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CAPITOLO I
SICUREZZA ENERGETICA ED ENERGY CHARTER TREATY
SOMMARIO: 1.1 Introduzione - 1.2 La nozione di sicurezza energetica nel diritto
internazionale – 1.3 Sicurezza energetica nell‟Energy Charter Treaty - 1.4 La storia
dell‟ECT - 1.5 La situazione attuale - 1.6 Conclusione
1.1 Introduzione
L‟evoluzione tecnologica della società moderna richiede e richiederà sempre di più in
futuro, un immenso e continuo apporto di energia e, di conseguenza, la produzione di
energia è destinata ad aumentare costantemente.
Per permettere di soddisfare la domanda energetica mondiale agli attuali tassi di
crescita, si stima infatti che fino al 2030 saranno necessari in media, oltre mille miliardi di
dollari di investimenti internazionali ogni anno nel settore dell‟energia
1
. Si tratta di una
cifra enorme, soprattutto considerando che i FDI hanno subito un forte calo negli ultimi
anni
2
, che necessita, per essere raggiunta, di un‟efficace regolamentazione internazionale e
uno schema di cooperazione fra gli stati che possa garantire la tutela degli investimenti
effettuati da investitori provenienti dai paesi più sviluppati, nei territori dove le risorse
energetiche sono ripartite.
Gli altri grandi obiettivi della comunità internazionale relativi al settore energetico sono
la protezione del commercio e del transito, lo sviluppo di un impianto normativo uniforme
in materia di ambiente e, in ultima istanza, la creazione di una situazione di sicurezza
dell‟approvvigionamento.
1
Fonte: International Energy Agency, World Energy Outlook 2010.
2
Questo calo è stato causato dalla crisi economica mondiale ed ha colpito principalmente i flussi di
investimento verso i paesi industrializzati, i quali hanno subito un crollo verticale, mentre gli investimenti
nei paesi in via di sviluppo sono diminuiti in maniere più ridotta. Per approfondimenti sul tema: SAUVANTS
KARL P. & others, FDI Perspectives, Vale Columbia Center on Sustainable International Investment,
gennaio 2011.
8
Lo sviluppo di amichevoli relazioni fra paesi produttori e consumatori in campo
energetico, assume quindi un ruolo fondamentale, come scrive DANIEL YERGIN: «In un
mondo in cui l‘interdipendenza è sempre crescente, la sicurezza energetica dipenderà
molto dal modo in cui i paesi gestiscono le relazioni reciproche, se in maniera bilaterale o
all‘interno di un contesto multilaterale»
3
.
All‟inizio degli anni novanta, in seguito allo smembramento dell‟URSS e alla fine della
Guerra Fredda, si sono aperte nuove opportunità di cooperazione internazionale e per la
prima volta è stato negoziato un trattato multilaterale operante nel settore dell‟energia.
L‘Energy Charter Treaty è nato come uno strumento per creare un mercato competitivo e
aperto, nell‟ottica di uno sviluppo sostenibile, attraverso la riduzione dei rischi collegati
agli investimenti nel settore energetico e al commercio di prodotti energetici.
Essendo la sicurezza energetica l‟obiettivo fondamentale dell‟ECT, abbiamo deciso di
cominciare il nostro elaborato con una breve riflessione sull‟argomento, allo scopo di
valutare, quale sia effettivamente, la portata dell‟ECT da questo punto di vista.
1.2 La nozione di sicurezza energetica nel diritto internazionale
Il raggiungimento di una situazione di sicurezza energetica rappresenta una questione
fondamentale per il funzionamento di ogni economia avanzata, in quanto il bene energia
assume nel mondo attuale un interesse vitale per lo sviluppo sociale ed economico.
La disuguale distribuzione delle risorse energetiche a livello globale e le forti differenze
fra i consumi dei vari paesi, hanno contribuito a creare un mercato globale dell‟energia e
hanno portato al proliferare di accordi di approvvigionamento fra i diversi stati. La
concorrenza nel settore energetico e la necessità delle potenze egemoni di ottenere il
controllo delle maggiori risorse, hanno originato forti attriti e contrasti degenerati più volte
in aperti conflitti bellici
4
.
L‟obiettivo della sicurezza energetica è alla base di una moltitudine di scelte di politica
estera e interna di uno Stato. Resta tuttavia da definire il significato dell‟espressione
“sicurezza energetica” nel diritto internazionale.
