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CAPITOLO PRIMO
1. INTRODUZIONE
L‟immigrazione occupa un posto sempre più rilevante nelle priorità dell‟agenda politica
comunitaria. Negli ultimi quarant‟anni il massiccio aumento delle migrazioni in direzione del
vecchio continente hanno portato i governi europei ad interrogarsi riguardo la necessità di
adottare una politica comune in materia di immigrazione per evitare discrepanze legislative e
problemi relativi al controllo delle frontiere soprattutto in seguito alla loro apertura nel
versante Est ed al continuo allargamento dell‟Unione. Le migrazioni sono un fenomeno che
spesso sfugge al controllo nazionale ed in questo contesto l‟Unione sta cercando di realizzare
un‟azione comune di controllo delle frontiere che possa risultare efficace e che dia una
risposta sovranazionale agli attuali sviluppi, in particolare nell‟area del Mediterraneo.
Ovviamente, una condotta di questo genere crea una contrapposizione tra le responsabilità di
solidarietà che una società civile dovrebbe garantire (indipendentemente dalla cittadinanza
dei soggetti che risiedono nel suo territorio) e le esigenze di sicurezza pubblica e tutela
dell‟ordine. Il bilanciamento tra queste due componenti è la vera sfida che l‟Unione Europea
è chiamata ad affrontare
1
.
Con questo lavoro mi propongo di focalizzare l‟attenzione sugli effetti reali che le politiche
nazionali e comunitarie in materia di immigrazione producono nelle vite dei cittadini degli
Stati Terzi. Quando utilizzo il termine “effetti reali” intendo dire gli aspetti pratici della vita
di tutti i giorni che queste persone si trovano a dover affrontare tra disavventure burocratiche
e discriminazione. Quando si tratta il tema “immigrazione” si è soliti affrontarlo da
“spettatore” senza dare la dovuta importanza ad aspetti tutt‟altro che superficiali della vita di
un immigrato, quali ad esempio la rigidità dei requisiti per ottenere un permesso di soggiorno
ed il sottile filo che lega lo status di soggiornante legale al suddetto permesso. Ancor più
angosciante e grave è lo stato d‟animo che può avvertire un immigrato che convive
quotidianamente con la paura di perdere i suoi diritti all‟interno di una società nella quale ha
1
Luigi Botte, La politica comunitaria in materia di Immigrazione, 2007
4
costruito la sua vita e nella quale forse ha anche inserito una famiglia. Questi non sono che
alcuni degli aspetti che uno “spettatore” poco attento potrebbe non cogliere.
Più dettagliatamente, nel primo capitolo ho voluto introdurre la terminologia di base correlata
al tema dell‟immigrazione e la cui conoscenza risulta indispensabile per capire fino in fondo
di cosa stiamo parlando.
Il secondo capitolo affronta descrittivamente la parte più tecnica e delicata del lavoro, in
quanto viene studiata la legislazione nazionale di alcuni stati membri riguardo i requisiti di
accesso e di soggiorno per poter ottenere un permesso valido e le varie tipologie di permesso
in Italia. I paesi che citerò più spesso e del quale mostrerò le attuali tendenze, sono stati scelti
sulla base delle maggiori propensioni migratorie attuali. In questo capitolo si tiene conto
della distinzione tra cittadino comunitario ed extracomunitario. Un‟ultima sezione di questo
capitolo mostrerà ancora una volta descrittivamente, i requisiti necessari al conseguimento
della cittadinanza e dei permessi ponendo in evidenza, laddove sussistano, le maggiori
differenze tra gli stati membri.
Nel terzo capitolo mi sono concentrata sugli effetti pratici della rigidità che sembra oggi
contraddistinguere le politiche migratorie. Vedremo qui come il diritto d‟asilo abbia
intrapreso un lento percorso verso lo sgretolamento e destrutturazione. A questo proposito
c‟è da dire che, a livello europeo, è stato più agevole raggiungere il consenso e la
cooperazione tra gli stati membri sulla condotta da adottare nei confronti dei richiedenti
d‟asilo e dei “confini esterni europei” (nella quale si plasma una sempre più visibile rete di
controllo volta a bloccare l‟immigrazione irregolare). Riguardo le tematiche che trascendono
la politica di contrasto all‟immigrazione illegale e strumentale, è stato più difficile
raggiungere un‟armonizzazione (per esempio nella concessione dei permessi). Possiamo
addebitare la causa alla riluttanza da parte degli Stati membri dell‟Unione Europea a
concedere la propria sovranità statale in ambito dell‟immigrazione. Dunque regolare i flussi
interni resta prerogativa dello stato nazionale.
