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INTRODUZIONE
Il panorama storico e politico della Spagna del XX secolo non è
molto florido, se si pensa ai numerosi fallimenti e discordie che hanno
scatenato guerre combattute con il resto d’Europa. Nel secolo
precedente la Spagna perse quel poco che le restava del suo vasto
impero coloniale, a seguito delle battaglie di Cavite e Santiago de
Cuba combattute rispettivamente nel 1898, in cui perse Cuba,
Portorico e Filippine. A seguito di questo disastro, il quadro politico
non lasciò segni di miglioramento, ma al contrario, aumentò l’agonia
di un impero che aveva già iniziato a dare segni di disgregazione a
partire dal XVII secolo. Tuttavia, il panorama culturale, neppure
sembrava affermare il contrario. Ma grazie al lavoro di alcuni
intellettuali facenti parte della cosiddetta Generacíón del ’98, fra cui
ricordiamo Machado, Unamuno, Azorín, Valle-Inclán e molti altri, cui
riuscirono ad apportare una svolta nel campo culturale spagnolo.
Ognuno notò la gravità dei fatti e poco a poco cercarono soluzioni fino
ad arrivare alla radice dei problemi che attanagliavano la nazione. E fu
attraverso le loro numerose opere che inaugurarono un nuovo
linguaggio letterario che sarà poi quello del XX secolo. La decada
degli anni ’20 vide l’apparizione di una nuova generazione, chiamata
Generación del ‘27, i cui membri più indiscussi quali, Federico
García Lorca; Hernández, Salinas, Cernuda, Prados e ultimo fra questi
fu Rafael Alberti, morto il 28 ottobre del 1999.
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La profonda amicizia che li legava non fu turbata neppure con lo
scoppio della Guerra Civile spagnola (1936-1939). Il gruppo però si
divise solo dal punto di vista geografico, alcuni rimasero in Spagna ed
altri partirono per l’esilio, come lo stesso Rafael Alberti, poeta
rappresentativo, i cui versi furono marcati dai ben trent’otto anni di
confinamento in tre parti del mondo. Grazie alle numerose
informazioni ricercate, indispensabili ai fini di questa ricerca, l’intero
lavoro è stato suddiviso in tre capitoli e integrato con un’appendice
contenente le Diez Liricografías, a cui il poeta si dedicò durante la sua
significativa esperienza di pittore a Buenos Aires.
Nel primo capitolo sono state tracciate le linee generali
riguardanti gli eventi storici, politici e culturali che hanno portato a
delle modifiche all’interno della nazione spagnola, giungendo ad un
definitivo risveglio culturale, grazie all’opera di uomini intellettuali
facenti parte di due generazioni, la prima è la Generazione del ’98 e la
seconda, la Generazione del ’27. Nel secondo capitolo, ci si è occupati
della figura singolare nonché indiscussa di Rafael Alberti, nato a
Puerto de Santa María, piccola cittadina nella provincia di Cadice, il
16 dicembre del 1902 e morto il 28 ottobre del 1999. I suoi anni
giovanili furono caratterizzati dalla passione verso la pittura e la
poesia, che mescola in alcune sue opere. Inoltre, nel suo processo di
scrittura fu influenzato dal surrealismo e dalla modernità. Le opere
che più hanno ricalcato ciò sono senza dubbio: Sobre los ángeles,
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Marinero en tierra e El arboleda perdida, fino ad arrivare al suo
lunghissimo esilio, durato ben trent’otto anni e che lo vide
protagonista insieme a sua moglie María Teresa León in tre parti del
mondo. Seppur avvolto da sofferenza e nostalgia verso il suo paese
natale, il mare e tutto ciò che lo circondava, non mise mai da parte
l’attività di scrittore e pittore. Le opere più importanti di questi periodi
solo per citarne alcune sono: Vida bilingüe de un refugiado español en
