8
INTRODUZIONE
L‟integrazione finanziaria internazionale rappresenta l‟ultimo stadio della
globalizzazione dove, tramite l‟allocazione ottimale dei capitali, è possibile
raggiungere un‟efficienza paretiana e condividere così i benefici della
crescita economica attraverso la creazione di valore. Questo crea un mondo
“monocentrico” in cui tutto e tutti sono interconnessi e dove, perciò, i
singoli Stati sono costretti a limitare la propria sovranità e lasciare la guida
ad organizzazioni sovranazionali che ne rappresentano i pesi e gli interessi.
In condizioni di crescita questo tipo di economia permette un benessere
globale, aperto a tutte le popolazioni del mondo, ma al primo shock
finanziario, per quanto piccolo o locale, gli stessi canali tanto lodati fanno
da trasmettitori portando ed amplificando tale malessere, come una
metastasi. È un po‟ ciò che è avvenuto nell‟ultima crisi finanziaria (2007-
2009) che dapprima sembrava riguardasse solo gli USA, ed in particolare i
nuovi mutui subprime, poi si è man mano allargata sia geograficamente che
settorialmente, andando ad intaccare l‟economia reale dell‟altro emisfero. In
tale circostanza le stesse istituzioni internazionali che prima erano state
“potestate” hanno mostrato tutti i loro limiti nel porre in atto misure efficaci
di rimedio. Si è assistito dunque ad un ritorno del decentramento, in cui gli
Stati, e la politica, hanno riacquistato centralità nell‟economia e nei mercati
dato che le esiziali condizioni di molti istituti bancari rischiavano di
distruggere l‟intera infrastruttura economica dei paesi di residenza.
9
Nazionalizzazioni, salvataggi, sussidi sono diventate di nuovo di uso
comune nei paesi occidentali che avevano partorito il malanno, mentre di
tutt‟altro tenore è stata la crisi per alcuni paesi emergenti. Se nei primi, i
fautori, la crisi finanziaria ha condotto ad una recessione paragonabile solo
al ‟29, nei secondi, che dai primi l‟hanno indotta, ha causato un brusco
rallentamento della crescita ma non una regressione. Alcuni paesi ne hanno
approfittato per investire le loro riserve, accumulate grazie a costanti e ampi
surplus della bilancia dei pagamenti (Cina e Singapore) o grazie agli elevati
prezzi delle materie prime, specialmente petrolio e gas (Emirati Arabi Uniti,
Russia, Qatar, Kuwait, Norvegia), attuando delle ingenti acquisizioni in
importanti istituzioni di credito occidentali. Queste ricche nazioni hanno
sfruttato le svalutazioni di mercato per accaparrarsi rilevanti fette di società
finanziarie come Citigroup, Barclays, Merrill Lynch, UBS, Unicredit, ed in
quasi tutte le occasioni lo hanno fatto tramite delle negoziazioni private
sottoscrivendo delle obbligazioni convertibili che le tutelavano perciò da
un‟eventuale discesa dei prezzi azionari (come puntualmente si è verificato).
