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Introduzione
La complessità attuale del mercato del lavoro ha portato alla produzione di ruoli e funzioni sempre
più diversificati e specializzati. Il contesto socio-economico con cui le imprese si sono dovute
confrontare ha dato vita ad un maggiore livello di specializzazione e differenziazione,
determinando, così, una forte esigenza di integrazione funzionale ed informativa.
Per la sopravvivenza dell'organizzazione stessa, vi è dunque la necessità che le imprese sviluppino
meccanismi di integrazione tra le parti. Per fronteggiare tale situazione, le aziende devono usufruire
di uno strumento, sottovalutato per troppo tempo, ma che oggi, può esser visto come motore per
mantenere alto il livello di attivazione dei collaboratori: la comunicazione.
Grazie agli interventi comunicativi, l'impresa migliora il rapporto tra i collaboratori interni,
determinando un maggior flusso d' informazioni e conoscenze tra le risorse umane; inoltre, una
maggiore attenzione al fenomeno comunicativo (e anche una maggiore attenzione all'ascolto) può
portare ad un elevato livello di soddisfazione delle esigenze del cliente, diventate sempre più
numerose, flessibili e rapide.
È ovvio che il centro dell'azienda, non è costituito unicamente dai beni materiali, anzi, ciò che fa la
differenza sono le risorse umane e i rapporti che questi instaurano sia all'interno dell'azienda sia con
l'ambiente circostante ad essa. Ciò su cui si basa l'impresa, dunque, sono le relazioni che instaura sia
con i dipendenti sia con i vari clienti, fornitori, terzisti ecc., che a sua volta, si fondono su una
comunicazione capace di ―mettere in comune‖ informazioni, conoscenze, capacità, non solo
dall'alto verso il basso, ma anche dal basso verso l'alto.
Attraverso una corretta gestione della comunicazione, l’impresa crea e diffonde valore: prima
rafforzando l’identità e la cultura aziendale, trasformando il valore intrinseco dell’impresa in valore
percepito e, infine, producendo relazioni di fiducia e di conoscenza verso i portatori di risorse che
permettono la creazione materiale del valore aggiunto offerto dall’impresa.
Questo è ciò su cui poggia tale lavoro che si divide in tre parti.
La prima parte si pone come obiettivo quello di definire il concetto di comunicazione. Inoltre,
partendo dall'analisi di alcuni modelli comunicativi, primo tra tutti quello matematico di Shannon e
Weaver, vengono introdotti i principali elementi che caratterizzano il processo comunicativo.
Nel secondo capitolo si fa una panoramica del ruolo della comunicazione all’interno delle principali
teorie organizzative e come, pian piano, sia diventata una risorsa indispensabile per il successo di
un' impresa. Viene affrontato anche il tema della comunicazione aziendale interna ed esterna, e di
come, ad oggi, questa distinzione basata sui diversi pubblici di riferimento risulta flebile,
introducendo, così, le nuove aree di riferimento della comunicazione in azienda.
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L'ultima parte, infine, oltre a considerare la formazione quale strumento in grado di ―educare alla
comunicazione‖, presenta il caso di studio della VarFashion S.r.l, azienda, dove per circa due mesi,
ho effettuato il tirocinio e che ha ritenuto necessario affrontare un corso di formazione sulla
comunicazione.
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Capitolo Primo – L’evoluzione della comunicazione
1.1 Il concetto di comunicazione
Negli ultimi anni, la parola d’ordine, all’interno delle imprese, sembra essere ―massima apertura
verso il cliente e le sue esigenze‖. Non si cerca più di vendere il maggior numero possibile di beni e
servizi, realizzando, così, il massimo profitto; ma si punta a creare, attraverso atti comunicativi, una
relazione di fiducia con la clientela dell’azienda.
In un contesto di competizione estrema, come quello attuale, le aziende devono cercare e ottenere il
consenso indispensabile per l’ottenimento del vantaggio competitivo. Ciò richiede che
l’organizzazione renda visibile e condivisibile il suo ―patrimonio‖ tangibile e intangibile,
espressione prima delle capacità e competenze. La comunicazione, quindi, diviene una fonte
importante per l’ottenimento del vantaggio competitivo in quanto fattore agevolante il cambiamento
e lo sviluppo delle capacità di interazione delle componenti organizzative e strumento di governo
delle relazioni intra ed extra organizzative. Essa è un elemento indispensabile nelle imprese odierne,
impegnate ad anticipare i principali cambiamenti dell’ambiente interno ed esterno, continuamente in
evoluzione, per raggiungere un’eccellente customer satisfaction, ma impegnate anche con nuove
esigenze dei pubblici interni sempre più attenti alla qualità della vita lavorativa.