Francia; Entre el clavel y la espada; Pleamar; A la Pintura; Poemas
de Punta del Este; Retornos de lo vivo lejano; Ora marítima; Roma
peligro para caminantes e Canciones del Alto Valle del Aniene. Da
ultimo, nel capitolo finale, ci si è dedicati ai tre luoghi in cui Alberti
trascorse l’esilio, ovvero, Parigi, Argentina e Roma e all’analisi
dettagliata delle opere più rappresentative che hanno segnato queste
tre tappe. Partendo da Vida bilingüe de un refugiado español en
Francia, opera scritta nel 1939, nonostante il suo lavoro presso la
Radio Mondiale di Parigi come interlocutore assieme a sua moglie
María Teresa. Vida bilingüe, come si può evincere dal titolo tratta di
una doppia vita, quella di uno spagnolo e di un rifugiato. Del suo
periodo argentino sono state analizzate tre opere fra cui: Pleamar;
Retornos de lo vivo lejano e Ora marítima. La prima appartiene al
periodo fra il 1942-1944 e che vede come protagonisti la nascita di
sua figlia Aitana nel 1941, il mare, la sua crisi interiore, nonché tre
voci che si alternano per poi sparire, come quella del toro, metafora
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della Spagna. La seconda opera è Retornos de lo vivo lejano, scritto
fra il 1948 e 1956 e suddiviso in tre parti, è un libro che sottolinea lo
stato d’animo del poeta in maniera molto marcata, laddove il dolore e
la nostalgia si fondono ai numerosi ricordi che occupano la sua
memoria. L’ultima opera di cui ci si è occupati è Ora marítima, scritta
nel 1953, il cui titolo prende il nome dall’opera omonima dello
scrittore latino Rufo Festo Aviene. Quest’opera tratta della fondazione
fenicia di Cadice e riprende personaggi appartenenti al mondo greco
classico come Menesteo, fondatore di Puerto de Santa María e le
divinità come Eros e Afrodite. Infine al periodo romano appartengono:
Roma peligro para caminantes e Canciones del Alto Valle del Aniene.
La prima segna l’arrivo del poeta a Roma nel 1963 dopo il lungo
periodo argentino. Si tratta di un’opera capitale, dove il poeta si
dedica alla descrizione minuziosa della vita quotidiana in città e
soprattutto della degradazione del quartiere urbano. La seconda,
Canciones del Alto Valle del Aniene, vede come protagonisti i
villaggi, i paesini vicino Anticoli Corrado, dove Alberti affittò una
casa per le vacanze. Man mano i minuziosi dettagli appartenenti alla
natura e agli animali si intensificano e il paesaggio ne diventa il vero
protagonista. Infine, un’apposita appendice include le Diez
Liricografías per sottolineare il fatto che Alberti sia stato anche un
importante pittore.
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CAPITOLO I
LA SPAGNA TRA STORIA E CULTURA
1.1 Il Profilo storico-politico
Il XX secolo si apre per la Spagna sotto il segno della
decadenza dell’impero spagnolo, un capitolo lungo e triste, scritto
col sangue delle discordie nazionali, con le umiliazioni politiche
internazionali ed i fallimenti militari. La Spagna nel 1898 dovette
assistere al cosiddetto Disastro con la “d” maiuscola, in cui perse le
sue ultime tre colonie d’oltremare: Cuba, Portorico e Filippine,
ovvero, gli ultimi baluardi dell’impero di Carlo V. Il panorama
spirituale e culturale, con poche eccezioni, neppure sembrava
augurare un futuro migliore. Tuttavia il lavoro svolto da pochi
uomini tra i quali Ganivet, Azorín, Unamuno, Machado nel secolo
precedente, mossi da tendenze europeizzanti e liberali, sembrava
dare i suoi frutti nelle nuove generazioni ereditarie del triste
panorama. Tornò a ripetersi il miracolo di una Spagna nata dalle sue
ceneri e ne fu riprova il primo terzo del secolo XX che vide
riaffermarsi la pulsante forza creatrice dello spirito spagnolo.
