Capitolo Primo Le Risorse Umane: cenni storici e definizione Premessa Le aziende hanno acquisito la consapevolezza che, nonostante il
progresso tecnologico, l'uomo rappresenti ancora la risorsa
fondamentale. La gestione delle risorse umane costituisce un vantaggio
competitivo fondamentale, in particolare nell'economia della
conoscenza (Rullani, 2004). Quando parliamo di gestione delle risorse
umane, facciamo riferimento a tutte quelle politiche aziendali, a quelle
prassi che influenzano i comportamenti, gli atteggiamenti e le
prestazioni dei collaboratori. La gestione delle risorse umane è
finalizzata ad ottenere dal singolo e dal gruppo le migliori prestazioni
per il raggiungimento degli obiettivi comuni. Le risorse umane, quindi,
hanno un ruolo centrale nelle aziende e costituiscono un vero e proprio
capitale. Il lavoratore, nella propria vita lavorativa, è in grado di
crescere professionalmente e socialmente, migliorando il proprio modo
di lavorare, sia come singolo che come gruppo. E' sempre più diffuso
nelle aziende il coinvolgimento dei dipendenti, che può andare dalla
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semplice risoluzione di problemi tecnici, alla condivisione dei valori e
delle politiche aziendali.
1.1
La nascita e lo sviluppo delle Human Resource La nascita e lo sviluppo di una funzione specifica dedicata alla gestione
delle risorse umane sono strettamente associate all'affermarsi del
sistema industriale negli Stati Uniti ed in Europa agli inizi del
novecento. Con lo sviluppo dell'industrializzazione di tipo fordista, con
la necessità di suddividere il lavoro, sorge la necessità di realizzare una
funzione specifica per la gestione delle risorse umane. All'inizio la
funzione che si delinea è quella della direzione del personale. La
direzione del personale si trasforma nel tempo in relazione a quelli che
sono i cambiamenti socio-economici esterni all'azienda (Boldizzoni,
2003).
In seguito, come critica al sistema di gestione delle risorse umane
applicato dal fordismo, nasce negli Stati Uniti, ad opera di Elton Mayo,
il movimento definito delle Human Relations . Mayo dal 1927 al 1932
condusse degli esperimenti nell'azienda Electric di Hawthorne sulle
condizioni di lavoro. Mayo mise in evidenza il ruolo del fattore umano
nella produzione, in contrapposizione all'organizzazione scientifica del
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lavoro teorizzata da Taylor (il saper essere si contrappone al saper
fare). Nell'organizzazione scientifica del lavoro si pone al centro del
fattore produttivo la divisione del lavoro, la subordinazione dell'uomo
alla macchina. Per Mayo, invece, giocano un ruolo fondamentale nella
produzione il fattore umano e le condizioni di lavoro.
Un'altra critica al modello taylorista, all'organizzazione scientifica del
lavoro si realizza attraverso la lean production. Questo è un m odello di
organizzazione del lavoro che si sviluppa a partire dall'industria
automobilistica giapponese. Negli stabilimenti della Toyota
l'organizzazione del lavoro si realizza a partire da due pilastri (Ohno,
1993):
• Just in time: ciascun componente arriva alla catena di montaggio nel
preciso momento in cui ce ne bisogno e solo nella quantità necessaria;
• Auto-attivazione del lavoratore: le macchine sono dotate di un
dispositivo di arresto automatico che entra in funzione in caso di
anomalia. (Ohno, 1993).
La lean production cerca di realizzare i vantaggi della produzione
artigianale con quella di massa, evitando l'elevato costo della prima e la
rigidità della seconda (Womack, Jones, Roos, 1993).
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1.2
Definizione di Human Resource Management
Il termine Human Resource Management è sempre più utilizzato anche
in Italia in alternativa al più tradizionale direzione o gestione del
personale. Esso indica sia le politiche e le prassi di gestione del
personale, che le unità funzionali addette alla gestione del fattore
umano. Nelle aziende, oggi, lo H.R.M. ha principalmente lo scopo di
trovare coerenza tra le strategie aziendali e le politiche del personale. Il
pregio di questo modello è quello di considerare strategico il ruolo del
personale, accanto alle risorse finanziarie, piuttosto che tecnologiche.
Nell'accezione più forte, le risorse umane fanno la differenza nel
successo dell'azienda e non sono ad esclusivo appannaggio della
direzione del personale, ma permeano l'azienda in tutte le attività.
Il primo corso universitario che si è occupato di gestione del personale
risale agli anni venti presso la Columbia University di New York, mentre
in Europa bisogna attendere il primo dopoguerra presso la London
School of Economics. Solo però negli anni sessanta tale disciplina ha
acquisito una propria autonoma rilevanza.
Col termine Human Resource si fa riferimento a diversi filoni di studio.