Gli strumenti utilizzati per l‟acquisto dei cespiti occidentali sono dei veicoli
definiti Fondi Sovrani di Investimento, o Sovereign Wealth Funds (SWFs),
un neologismo coniato da Andrei Rozanov. I SWFs non sono un fenomeno
nuovo come potrebbe sembrare considerato che già nel 1953 il Kuwait ne
aveva uno, ma solo da poco tempo, dopo la loro rapida ascesa il FMI ne ha
dato una definizione, peraltro non da tutti accettata o comunque ritenuta
10
incompleta. Il FMI li descrive come dei fondi di investimento gestiti dai
governi e dalle autorità governative, costituiti prevalentemente da attività
non domestiche e gestiti separatamente dalle riserve ufficiali, per
investimenti in assets finanziari di più alto rendimento. Con un patrimonio
stimato di circa 4.200 miliardi di dollari (aprile 2011) i SWFs sono oramai
degli attori finanziari più grandi sia di hedge funds che dei fondi di private
equity, ma quello che più preoccupa è che le loro dimensioni aumentano col
crescere dei prezzi delle commodity e degli squilibri commerciali. Il trend
evolutivo degli investimenti diretti esteri dei SWFs non è più orientato al
settore creditizio ma si sta pian piano diversificando indirizzandosi in settori
più “strategici”, come le infrastrutture, l‟alta tecnologia, i servizi e
l‟industria manifatturiera, segno che la loro è una strategia di lungo periodo
e non un semplice intervento isolato. L‟ingresso di Stati sovrani, peraltro
non sempre democratici anzi perlopiù espressioni di regimi autoritari, in
settori di rilevanza nazionale preoccupa i paesi recipienti, che vedono
compromessa ancora una volta la loro sovranità, pertanto sono reali le paure
di un protezionismo economico, ancor di più in un periodo così impegnativo
e compromettente per l‟establishment politico dei paesi scossi dalla crisi. Il
rischio è quello di creare misure nazionali arbitrarie che potrebbero
dissolvere tutto il lavoro svolto in quest‟ultimo mezzo secolo dalle
organizzazioni internazionali per aprire i mercati finanziari, e per
scongiurare tali scenari le stesse istituzioni si sono fatte carico di negoziare
11
dei codici di condotta riconosciuti. L‟FMI ha accolto le istanze dei SWFs,
invece l‟OCSE quelle dei paesi recipienti, così nel 2008 sono stati
promulgati i Principi di Santiago (GAPP).
1
Il problema è che quasi nessuno
dei SWFs ha ancora applicato questi dettami, primo perché sono volontari,
secondo le società occidentali hanno talmente bisogno di liquidità che non si
preoccupano certo dell‟applicazione di tali principi,
2
e di conseguenza i
paesi recipienti consapevoli di questa contingenza non vogliono, almeno per
il momento, arginare una possibile fonte di finanziamento che potrebbe
attenuare le pressioni sulla finanza pubblica e risollevare più celermente
l‟economia domestica. Infatti, nonostante sia passato molto tempo
(novembre 2007) dall‟investimento apripista di ADIA, il SWFs di Abu
Dhabi, di 7.5 miliardi di dollari per il 4.9 per cento di Citigroup, ancora oggi
i SWF continuano ad investire ingenti risorse, dedicando maggiori
“attenzioni”agli istituti finanziari anche se non sempre occidentali. Nel 2010
QIA, il SWF del Qatar, ha investito 6 miliardi di dollari nell‟Agricultural
Bank of China e 2.7 miliardi nel Banco Santander del Brasile, IPIC, l‟altro
1
La discussione che ha portato ai Principi di Santiago ha coinvolto i principali SWFs ed è
avvenuta attraverso l‟istituzione dell‟International Forum on Sovereign Wealth Funds
(IFSWF). Questo è un forum permanente che ogni anno discute sulle sfide e le opportunità
dei SWFs ed in cui partecipano i più grandi SWFs, pertanto una sede in cui discutere dei
problemi e delle possibili scenari è già esistente.
2
Il bisogno smodato di liquidità sembra che abbia addirittura spinto alcune grandi banche e
fondi di investimento degli USA, a pagare delle vere e proprie tangenti ai gestori ed
amministratori di SWFs affinché investissero nei loro gruppi. La Securities and Exchange
Commission (SEC) ha avviato un‟indagine nel mese di gennaio 2011, e dal momento che
chi gestisce i SWFs, di fatto, dev‟essere considerato un pubblico ufficiale, entrerebbe in
gioco la legge federale sulla corruzione (Foreign Corrupt Practices Act). “Inchiesta Sec
sulla corruzione in finanza”, il Sole 24 Ore, 15 gennaio 2011.
12
SWF di Abu Dhabi, ha acquistato per 2.3 miliardi di dollari il 4.99 per cento
di Unicredit,
3
ed anche nei primi mesi del 2011 il trend non si è
minimamente arrestato. Il SWF Institute ha stimato che nei primi due
trimestri i SWFs hanno compiuto investimenti per più di 28 miliardi di
dollari privilegiando il real estate e il settore energetico. I loro orizzonti di
investimento di medio – lungo periodo, l‟assenza di passività ed i continui
finanziamenti che ricevono dai loro Stati grazie ai grossi surplus, li
proteggono dalle eventuali perdite in conto capitale che pure hanno
sopportato a causa delle svalutazioni dei loro assets, soprattutto bancari.
