Introduzione
La modellazione agli elementi finiti è un argomento di ricerca agli inizi nell’ambito
della biomeccanica computazionale; l’interesse nei confronti di questo settore è aumentato
con lo sviluppo di tecniche avanzate di visualizzazione e ambienti in realtà virtuale per la
chirurgia. In questo lavoro di tesi è stato affrontato il problema della realizzazione di un
modello agli elementi finiti di un’unità funzionale spinale in grado di consentire l’analisi
dello stato di sforzo e deformazione della struttura, con l’obbiettivo di poterlo usare in
ambito di progettazione per la realizzazione di protesi spinali.
L’utilizzo di superfici anatomiche reali, caratterizzate da geometrie irregolari, ha reso
la fase di modellazione solida (boundary recover) estremamente delicata; in alcuni casi gli
elementi appartenenti alle zone più irregolari sono costretti a deformarsi eccessivamente
(es. ASPECT RATIO fuori dai limiti di warning) per inseguire la geometria. La difficoltà
maggiore è legata, però, alla ricerca di proprietà del materiale che siano attendibili; mentre
non si sono riscontrati grossi problemi sulla caratterizzazione meccanica dei vari
costituenti ossei, per quel che riguarda i tessuti molli che costituiscono il disco si sono
utilizzate due metodologie di lavoro differenziate.
Lo scopo dell’elaborato svolto è stato quello di stimare la reazione della struttura sotto
l’effetto dei carichi applicati, con particolare attenzione rivolta verso il disco
intervertebrale, per il quale è stata, pure, prevista una sua sostituzione con una protesi di
tipo TLIF e di largo impiego presso la clinica Quartu S. Elena.
La stesura di questa tesi si è articolata nelle seguenti sezioni:
Il Capitolo 1 fornisce le nozioni di carattere generale che sono necessarie per la
comprensione della struttura e del funzionamento della biomeccanica della spina dorsale.
Il Capitolo 2 espone quelle che sono le principali patologie riguardanti il rachide e
fornisce la descrizione di Ortelius800 che rappresenta un utile strumento d’analisi nella
valutazione delle deformità spinali.
Il Capitolo 3 descrive brevemente le principali protesi disco-vertebrali adottate nella
pratica chirurgica e definisce il contesto patologico nel quale si inseriscono.
Il Capitolo 4 affronta la fase di modellazione di una porzione di colonna vertebrale che
si presta particolarmente bene a rappresentare nel complesso la struttura: l’Unità
Funzionale Spinale. Vengono forniti gli strumenti teorici necessari per sviluppare una
simulazione FEM e sono descritte le procedure utilizzate per costruire i modelli
biomeccanici utilizzati nella fase di modellazione soffermandosi sui codici utilizzati per
ricavare tali modelli.
Il Capitolo 5 espone i risultati raggiunti in questo lavoro, confrontandoli con gli
obbiettivi posti, ne vengono tratte le conclusioni e infine indicati i possibili sviluppi futuri.
L’Appendice A presenta una breve descrizione riguardante i materiali ortotropi,
strumento utilizzato per il calcolo delle proprietà meccaniche delle varie regioni dell’UFS.
L’Appendice B presenta un listato, implementato in ambiente MatLab, con il quale è
stato possibile estrarre le proprietà ortotropiche, relativamente alla regione anulare del
disco intervertebrale.
Alessandro Marrocu, Giugno 2007
Capitolo 1
La colonna vertebrale
1.1 Introduzione
La colonna vertebrale o spina dorsale rappresenta lo scheletro del rachide
1
, ed è una
formazione ossea mobile che si estende dorsalmente e longitudinalmente rispetto al corpo,
originando in prossimità della base del cranio e raggiungendo, facendone parte, le pelvi. È
il risultato dalla sovrapposizione alternata di elementi ossei e dischi fibro-cartilaginei, fra
loro intimamente connessi da legamenti, e sorretti da robusti fasci muscolo-tendinei. Essa
rappresenta l’asse portante e d’unione dei cingoli corporei, ed è un organo molto
complesso, non solo per com’è costituito, ma anche per le strutture presenti all’interno ed
adiacenti al canale vertebrale, ovvero il midollo spinale e le radici nervose.
