconda parte è mirata alla comprensione del concetto
innovativo di “funzione riflessiva”, proposta da Peter Fonagy.
La terza parte infine, avrà un profilo applicativo che riguarderà
gli effetti del maltrattamento sulla funzione riflessiva attraverso la
presentazione di un caso e la sperimentazione su di esso di una
modalità terapeutica teorizzata dall’autore e molto apprezzata nel
panorama psicoanalitico: la modalità del “gioco del far finta”.
39
Cf. P. Fonagy – M. Steele, The capacity for understanding mental states: the relation parent
and child and its significance for security of attachment, in «Infant Mental Health Journal»
n.13, 1991, pp.200-216.
4
PARTE PRIMA
CAPITOLO І
LE RADICI TEORICHE DELLO SVILUPPO AFFETTIVO
‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾‾ La complessità della nostra vita mentale è spiegata solo in
minima parte da meccanismi cognitivi, e la considerazione di
quanto gli aspetti affettivi influenzino il funzionamento psicologico
di una persona è emerso in modo chiaro negli studi psicologici degli
ultimi anni. Tali studi, sono abbastanza recenti, ma trovano le
proprie radici nelle teorie sullo sviluppo del bambino, elaborate da
Sigmund Freud, da Melanie Klein e Margaret Mahler.
A partire da queste teorie, la psicologia dello sviluppo ha
focalizzato la sua attenzione sulla complessità e l’intreccio delle
transazioni e degli scambi fra madre e bambino, caratterizzato da un
progressivo adattamento reciproco fatto di rotture e riparazioni
interattive. Gli autori hanno tutti sostenuto la tesi che l’ esperienza
relazionale infantile è caratterizzata non soltanto da un infante
dotato di emozioni, ma anche da una figura di accudimento
emotivamente disponibile, sensibile ai segnali del piccolo e capace
di rispondervi. Dove vi è disponibilità emotiva vi è un equilibrio di
tonalità affettive che favorisce l’interesse e il piacere in opposizione
all’angoscia. In tali condizioni, probabilmente i clinici concludono
che lo sviluppo comportamentale sta procedendo nel modo
migliore. D’altro canto, quando lo sviluppo comportamentale non
procede in modo adeguato, è probabile che la disponibilità emotiva
sia compromessa.
5
In questo caso il ruolo organizzativo dell’affettività, nel suo
duplice aspetto di controllo simultaneo dei segnali emozionali
propri e altrui, può dare origine a problemi di sviluppo.
L’attualità di queste teorizzazioni, si può trovare nelle recenti
metodologie di valutazione della qualità dell’interazione madre-
bambino, come la Strange Situation .
40
La disponibilità emotiva reciproca è un fattore importante anche
in un altro aspetto dello sviluppo affettivo: il riferimento sociale. È
stato dimostrato che dopo i sei mesi di età, un bambino messo di
fronte a una situazione di incertezza, spesso ricerca una
informazione emotiva da parte di un’altra persona per lui
significativa, allo scopo di risolvere l’incertezza e di regolare il
proprio comportamento. In questo modo si spiega l’esistenza di un
nucleo affettivo alla base della crescita del Sé, che fornisce tanto un
senso di continuità nel corso del cambiamento evolutivo, quanto un
senso di empatia 41
verso gli altri.
Si è giunti a queste considerazioni grazie al contributo di Freud e
dei suoi successori, le cui teorie verranno analizzate in questo primo
capitolo, al fine di comprendere da dove hanno avuto inizio le
ricerche attuali condotte sullo sviluppo affettivo del bambino.
40
La Strange Situation è la procedura attualmente più utilizzata per valutare la qualità
dell’interazione madre-bambino. Il modo in cui il bambino vive l’esperienza della separazione
della madre fornisce importanti notizie circa il suo “modello di attaccamento” , che influenza a
sua volta il suo tipo di personalità. (Cf. M. Ammaniti (a cura di), Manuale di psicopatologia
dell’infanzia , Raffaello Cortina, Milano 2002).
