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Introduzione
All’alba del XXI secolo, la questione energetica presenta ancora un problema non risolto di
importanza rilevante per le sorti della nostra specie e del pianeta. I consumi di energia
elettrica sono destinati ad accrescersi senza rallentamenti nei prossimi anni, ed il consumo
smodato delle risorse attuali usate per generarla (carbone, gas, petrolio) sta portando ad un
rapido esaurimento delle stesse, ma, cosa peggiore, l’inquinamento atmosferico ha raggiunto
livelli preoccupanti (colpevoli i gas serra sprigionati dalla combustione di queste risorse)
generando cambiamenti climatici ed il progressivo inaridimento del suolo. Creare energia
senza inquinare e sfruttando risorse rinnovabili è la soluzione per evitare questa
autodistruzione a cui stiamo andando incontro. Una di queste risorse è il sole la cui luce
opportunamente catturata da pannelli fotovoltaici può essere convertita direttamente in
energia elettrica senza provocare danni all’ambiente. L’edilizia ha una forte rilevanza nel
fabbisogno energetico globale del pianeta, comporta infatti il 40% dei consumi energetici dei
paesi sviluppati, però, essa, oggi, può riscattarsi offrendo essa stessa le superfici per
l’installazione degli impianti fotovoltaici.
Se questa tecnologia si diffonde, ancora oggi, con una certa lentezza è perché i costi dei
relativi impianti sono ancora troppo ingenti, in Italia, come è riportato dalla letteratura, è
possibile recuperare l’investimento in un certo numero di anni, variabile a seconda della
fascia del territorio italiano in cui ci si trova:
null Nord: 11null13 anni
null Centro: 9null11 anni
null Sud: 7null9 anni
Nella tesi, dopo una descrizione della tecnologia nei materiali, nel funzionamento, nel
dimensionamento, verrà affrontata l’analisi finanziaria dell’impianto fotovoltaico allo scopo
di valutare la sua fattibilità finanziaria in ognuno dei capoluoghi di Provincia del Piemonte.
Lo strumento usato è il simulatore Enel.si dell’Enel, preventivamente messo a confronto con
il software RETScreen, programma creato dal Ministero delle Risorse Naturali del Canada per
analizzare i progetti riguardanti l’energia pulita ed utilizzabile in tutto il mondo. Avendo la
consapevolezza che la performance economica di un sistema fotovoltaico è determinata, a
parità di costi e potenza installata, dall’energia solare che arriva alla superficie terrestre, e non
essendo possibile effettuare l’analisi finanziaria per ogni Comune del Piemonte, la tesi
proverà a mostrare come l’irraggiamento non sia uniforme sul territorio piemontese e come
esso, quindi, al suo interno presenti delle aree diverse per rendimento energetico annuo
dell’impianto, con conseguente variabilità dei ritorni economici. Per svolgere questa analisi,
prettamente legata alle peculiarità geografiche e morfologiche, si useranno le applicazioni
web del PVGIS, strumento di ricerca per la stima della performance della tecnologia
fotovoltaica nell’Unione Europea, sviluppato dal Joint Research Centre della Commissione
Europea.
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1 La generazione elettrica fotovoltaica
1.1 I progenitori della cella fotovoltaica
Il fisico francese Alexandre Edmund Becquerel (1820null1891) è il primo ad osservare il
fenomeno della conversione della luce in elettricità; nell’ambito di suoi esperimenti egli aveva
notato che la corrente tra due elettrodi di platino immersi in una soluzione conduttrice di
nitrato di piombo, contenuta in una bottiglia di vetro, aumentava se si esponeva la pila così
composta alla luce del Sole.
La vera progenitrice della cella fotovoltaica arriva nel 1883 grazie a Charles Fritts,
l’efficienza di conversione ottenuta era di appena 1%.
Questa scoperta per alcuni decenni non riusciva a suscitare ancora alcun desiderio di
applicazione, e soltanto dopo il 1940 si capiva che questa scoperta poteva aveva forti
potenzialità.
Quindi arrivano gli studi sul silicio cristallino e nel 1954 vengono concepite le prime celle
fotovoltaiche al silicio monocristallino commerciali.
La tecnologia era sufficientemente avanzata e anche molto costosa e l’unica applicazione era
quella nel settore aerospaziale in cui l’elevato costo dei sistemi era bilanciato da pesi e
ingombri ridotti. Con gli anni Settanta e la crisi energetica mondiale si comincia a vedere il
fotovoltaico come un sistema ben applicabile anche nell’ambito civile. I costi di produzione
continuano a essere alti, ma si sta registrando un graduale allargamento delle industrie del
settore e un costante incremento delle vendite
fig. 1.1 Pietra grezza di silicio.