Vista su un piano frontale si presenta, generalmente, diritta e simmetrica
2
, mentre su un
piano sagittale (Figura 1.1) essa assume fisiologicamente quattro curvature nominali: le
cifosi
3
(toracica e sacro-coccigea), che causano una convessità dorsale, e le lordosi
4
(nei
tratti cervicale e lombare), che invece determinano una convessità frontalmente alla
1
É situato dorsalmente rispetto al tronco, fornisce l’attacco degli arti e da supporto al capo ed al tronco
stesso. Al suo interno troviamo il midollo spinale, ben protetto, che fa quindi espletare al rachide anche
una funzione contenitiva.
2
In alcuni individui si può presentare una lieve e fisiologica curva toracica destro-convessa.
3
Sono dette primarie, perché compaiono già durante gli ultimi periodi dello sviluppo fetale; esse sono
chiamate anche curve di adattamento, in quanto servono per lasciare più spazio ai visceri toracici e
addomino-pelvici.
4
Sono dette secondarie, perché compaiono solo molti mesi dopo la nascita; esse sono anche chiamate
curve di compenso, perché equilibrano la distribuzione del peso corporeo sugli arti inferiori.
Alessandro Marrocu
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colonna. Tali curve conferiscono alla struttura doti di elasticità e mobilità, oltre che di
resistenza
5
, che sono essenziali per i movimenti spaziali. Oltre alle deviazioni
precedentemente enunciate, possono essere presenti pure affezioni acquisite come le
scoliosi, lesioni di tipo reumatico (spondiliti e spondiloartriti) e artrosi (spondiloartrosi),
che pregiudicano la mobilità della colonna. Quando si perde l'equilibrio e l'allineamento
naturali, il midollo spinale e i nervi possono essere sottoposti a tensioni che sono causa di
disfunzioni o comunque di perdita della normale integrità.
Figura 1.1: Colonna vertebrale umana: vista frontale, sagittale e posteriore. Tavola anatomica di
Netter.
La colonna vertebrale si divide in 5 porzioni:
5
Kapandji afferma che da studi di bioingegneria è dimostrato che la resistenza della colonna vertebrale
umana, quindi con tre curve, è dieci volte maggiore rispetto ad un rachide ipoteticamente rettilineo.
Modellazione agli elementi finiti di un’Unità Funzionale Spinale
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− cervicale;
− dorsale o toracica;
− lombare;
− sacrale;
− caudale o coccigea.
Per quel che riguarda le principali funzioni che essa deve svolgere, si possono
distinguere in:
− protezione del midollo spinale;
− sostegno delle fasce pettorali e pelviche;
− definizione di un punto di attacco ai muscoli così da permettere all'individuo di
mantenere la posizione eretta e di muoversi;
− sostegno della testa e delle coste;
− assorbimento degli stimoli meccanici che potrebbero altrimenti danneggiare le strutture
viscerali che essa protegge.
1.2 Embriologia
È utile richiamare alcuni aspetti delle tappe dello sviluppo embriologico della colonna.
− Al quindicesimo giorno di vita embrionale inizia lo sviluppo della notocorda composta
da un cordone di cellule ectodermiche poste tra placca neurale ed entoderma;
successivamente, dall'incurvamento della placca neurale con fusione dei suoi margini
posteriori, si origina il cordone neurale che rappresenta il futuro midollo spinale.
− Tra il diciannovesimo ed il trentaduesimo giorno il mesoderma dorsale si posizione ai
due lati della notocorda costituendo da quarantadue-quarantaquattro paia di masse
Alessandro Marrocu
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cellulari dette somiti (quattro occipitali, otto cervicali, dodici toracici, cinque lombari,
cinque sacrali, otto-dieci coccigei).
− Attorno alla quarta settimana di sviluppo embrionale, dal margine ventrale dei somiti, si
sviluppa un ammasso di cellule mesenchimali detto sclerotomo e che costituirà il futuro
corpo vertebrale.