Un gruppo di cosiddetti “hijos” e “nietos”, i primi dei quali
definiti da Azorín la Generación del ’98, per un totale di tre
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generazioni, che in un breve spazio di tempo riuscì ad imprimere un
segno indelebile nella storia culturale spagnola e universale. Quindi
non una generazione, ma furono più generazioni susseguenti che
caratterizzarono fortemente lo sviluppo culturale, ed in particolar
modo quello letterario, negli ultimi anni che precedettero l’altra
grande Catastrofe, ovvero, la Guerra Civile spagnola (1936-1939) con
a capo il Generalissimo nonché Caudillo Francisco Franco che vide la
vittoria dei nazionalisti, dopo la resa avvenuta il 1° di aprile da parte
delle forze repubblicane. Ma cosa avvenne prima di tutto questo?
Andando un po’ più indietro, dal 1923 al 1930 vi fu la Dittatura di
Miguel Primo de Rivera e nel 1931 il re Alfonso XIII abbandonò la
Spagna a causa delle enormi pressioni dei partiti politici a lui ostili.
Nasceva la Seconda Repubblica spagnola, con presidente Manuel de
Azaña. La politica del nuovo governo, mirante a trasformare il paese
con profonde riforme, che andavano contro i grandi capitalisti, la
cultura cattolica, gli interessi delle alte gerarchie ecclesiastiche, i
latifondisti ed i militari, provocò un clima di scontro con le forze della
destra, alimentato anche dalla forte tradizione anarchica nel paese e
dal crescente ruolo politico dei comunisti, ancora minoritari tra le
forze della sinistra e nelle organizzazioni dei lavoratori sostenuti
dall’Unione Sovietica.
Nel 1933 vi furono le elezioni generali cui registrarono una netta
vittoria del centro-destra che comprendeva i conservatori cattolici
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della Confederación Española de Derechas Autónomas (CEDA).
Dopo una serie di crisi governative, si giunse al 1936 con le
combattute elezioni che portarono al potere la coalizione del Frente
Popular composto da partiti di sinistra. Fu dopo l’arresto e l’uccisione
del leader dell’opposizione di destra, il deputato cattolico José Calvo
Sotelo da parte di alcuni socialisti che la situazione divenne ancor più
aspra. Con la successiva sublevación militare ed il colpo di stato a
Madrid da parte di Franco scoppiò la Guerra Civile Spagnola, che farà
nascere dalle sue ceneri la Dittatura franchista, detta appunto
franchismo, durato quasi quarant’anni e che vide la fine nel 1975 con
la morte del Generale. Nel resto d’Europa invece, il clima che si
respirava non era così diverso, basti pensare alla Germania con Hitler
ed il nazismo e l’Italia con Mussolini ed il fascismo, per non parlare
della Russia con lo Stalinismo. Con la fine del regime franchista, il
popolo spagnolo conquistò la cosiddetta “libertà” e con ciò si aprì un
nuovo capitolo per la Spagna contemporanea che comprende l’ultimo
quarto del secolo XX. Con la Costituzione del 1978 e la Transizione,
si giunse al consolidamento della Democrazia con le elezioni generali
del 1982 cui videro il trionfo spettacolare del PSOE (Partido
Socialista Obrero Español). Gli straordinari risultati permisero a
Felipe González di poter capeggiare un Governo fortemente capace di
far fronte alle riforme militari, economiche e sociali. I socialisti
rimasero al potere per quattordici anni, un amplio periodo di egemonia
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politica nel quale si sviluppò il modello autonomo, si estese lo stato
del benessere e si produsse l’integrazione della Spagna nelle
istituzioni europee. Con la fine del XX secolo, Felipe González non
era più al potere e né era a capo del PSOE. Dal 1996 governò María
José Aznar, il leader del Partito Popolare. La sua prima legislazione fu
caratterizzata da una crescita economica e sociale spettacolare a
partire dall’anno 2000. Giunti al XXI secolo, la presenza dell’ETA
(Euzkadi ta Askatasuna) nata nel 1959 nel País Vasco, non sembra
abbia messo da parte la violenza e le armi, queste ultime
accompagnate da un fervente militarismo facente parte delle
precedenti guerre combattute nel secolo antecedente.