Tutti questi fattori li rendono degli straordinari strumenti anticiclici e
portatori di una finanza sana priva di leverage (o almeno esiguo) che
investendo in attività reali può creare tutti i presupposti per la creazione di
modelli di sviluppo sostenibili. Ora però bisognerà capire se e fino a che
punto i governi degli Stati recipienti intenderanno sminuire la propria
sovranità (in un periodo che come abbiamo detto è in forte crescita) per
cederla ad altri paesi. C‟è il rischio di cadere in una spirale protezionista se
alcuni Stati decidessero di rifiutare, o restringere fortemente, i
finanziamenti da questi veicoli dato che è messa in discussione anche la
legittimità e la reputazione delle altre organizzazioni internazionali, che
3
Unicredit possiede quasi il 12 per cento del suo capitale in mani di paesi mediorientali. Il
4.98 per cento è detenuto dalla banca centrale libica, il 2 per cento dal SWF libico, Lia, e
con il 4.99 per cento di IPIC si arriva a circa il 12 per cento. Forse anche per questa scelta è
stato esautorato l‟amministratore delegato Profumo.
13
mediando potrebbero comunque provare a regolare tali attività, magari
tramite un completamento dei GAPP e lo sviluppo di nuove regole, questa
volta obbligatorie.
Questi ed altri argomenti saranno trattati nei primi due capitoli del lavoro
svolto. Nel primo ci soffermeremo sulle caratteristiche distintive dei SWFs e
sull‟iter dei GAPP come risposta alle varie preoccupazioni politiche messe
in evidenza dai paesi recipienti, che comunque non sono rimasti fermi ad
osservare gli sviluppi del fenomeno. Nel secondo ci addentreremo nei SWFs
studiando le loro strategie di asset allocation, quindi a partire dalle loro fonti
seguiremo tutti i loro obiettivi di investimento costruendo una mappa geo-
settoriale dei flussi di denaro cercando di interpretare le ragioni politiche
sottese.
Nel terzo capitolo cercheremo di isolare i SWFs dei paesi con popolazioni
di fede prevalentemente islamica per capire se e come possono o potrebbero
applicare i precetti religiosi alla propria attività. Quello della finanza
islamica è un fenomeno destinato a divenire presto realtà, è in costante
crescita, e non solo nei paesi musulmani, dato che riesce a inglobare la
dottrina dell‟Islam, che non è solo una fede ma è una forma economica di
mutualità sociale in cui le sconfitte e le vittorie vengono condivise ed in cui
c‟è una sincera solidarietà nelle sventure altrui. Questa è una religione che
potrebbe sembrare molto pervasiva nella vita del fedele, infatti tocca non
solo aspetti strettamente teologici ma anche aspetti della vita sociale ed
14
economica. Il primo tra tutti i divieti, che riguardano l‟economia, è quello di
riba, ossia il divieto di prestare soldi ad un tasso di interesse predeterminato,
ma dai principi tante altre attività della finanza convenzionale possono
essere escluse, in primis quella speculativa.
Dall‟analisi compiuta risulta una latitanza dei principi della Shari‘ah nella
gestione e nelle strategia di investimento dei SWFs che risiedono nei paesi
con maggioranze musulmane. Ci chiediamo se sia giusto che tali gestori non
considerino i divieti posti dalla Shari‘ah, e pensino solo ed esclusivamente
ai profitti, in fondo i proprietari dei SWFs sono gli stessi cittadini che per
quanto possano essere moderati dovrebbero comunque essere rispettati e
non essere “contaminati” dalle attività impure poste in essere dai gestori
politici dei SWFs.