− A seguire, si ha la migrazione di un gruppo di cellule mesenchimali in direzione dorsale
e bilateralmente rispetto al corpo vertebrale ottenendo così gli abbozzi degli archi
neurali e dei processi costali. Ovviamente, a livello cervicale, lombare e sacrale-laterale
il processo costale diverrà la parte anteriore del foro trasverso mentre a livello dorsale
diverrà una costa vera e propria che si articolerà con il corpo vertebrale e con e
processo trasverso dell'arco neurale.
− Entro il terzo mese dall'agglomerarsi delle cellule di ogni sclerotomi produce la
formazione delle fessure intervertebrali (futuri dischi intervertebrali). Allo stesso
tempo, dalla notocorda, centralmente al disco, si produce abbondante matrice mucoide
semifluida che costituirà il nucleo polposo. Infine, dalle cellule mesenchimali si origina
la matrice cartilaginea e le fibre collagene che sono i costituenti del futuro anello
fibroso. L'ossificazione intermembranosa delle vertebre inizia dalla nona settimana nel
mesenchima giungono i vasi sanguigni, si addensano gli osteoblasti dai quali si
formano esili trabecole di osso reticolare.
1.3 Le vertebre
Gli elementi funzionali che, allineandosi e articolandosi fra loro, formano tale delicato
sistema sono le vertebre
6
; queste sono ossa brevi, impari e mediane, che costituiscono il
carattere peculiare dei Vertebrati, e possono presentare variazioni numeriche nelle diverse
specie. Nell'uomo vi sono da trentatré a trentacinque vertebre, ventiquattro delle quali sono
6
L’etimologia del termine deriva dal latino vertere, girare.
Modellazione agli elementi finiti di un’Unità Funzionale Spinale
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libere e si articolano nelle sette cervicali, dodici dorsali, cinque lombari, ed altre nove-dieci
saldate fra loro in due gruppi distinti: l'osso sacro (5) e il coccide
7
(4-5).
Sebbene l’architettura di base sia simile nelle varie regioni della colonna, la loro massa
e dimensioni aumentano progressivamente procedendo dal tratto cervicale a quello
lombare; probabile adattamento naturale in risposta ad una esigenza meccanica di carico
crescente (Figura 1.2, Figura 1.3, Figura 1.4). Nonostante tali differenze, vengono
conservati alcuni caratteri generali: è presente un massiccio blocco osseo anteriore di
forma cilindrica, il corpo vertebrale, ed un anello posteriore, l’arco neurale che è
caratterizzato dai processi o apofisi
8
o che si distinguono in tre tipi (apofisi spinose,
trasverse o articolari) in base alla loro forma e collocazione.
Il Corpo Vertebrale è la parte più voluminosa e resistente della vertebra, ha forma
pressoché cilindrica ed è costituito, così come avviene per la categoria di ossa brevi a cui le
vertebre appartengono, in larga parte di sostanza spugnosa (osso spugnoso o spongioso)
rivestita in superficie da un guscio sottile di osso compatto. In corrispondenza delle
superfici superiore ed inferiore, leggermente concave, si vanno a costituire i piatti somatici
(o vertebrali), che si articolano tra loro mediante l’interposizione di fibrocartilagini, detti
dischi intervertebrali.
L'Arco Neurale è la parte posteriore della vertebra, ha concavità rivolta in avanti ed è
formato, ai lati, da due peduncoli o radici, che presentano due incisure: una inferiore molto
apprezzabile ed una superiore poco marcata. Ai peduncoli seguono le masse laterali che si
continuano nelle lamine e vanno a fondersi sulla linea mediana, originando l'apofisi
spinosa. Le masse laterali recano le apofisi traverse e le apofisi articolari superiore e
inferiore, che entrano in rapporto con quelle delle vertebre vicine. La sovrapposizione delle
incisure delle vertebre vicine, determinano un piccolo orifizio, il foro di congiunzione,
attraverso cui passano i nervi spinali. Le superfici articolari e le facce superiori dei corpi
sono rivestite da cartilagine ialina.
7
La parte terminale della colonna vertebrale è un piccolo osso formato da 4 vertebre unite. Viene detto
coccige dal latino “kokkyks” (cuculo) perché i primi anatomisti lo trovarono somigliante al becco di un
cuculo
8
La parte prominente o sporgente di un osso.