Uno che si riferisce al rapporto fra ambiente e strategie d'impresa, un
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altro che si occupa delle politiche e degli strumenti di gestione delle
risorse umane. Nell'ambito di queste accezioni più generali, possiamo
riscontrare una prassi che pone particolare attenzione alla creazione e
promozione di un ambiente di lavoro favorevole al lavoratore anche al
fine di promuovere il coinvolgimento degli stessi rispetto agli obiettivi
ed alle strategie aziendali. (Noe, Hollenbeck, Gerhart, Wright, 2006;
Storey 1995; Beer e altri, 1995; Tichy e altri, 1984).
Un altro filone, nell'ambito delle risorse umane, è stato definito
l'Organizational Behaviour ed è focalizzato sull'analisi del
comportamento dei singoli all'interno dell'organizzazione. Questo
approccio nasce dalla consapevolezza che il comportamento dei singoli
e le relazioni che tra questi vengono a determinarsi all'interno
dell'organizzazione finiscano per influenzare i risultati dell'azienda. Le
dinamiche relazionali tra gli individui variano e si ripercuotono su una
maggiore o minore produttività lavorativa (Noe, Hollenbeck, Gerhart,
Wright, 2006 ; Costa, Gianecchini, 2005; Boldizzoni, 2003).
Abbiamo poi, il filone delle competenze, il quale parte dal presupposto
che il personale abbia delle capacità che non si esauriscano nella
posizione occupata all'interno dell'azienda. Compito della gestione delle
risorse umane è quello di far emergere queste potenzialità.
Contestualmente di motivare le persone e di farle sentire parte
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dell'azienda (Capucci, 1999; Spencer L. M., Spencer S. M., 1995).
Da sempre le politiche e le tecniche di gestione delle risorse umane
hanno trovato terreno fertile per la sperimentazione e l'applicazione
nella grande impresa.
1.3
Modelli di gestione delle Risorse Umane Oggi le imprese operano in ambienti molto competitivi. Per competere
devono mettere in campo tutte le risorse a loro disposizione. Fra le
risorse che le aziende possono mettere in campo, la risorsa umana è
quella che più di altre può fare la differenza. Questa risorsa, per sua
natura è unica, rara e irreperibile (Itami H., 1998). A partire da questa
consapevolezza, oggi, molte aziende considerano la gestione delle
risorse umane come parte integrante della strategia aziendale. Questo
processo, soprattutto nelle realtà medio-piccole, si realizza senza una
consapevole formalizzazione.
Le gestione delle risorse umane si esplica attraverso una serie
molteplici di attività, tra cui:
- l'analisi e la progettazione delle mansioni;
- il reclutamento e la selezione del personale;
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- la formazione e lo sviluppo del personale;
- la valutazione delle prestazioni;
- il sistema premiante del personale.
Possiamo, a titolo esemplificativo, diversificare la gestione delle risorse
umane in quattro grandi tipi. Questi tipi non si realizzano mai in
maniera esclusiva, ma possono essere presenti contemporaneamente,
in gradi diversi, nella stessa azienda. Questi diversi tipi hanno avuto nel
tempo una diversa rilevanza nelle politiche aziendali (Costa, 1992;
Boldizzoni, 2003):
1. l'amministrazione del personale;
2. la gestione del personale;
3. lo sviluppo del personale;
4. la valorizzazione delle Risorse Umane.
L'amministrazione del personale è caratterizzata da una concezione
contabile amministrativa delle risorse umane. La funzione di gestione
del personale ha scarse relazioni col vertice strategico . Viene realizzata
attraverso una struttura gerarchica, attraverso i capi delle line. Le
competenze sono prevalentemente di natura giuridico–amministrativa.
L'efficacia è valutata in relazione alla corretta amministrazione oppure
al costo del personale.
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La gestione del personale si propone di offrire al vertice strategico ed
alla line supporti tecnici per implementare le scelte strategiche e
gestionali del personale. Si pone in una posizione di supporto, atto a
fornire, per esempio, tecniche di selezione, check up retributivi, analisi
motivazionali. Tale modello si riscontra soprattutto nelle aziende ove il
ruolo del vertice strategico e della line hanno ancora un ruolo centrale
nella definizione delle politiche del personale. La gestione del personale
viene valutata attraverso i criteri di efficienza ed efficacia nell'impiego
del personale. Si privilegia la soluzione dei problemi specifici in
un'ottica di breve durata. La cultura degli addetti alla gestione del
personale è di tipo tecnocratico, con una forte identificazione
professionale.
Lo sviluppo del personale è un modello basato sulla ricerca delle
compatibilità tra le politiche del personale e le scelte strategiche
dell'azienda. La direzione del personale è integrata ai massimi livelli
decisionali dell'impresa. Vi è una più stretta connessione tra lo staff e la
line. Quest'ultima risponde direttamente alla direzione del personale,
ma nello stesso tempo è messa in condizione di agire autonomamente
nella risoluzione dei problemi. La line è coinvolta direttamente nella
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elaborazione delle politiche del personale (Costa, 2005).
