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Introduzione
La Ketamina è una sostanza che è stata sintetizzata per la prima volta negli anni
sessanta ad opera del Professor Calvin Stevens. Si tratta di un anestetico
“dissociativo”, la cui azione deriva dalla capacità di indurre uno stato di amnesia e
perdita di risposta agli stimoli dolorosi, in assenza di perdita di coscienza. La
presenza congiunta di proprietà psichedeliche, che provocavano forti
allucinazioni, ne ha limitato l‟uso terapeutico.
Negli anni ‟80 la ketamina iniziò ad essere utilizzata nel mondo dei clubs proprio
in conseguenza della sua capacità di indurre allucinazioni ed esperienze “extra-
corporee”. Il suo utilizzo si è differenziato progressivamente, ed è entrata in
diversi ambienti con il nome di Special K, Vitamina K, Ket, KitKat, Super Acid.
Anche i media, sempre più spesso, hanno lanciato allarmi riguardo la sua
diffusione crescente, definendola in maniera piuttosto riduttiva come un anestetico
per cavalli o per elefanti. Nonostante ciò sia vero, ancor prima che un anestetico
per animali, la ketamina dovrebbe essere presentata come una sostanza
psichedelica, allucinogena o enteogena, assai potente, con un effetto a breve
durata, in grado di indurre profonde modificazioni dello stato di coscienza. Fra gli
psichedelici, la ketamina è la sostanza che maggiormente si presta per l'induzione
delle cosiddette near-death experiences (NDE).
Gli effetti da essa prodotti variano a seconda della combinazione di diverse
variabili: soggettive, oggettive, legate al contesto, alla quantità e alla via di
somministrazione.
Questo lavoro si pone l‟intento di offrire uno sguardo su come si struttura la
presenza della Ketamina all‟interno della società contemporanea, soprattutto per
quanto riguarda il mondo giovanile, andando ad isolare diversi stili di consumo e i
significati che essa è in grado di veicolare.
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1. Ketalar, cloridrato di Ketamina
Nel film “Complotto di famiglia”, uscito nel 1976, Alfred Hitchcock sceglie di
utilizzare, nella realizzazione di una scena, una nuova sostanza chiamata
Ketamina, per mettere in atto un sequestro. Si tratta di una delle prime comparse
sulla scena culturale popolare di questa sostanza che era stata sintetizzata qualche
decennio prima per conto di una nota casa farmaceutica, la “Parks&Davis”, oggi
divenuta “Warner-Lambert company”.
La “Parks&Davis” era una società che già da tempo aveva finanziato dei progetti
di ricerca basati sullo studio di sostanze psichedeliche; a partire dall‟anno 1880,
infatti, mise in commercio dei prodotti a base di Peyote, un piccolo cactus
originario del deserto del Messico e contenente una sostanza chiamata mescalina,
dall‟elevato potere psicoattivo.
All‟inizio degli anni sessanta, un professore della Wayne State University, Calvin
Stevens, consulente del gigante farmaceutico in questione, inventò il CL369, un
composto che fu poi brevettato come Ketalar dalla stessa “Parks&Davis”, dopo
una lunga battaglia legale contro lo stesso Stevens, il quale non intendeva cedere
il brevetto della sostanza.
L‟obiettivo di Stevens era quello di trovare un sostituto ospedaliero alla
fenciclidina (PCP), che fosse più sicuro e medicalmente valido.
Il PCP, commercializzato come anestetico, fu ritirato dal
mercato nel 1965 a causa delle denunce dei pazienti che
raccontavano gli effetti secondari allucinatori derivanti
dall‟utilizzo del prodotto. Stevens selezionò, così, tra duecento
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derivati del PCP il cloridrato di 2-0 clorofenil-2-metilamino-cicloxeina, o
cloridrato di ketamina, in quanto risultava meno tossico e con effetti psicoattivi
meno pronunciati.
La prima sommistrazione ad essere umano risale al 1964, ad opera di Edward
Domino il quale, la sera stessa, raccontò alla moglie di aver osservato, quasi
divertito, nel suo laboratorio, una persona “fully awake but not there”. Nel 1979 la
Food and Drug Administration (FDA) approvò il suo uso medico e veterinario;
questo perché la sostanza si dimostrò particolarmente indicata come anestetico
generico, e l‟anestesia prodotta presentava caratteristiche nettamente differenti
rispetto a quelle tradizionali.
Cerchiamo ora di chiarire per quale motivo un gigante farmaceutico come la
“Parks&Davis” avesse deciso di investire in questo particolare “anestetico
generico”, ottenendo il beneplacido di un organizzazione internazionionale come
la FDA.