15
CAPITOLO I : CARATTERISTICHE E
REGOLAMENTAZIONE DEI SWF
1.1 COSA SONO I SOVEREIGN WEALTH FUNDS
Nonostante i fondi sovrani (d‟ora in poi SWFs) siano sulla scena internazionale da
più di mezzo secolo la letteratura ancora non ha univocamente definito cosa si
intenda per SWFs. Solo nel 2005 fu coniato il termine “fondo sovrano
d‟investimento” ad opera di Andrew Rozanov, senior manager e vice presidente di
State Street Corporation, il quale definisce i SWFs come il prodotto di un surplus
monetario nazionale accumulato negli anni grazie ad una vantaggiosa posizione
macroeconomica, fiscale e di commercio, accompagnata da una pianificazione di
investimento a lungo termine ed un controllo della spesa. Successivamente altri
istituti di ricerca e organismi internazionali si sono occupati del tema giungendo
però a definizioni diverse.
Il FMI li qualifica come fondi di investimento gestiti dai governi e dalle autorità
governative, costituiti prevalentemente da attività non domestiche e gestiti
separatamente dalle riserve ufficiali. In particolare, i SWFs, sono veicoli finanziari
posseduti da Stati sovrani che detengono, gestiscono e amministrano fondi
pubblici investendoli in un più ampio set di strumenti finanziari. Creati da
amministrazioni pubbliche per scopi macroeconomici, i SWFs sono fondati grazie
agli avanzi della bilancia dei pagamenti, delle operazioni ufficiali in valuta estera,
16
dei proventi delle privatizzazioni, delle eccedenze fiscali, e/o degli introiti
derivanti dalle esportazioni di materie prime.
La definizione data dall‟FMI non comprende quelle attività detenute dalle autorità
monetarie per i tradizionali scopi di bilancia dei pagamenti o politica monetaria, le
imprese statali (State-owned enterprises), i fondi pensione pubblici e privati che
erogano in via diretta prestazioni pensionistiche e si finanziano tramite contributi
pensionistici ed infine i patrimoni gestiti e detenuti da singoli individui.
Altri tendono, invece, ad includere anche i fondi pensione governativi, come ad
esempio Edwin M. Truman (2008c) che descrive i SWFs come un pool separato
di attivi finanziari posseduti o controllati dal governo che include attività
internazionali tra cui anche i fondi pensione di proprietà del governo. Balding
(2008) va ancora oltre includendo anche le banche di sviluppo e gli altri veicoli di
investimento gestiti dal governo.
Autorevoli istituti di ricerca ed eminenti esperti si sono impegnati nel
circoscrivere tale soggetto ma i diversi ordinamenti giuridici di appartenenza, le
differenti strutture istituzionali e di governance rendono il gruppo dei SWFs
estremamente eterogeneo. Tuttavia il FMI ha evidenziato degli elementi chiave
che chiariscono, in parte, cosa siano i SWFs:
Proprietà: i SWFs sono di dominio delle amministrazioni pubbliche, e ciò
include sia il governo centrale che quello sub-nazionale.
17
Investimenti: le strategie di investimento comprendono investimenti in
attività finanziarie denominate in valuta estera, cosi si escludono quei
fondi che investono solamente in attività domestiche.
Finalità e Obiettivi: istituiti dai governi centrali per fini macroeconomici,
i SWFs sono creati per investire risorse pubbliche al fine di conseguire
obiettivi finanziari. Essi hanno delle passività tali solo nel senso lato del
termine, cosicché è possibile impiegare un‟ampia gamma di strategie di
investimento con un orizzonte temporale di medio - lungo termine. Questi,
dunque, sono creati per un obiettivo diverso rispetto, ad esempio, ai
portafogli di riserve detenuti solo per i tradizionali scopi di bilancia dei
pagamenti.
In base a tali considerazioni un elemento che potrebbe creare confusione è
determinato dalla proprietà in quanto spesso con il termine SWFs si fa riferimento
sia ai fondi medesimi sia alle entità amministrative che li gestiscono
4
. Per questo
motivo l‟OCSE suggerisce di definire queste entità come delle “sovereign
investment companies”(SICs).