Vi è, dunque, la necessità di sviluppare nell’aziende la comunicazione, recependola come risorsa in
grado di migliorare e sviluppare le relazioni aziendali, determinando le competenze distintive e i
punti di forza dell’impresa, favorendo l’elaborazione, la diffusione e la sedimentazione delle
capacità dei singoli individui. Tra le imprese, quindi, si è affermata la consapevolezza di porre su
basi sempre più solide, e non episodiche, tutte le attività di comunicazione fra l’azienda e i suoi
interlocutori, sia interni sia esterni, al fine di garantire la sopravvivenza e lo sviluppo dell’azienda in
un mercato in continuo mutamento.
Naturalmente, non basta decidere di ―fare comunicazione‖ con i propri interlocutori per raggiungere
gli obiettivi prefissati, ma occorre che un buon processo comunicativo per essere efficace sia in
grado di migliorare il flusso informativo, nonché i rapporti aziendali interni ed esterni; altrimenti si
rischia di peggiorare ulteriormente i rapporti con il mercato di riferimento.
Prima di andare ad a analizzare quali sono gli obiettivi, le fasi di un processo comunicativo e gli
strumenti adeguati per attuarlo, è opportuno riflettere su cosa si intende per comunicazione.
Dare una definizione ben precisa del concetto di comunicazione è alquanto difficile visto i diversi
ambiti che se ne occupano: dalla filosofia alla sociologia, dalla psicologia alla cibernetica, dalle
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scienze politiche a quelle cognitive. Ad esempio, per la socio-psicologia il fenomeno comunicativo
è sinonimo di espressione, interazione; per la semiotica si tratta di una relazione intersoggettiva
mediata attraverso i segni; invece, per la retorica la comunicazione è l’arte pratica del discorso, e
così via. Non esiste una percezione uniforme del concetto di comunicazione, bensì tante idee quante
sono le discipline scientifiche e culturali implicate nel fenomeno comunicativo.
Nonostante le differenti definizioni che, di volta in volta, vengono proposte da ogni disciplina, si
può intravedere un’accezione comune, estremamente generale, per la quale l’idea di comunicazione
evoca alla mente l’immagine di un trasferimento di informazioni da un soggetto ad un altro
attraverso la trasmissione di un messaggio
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. Grazie alla comunicazione, due o più soggetti
condividono, esplicitano conoscenze o saperi a terzi. Questa concezione della comunicazione come
condivisione di conoscenze ed informazioni, rimanda al suo significato etimologico e alla sua
originaria correlazione di significato con il termine comunità: entrambe fanno parte alla stessa area
semantica poiché derivano dalla medesima radice etimologica, l’aggettivo latino ―communis‖.
Il verbo comunicare, dal latino ―communico‖, assume il significato originario di mettere in comune,
con-dividere, rendere o essere partecipe di qualcosa; il sostantivo comunità, dal latino communitas,
si riferisce, invece, a quell’unione di soggetti che è il risultato del mettere in comune e dell’essere
partecipi. La comunicazione, pertanto, implica il costituirsi di una comunità tutte le volte che per
effetto della condivisione di ciò che viene comunicato si crea un legame, pur se di varia natura e
durata, fra i soggetti che prendono parte all’atto comunicativo
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.
Nel corso del tempo questa originaria connessione è venuta meno. In un comune dizionario della
lingua italiana, il verbo comunicare tende oggi a perdere l’accezione iniziale di ―mettere in
comune‖, ―condividere‖, ―essere in contatto‖ per assumere quella più attuale di ―trasmettere,
trasferire informazioni da un mittente ad un destinatario‖. In modo del tutto simile, il termine
comunità sta perdendo il suo significato originario di ―essere comune‖, ―comunione‖,
―comunanza‖: sempre più spesso viene impiegato per indicare enti territoriali o organizzazioni
sociali di aiuto o intervento.
Considerando il significato originario del termine e le modifiche che ha subito nel corso del tempo,
la comunicazione può esser definita come una attività mediante la quale vengono trasmesse e
scambiate informazioni che consentono di mettere in comune determinate conoscenze. In tal modo,
la comunicazione perde il connotato puramente meccanicistico che la qualifica come mero
trasferimento di dati, assumendo il carattere di attività capace di rendere compartecipi diversi
soggetti ad una medesima informazione, allacciando delle vere e proprie relazioni tra loro.
1
Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D. D., ―Pragmatica della comunicazione umana‖, Astrolabio, Roma, 1971.
2
Giacomarra M., ―Al di qua dei media. Introduzione agli studi di comunicazione‖, Meltemi, Roma, 2000.
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Nel momento in cui, per effetto della condivisione delle conoscenze, si alimentano interrelazioni e
si instaurano legami, pur se di diversa natura, fra i soggetti che prendono parte all’atto
comunicativo, la comunicazione dà origine ad una comunità di individui che può essere di volta in
volta di tipo sociale, economico, politico, religioso e quant’altro.
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Attribuendo, quindi, alla comunicazione il suo significato originario di ―mettere in comune‖ è
possibile cogliere l’interattività del suo processo: bidirezionalità e circolarità devono essere le
prerogative dell’attività di comunicazione affinché avvenga uno scambio reciproco.
3
Rossi G., ―La comunicazione aziendale‖, Franco Angeli, Milano, 2009.