Sempre in questo capitolo ho voluto portare degli esempi pratici di cosa significhi vivere in
condizione di “clandestinità” e come si diventa “clandestini”. La “clandestinità” oggi è
estremamente strumentalizzata dai governi ai fini di ottenere una buona propaganda politica
ed elettorale
2
. La scelta di trattare l‟immigrazione ha molto del personale in quanto io stessa
sono stata vittima dell‟inefficienza del sistema burocratico e giudiziario. Questa esperienza
ha senza dubbio marcato molto il mio punto di vista e mi ha indirizzato verso
l‟approfondimento degli studi sull‟immigrazione. Ragazzi che come me appartengono a
2
Alessandra Sciurba, Campi di Forza, 2009
5
seconde generazioni si sentono parte della società ospitante a 360° e si sentirebbero smarriti
in qualsiasi altro contesto a loro estraneo (ad esempio nella nazione di origine). Per questa
categoria di immigrati la prima patria è l‟Italia e la lingua madre è l‟italiano. Nonostante
nella “pratica” siano italiani i loro diritti e la loro nazionalità sono definiti da un pezzo di
carta chiamato permesso di soggiorno perché “formalmente” sono stranieri. La legge Bossi-
Fini riflette per eccellenza questa dicotomia.
Tralasciando i dettagli sugli aspetti tecnico-giuridici che possono distogliere l‟attenzione dal
soggetto “migrante” e creare confusione nel lettore, cercherò di semplificare la
comprensione degli effetti di alcune leggi permettendo ai miei interlocutori di captare le
conseguenze reali che queste producono nella vita di tutti i giorni degli immigrati,
obbligandoli talvolta a “diventare clandestini”. La politica è solita manipolare l‟opinione
pubblica; ne è una chiara prova lo svolgimento di vertici europei nel quale si discute la
gestione dell‟immigrazione a porte chiuse (sono incontri riservati al quale non possono
partecipare neanche giornalisti). Durante la mia esperienza presso l‟Istituto di ricerca
demografico Max Planck di Rostock ho avuto modo di collaborare con Population- Europe;
uest‟organizzazione leader nella mediazione con la commissione europea, si occupa di
“suggerire” politiche demografiche e migratorie coerenti con la situazione demografica
europea attuale. Nonostante si tratti di informazioni strettamente riservate (io stessa,
malgrado organizzatrice delle conferenze sulle politiche migratorie, non ho potuto
presenziare ai meeting) non è un mistero il fatto che l‟Europa abbia bisogno di immigrati. Le
istituzioni vengono messe in guardia sulla reale situazione demografica del vecchio
continente da parte dei ricercatori specializzati in studi sulla popolazione e valutano (a porte
chiuse) il da farsi senza comunicare alla società civile la reale situazione per non diffondere
allarmismi. Il differente ruolo ricoperto da un ricercatore e da un policy maker spiega da sé il
perché delle vedute spesso inconciliabili. Gli istituti di ricerca realmente indipendenti, come
nel caso del Max Planck Institute, ci tengono a chiarire il loro mestiere di sola ricerca e non
pretendono far politica poiché verrebbe meno la loro indipendenza; ciò comporta che il loro
compito si esaudisca nel conferire i risultati delle ricerche ai policy makers che decideranno
poi le politiche da farsi.
Con il quarto capitolo propongo un‟analisi di un interessante caso che tocca l‟Europa intera
ma in maniera più acuta l‟Italia: la fine del trattato di Cooperazione ed Amicizia con la Libia
e le sue implicazioni. Dopo aver spiegato in che consiste l‟esternalizzazione dei confini
dell‟Unione Europea nei paesi di transito, descriverò qui le conseguenze che comporta nel
diritto d‟asilo riferendomi alle usuali violazioni dei diritti umani in Libia. Questo passo è
6
molto importante per comprendere appieno cosa si intende con destrutturazione del diritto
d‟asilo e per comprendere la quantità di interessi che si cela dietro ad una qualsiasi decisione
politica. Gli avvenimenti odierni in Libia sanciscono il fallimento di politiche che implicano
la collaborazione di stati instabili e dittatoriali. Le ripercussioni della crisi libica sembrano
perdurare e la comunità internazionale si sta applicando per rovesciare il regime di Gheddafi.