Anche riguardo alle strategie di investimento il FMI non riesce con le sue
osservazioni a fare ordine in quanto nel portafoglio di questi enti è possibile
trovare investimenti di vario titolo e specie, inoltre non avendo divieti
nell‟indirizzo delle proprie risorse possono investire anche in altri fondi, di private
4
Si pensi ad esempio alla Kuwait Investment Authority (KIA) che non è un fondo ma una entità
governativa che ha in gestione due fondi separati.
18
equity o hedge ad esempio, rendendo ancor più vuota tale delucidazione. Questa
eventualità è significativa perché se da un lato permette una netta distinzione dalle
riserve ufficiali, detenute dalle autorità monetarie in forma liquida, dall‟altro
simboleggia il tipo di performance richiesta che deve andare al di là dei più
prudenti rendimenti free risk.
1.2 TASSONOMIA DEI SWFs
Anche il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha cercato di ordinare tale
materia definendo i SWFs come “veicoli di investimento governativi finanziati da
attività in valuta estera, e gestiscono tali attività separatamente dalle riserve
ufficiali delle autorità monetarie”
5
. Nessuno è riuscito a chiarire brevemente il
tema perciò per identificare meglio i SWFs si devono seguire altre strade. Una è
quella delle fonti, l‟altra quella delle finalità.
Seguendo l‟approccio delle fonti si possono distinguere SWFs commodity e non
commodity:
- Fondi Commodity: sono tutti quei SWFs costituiti grazie ai proventi delle
esportazioni di materi prime, incluse tasse e royalties.
- Fondi Non Commodity : si tratta di tutti quei SWFs che derivano le loro
risorse da ampi e continui avanzi delle partite correnti. Le autorità
5
U.S. Department of the Treasury, Semiannual Report on International Economic and Exchange
Rate Policies, giugno 2007.
19
governative, avendo un “eccesso” di riserve ufficiali trasferiscono parte
di queste in tali fondi.
Dal punto di vista delle finalità i SWFs sono classificabili come:
Fondi di stabilizzazione : usati perlopiù dai SWFs di tipo commodity
6
,
sono fondati allo scopo di stabilizzare il gettito fiscale, per
accantonare una riserva di valore a beneficio delle generazioni future
e per sterilizzare le fluttuazioni valutarie scaturenti dai saldi delle
partite correnti.
Fondi di risparmio o intergenerazionali: usati anche questi dalla
maggioranza dei fondi commodity, hanno l‟obiettivo di conservare la
ricchezza per le generazioni future attraverso una gestione che
consenta una ridistribuzione più equa dei rendimenti derivanti dallo
sfruttamento delle risorse naturali
7
. In virtù di tale fine quest‟ultimi
hanno a disposizione un più ampio ventaglio di investimenti rispetto
ai fondi di stabilizzazione i quali sono caratterizzati da attività più
liquide e a basso rischio
8
.
6
Alcuni paesi produttori di petrolio, ad esempio, durante lo shock petrolifero degli anni 1973-74
aumentarono la spesa pubblica in virtù di una crescente disponibilità liquida. Tale espansione non
fu però sostenibile quando i prezzi crollarono e questo costrinse i governi a misure restrittive che
misero in pericolo il loro consenso.
7
Essendo le risorse naturali esauribili e non rinnovabili uno Stato può valutare l‟opportunità di
costituire uno SWFs affinché spalmi su più generazioni i benefici economici transitoriamente
ottenuti.
8
Unitamente al basso rendimento e all‟aumento quasi verticale dei prezzi delle materie prime
molti fondi di stabilizzazione si sono trasformati, col tempo, in fondi di risparmio (ISAE, 2007).
20
Società di investimento delle riserve (reserve investment
corporations): in questo caso, invece, tali fondi, sono costituiti
soprattutto dai paesi emergenti con grandi accumuli di riserve dovute
ai saldi positivi della bilancia dei pagamenti. Mentre in precedenza le
riserve venivano detenute in attività liquide o a basso rendimento il
crescente espandersi dei valori ha reso necessario un cambio di
strategia onde limitare il costo opportunità. Le banche centrali hanno
avuto negli ultimi sessant‟anni un rendimento medio annuo dell‟1%
circa (KERN 2007) contro più alti rendimenti degli altri operatori,
cosicché le autorità hanno deciso di trasferire tali riserve in eccesso
in portafogli diversificati con strategie di lungo periodo dal più alto
rendimento (e dal più alto rischio).