3
YERGIN DANIEL, Ensuring Energy Security, p. 82.
4
Negli ultimi decenni si sono verificati molti conflitti che possiamo definire “energetici”, a partire dalla
Guerra del Golfo fino alla recente occupazione militare dell‟Iraq e al recentissimo attacco alla Libia.
9
La definizione più diffusa è quella riportata dall‟International Energy Agency (IEA)
5
secondo la quale la sicurezza energetica è costituita da un flusso costante di materie prime
a prezzi ragionevoli, nel rispetto dell‟ambiente
6
. Tale definizione è da condividere ed è
sempre in questo senso che ci riferiremo alla sicurezza energetica, nel corso di questo
lavoro.
Si tratta di una definizione comprensiva che però non esaurisce il concetto che merita
quindi di essere esaminato nel dettaglio, potendosi infatti effettuare un‟utile distinzione fra
sicurezza dal punto di vista oggettivo e dal punto di soggettivo.
Dal punto di vista oggettivo distinguiamo, riprendendo la definizione dell‟IEA
7
, una
sicurezza energetica nel breve periodo (short-term energy security), identificata come la
capacità di un sistema energetico di adeguarsi a improvvisi mutamenti nella domanda e
nell‟offerta, contrapposta a una sicurezza energetica nel lungo periodo (long-term energy
security) che invece riguarda gli investimenti necessari allo sviluppo economico e alle
politiche energetico-ambientali. A questo dualismo breve/lungo periodo appare
profittevole aggiungere il tertium genus della sicurezza energetica di medio periodo, in
quanto la finitezza degli idrocarburi non permette, a nostro avviso, di parlare in relazione
alle politiche che li riguardano, di sicurezza di lungo periodo.
Perseguire un obiettivo di sicurezza energetica di breve periodo, significa migliorare la
sicurezza della rete, predisporre riserve di emergenza ma anche stipulare accordi con altri
stati per una risoluzione rapida di dispute relative al transito o al trasporto. Significa in
altre parole ricercare una continuità del flusso di approvvigionamento di materie prime
energetiche e, nel caso il flusso dovesse interrompersi per un lasso di tempo (ad es. per un
blackout), essere pronti ad affrontarne le conseguenze.
Per lungo tempo l‟indipendenza energetica è stata un caposaldo della politica
energetica dei vari paesi, negli ultimi decenni però la domanda è aumentata in modo tale
che sarebbe impossibile, oltre che economicamente disastroso, per gran parte dei principali
consumatori (emblematico il caso dell‟Italia) perseguire un obiettivo di autosufficienza da
fonti estere nel medio periodo. Sicurezza energetica nel medio periodo, significa quindi
5
International Energy Agency (disponibile su www.iea.org ).
6
L‟inserimento della questione ambientale costituisce un‟evoluzione recente ed è dovuto alla maggiore
sensibilità verso uno sviluppo sostenibile e alle disposizioni del Protocollo di Kyoto.
7
Supra nota 5.
10
ora interdipendenza
8
: la creazione di un rapporto stabile fra consumatori e produttori che
sia vantaggioso per entrambi (nel senso che le parti non abbiano interesse a romperlo).
L‟interdipendenza è una caratteristica necessaria in un mercato energetico basato sul
predominio dei combustibili fossili, distribuiti in maniera diseguale tra i vari paesi.
Nel lungo periodo però questa situazione è destinata a cambiare, in quanto gli
idrocarburi vanno esaurendosi e vengono rimpiazzati da altre fonti di energia non
dipendenti dalle materie prime presenti in un territorio, come il solare e l‟eolico, rendendo
quindi possibile, almeno a livello teorico, una politica di sicurezza energetica basata
sull‟indipendenza da altri paesi.
L‟Italia in quanto membro dell‟Unione Europea partecipa attivamente al progetto di
creazione di un mercato unico europeo dell‟energia, progetto avviato nei primi anni
novanta e non ancora terminato. Uno dei principali obiettivi è quello di aumentare il potere
contrattuale dell‟Unione, permettendole di parlare “con una voce sola” sul mercato
internazionale. Una importante definizione di sicurezza energetica è contenuta nel Libro
Verde del 2000: «La sicurezza energetica deve mirare a garantire, per il benessere dei
cittadini e il buon funzionamento dell'economia, la disponibilità fisica e continua dei
prodotti energetici sul mercato ad un prezzo accessibile a tutti i consumatori (privati e
industriali), nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile conformemente all'obiettivo
fissato nel trattato di Amsterdam»
9
.