L‟Italia, data la sua posizione geografica, si sente particolarmente minacciata e allo stesso
tempo abbandonata dall‟Unione Europea. Tutto porta a credere che il complesso fenomeno
dell‟immigrazione condurrà costantemente ad una revisione e ridefinizione delle politiche in
materia, poiché trattasi di un fenomeno in continua evoluzione ed imprevedibile.
Per concludere nell‟Appendice sono riportate alcune interviste di persone il quale profilo si
adatta ai casi da me delineati. Sempre nell‟appendice sono presenti statistiche attuali e
previsioni demografiche che segneranno l‟Europa della seconda transizione demografica.
7
CAPITOLO SECONDO
2. GLI IMMIGRATI E L’EUROPA
2.1 Terminologia di base per comprendere le migrazioni
Migrazioni internazionali
Il concetto di migrazione internazionale si riferisce ad un qualsiasi spostamento di persone
nel tempo e nello spazio dal proprio paese di origine verso un altro Stato, sia che si tratti di
uno spostamento di breve durata sia che si tratti di un fenomeno permanente nel tempo.
La migrazione di un soggetto presuppone l‟installazione presso un altro Stato facendo entrare
in gioco una serie di dinamiche che un migrante potrebbe trovarsi ad affrontare. La prima
delle difficoltà è costituita dall‟attraversamento dei confini che rappresenta il maggior
ostacolo iniziale.
Confini e territorio statuale
Le frontiere territoriali nascono con la formazione dello Stato moderno. Il principio cardine
su cui si fonda il diritto internazionale è la sovranità degli Stati che si applica all‟interno dei
propri confini territoriali. Dunque con territorio statuale si intende quell‟area geografica
demarcata da precisi confini, all‟interno della quale si esercita la sovranità statale della
nazione in questione sugli individui che vi risiedono. Secondo la Convention on the law of
the Sea del 1982 l‟esercizio di tale sovranità è estesa alle aree circostanti della costa. In
maniera affine la Convention on International Civil Aviation del 1944 riconosce che compete
ad ogni stato la sovranità sullo spazio aereo sopra al suo territorio
3
.
A livello giuridico si sente la necessità di demarcare le frontiere, per impedire che queste
vengano varcate da soggetti in maniera irregolare. Attraversare i confini in maniera irregolare
3
Thomas R.van Dervort, International Law and Organization, Sage, London 1998, p.355
8
non è legale, ma quando l‟attraversamento è geograficamente avvenuto, in caso di rimpatrio
non si può parlare di respingimento alla frontiera.
La questione assume fondamentale rilievo quando si parla di Asilo: la corte europea dei
diritti umani ritiene, ad esempio, che le zone internazionali degli aeroporti, a dispetto del loro
nome, non siano aree di status extraterritoriale. Secondo la sentenza 19776/92, §52 del 25
Giugno 1996 il signor Amuur
4
v. era soggetto alla giurisdizione francese nonostante si
trovasse in zona internazionale dell‟aeroporto di Orly e poteva pertanto presentare domanda
d‟Asilo.
L‟isola di Lampedusa rappresenta un altro luogo cruciale dove è evidente l‟incongruenza tra
ciò che si fa e tra ciò che la legislazione prevede. Difatti a Lampedusa le autorità spesso
procedono applicando il “respingimento alla frontiera”, mentre si tratta palesemente di
“rimpatri”. Parleremo più avanti del caso di Lampedusa.