Quest‟ultima fattispecie di SWFs permette degli usi che poco si differenziano da
quelli delle riserve ufficiali, pertanto ciò potrebbe generare confusione tra i due
strumenti di politica economica-monetaria. Rifacendosi alla definizione dell‟FMI
le riserve ufficiali sono considerate come attività non domestiche prontamente
disponibili e controllate dalle autorità di politica monetaria con il fine di
finanziare gli squilibri nella bilancia dei pagamenti internazionali e regolarli
attraverso interventi sul mercato dei cambi. Nel caso in cui i SWFs investono in
attività di lungo periodo tale quota va a diminuire la disponibilità di riserve estere
per il paese rappresentando un potenziale pericolo per la stabilità del paese
qualora questo pratiche delle politiche di cambio fisso e abbia squilibri
21
macroeconomici e finanziari. Viceversa la quota di attività liquide e prontamente
disponibili per l‟autorità monetaria potrebbero essere classificate come riserve
ufficiali.
Più isolato come fenomeno è la costituzione di SWFs per priorità differenti come
progetti socio-economici, creazione di infrastrutture e altre passività del settore
pubblico come le pensioni. Questi ultimi sono simili ai Saving fund per finalità e
sono classificabili come fondi sovrani se alle dipendenze del governo ma in
questo caso sono etichettati Sovereign Public Pension Reserve Funds
(SPPRFs). Il governo dunque, assegna un ruolo di supporto al sistema
pensionistico del paese, tramite questi SPPRFs, senza che vi siano dei contributi
dei cittadini ma trae le risorse da un guadagno economico di diversa origine.
Alcuni esempi sono rappresentati dai fondi di Norvegia (Norwegian
Government Pension Fund), di Francia (Fond de Reserve pour le Retraites), di
Irlanda (National Pensions Reserve Fund) ed infine quello di più recente
costituzione della Russia (National Welfare Fund) nato nel 2008 dalla scissione
con il fondo di stabilizzazione Oil Stabilisation Fund .
1.3 EVOLUZIONE STORICA DEI SWFs
Nonostante la definizione di Rozanov sia arrivata solo nel 2005 i SWFs hanno una
storia già di oltre mezzo secolo, infatti il primo SWF nacque nel 1953 nel Kuwait
prima ancora che ottenesse l‟indipendenza dal Regno Unito. Il Kuwait Investment
Board (KIB) venne istituito affinché i proventi del petrolio potessero essere
22
utilizzati per la creazione di un fondo che guardasse al futuro riducendo così la
dipendenza dal petrolio. Nel 1965 il KIB fu sostituito dal Kuwait Investment
Office (KIO) e gli furono dati in gestione sia il Reserve for Future Generations
che il General Reserve Fund, quest‟ultimo creato nel 1976. Il KIO è oggi
divenuto Kuwait Investment Authority (KIA) ed assicura che il governo trasferisca
con cadenza annuale il 10% delle entrate petrolifere.
Poco più giovane è il SWF Kiribati Revenue Equalisation Reserve Fund che
però rappresenta come i SWFs possano avere una utilità sociale. Il fondo è nato
nel 1956 per amministrare i redditi derivanti dai depositi di fosfati della Gran
Bretagna nella colonia dell‟arcipelago delle Gilbert and Ellice Islands (Oceania),
poi divenute lo Stato di Kiribati. Nonostante oramai i depositi dei fosfati siano
esauriti le generazioni attuali e future possono contare su una ricca rendita
costituita dal capitale investito del fondo (400 milioni di dollari circa), che è circa
sei volte superiore al Pil nazionale (70 milioni di dollari), e da un rendimento
medio del 33 per cento.