41
Per empatia si intende la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di
un’altra persona, in modo immediato, anche senza far ricorso alla comunicazione verbale. (Cf.
Treccani, Vocabolario della lingua italiana, vol. ІІ, Istituto della Enciclopedia Italiana, Milano
1987.)
6
1.1 Freud: lo sviluppo pulsionale verso l’oggetto libidico La psicoanalisi ha fornito un contributo di grande interesse alla
comprensione dello sviluppo affettivo, prendendo in considerazione
in quale modo l’individuo impara a mettersi in relazione con gli
altri e come egli acquisisce la capacità di costruire la propria vita
affettiva. Questa posizione ha fatto sì che essa sia stata considerata
prevalentemente una teoria degli affetti.
Il fondatore della psicoanalisi Sigmund Freud, proponendo la
sua teoria dello sviluppo, sostenne che le prime esperienze infantili
influenzano in modo determinante il funzionamento attuale della
persona. L’unità madre-bambino, divenne uno degli aspetti centrali
di tale analisi e più specificamente lo sviluppo pulsionale verso
l’oggetto libidico.
L’oggetto libidico è costituito dalla persona che per prima si
prende cura del bambino. Questo legame si modifica nel corso dello
sviluppo e permette di porre all’interno della nostra vita mentale, un
modello di riferimento che sarà da noi usato nel corso dell’esistenza
in tutte le relazioni con le altre persone ed in modo più accentuato
in tutti i rapporti affettivi.
In termini psicoanalitici si usa la parola oggetto sia per
descrivere una persona reale, per esempio la madre, sia per indicare
le rappresentazioni che di tale persona sono state stabilite nella
nostra mente.
42
Per Freud il banco di prova di un buon sviluppo, è dato dalla
capacità di stabilire relazioni positive e continuative con l’oggetto.
42
Cf . S. Freud, La teoria psicoanalitica, vol. Ι, Boringhieri, Torino 1979.
7
A sua volta, la capacità di porsi in relazione con l’oggetto è data
dall’ integrazione delle componenti istintuali, dette pulsioni , sotto il
primato della genitalità.
Il punto di partenza di questo processo è considerato lo stato di
indifferenziazione in cui il bambino si trova alla nascita. In questa
prima fase detta di narcisismo primario , il bambino è al centro
dell’universo ma, allo stesso tempo, non riconosce alcuna realtà al
di fuori di sé. Solo col passare del tempo egli apprende a rivolgere il
suo interesse alle persone e alle cose.
43
,
I successori di Freud , pur partendo dalla sua teoria, hanno
messo in discussione questa posizione rilevando che il bambino, in
realtà, nasce già con precocissimi interessi rivolti al mondo esterno.
Questa scoperta ha portato a rivedere la concezione delle prime
fasi dello sviluppo oggettuale del bambino.
1.2 Melanie Klein: la nascita del senso del “ noi” nel bambino
Il contributo di Melanie Klein si può dividere in due fasi diverse,
la prima delle quali fortemente influenzata dal pensiero di Freud.
Nei suoi primi scritti si occupa, infatti, dello sviluppo del
bambino mediato dalle fasi proposte dal suo predecessore 44
.
Nel periodo successivo, abbandona il concetto di fase in favore
di quello di posizione . Ogni posizione costituisce un assetto mentale
caratterizzato da diverse modalità di relazione d’oggetto.
43
Cf. S. Freud, Introduzione al narcisismo, in S. Freud, Opere, vol.ΙΙ, Boringhieri, Torino 1979.
44
Freud evidenziò l’esistenza di differenti fasi dello sviluppo, legate al comportamento
sessuale del bambino e precisamente la fase orale , la fase anale , la fase genitale infantile , la
fase di latenza e infine la fase genitale adulta . Attraverso tali fasi si costituisce il Sé (CF. J.
Sandler- A. Holder- C. Dare- A.U. Dreher, I modelli della mente di Freud, Franco Angeli,
Milano 2001.)
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