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CAPITOLO I
MARKETING NON CONVENZIONALE
1.1. Marketing: sistema di pensiero e sistema di azione
Il marketing è una disciplina economica che tratta lo studio descrittivo del mercato e l’analisi
dell’interazione tra i beni di consumo e i suoi possibili acquirenti. Il termine marketing, di origine
inglese, significa letteralmente “piazzare sul mercato” e comprende le strategie aziendali relative al
mercato destinate al piazzamento di prodotti, considerando come finalità il maggior profitto e come
casualità la possibilità di ricavare prodotti in grado di realizzare tale operazione. È in questa ottica
che il marketing può essere visto al contempo come sistema di pensiero e sistema di azione. Esso
fonda le sue radici su principi ideologici che sottomessi alla sovranità del consumatore danno vita
ad una serie di dinamiche che risultano necessarie per il funzionamento di un’economia di mercato
incentrata sullo scambio volontario e concorrenziale.
1.2. L’evoluzione del ruolo del processo di marketing
Il ruolo la strategia marketing riveste nell’economia è incentrato nell’organizzazione dello scambio
e della comunicazione tra produttori e consumatori.
Vista da quest’ottica, l’attività di marketing sembrerebbe essere non troppo moderna, perché
svolge le stesse funzioni da sempre. Tuttavia queste si sono andate rinforzando e modificando in
seguito alla crescente complessità dei contesti tecnologici, economici, concorrenziali e sociali
avvenuti nel corso degli anni. Volendo tracciare a grosse linee un excursus dell’evoluzione del
marketing partendo dalla sua nascita ad oggi, possiamo far coincidere la sua origine, come sostiene
Philip Kotler , “con le necessità che hanno gli uomini e con i loro desideri”, il che fa pensare che
sia possibile individuare l’origine del marketing nella preistoria
1
. Come pratica autonoma, invece,
possiamo collocare la sua nascita negli USA nei primi del Novecento, come strumento finalizzato a
regolare i rapporti tra mercato e imprese. In quel periodo, infatti, per il forte sviluppo economico,
sorsero gravi problemi inerenti alla produzione e, soprattutto, alla distribuzione dei beni
2
.
In sintesi, l’evoluzione del marketing nell’impresa può essere distinta in quattro fasi e precisamente:
1
KOTLER PHILIP, Marketing Management, Pearson, Milano, 2004.
2
DALL’ARA G., Le nuove frontiere del marketing applicato al turismo, Milano, 2002
2
la fase dell’orientamento alla produzione,
la fase dell’orientamento alle vendite,
la fase dell’orientamento al cliente,
la fase dell’orientamento al mercato.
La prima fase è contraddistinta dall’esistenza di un mercato potenzialmente importante
caratterizzato, però, da una domanda quantitativamente superiore all’offerta. E’ questa la
condizione economica che caratterizzò la rivoluzione industriale e più recentemente il periodo
postbellico seguito alla II Guerra Mondiale. Questo orientamento è molto diffuso tra le imprese dei
paesi in via di sviluppo, e in Europa soprattutto nei Paesi dell’Est.
In tale scenario economico, la pratica di marketing ricopre un ruolo limitato e per lo più passivo
perché in presenza di esigenze della clientela note, si realizza in forma naturale il marketing
strategico mentre il marketing operativo si limita all’organizzazione del flusso dei prodotti
fabbricati. Di conseguenza, le attività promozionali diventano inutili per l’impossibilità
dell’impresa ad alimentare il mercato come vorrebbe.
Questo orientamento si fonda sul “concetto di prodotto” ovvero sulla conoscenza da parte
dell’impresa di ciò che è buono per il cliente e che ciò sia condivisibile con quest’ultimo.
La convinzione delle imprese, è che un prodotto qualitativamente superiore spinga i consumatori a
richiedere sempre lo stesso prodotto. E’ dunque questa prospettiva orientata all’interno, focalizzata
principalmente sui limiti e sulle problematiche interne dell’azienda, piuttosto che sulle richieste del
cliente a rappresentare il maggior limite di questo approccio di marketing
3
.
Il secondo periodo è caratterizzato dall’adozione di un orientamento alle vendite. Adottato in
particolare negli anni’50 dalle imprese produttrici di beni di consumo in presenza di una domanda
in forte espansione e da una produzione in grado di assecondarla. Per contro, in questi mercati in
piena crescita, il sistema di distribuzione si presentava spesso inefficiente.
Un cambiamento evidente nell’approccio alla gestione di marketing avviene a seguito alla comparsa
di nuove forme di distribuzione, all’allargamento geografico dei mercati che ha comportato un
distanziamento fisico tra produttori e consumatori e allo sviluppo generalizzato di una politica di
marca.