Con il primo shock petrolifero nel 1973-1974 innescato dalla guerra del Kippur ci
fu un primo boom dei SWFs che iniziò con la nascita di Temasek (Singapore)
9
10
proprio nel 1974 ad opera del Ministero delle Finanze di Singapore che resta
9
Singapore non è annoverato tra i paesi produttori di petrolio ma rappresenta uno dei più
importanti centri di raffinazione del greggio del Sudest asiatico. Eletto dalla Banca Mondiale come
il più importante hub del mondo per la logistica, la sua posizione sullo stretto di Malacca lo rende
un importante centro di scambio di prodotti petroliferi.
10
Da una intervista del 22 Marzo 2008 un portavoce ha affermato che Temasek non è un SWF
chiarendo che le sue risorse non provengono dal governo ma “deve vendere cespiti per raccogliere
liquidità per nuovi investimenti e non ha bisogno dell‟approvazione del governo”.
23
ancora oggi l‟unico azionista. Temasek è una holding di investimento nata con
l‟intento di gestire svariate partecipazioni detenute dal governo nelle industrie
locali, poi col passare degli anni ha iniziato a diversificare i suoi investimenti
acquisendo partecipazioni in imprese dei paesi circostanti fino ad assumere una
dimensione più globale.
Più discreta è la nascita nel 1974 e l‟evoluzione del Permanent Wyoming Mineral
Trust Fund costituito in seguito ad un emendamento alla costituzione approvato
dagli elettori dello Stato. Primo SWF occidentale è stato rimpinguato con l‟1,5%
della tassa una tantum che lo Stato richiedeva per l‟estrazione dei minerali ed oggi
il suo portafoglio ha un valore che supera i 4 miliardi di dollari.
Nel 1976 fu creata la Abu Dhabi Investment Authority (ADIA) che a differenza di
Temasek è un fondo di tipo commodity essendo l‟emirato ricco di oro nero
11
e
derivando le sue dotazioni principalmente dalla sua esportazione. Giuridicamente
indipendente dal governo, al principio aveva la missione di investire gli avanzi di
bilancio in attività a basso rischio ma in seguito la sua attività si è estesa finanche
all‟acquisto di quote in imprese straniere tanto da portarlo ad essere il più grande
SWF del mondo
12
.
Nello stesso anno sono nati l‘Alaska Permanent Fund e l‘Alberta Heritage Fund,
entrambi di tipo commodity, esportazioni di petrolio per la precisione. Il SWF
“ Temasek says it is not a sovereign wealth fund”, The Straits Time , 22 Marzo 2008
11
Abu Dhabi è la capitale degli Emirati Arabi Uniti ed è il capoluogo dell‟emirato omonimo,
possiede il 9% delle riserve petrolifere del mondo e quasi 5% di gas naturale. Dal sito
www.wikipedia.it.
12
Dal ranking del Sovereign Wealth Fund Institute su www.swfinstitue.org.
24
dell‟Alaska è istituito con legge costituzionale nel 1976 con l‟obbligo di
trasferirvi almeno il 25% dei ricavi provenienti dalla vendita o affitto delle risorse
di petrolio e gas. Gestito dall‟Alaska Permanent Fund Corporation il fondo è
passato da un investimento di 734 mila dollari nel 1977 ad un capitale di circa 40
miliardi di dollari nonostante una quota significativa dei rendimenti sia utilizzata
per offrire un dividendo annuale ai residenti dello Stato.
L‟Alberta Heritage Saving Trust Fund nacque come fondo di risparmio (Saving
Fund) per rafforzare e diversificare la struttura economica nazionale. Con un
capitale iniziale di 620 milioni di dollari, ossia il 30% dei proventi dello
sfruttamento di risorse non rinnovabili ottenute dal governo dell‟Alberta da Aprile
1976 a Marzo 1977 e un trasferimento speciale di 1.5 miliardi di dollari
dall‟Alberta‟s General Revenue Fund
13
, oggi il patrimonio del fondo è stimato in
15 miliardi di dollari circa.