1.2 L’ effetto fotovoltaico
L’effetto fotovoltaico consiste nella conversione dell’energia solare in elettricità, questo
processo si verifica soltanto negli elementi semiconduttori. La cella fotovoltaica è dunque una
porzione piana di materiale semiconduttore, di spessore molto ridotto, cui sono applicati dei
contatti elettrici.
Il materiale semiconduttore più utilizzato è il silicio cristallino.
È necessario scendere a livello microscopico per capire come sono composti naturalmente gli
atomi di silicio e capire cosa avviene quando questi, facendo parte di una cella fotovoltaica,
vengono colpiti dalla radiazione solare. Ogni atomo di silicio contiene 14 elettroni, 4 di questi
sono legati in coppia con gli elettroni analoghi degli altri atomi tramite un legame covalente ,
essi sono detti elettroni di valenza.
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fig. 1.2 I legami tra gi atomi di silicio.
Il forte legame elettrostatico che si crea può essere spezzato con una precisa quantità di
energia che fa passare l’elettrone dalla banda di valenza alla banda di conduzione, ciò
vorrebbe dire che l’elettrone sarebbe libero di muoversi nel semiconduttore e di generare
insieme ad altri elettroni un flusso elettrico se contemporaneamente si verificasse nell’
elemento una differenza di potenziale ossia un campo elettrico. La differenza di potenziale è
quindi indispensabile per il verificarsi del flusso elettrico e viene ottenuta tramite il
“drogaggio” della porzione di silicio che consiste nell’ introdurre degli atomi di altri elementi
chimici secondo un rapporto di 1:1000000 con gli atomi di silicio. In particolare nella parte
alta della barretta vengono introdotti atomi di fosforo, che ha 5 elettroni di valenza, e qui si
costituisce una carica negativa debolmente legata (strato silicio tipo n) e nella parte inferiore
atomi di boro che ha solo 3 elettroni di valenza, qui invece si costituisce una carica positiva in
eccesso ( strato silicio tipo p).
fig. 1.3 Atomi di fosforo e boro all’interno del silicio.
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La zona di separazione tra i due “strati” è detta giunzione pnulln.
Nel silicio così modificato si attiva un flusso elettronico dalla zona n alla zona p che,
raggiunto l’equilibrio, comporta un eccesso di carica positiva nella zona n, dovuto agli atomi
di fosforo con un elettrone in meno, ed un eccesso di carica negativa nella zona p, dove gli
atomi di boro hanno un elettrone in più; in altre parole gli elettroni nel silicio tipo n
diffondono per un breve tratto nel silicio tipo p. Il campo elettrico interno che si crea ha un’
ampiezza di pochi micrometri.
fig. 1.4 Campo elettrico nel silicio “drogato” e flusso di elettroni in seguito all’incidenza dei
fotoni.
Illuminando la giunzione pnulln dal lato del silicio tipo n, gli elettroni, ora liberi di muoversi, si
spostano verso la zona n e contemporaneamente generano un movimento di lacune nella
direzione opposta. Una volta attraversato il campo, gli elettroni non possono tornare più
indietro, perché il campo agisce come un diodo. Collegando la giunzione pnulln ad un conduttore
si ottiene un flusso di elettroni che parte dallo strato n e torna allo strato p; è importante che
lo spessore dello strato di silicio tipo n sia tale da garantire il massimo assorbimento di fotoni
incidenti in vicinanza della giunzione ( per il silicio questo valore non deve essere maggiore
di 0,5 mm).
Fino a quando la cella resta esposta alla luce, l’elettricità fluisce sotto forma di corrente
continua.
fig. 1.5 Flusso elettrico verso il carico
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I fotoni che compongono la radiazione solare non si equivalgono tra loro in termini di
contenuto energetico (e quindi di capacità di conversione fotovoltaica), in quanto questo
dipende dalla frequenza e dalla lunghezza d’onda della radiazione cui appartengono.
Tra energia e lunghezza d’onda vi è una proporzionalità inversa:
E
f
(l) = h x c (1)
l
dove:
E
f
(l) è l’energia posseduta dal fotone appartenente alla radiazione di lunghezza d’onda l
in J
h è la costante di Planck pari a 6,626 x 10
null34
Js
c è la velocità della luce nel vuoto pari a 300.000 km/s
l è la lunghezza d’onda della radiazione in mm
Per ogni materiale semiconduttore è riscontrabile un preciso quantitativo di energia
indispensabile affinché vengano spezzati i legami covalenti tra gli atomi e quindi si inneschi
il processo fotovoltaico, è un valore di soglia detto EG, energy gap. I fotoni che non
soddisfano il valore di EG non partecipano al processo ed i fotoni che invece possiedono
troppa energia vengono utilizzati solo parzialmente, vale a dire che la parte di energia in più
viene convertita in calore e quindi persa.
fig. 1.6 Spettro delle radiazioni elettromagnetiche.