La chiave per il successo di un’azienda orientata alle vendite, consiste nella capacità di convincere
il cliente ad acquistare beni o servizi, ricorrendo alla pubblicità per incrementare la vendita. Alla
base di questa convinzione c’è la naturale resistenza dei consumatori all’acquisto dei prodotti non
essenziali anche se permane la possibilità di invogliarli ad acquistarli ricorrendo a numerose
3
KOTLER PHILIP; KELLER KEVIN L., Il marketing del nuovo millennio, Pearson Education Italia, Milano, 2007.
3
tecniche di vendita. Per permettere che questo avvenga, l’impresa deve creare un robusto reparto di
vendita e ricorrere a mezzi promozionali adatti per attirare e mantenere la clientela.
Questo orientamento ritiene, dunque, che il consumatore possa essere indotto ad acquistare grazie
all’azione di stimolo e di persuasione esercitata dall’organizzazione di vendita. E’ in questa fase
che prendono sempre più piede le attività pubblicitarie e promozionali, per la convinzione della loro
capacità di persuasione verso il consumatore
4
. Questa prospettiva di vendita presenta il rischio di
considerare questo approccio sempre e comunque valido. Un approccio prettamente incentrato sulla
pubblicità e sulla vendita può generare una forma di marketing manipolatorio o selvaggio, che
adatta la domanda alle esigenze espresse dall’offerta anziché il contrario. Ecco che il marketing
selvaggio, andando in direzione opposta rispetto agli interessi dell’impresa, può diventare una
forma di autodistruzione per le stesse.
Quando si registrano rallentamenti nella crescita economica o quando la concorrenza si intensifica
le imprese modificano le loro strategie di mercato adottando l’orientamento che più si confà alla
situazione. In questi casi la funzione del marketing non si limita semplicemente ad incrementare la
domanda esistente mediante tecniche di marketing di massa, ma, al contempo, individua i segmenti
di mercato maggiormente preposti alla crescita attraverso lo sviluppo di nuovi prodotti o la
diversificazione della produzione.
Questa fase del marketing è caratterizzata dallo sviluppo del marketing strategico e dall’adozione di
una filosofia orientata al cliente ed è originata dalla maturità raggiunta dai mercati, dalla saturazione
delle necessità fondamentali, dalla diffusione del progresso tecnologico
5
.
La rapida espansione economica registrata negli anni ‘60 ha portato alla saturazione della domanda
dei prodotti destinati a soddisfare i bisogni di base del mercato rendendo necessaria la
differenziazione dell’offerta a causa anche della personalizzazione della domanda da parte del
consumatore. Al fine di permettere alle imprese di individuare le preferenze individuali dei
potenziali consumatori, fino ad allora non tenute in conto, nasce il marketing strategico. Il progresso
tecnologico provoca una esplosione quantitativa e qualitativa di nuovi prodotti che mette in
discussione la struttura del portafoglio di prodotti a un ritmo molto più rapido rispetto al passato
6
.
Ecco che l’obiettivo del marketing diviene la vendita di un prodotto incentrato soprattutto sui
bisogni del cliente al fine di incentivarlo l’acquisto. In questa ottica, dunque, il fine delle imprese
dovrebbe risiedere nell’ appagamento dei bisogni dei consumatori individuandone le necessità e
4
REGINA P. E FINOCCHIARO G., Easy Marketing. Un metodo facile per capire il marketing ed usarlo nella vita di
tutti i giorni, Francoangeli s.r.l., Milano, 2006.
5
LABIN J. J., Marketing Estratégico, Esic Editorial, Madrid, 2003.
6
BOISDEVÉSY J.-C., Le marketing relationnel, Les Éditions d’Organisation, Parigi, 2001.
4
fornendo sulla base di queste ultime beni e servizi atti ad assolvere tale scopo. Tale strategia rientra
nel “concetto tradizionale di marketing”.
Anche quest’orientamento comunque ha dei limiti che bisogna conoscere poiché oggi le aspirazioni
sociali nelle economie industrializzate, tendono a privilegiare sempre più la qualità anziché la
quantità, le imprese, di conseguenza sono portate a modificare la loro etica assumendosi così
responsabilità sociali oltre che economiche. Il marketing tradizionale, non deve solo occuparsi del
benessere dei clienti ma tendere anche verso finalità sociali
7
. A questo va aggiunta l’esigenza delle
imprese a riformulare totalmente la concezione dei loro prodotti tenendo in conto una visione socio
ecologica dei consumi. Il marketing tradizionale si trova nella condizione di dover tendere verso un
concetto di marketing verde che tenga conto del costo sociale della soddisfazione dei bisogni
individuali. Va considerato, inoltre, che l’adozione troppo entusiastica dell’orientamento al cliente
limita la diffusione di prodotti molto innovativi perché le imprese le percepiscono come rischiose e
pertanto non si favorisce la diffusione d’innovazioni di rottura.