La valorizzazione delle risorse umane rientra nel modello che fa
riferimento agli invisible asset dell'impresa (H. Itami, 1998). L'idea
degli invisible asset è che nelle imprese vi siano delle risorse che non
compaiono in bilancio, ma che costituiscono il fondamento del potere
competitivo dell'azienda. Tra queste possiamo annoverare il sapere
tecnologico, l'immagine, le conoscenze accumulate sul mercato e sui
consumatori. Questi asset sono difficilmente quantificabili e necessitano
di tempi molto lunghi per la loro formazione. Non possono essere
trasferiti attraverso il mercato e costituiscono una componente
essenziale del vantaggio competitivo. La direzione del personale ha la
funzione di valorizzare questi invisible asset. In questo modello la
direzione del personale ha il compito di anticipare le politiche aziendali,
con l'obiettivo di sviluppare opportunità sia per l'azienda che per il
personale. In questo modello, vi è una forte segmentazione del
personale, che si spinge a politiche personalizzate per certi gruppi o per
certe figure. Questo modello è diffuso soprattutto nelle aziende che
devono operare in mercati fortemente competitivi e che hanno un forte
orientamento al cliente.
Questi modelli non rappresentano un'evoluzione storica, ma possiamo
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riscontrarli, in dosi diverse ed in periodi diversi, nella stessa azienda.
Per avere degli altri schemi che ci consentano meglio di analizzare i
fenomeni, possiamo ulteriormente distinguere gli approcci alle risorse
umane in tre tipi: lineare, interdipendente ed evolutivo (Costa, 1992) .
L'approccio lineare prevede che le risorse umane si adattino
all'ambiente circostante ed alle politiche aziendali. Le risorse umane, in
questo caso, costituiscono l'ultimo anello della catena e quindi il
compito di chi gestisce le risorse umane è quello di adattare le stesse
agli obiettivi ed alle strategie aziendali.
L'approccio interdipendente prevede si l'adattamento all'ambiente ed
alle strategie aziendali, ma, allo stesso tempo, finisce per interagire e
quindi influenzare le strategie aziendali (Boldizzoni, 2003).
L'approccio evolutivo, invece, parte dal presupposto che l'ambiente non
sia stabile e che quindi le risorse umane abbiano il compito, attraverso
un processo creativo e progettuale, di modificarlo (Boldizzoni, 2003).
1.4
Le risorse umane in Italia In Italia si possono idealmente identificare sei fasi nello sviluppo delle
Risorse Umane:
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1. (anni 50) la ricostruzione del sistema industriale;
2. (anni 60) lo sviluppo del sistema economico;
3. (anni 70) la conflittualità sindacale;
4. (anni 80) la ristrutturazione e lo sviluppo del sistema industriale;
5. (anni 90) la qualità e la produttività;
6. (anni 00) la sfida della sostenibilità.
Negli anni cinquanta, la gestione delle risorse umane era
prevalentemente un servizio all'interno della funzione amministrativa.
La gestione del personale era in linea gerarchica. Le competenze erano
molto semplici ed i rapporti con i vertici aziendali sporadici.
Negli anni sessanta, si è sviluppata l'attività industriale, il mercato del
lavoro è diventato più dinamico e le aziende hanno cominciato ad
internazionalizzarsi. Si è quindi reso necessario razionalizzare l'attività
produttiva per incrementare la produttività. La gestione delle risorse
umane ha assunto compiti più precisi, e si è cominciato ad usare
tecniche più sofisticate.
Negli anni settanta, la gestione del personale ha acquisito ruoli diversi.
Da una parte si è fatta carico di operare una mediazione tra il personale
e la direzione generale, oppure, tra il contesto economico ed il mercato
del lavoro, tra la società e l'azienda. In altri casi, si è fatta carico di
proporre la valorizzazione del capitale–lavoro, o di gestire il conflitto,
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attraverso la contrattazione (Unnia, 1974).
Negli anni ottanta, con la diffusione delle tecnologie informatiche e la
forte turbolenza dei mercati, la gestione delle risorse umane è
diventata sempre più strategica, riferendosi direttamente ai vertici
aziendali. Ha cominciano a delinearsi in maniera precisa e quindi a
formalizzare tutti gli strumenti della gestione del personale: i sistemi di
valutazione delle posizioni, delle prestazioni e delle potenzialità, nonché
i piani di selezione, di reclutamento, di formazione e di retribuzione.
Negli anni novanta si pone l'attenzione, prevalentemente, sulla
valorizzazione dei bisogni e delle potenzialità delle risorse umane. Si
delineano i diversi modelli di gestione: amministrazione del personale,
gestione del personale, sviluppo del personale e valorizzazione delle
risorse umane.
Negli anni duemila nella gestione delle risorse umane, si è fatta strada,
accanto al concetto di generazione di valore, quello della sostenibilità,
intendendo con tale termine la capacità di un'impresa di perdurare nel
tempo, in un contesto competitivo. Alla funzione di gestione delle
risorse umane viene affidato il compito di costruire il capitale umano in
una prospettiva di medio-lungo periodo, facendo evolvere le
competenze e le motivazioni del personale in relazione alle direttive
strategiche (Boldizzoni, 2003; Paoletti e altri, 2006).
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