Le coppie elettronenulllacuna che si generano quando i fotoni incidono il semiconduttore, se non
ricadono nel campo elettrico, vagano casualmente nel materiale, fino a ricomporsi con altre
cariche di segno opposto ( fenomeno della ricombinazione), se invece ricadono nel campo
elettrico vengono spinte in direzioni opposte dando origine ad un flusso unidirezionale.
Per valutare le prestazioni di una cella il principale parametro utilizzato è l’efficienza di
conversione, ossia il rapporto tra energia elettrica generata e energia elettromagnetica
incidente, tutto misurato in determinate condizioni operative.
Per quanto riguarda il
silicio cristallino, la
parte di radiazione
solare caratterizzata da
una lunghezza d’onda
superiore a 1,1 mm e
quindi collocata
nell’infrarosso ha
energia insufficiente e
quindi non viene
utilizzata, mentre le
radiazioni con
lunghezza d’onda
inferiore a 0,4 mm,
quindi collocate
nell’ultravioletto hanno
troppa energia.
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1.3 I materiali e le tecnologie
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1.3.1 Il silicio cristallino
È il materiale più utilizzato attualmente nella realizzazione delle celle fotovoltaiche. È molto
diffuso sulla Terra però, per essere sfruttato in questi termini, ha bisogno di una adeguata
struttura molecolare (monocristallina, policristallina, o amorfa) e di una elevata purezza che
in natura l’elemento non possiede.
A seconda del grado di purezza si distinguono diversi tipo di silicio:
nullmetallurgico, con impurità pari a 1null2% della massa totale
nulldi grado solare, con impurità pari a 0,01%
nulldi grado elettronico, con impurità pari a 0,000001%
I processi utili ad ottenere un silicio monocristallino (il più efficiente) e ad elevatissima
purezza (di grado elettronico) sono due: il processo Czochralsky ed il processo floating zone.
Il primo metodo (anche il più diffuso) consiste nell’estrarre una bacchetta iniziale di silicio
cristallino da un crogiolo nel quale viene fuso il silicio a 1414 °C, la bacchetta viene fatta
ruotare con velocità di pochi giri/min fino a 60 giri/min, mentre la velocità di estrazione è 0,5null
1,2 mm/min. il risultato è un cilindro di silicio monocristallino di diametro dipendente dalla
velocità di estrazione: più è bassa maggiore sarà il diametro. Il secondo metodo consiste nel
passare attorno al lingotto di silicio una bobina che emette radiofrequenze (2MHz) tali da
fondere localmente il lingotto, che alla seguente solidificazione assume struttura
monocristallina.
Questi processi, però, richiedono attualmente costi eccessivi per l’utilizzo del silicio nel
campo della tecnologia fotovoltaica, per questi motivi vengono utilizzati i residui delle
industrie elettroniche.
Va tuttavia detto che questa risorsa residua al giorno d’oggi non riesce a soddisfare a pieno la
richiesta di silicio dell’industria fotovoltaica, e che questa, fortunatamente, può utilizzare un
silicio con grado di purezza inferiore (di grado solare) rispetto a quanto è richiesto
nell’industria elettronica; il tentativo di produrre un silicio dal grado di purezza e dal costo più
adeguati ha portato alla tecnologia del silicio policristallino.
Un metodo piuttosto diffuso ed efficace è il processo casting, che consiste nella fusione del
silicio che raffreddandosi in maniera controllata, si ricristallizza creando una struttura
cristallina fatta di grani di dimensione ridotta (1 ÷ 100 mm), il risultato è un lingotto di grandi
dimensioni (40 cm di lato), un tale silicio offre buone prestazioni nella efficienza di
conversione della radiazione solare, che differisce solo di un punto percentuale dal
monocristallino).
I prodotti provenienti da ognuno di questi processi vengono poi trattati per ottenerne fette
sottilissime dette wafer che hanno uno spessore compreso tra i 250 e i 350 mm (0,25null0,35
mm); questi trattamenti causano un enorme dispendio di energia e una grande perdita di
materiale (50% della massa originale) e quindi grosse ripercussioni sui costi finali. Per
ovviare a quest’ inconveniente l’industria fotovoltaica ha messo a punto nuovi modi per
ottenere i fogli di silicio.
Uno dei più noti è il metodo EFG (edge-defined film growth), qui il silicio fuso viene fatto
risalire per capillarità attraverso una fessura realizzata nella sommità di un crogiolo, viene
ottenuto così, un nastro in silicio policristallino lungo alcuni metri e spesso 300 mm; un altro
metodo è il metodo dello sviluppo epitassiale col quale viene ottenuto uno strato di silicio
policristallino spesso dai 25 ai 250 mm.
1
Aste, Niccolò, Il fotovoltaico in architettura, 2° ed., Napoli, Gruppo Editoriale Esselibri Simone, 2005;
Bartolazzi, Andrea, Le energie rinnovabili, Milano, Ulrico Hoepli Editore, 2006.