Introduzione
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CAPITOLO 1
Introduzione
1.1. Specie reattive dell’ossigeno (ROS) e stress ossidativo
L’ossigeno (O
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) è una molecola fondamentale nei principali processi
biochimici degli organismi aerobi, ma allo stesso tempo il suo consumo
porta alla formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) potenzialmente
tossiche, responsabili di danni ad
ogni tipo di macromolecola
biologica, quali cellula, tessuto o
organo. Nelle cellule sane i
mitocondri (Fig.1) consumano più
del 90% dell’ossigeno cellulare e
Fig.1. Il mitocondrio sede dei ROS. sono considerati la maggior sede di
produzione cellulare aerobica dei ROS (Boveris e Chance, 1973; Staniek e
Nohl, 1999; Lenaz, 1998; Han et al., 2001). Nel mitocondrio, infatti, circa l’ 1-
4% dell’ossigeno non viene convertito correttamente in due molecole
d’acqua a causa della dispersione di elettroni che risulta da imperfezioni
nella catena respiratoria (Fig.2).
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O
2
Fig.2. Reazioni di riduzione univalenti di ossigeno ad acqua con formazione
di ROS.
hv
O2
•
H2O2
+e +e +e +e
H+ H+ H+ H+
H+
+e
•OH H2O
Reazione completa: O2 + 4e
-
4H
+
2H2O
OO O2
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Inoltre, i ROS sono generati anche da sistemi microsomali del reticolo
endoplasmatico (Chu e LA Peyre, 1993; Winston et al., 1996) e da varie
reazioni enzimatiche ossidasi mediante la riduzione univalente dell’ossigeno
molecolare ad anione superossido (O
2
•
), a causa della fuga di elettroni dalla
NADPH citocromo P450 reduttasi, dalla ipoxantina/xantina ossidasi, dalla
NADPH ossidasi, dalla lipo-ossigenasi e dalla ciclo-ossigenasi.
L’anione superossido può portare alla produzione di altri proossidanti, come
perossido di idrogeno (H2O2), radicale idrossile (OH
•
), ossigeno singoletto
(
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O 2) (Fig.3) (Babior M., 1984).
Fig.3. Attività delle specie reattive dell’ossigeno (ROS).
Il radicale idrossile e l’anione superossido sono definiti radicali liberi
dell’ossigeno in quanto sono specie chimiche capaci di un’esistenza
indipendente (da questo il termine libero) che contengono uno o più elettroni
spaiati sull’orbitale più esterno. Tale disposizione rende queste specie
chimiche molto instabili e molto più reattive dell’atomo o della molecola da
cui derivano. Pertanto, i radicali liberi tendono a legarsi e a reagire con altre
molecole, creando nuovi radicali instabili e dando inizio a reazioni a catena
che finiscono per modificare e quindi danneggiare le strutture biologiche
cellulari (lipidi di membrana, proteine, acidi nucleici, carboidrati).
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Il perossido di idrogeno e l’ossigeno singoletto, invece, sono definiti ROS
non radicalici (non hanno cioè elettroni spaiati sull’orbitale più esterno)
capaci di ossidare biomolecole, quindi hanno un comportamento biologico
similare ed altrettanto dannoso.
Quando i radicali liberi reagiscono con i non radicali, il risultato è un nuovo
radicale libero capace di estendere e propagare il danno, in una reazione a
catena in grado di automantenersi ed amplificarsi.
Il termine ROS include anche ozono (O
3
), idrogeno (H), ossigeno (O
+
),
perossidi lipidici (LOOH), radicale alcossile (LO•), radicale perossile (LOO•),
ossido nitrico (NO), diossido di azoto (NO
2
), nitrito perossile (ONOO),
acido ipocloroso (HOCl), radicale tiilico (GS•) (Fridovich, 1978).
I radicali liberi possono essere elencati mediante i potenziali di reazione di
un unico elettrone in milliVolts (mV) a pH 7.0 (Tab.1).
Radicali mV
.
OH (idrossile) +2300
.
LO (alcossile) +1600
LOO
.
(perossile) +1000
.
GS (glutatione) +920
.
HU
-
(urato) +590
.
Toc (tocoferolo) +480
.
Asc
-
(ascorbato) +282
Fe
3+
-EDTA +120
Tab.1. Potenziale di reazione dei radicali
La forma ridotta di ogni radicale è capace di neutralizzare (ridurre) i radicali
liberi che hanno un potenziale più alto. Come si può osservare dalla tabella
il radicale idrossile (•OH) ha il potenziale più alto ed è il più distruttivo
(reattivo) dei radicali liberi biologici.
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Contro l’instabilità dei ROS ed i loro effetti dannosi sulle cellule e sui tessuti,
i pesci, come altri vertebrati, possiedono un sistema di difesa antiossidante il
quale utilizza meccanismi enzimatici e non-enzimatici.
Quando l’attività di questi sistemi di difesa antiossidanti non riesce a
neutralizzare o a limitare il danno dei ROS determina uno stato di stress
detto “stress ossidativo” (Selye, 1950). Lo stress ossidativo implica
l’aumento della produzione intra- ed extracellulare di ROS e di conseguenza
ossidazione lipidica, frammentazione e ossidazione delle proteine e danno
al DNA.