1.2 Il profilo culturale
«El despertar cultural de España scrisse nel 1949 E.R. Curtius, lo
storico tedesco della letteratura e delle idee, nel suo libro intitolato
Ensayos críticos acerca de la literatura europea
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è uno dei pochi
capolavori gradevoli del XX secolo». Curtius riteneva importante
l’opera di Unamuno, Ortega y Gasset, Pérez de Ayala e Jorge Guillén
dei quali si occupò nel suo libro. Lo storico datò quel risveglio
culturale 1900. Pensava che nel XIX secolo la Spagna fosse una
1
Ernst Curtius, Ensayos críticos acerca de la literatura europea, Editorial Antonio Machado,
1989.
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nazione distante dal resto d’Europa. Nella sua analisi, egli sostiene ci
fossero due ragioni principali che avrebbero determinato il
cambiamento: da una parte, l’apparizione della cosiddetta
«generazione del ‘98» che si era impegnata nel rinnovamento
spirituale e nazionale della Spagna, dall’altra invece, il progresso
materiale della nazione nelle prime decadi del nuovo secolo e in
special modo l’arricchirsi di nuove forme di idee. Buona parte della
cultura spagnola del secolo XIX era stata mediocre. Ma non tutta, difatti,
la poesia di Bécquer, le idee pedagogiche di Giner de los Ríos e dei suoi
collaboratori della Institución libre de la Enseñanza, l’erudizione di
Menéndez y Pelayo, la letteratura di Clarín e Galdós furono realtà
culturali più che notabili. In secondo luogo, il risveglio culturale di cui
parlava Curtius sarebbe cominciato prima del 1900. Le cose, al di la di
ciò che aveva affermato lo storico, furono molto più complesse. La
Spagna stava sperimentando un processo di modernizzazione, di crescita
urbana, e sviluppo industriale dalle ultime decadi del secolo XIX.
Tuttavia, i cosiddetti noventayochistas, ovvero gli esponenti della
Generazione del ’98, si preoccuparono per i problemi e per la realtà
della Spagna, ciascuno partendo da atteggiamenti personali. Di fronte al
problema della Spagna, nelle parole di Azorín, la Generazione del ’98
rappresentava tanto un rifiuto quanto un’adesione.
I suoi membri rifiutavano il vecchiume, la corruzione, il ritardo
strutturale del paese e il sistema politico che teneva insieme tutto ciò.
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La realtà nazionale dell’epoca produceva in essi uno sdegnoso disgusto.
D’altra parte essi aderivano ad “una Spagna eterna e spontanea”: questo
aspetto è particolarmente evidente nell’attenzione verso il paesaggio, la
vita di campagna, la sensibilità popolare della nazione, il tutto però,
filtrato da una sensibilità fortemente individuale, in qualche modo
“impressionista”. Soprattutto nella Castiglia medievale essi vedevano il
nucleo più genuino del “genio nazionale”. La storia fu un altro dei
campi a cui i membri della generazione prestarono maggiore interesse,
impegnandosi nella ricerca delle radici della patria o delle origini dei
problemi presenti. Si trattava di ciò che Unamuno chiamava
intrahistoria, la storia realizzata dagli uomini comuni, portatori dei
valori permanenti del popolo spagnolo. L’amore per la Spagna si
confrontava dialetticamente con il desiderio di europeizzazione, vivo
specialmente nella fase giovanile della vita di questi intellettuali. La
cosiddetta “edad de la plata” vide membri di questa generazione come
Unamuno, Azorín e Baroja cui affrontarono la problematica
esistenziale ispirandosi ad autori come Schopenhauer, Niezsche,
Kirkengaard. Molto marcata fu la loro devozione verso la letteratura
spagnola medievale e ai classici dell’età dell’oro, come Cervantes ed il
suo Don Chisciotte. Essi ricercarono uno stile semplice e disadorno,
avverso al retoricismo, inaugurando un nuovo linguaggio letterario che
sarà poi quello del secolo XX.
La decade degli anni ’20 vide l’apparizione non solo nell’ambito
della poesia o la letteratura di una nuova generazione, chiamata