Documenti di identità: passaporto e permesso di soggiorno
Delimitando i suoi confini territoriali, lo stato moderno intraprende il cammino verso il
consolidamento di un sistema di identificazione che gli permetterà, d‟ora in poi, di procedere
al riconoscimento dei propri cittadini. Attraverso la formalizzazione delle identità tramite la
codificazione di documenti scritti e tramite il controllo dei soggetti che attraversano le
frontiere, attuato sulla base di quei documenti, la distinzione del cittadino dallo straniero
acquisisce un significato nuovo. Ciò condurrà nel tempo alla creazione del sistema dei
passaporti e all‟invasione massiccia della burocrazia nella quotidianità degli individui
5
. A
fine „800 nasce il vero e proprio permesso di soggiorno, che renderà secondario il ruolo del
passaporto. Quest‟ultimo senza il permesso di soggiorno si trasforma in mero segno di
appartenenza nazionale
6
poiché per varcare i confini nazionali ora sarà necessario possedere
il permesso di soggiorno che viene rilasciato dalle autorità straniere dello stato in cui ci si
desidera recare. Il permesso di soggiorno è un documento personale del cittadino straniero
che regolamenta la sua permanenza sul territorio accordandogli dei diritti. Tale documento
viene concesso su domanda del cittadino straniero che farà richiesta al governo attraverso le
istituzioni che ne sono competenti. Quest‟ultime si occuperanno della verifica del pieno
soddisfacimento dei requisiti richiesti da parte dello straniero. Quello con cui abbiamo a che
4
Alla quale era stato negato il diritto di richiedere Asilo poiché considerato in zona extraterritoriale.
5
Alessandra Sciurba, Campi di forza, Ombre Corte 2009, p.34
6
Cit, p.34
9
fare oggi dal punto di vista burocratico non è che il risultato del perfezionamento dei sistemi
di controllo, avvenuto nell‟intercorrere degli anni.
Quando un migrante decide dunque di intraprendere uno spostamento temporaneo o
definitivo deve includere, nel processo di scelta del paese di destinazione, un‟accurata
valutazione delle possibilità reali di conseguire uno status giuridico capace di conferirgli dei
diritti. Senza il permesso di soggiorno egli risulterebbe privo di molti diritti e vivrebbe una
situazione di irregolarità.
Clandestino
L‟invenzione del permesso di soggiorno crea al contempo l‟invenzione dell‟immigrazione
illegale. Colui che attraversa i confini di un territorio senza l‟autorizzazione, o che vi decide
di soggiornare per un periodo più o meno breve in maniera irregolare, è un clandestino. Con
questo termine si segnala un soggetto giuridicamente perseguibile in quanto infrange la
legislazione dello Stato, la quale prevede la regolamentazione del soggiorno ed il possesso
dei documenti che ne attestino la validità. E‟ importante mettere in evidenza come oggi
l‟opinione pubblica venga manipolata e portata ad immaginare il clandestino come colui che
si trova nel territorio per delinquere. La clandestinità sembra essere una deliberata scelta di
un modo di vivere, piuttosto che una condizione rigidamente imposta o accidentalmente
alterata. Il termine clandestino rimanda ad una molteplicità di caratteristiche negative. Questa
lettura irrazionale della realtà viene attualmente fomentata a più livelli: dalle politiche
migratorie, dai media, dalle prassi di deportazione e detenzione dei migranti alla
criminalizzazione di intere categorie di persone che non sono altro che non cittadini
7
. I
pregiudizi verso i clandestini e gli stranieri in generale sono ardui da sradicare e sfociano
spesso in razzismo.
Extracomunitario
Negli ultimi decenni l‟attraversamento dei confini da parte di cittadini stranieri ha spesso
visto come meta di destinazione finale l‟Europa. Molti migranti attraversano illegalmente
molti altri stati prima di giungere ai nostri confini europei, ritenuti ultimo ostacolo da
superare per avere accesso ad un futuro in Europa. Per tale ragione l‟Unione Europea ha
7
Alessandra Sciurba, Campi di forza, Ombre Corte 2009, p.52
10
ritenuto opportuno rafforzare i controlli alle frontiere ed ha sviluppato una fitta rete di
cooperazione. Nonostante i suoi sforzi l‟immigrazione illegale non è stata sconfitta.
E‟ in questo quadro europeo che si delinea la diversificazione della figura del cittadino
“comunitario” dal cittadino “extracomunitario”. Un cittadino comunitario è una qualsiasi
persona che possiede la cittadinanza europea. In sua contrapposizione troviamo il cittadino
che contrariamente non possiede la cittadinanza di uno Stato membro dell‟Unione.
Quest‟ultimo è indicato con il termine “extracomunitario”.