Le tensioni in Iran nel 1979 e la continua industrializzazione spinsero in alto i
prezzi di molte materie prime, soprattutto petrolio e gas cosi molti altri Stati
esportatori si dotarono di SWFs. Nel 1980 fu la volta dell‟Oman con il State
General Reserve Fund, un SWF di proprietà del Sultanato dell‟Oman ma gestito
dal Ministero delle Finanze grazie ai proventi della vendita di petrolio e gas. Il
1981 vide la nascita del SWF libico, Libyan Arab Foreign Investment
Corporation (LAFICO), che ha gestito i ricavi petroliferi come una banca di
13
CHIARLONE S., Accumulazione di riserve e costituzione di fondi sovrani (SWFs),
Osservatorio Monetario , N. 3/2008, pagina 21.
25
investimento fino al 2006 quando è stato sostituito e incorporato nella Libyan
Investment Authority (LIA). Quest‟ultimo è stato fondato per ricercare rendimenti
più elevati di quanto il LAFICO abbia saputo dare nei decenni precedenti ritenuti
deludenti.
Sempre nell‟anno 1981 ma nell‟altro continente nasceva il GIC (Government of
Singapore Investment Corporation) di Singapore, destinato a diventare uno dei
più grandi SWF del mondo. Rispetto alla maggioranza dei SWF questo è un fondo
di tipo Non - Commodity nato con l‟obiettivo di incrementare le riserve del
governo di Singapore per sostenere la ricchezza nazionale e fornire le risorse utili
a limitare gli squilibri fiscali e di parte corrente, oltre che limitare le fluttuazioni
del tasso di cambio
14
.
Poco distante nel tempo, precisamente nel 1983, e nello spazio nasce la Brunei
Investment Agency (BIA). Il SWF del Sultanato del Brunei, nato ancora prima
della piena indipendenza dall‟Impero Britannico, ricevuta un anno dopo, è in
realtà un‟Agenzia, benché principale, che gestisce il Brunei General Reserve Fund
detenendo e indirizzando gli introiti di petrolio e gas naturale.
L‟ultimo degli anni ‟80 è stato un SWF sempre di tipo commodity ma più insolito
visto che non ha a che fare con i combustibili fossili essendo un minerale. Il rame
è la principale risorsa del Cile ed è per non incorrere in fenomeni di instabilità che
nel 1985 venne creato il SWF Copper Stabilization Fund. Nel 2007 tale fondo è
14
A prima vista il GIC sembrerebbe un SWF nato per investire le riserve in eccesso ma
considerando la presenza di Temasek si potrebbe più assimilare ad un SWF di stabilizzazione.
26
stato sostituito dall‟Economic and Social Stabilization Fund (ESSF) con un
capitale iniziale di 5 miliardi di dollari provenienti dal SWF antecedente. Questo
cambiamento fa parte di un più ampio progetto in quanto solo un anno prima, il
2006, il governo ha creato un altro SWF, il Pension Reserve Fund (PRF),
costituito con un versamento una tantum di 600 milioni di dollari e che riceve tra
lo 0,2 e lo 0,5 del PIL, a seconda dell‟avanzo di bilancio, affinché lo investa in
titoli a medio- lungo termine avendo uno scopo di risparmio intergenerazionale.
Gli anni Novanta iniziarono con l‟ingresso sulla scena internazionale della
Norvegia che grazie all‟aumento dei prezzi del petrolio poté rendere ancora più
economica l‟estrazione dai giacimenti del Mar del Nord scoperti nel 1969. Parte
dei proventi della vendita di petrolio confluirono nel Government Petroleum
Fund, fondato nel 1990 per sostenere con il governo una gestione di lungo periodo
dei proventi petroliferi generati principalmente dalle tasse delle compagnie
licenziatarie. Nel 2006 il Government Petroleum Fund cambia il suo nome in
Government Pension Fund Global e sotto l‟amministrazione della Norges Bank
Investment Management (NBIM) cerca di salvaguardare gli interessi finanziari
delle future generazioni
15
. Il SWF norvegese è il più grande fondo sovrano dì
Europa e il secondo del mondo ( dopo ADIA) con un valore di oltre 550 miliardi
di dollari ed è tra i più trasparenti SWFs riguardo le sue partecipazioni e strategie
di investimento.
15
Per un approfondimento si rimanda al sito http://www.nbim.no