1.2. Ossidazione lipidica
L’ossidazione lipidica è definita come deterioramento ossidativo dei lipidi
polinsaturi dovuto all’azione dei radicali liberi (Vossen et al., 1993).
Nei pesci i lipidi sono caratterizzati da alti livelli di acidi grassi polinsaturi a
catena lunga (ω-3 PUFA) che sono molto suscettibili al deterioramento sia
da ossidazione che da idrolisi . I doppi legami in PUFA contengono idrogeni
con legame di energia che in presenza delle specie reattive dell’ossigeno o
di altri radicali liberi, li rendono altamente suscettibili alle reazioni di
estrazione dell'idrogeno che iniziano e propagano una reazione a catena
conosciuta generalmente come autossidazione (Gardner, 1989; Porter et
al.,1995). L’autossidazione rappresenta il principale meccanismo di
ossidazione lipidica negli alimenti che porta alla produzione di idroperossidi
(LOOH) (Frankel, 1985). La temperatura, l’area della superficie del lipide
esposto all’aria e i metalli di transizione, quale rame e ferro, sono inoltre i
fattori che possono influenzare la velocità di ossidazione. L’autossidazione
dei lipidi procede mediante un meccanismo a catena che implica tre
successivi step: 1) la fase di iniziazione cioè di innesco e di formazione dei
primi radicali liberi e dei corrispondenti idroperossidi; 2) la fase di
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propagazione delle reazioni a catena dei radicali liberi con formazione degli
idroperossidi; 3) la fase di terminazione ovvero di incontro tra i radicali liberi
con formazione di prodotti non-radicali (Fig. 4).
Fig.4. Illustrazione schematica del processo dell’ossidazione lipidica.
LH = lipide insaturo, X· = iniziatore, L· = radicale alchilico , LO· = radicale
alcossile, LOO· = radicale perossile, LOOH = idroperosside, AH =
antiossidante.
L’ossidazione lipidica è influenzata da diversi sistemi catalitici per
l’attivazione dell’ossigeno. Per superare la restrizione del movimento
rotatorio tra lo stato di base dell’ossigeno e dei lipidi, la reazione richiede
l’iniziazione (o l’iniziatore: X•) che può essere l’attivazione dello stato di base
dell’ossigeno (³O
2
) nell’ossigeno singoletto (¹O
2
), superossido (O
2
•¯),
radicale ossidrile (HOO•), o perossidi (LOOH), o trasformazione di lipidi
insaturi nei radicali lipidici (L•).
Iniziazione: LH + O
2
---> L· + ·OH
Propagazione: L· + O
2
---> · + LOO·
LOO· + LH ---> L· + LOOH
LOOH ---> LO· + HO·
Terminazione: L· + L· ---> L--L
L· + LOO· ---> LOOL
LOO· + LOO· ---> LOOL + O
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Nella maggior parte dei casi, l’autossidazione inizia in presenza di iniziatori
con l’estrazione di un atomo di idrogeno da un gruppo metilene allelico di un
acido grasso insaturo per produrre il radicale libero.
Successivamente, la reazione procede attraverso le reazioni di
propagazione, durante le quali i radicali liberi vengono convertiti in altri
radicali per via di una reazione a catena che consuma ossigeno e produce
nuove specie di radicali liberi (radicali perossili). Le reazioni a catena di
propagazione sono un processo continuo finchè i lipidi insaturi o le molecole
di acido grasso sono disponibili (Gordon, 1990; Jadhav et al., 1996). Infine,
nella reazione di terminazione due radicali liberi si combinano per produrre i
non-radicali. Nella fase di propagazione quando i radicali lipidici reagiscono
con l’ossigeno, si formano gli idroperossidi lipidici (Fig.5).
Fig.5. Attacco di un acido grasso da radicale libero.
Un radicale dell’ossigeno può iniziare una reazione a catena che si conclude
con la conversione di centinaia di catene laterali degli acidi grassi in
idroperossidi lipidici (Halliwell, 1991). Essi sono relativamente stabili a causa
della presenza di alcuni metalli allo stato ionico e si demoliscono già nel
periodo di induzione della reazione, dando origine a radicali alcossilici (LO•).
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La transizione degli ioni metallo (Me), come ferro e rame, come pure
componenti ematici catalizzano la loro decomposizione sia durante
l’ossidazione che durante la riduzione:
LOOH + Me
n+
→ LO• + OH + Me
n+1
LOOH + Me
n+1
→ LOO• + H
+
+ Me
n+
L’accumulazione di idroperossidi lipidici in una membrana cellulare altera la
sua fluidità, fa crollare la sua funzione, ed eventualmente la fa collassare
(Halliwell, 1991; Martinez-Cayuela, 1995).
Le transizioni degli ioni metallo, quindi, sono importanti proossidanti per
l’inizio dell’ossidazione lipidica. Nei tessuti biologici come il muscolo dei
pesci, altri componenti come proteine, aminoacidi e ascorbato possono
interagire con questi radicali liberi per terminare la reazione. I componenti
diversi dai lipidi che terminano la reazione sono spesso definiti come
“antiossidanti”. L’energia di attivazione dell’ossidazione lipidica è molto più
alta in presenza di antiossidanti perché essi abbassano il livello di
ossidazione aumentando l’energia di attivazione (Frankel, 1998a).