Questo termine si è caricato nel tempo di una potente connotazione negativa e viene spesso
utilizzato in maniera impropria. Sono tanti coloro che trascurano il fatto che per cittadino
extracomunitario si intende anche un cittadino svizzero o un statunitense. Al termine
extracomunitario viene prontamente associata una serie di caratteristiche negative. Egli viene
etichettato
8
come parte di una categoria di persone da evitare e dalla quale diffidare.
L‟attribuzione di qualità caratteriali e comportamentali porta all‟alimentazione di un
pregiudizio fondato sulla scarsa conoscenza del linguaggio. Coloro che sono incapaci di
cogliere l‟essenza di questo termine, spesso lo immaginano equivalente al termine
clandestino. In realtà sono due concetti profondamente diversi che in comune non hanno
altro che il peso del pregiudizio da parte della società. Nell‟immaginario comune possiamo
attribuire all‟extracomunitario le stesse caratteristiche negative che precedente abbiamo
citato riguardo al clandestino.
E‟ bene ricordare sempre che il termine extracomunitario utilizzato in un contesto fuori
dall‟Unione è carente di significato ed il cittadino europeo stesso è uno straniero fuori dalla
comunità.
Stato
Lo Stato è una forma di organizzazione del potere nata in epoca moderna caratterizzata dalla
concentrazione di tutti i rapporti politici in un‟unica istanza indipendente e sovrana su un
determinato territorio e dalla tendenziale spersonalizzazione del comando politico
9
. Per
Weber, lo Stato rappresenta la comunità umana, la quale, nell‟ambito di un determinato
territorio pretende per sé il monopolio del‟uso legittimo della forza fisica.
8
Teoria dell‟etichettamento: esiste un processo di costruzione del criminale favorito dalla reazione della collettività
e delle istituzioni stesse, che adoperano lo stereotipo secondo i loro fini politici e ne alimentano l‟esistenza.
9
Parole e Materiali per la storia contemporanea, Baiesi 2002, p.68
11
Cittadinanza
E‟ un‟istituzione di cui si possono individuare varie forme e realizzazioni nella storia europea, a
partire dall‟antichità. In età moderna, tuttavia, acquisisce nuovi significati, entro un processo in
cui ogni stato si costituisce e ricostruisce all‟infinito come un‟associazione di cittadini,
identificandone pubblicamente un insieme di persone come propri membri, e classifica in modo
residuale le altre come non-cittadini, come stranieri
10
. Il cittadino percepisce nella sua
appartenenza alla Nazione la garanzia del riconoscimento dei propri diritti e detiene uno status
privilegiato rispetto allo straniero all‟interno di essa. Senza la cittadinanza non si hanno diritti
civili, politici, sociali. Il cittadino risiede in un territorio in virtù dei propri diritti di appartenenza,
è soggetto alla giurisdizione amministrativa dello stato, ed è idealmente parte del corpo sovrano
democratico nel cui nome vengono promulgate le leggi ed è esercitata l‟amministrazione
11
.
I diritti dei non-cittadini sono comunque variabili a seconda della regione che teniamo in
considerazione.
Nelle società contemporanee la cittadinanza diventa lo spazio della inclusione politico-sociale, in
cui si incrociano le logiche opposte dell‟uguaglianza e delle differenze; queste ultime
stabiliscono le varie forme di appartenenza nelle cosiddette “società multiculturali”
12
.
Nazionalità
Cittadinanza e nazionalità tendono a coincidere nella modernità, ma è doveroso sottolineare che
non sono la stessa cosa.
Può succedere che un individuo possieda la nazionalità di uno stato X ma non goda pienamente
dei diritti di cittadinanza. Ad esempio uno straniero naturalizzato nello stato X nonostante
acquisisca la cittadinanza non potrà concorrere alla carica di diplomatico.
La nazionalità mette in evidenza lo stretto legame tra l‟individuo e lo Stato, mentre la
cittadinanza implica la possibilità per un individuo di partecipare politicamente all‟interno di una
comunità
13
.
Apolide
10
Rogers Brubaker, Cittadinanza e nazionalità in Francia e Germania, Il Mulino, Bologna 1997, p.11
11
Benhabib S., I diritti degli altri, stranieri,residenti,cittadini, Cortina 2006, p.115
12
Parole e Materiali per la storia contemporanea, Baiesi 2002, p.26
13
Pieter Boeles, European Migration Law, 2009, p.20