La risposta la possiamo trovare nelle caratteristiche stesse della sostanza, in primo
luogo, in quanto un certo dosaggio di ketamina porta il paziente a cadere in uno
stato d‟incoscienza, tale che il suddetto non si addormenta, sebbene sia totalmente
alienato dal suo corpo e dall‟ambiente circostante.
Questo perché la Ketamina, una volta somministrata, va a colpire soprattutto la
formazione dell‟ippocampo, responsabile del funzionamento della memoria, e la
corteccia prefrontale, responsabile della regolazione del pensiero astratto.
L‟informazione sensoriale viene bloccata, il cervello risulta isolato ed è possibile
procedere con l‟operazione senza che il paziente percepisca alcun dolore.
In secondo luogo, altra caratteristica peculiare e apprezzata di questa sostanza, è
che difficilmente colpisce le funzioni respiratorie, mantiene il tono muscolare,
conserva i riflessi della mandibola, della lingua, della faringe e della laringe,
diminuendo considerevolmente il rischio di soffocamento accidentale, rischio
presente invece con altri tipi di anestetici usati in medicina.
Non vanno, tuttavia, sottovalutati quelli che sono gli effetti secondari di tale
sostanza, tra cui il delirio, l‟insonnia, le allucinazioni e il disorientamento. Essi
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sono, di fatto, il motivo principale per cui oggi la ketamina viene poco sfruttata in
campo medico.
La si può trovare soprattutto negli ospedali asiatici, africani e dell‟America
Latina, in quanto i costi ad essa annessi sono notevolmente contenuti rispetto a
quelli che possono riguardare altri tipi di anestetici. Negli ospedali europei e
dell‟America Settentrionale, è meno diffusa in quanto questi ultimi dispongono di
una maggiore varietà di medicinali per far fronte alle necessità del caso, evitando
così di incorrere negli effetti secondari derivati dall‟impiego della ketamina.
L‟utilizzo veterinario e su neonati mantiene; per quanto riguarda le sporadiche
somministrazioni di ketamina sugli adulti solitamente si ricorre all‟uso congiunto
di benzodiazepine
1
che “cancellano” il ricordo delle allucinazioni.
L‟impiego in ambito ospedaliero della ketamina costituisce una delle tante
sfaccettature del mondo che mi prospetto di presentare e che si è costruito
progressivamente negli anni attorno a questa sostanza. Approcciarsi alla
complessità che caratterizza questo fenomeno, senza cadere in una sterile
scomposizione della stessa, richiede uno sforzo di chiarezza rispetto a quelli che
ho ritenuto gli aspetti maggiormente significativi ed esplicativi del reale ruolo e
peso della ketamina all‟interno della società attuale.
Ho scelto di iniziare presentando quello che viene definito “l‟uso medico e
terapeutico” della Ketamina, includendo le sperimentazioni che sono state attivate
nei confronti di questa sostanza.
Negli ultimi anni si è assistito, infatti, a un incremento dei progetti di ricerca che
vedono coinvolta la ketamina, in diversi campi d‟indagine.
Esistono delle applicazioni di questa sostanza, in particolare in situazioni in cui è
necessaria una gestione del dolore cronico o legato alla presenza di un tumore.
Basti pensare al caso della sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS), una
forma di dolore causato da una sensibilizzazione, in cui un trauma apparentemente
minore diventa più doloroso con il tempo, cronicizzandosi e acutizzandosi.
Solitamente questo tipo di disturbo, viene trattato con l‟utilizzo di oppiacei ad alto
1
Classe di farmaci con proprietà sedative, ipnotiche, ansiolitiche, anticonvulsive,
anestetiche e miorilassanti.
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dosaggio, con il rischio di alimentare, nei pazienti, una dipendenza fisica dai
farmaci. Al contrario, la Ketamina, ha un effetto selettivo nel contrastare il dolore,
senza causare sedazione prolungata e depressione respiratoria ed evitando così la
necessità di lunghi e costosi ricoveri ospedalieri.
Le proprietà di questa sostanza sono state sfruttate anche dal Dipartimento della
Difesa Statunitense, l‟esercito americano, infatti, ha potuto utilizzare, per i feriti
nelle zone di guerra, uno spray intra-nasale di ketamina. Sembrerebbe che un
soldato sedato con questa sostanza risulti maggiormente in grado di guidare un
carro armato rispetto ad un soldato sotto effetto di morfina.