La più recente evoluzione del marketing tradizionale è il “market-driven management”
8
in cui tutte
le funzioni dell’impresa devono considerare il cosiddetto ambiente, che direttamente o
indirettamente influenza la decisione d’acquisto del cliente. Un’impresa non diventa di successo
solo ponendo il consumatore in cima alla gerarchia aziendale. Se il marketing tradizionale è
esclusivamente confinato alla sola funzione marketing, l’orientamento al mercato è il
coordinamento interfunzionale che permette di rapportarsi con una parte o con la titolarità degli
stakeholder di mercato. I vari settori e le varie funzioni dell’impresa, infatti, hanno diversi clienti
che possono anche essere diversi dagli acquirenti diretti dell’impresa stessa il che può creare
qualche conflitto d’interessi tra le parti. Un’impresa market-driven deve poter dialogare con tutti gli
attori attivi sul mercato
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tramite la diffusione formale e informale delle informazioni di mercato, e
avere contatti regolari con i clienti, a ogni livello.
Questo breve excursus sull’evoluzione del mercato mostra come il marketing cerchi di interpretare
e anticipare i bisogni dei consumatori ancora non manifesti in maniera palese, e perchè questo sia
possibile è necessario conoscere il mercato relazionandosi con i consumatori che, al pari del
marketing, hanno subito e subiscono una continua evoluzione. Si parla infatti di consumatore
moderno e di consumatore postmoderno per definire questa nuova tendenza al consumo. Vediamo
brevemente in cosa consiste.
7
KOTLER P., Marketing Management, Pearson Education Italia, Milano, 2007.
8
LABIN J. J., Market-driven management, McGraw-Hill, Milano, 2008.
9
DAY G. S., The Market-driven Organisation, The Free Press, New York, 1999.
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1.3. Il consumatore moderno
La nascita del consumatore moderno si può fare risalire alla Rivoluzione industriale
10
, fenomeno
questo che ha segnato un’esplosione a livello globale della diffusione dei prodotti e comportato il
trasferimento delle metodiche dall’ideatore al produttore e al distributore per permettere ai propri
prodotti di essere preferiti a quelli dei concorrenti
11
. I prodotti di massa, così generati, essendo
destinati a soddisfare bisogni non particolarmente strutturati, sono anche facilmente sostituibili. Per
questo, verso la fine dell’800, divenne necessario da una parte rendere “diversi” i prodotti,
dall’altra, approfondire il comportamento del compratore, sia sotto il profilo economico sia sotto
quello psicologico motivazionale
12
.
Dal lato economico, si attribuiva al consumo una funzione di tipo utilitaristica, ossia finalizzata a
soddisfare il bisogno del consumatore tenendo conto del reddito disponibile (o atteso) e delle
variazioni dei prezzi. In secondo piano prioritario, erano collocate invece, le caratteristiche
“irrazionali”, come il “gusto”, lo status symbol, le aspirazioni, ovvero tutta una serie di attributi che
riconducevano il prodotto non solo all’esclusivo rapporto tra domanda e offerta o tra reddito e
tendenza all’acquisto e prezzo.
Al profilo economico si è aggiunto quello sociologico che vede il consumatore in relazione
all’“ambiente”, di cui si approfondiscono le dinamiche comportamentali. Questo interesse verso il
consumatore è ripreso e sviluppato dal marketing che vede la sua nascita come disciplina in quegli
stessi anni.
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E’ possibile ricondurre a tre le scuole di pensiero lo studio del comportamento del consumatore. La
prima di queste segue l’approccio della psicologia cognitiva
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che si prefigge come oggetto di
studio le modalità con cui si acquisiscono le informazioni dall’ambiente circostante e come
vengono impiegate anche in relazione a stimoli ad esse collegate. Applicando questo tipo di
approccio alla metodologia comportamentale di un potenziale cliente diremo che prima di
procedere all’acquisto di un prodotto, nella mente del consumatore si sviluppano una serie di
meccanismi logici che per prima cosa prendono in considerano le motivazioni e le informazioni
10
T.S. ASHTON, La rivoluzione industriale. 1760-1830, VIII ed., Bari
11
G. BONANNO, Concorrenza imperfetta e differenziazione dei prodotti: una rassegna critica di recenti discussioni
analitiche, in Note economiche, 1986, n. 5-6, p. 102 ss
12
S. ZAPPALÀ, G. SARCHIELLI, Prospettive di psicologia economica, Milano, 2001; G. SIRI, La psiche del
consumo, Milano, 2001.
13
J. ARNDT, Paradigms in consumer research: a review of perspectives and approaches, in 20 European J. of
Marketing (1986), 8, p. 23 ss.
14
J.A. HOWARD, Buyer behavior in marketing strategy, 4th ed., Englewood Cliffs, 1994;
C. ORSINGHER, Il servizio dalla parte del cliente Un approccio cognitivo all’esperienza di consumo, Roma, 2000.