Tralasciando, ora, il massiccio e sconsiderato impiego di sostanze stupefacenti in
zone di guerra, vorrei soffermarmi su alcune significative ricerche, condotte in
tutto il mondo e che mirano a comprendere e sfruttare quelli che sono gli effetti
che la ketamina produce sull‟organismo. Per poter concepire un uso di tipo
“terapeutico” di una sostanza psichedelica come questa è necessario caratterizzare
quello che è il rapporto tra il dosaggio di ketamina e la natura dell‟esperienza da
essa innescata. Il primo a sperimentare i diversi effetti prodotti nel tentativo di
giungere ad una correlazione tra questi e il dosaggio somministrato fu lo
scienziato John Lilly alla fine degli anni „60. Partendo dai suoi lavori pionieristici,
la ketamina venne proposta all‟interno delle sedute di psicoterapia, e presentata
come di per sé terapeutica. Karl Jensen, sosteneva che lo stato alterato indotto
dalla sostanza potesse giungere a modificare in modo sostanziale la visione che i
pazienti avevano di sé, del mondo, degli altri e della morte.
La ketamina possiede, effettivamente, alcuni vantaggi rispetto agli altri psi-
chedelici come coadiuvante della psicoterapia. Essa è innocua e ad azione rapida,
gli effetti psichedelici durano circa un'ora e a basse dosi, da circa un sesto ad un
decimo della dose solitamente utilizzata in chirurgia per l'anestesia generale,
induce una profonda esperienza psichedelica.
Nel 1973, la psichiatra iraniana E. Khorramzadeh, ha pubblicato il primo rapporto
sull'uso di ketamina in aggiunta alla psicoterapia. Lo stesso Hanscarl Leuner, uno
dei primi pionieri della terapia a base di LSD in Europa, un decennio dopo,
utilizzò ketamina come agente psico-terapeutico. Un gruppo di ricercatori
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britannici ha trattato con ripetute dosi di ketamina dei pazienti affetti da anoressia
nervosa, andando ad osservare come tale trattamento, una volta perfezionato,
potesse incidere su quelli che sono i comportamenti compulsivi fino a poter
ambire ad una modifica della personalità stessa.
Dall‟università di Yale, giungono inoltre i primi risultati rispetto agli effetti della
ketamina sulla depressione, ad opera di un team guidato dallo psichiatra John
Krystal.
Personalità di maggior spicco nel campo della ricerca riguardo le possibili
applicazioni della Ketamina resta il Professor Evgeny Krupitsky, capo del
laboratorio di ricerca del Centro Regionale delle dipendenze e Psicofarmacologia
a San Pietroburgo. Quest‟ultimo ha sviluppato una terapia psichedelica a base di
ketamina con lo scopo di applicarla al trattamento della dipendenza da alcolismo,
della tossicodipendenza fino ad estenderla anche ai disturbi da stress post-
traumatico. In uno dei suoi lavori, pubblicato nel 1992
2
osserva come la ketamina
abbia indotto l'astinenza totale nel 66 per cento dei suoi pazienti alcolisti, contro il
24 per cento del gruppo di controllo, nell‟arco di un anno. Egli ha osservato,
inoltre, un miglioramento nel profilo di personalità, una positiva trasformazione
del concetto di sé e del proprio sistema valoriale, un aumento di energie creative,
l‟ampliamento dei propri orizzonti spirituali e un‟armonizzazione dei rapporti
interpersonali. Il lavoro di Krupitsky e del suo team si è concentrato anche su
quella che è la dipendenza da eroina, ottenendo risultati analoghi al trattamento
delle dipendenze da alcol
3
.
Come ogni farmaco potente, la ketamina, rappresenta un potenziale pericolo e una
potenziale fonte di benefici. Diversamente dalla maggior parte delle altre droghe
psichedeliche, la società non ha mai realmente perso di vista i vantaggi della
ketamina, soprattutto perché le sue potenzialità come anestetico sono
evidenti. Solo recentemente cominciano ad emergere anche le possibili
2
Krupitsky, E. M., The Combination of Psychedelic and Aversive Approaches in
Alcoholism Treatment: The Affective Contra-Attribution Method. Alcoholism Treatment
Quarterly. 1992.
3
Krupitsky E. M., Ketamine Psychedelic Therapy (KPT): A Review of the Results of Ten
Years of Research. Journal of Psychoactive Drugs, vol. 2, pp. 165–183.
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applicazioni in campo psicoterapeutico, anche se molto spesso tale processo
risulta frenato da quelle che sono le rappresentazioni sociali e le concezioni
sviluppate attorno a tale sostanza. Non a caso, infatti, la ketamina mantiene vivo il
suo profilo terapeutico, soprattutto in quei paesi, come la Russia di Evgeny
Krupitsky, in cui non si è verificata alcuna “rivoluzione psichedelica” negli anni
„60, dove quasi nessuno conosce cosa significa “psichedelico” e dove quasi
nessuno può immaginare che queste droghe possano essere utilizzate per uso
ricreativo.
Ma vediamo di entrare nello specifico di quelle che sono le effettive
caratteristiche della Ketamina, in modo tale da rendere esauriente la presentazione
di quello che è il suo valore medico e terapeutico e parallelamente, chiarire quelle
che sono le ragioni su cui si sono modellati nella storia gli stili di consumo relativi
a questa sostanza.
La Ketamina, come abbiamo visto, nasce come anestetico, anche se è più corretto
definirla un anestetico dissociativo con proprietà allucinogene e psicoattive.
Questo in quanto i pazienti sottoposti ad operazioni chirurgiche e ad anestesia con
ketamina hanno dichiarato di aver vissuto delle esperienze di separazione della
mente dal corpo e in numerosi casi, questa scissione ha provocato allucinazioni
profonde, esperienze extracorporee, visioni mistiche, sensazioni di ingresso in
un'altra realtà, clinicamente definite come "reazioni da emersione". Gli aspetti che
riguardano prettamente le proprietà psichedeliche e dissociative di questa sostanza
verranno chiariti in seguito.
Alla vista si presenta come una sostanza apparentemente simile all'acqua, liquida,
incolore e inodore, adatta all‟iniezione per via endovenosa e intramuscolare. Il
dosaggio per iniezione intramuscolare in uso è di solito di 60-80 mg, mentre una
dose più forte è 80-125 mg. Agisce trenta secondi dopo l‟iniezione endovenosa, 2-
4 minuti dopo l'iniezione intramuscolare, e 10-20 minuti dopo la deglutizione. Se
usata per scopi prettamente ricreativi, la soluzione liquida viene riscaldata,
attivandone il processo di essicazione, per ottenere una polvere biancastra da
ingerire o sniffare. Prevede dei dosaggi sub-anestetici, e in questi casi il rischio di
morte è assai ridotto, anche se sussiste il rischio di overdose che può provocare
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dei danni a cuore, cervello e muscoli a causa della mancanza di ossigeno in
circolo. I pericoli più ricorrenti sono legati, soprattutto, allo stato di semi-
anestesia, durante il quale l‟individuo non sente più il dolore, e durante il
"viaggio", rischia di farsi del male senza rendersene conto. Esistono, inoltre, una
serie di effetti negativi oggettivi, conseguenti l'assunzione, quali ronzio nelle
orecchie, leggera depressione respiratoria, tachicardia, progressiva riduzione delle
capacità motorie e percettive, tremori, nausea, vomito, sudore riduzione della
memoria e della concentrazione. Inoltre la ketamina può produrre una serie di
complicazioni nel lungo periodo, soprattutto correlate alla sua capacità di indurre
alta tolleranza e forte dipendenza psicologica. Altri effetti che sembrano essere
correlati all'uso prolungato sono ansia, attacchi di panico, flash-back, manie di
persecuzione, depressione, insonnia, paura del buio, psicosi e allucinazioni
persistenti.
Si tratta di una sostanza che crea una rapida assuefazione e può generare crisi di
astinenza, a differenza degli altri psichedelici come LSD, mescalina e funghi. È
stato costatato che a una percentuale tra il 10 e il 15% di consumatori abituali di
Ketamina viene diagnosticata una forma di dipendenza. Si tratta di una
dipendenza dal carattere prettamente psicologico e viene spesso assimilata alla
sindrome di astinenza da cocaina in quanto in entrambi i casi si può notare che il
consumatore, nell‟arco di pochi giorni, desideri ripetere l‟esperienza.
Tornando ora sugli effetti propri dell‟esperienza ketaminica, essi possono essere
valutati come positivi o negativi dal soggetto, sia sulla base del contenuto
dell'esperienza, sia sulla base della sua elaborazione, ma soprattutto su quelle che
erano le sue aspettative relative all'assunzione. Il cosiddetto “viaggio” è inoltre
influenzato dalla via di somministrazione scelta e dall‟insieme di fattori che
riguardano l‟ambiente fisico circostante. L'effetto dissociativo riportato, in alcuni
casi può evolvere in quelle che vengono definite Near-Death Experiece
4
o Out-of-
4
Letteralmente esperienze di pre-morte e di uscita dal corpo, comunemente associata
al termine k-hole.