È necessario specularmente parlare di sicurezza energetica dal punto di vista
soggettivo, in quanto il concetto cambia per i vari paesi in virtù delle loro risorse, dei loro
consumi e della loro posizione economica e politica nella comunità internazionale. In
particolare dal punto di vista soggettivo, è centrale la differenza fra paesi fornitori e paesi
consumatori.
La definizione contenuta nel Libro Verde del 2000 è strumentale alla posizione
dell‟Unione Europea, che è un paese consumatore, riguardo alla sicurezza energetica. Per i
paesi fornitori (produttori ed esportatori), di regola più poveri e in via di sviluppo, il
concetto di sicurezza energetica assume un significato leggermente diverso.
8
ISTITUTO BRUNO LEONI, Sicurezza Energetica: Petrolio e gas tra mercato, ambiente e geopolitica, Torino ,
2007, p. 17.
9
Libro Verde, Verso una strategia europea di sicurezza dell‘approvvigionamento energetico, Lussemburgo,
Bruxelles, 29 novembre, 2000, p. 9.
11
Come nota SERGEY SELIVERSTOV nell‟articolo “Energy Security of Russia and the EU:
Current Legal Problems”
10
, effettuando un confronto fra il già citato Libro Verde e la
definizione contenuta nella “Energy Strategy of Russia for the period until 2020”
11
, il
concetto di sicurezza energetica è molto simile per la Russia come per la Ue e la
differenza cruciale è appunto quella che, mentre la prima è un esportatore di energia, la
seconda è un importatore.
La principale esigenza dei paesi esportatori è quella di vendere i loro prodotti energetici
al miglior prezzo nel mercato internazionale e, contemporaneamente, attrarre investimenti
che possano permettergli di sviluppare le proprie risorse energetiche. Le attività di ricerca,
esplorazione, estrazione e trasporto nel campo degli idrocarburi sono infatti estremamente
onerose e richiedono un flusso di capitali e una maturità tecnologica, che molte volte i
paesi in via di sviluppo non possono permettersi.
In conclusione, la sicurezza energetica, intesa in senso generale di flusso costante di
materie prime a prezzi ragionevoli, può riferirsi al breve, medio o lungo periodo, a paesi
consumatori o produttori generando differenti risposte politiche, amministrative,
legislative.
In questo lavoro ci soffermeremo sul ruolo ricoperto dall‟ECT come strumento per
garantire la sicurezza energetica dei suoi membri attraverso una valutazione dell‟efficacia
di una parte delle disposizioni in esso contenute.
1.3 Sicurezza energetica nell’Energy Charter Treaty
L‟ECT è stato firmato a Lisbona il 17 dicembre 1994 e si è imposto negli anni come il
principale riferimento per la sicurezza energetica nella zona euroasiatica. Attualmente
conta cinquantatrè paesi membri fra i quali i ventisette dell‟UE unitamente, tra gli altri, a
Giappone, Australia, Mongolia, Turchia, paesi della CSI e Russia. Particolarmente
rilevante la situazione di quest‟ultima, che non aveva mai ratificato il Trattato ma lo ha
10
in Note de l‟Ifri (Institute Français de Relations Internationales), aprile 2009. Disponibile:
http://www.ifri.org/files/Energie/Seliverstov.pdf.
11
Energy Strategy of Russia for the period until 2020. Adopted by the Decision of the Government of
Russian Federation No. 1234-r dated August 28, 2003.
12
applicato provvisoriamente
12
per quindici anni, fino a metà del 2009, quando ha deciso di
abbandonarne l‟applicazione provvisoria, in conseguenza di diversi avvenimenti fra cui il
caso Yukos
13
(vedi capitolo IV).
L‟ECT è un trattato unico nel suo genere e per certi versi innovativo. Si tratta infatti di
un trattato multilaterale vincolante fin dal momento della sua firma
14
che copre
contemporaneamente tutte le forme di cooperazione internazionale in campo energetico:
protezione e promozione degli investimenti, commercio, transito ed efficienza energetica.
L‟impatto potenziale dell‟ECT è molto più grande per quanto riguarda il gas naturale e il
petrolio, a causa della struttura particolare del mercato di questi prodotti energetici e delle
difficoltà nel trasporto di gas naturale
15
.
La Parte III dell‟ECT riguarda la protezione e promozione degli investimenti e riveste
un ruolo fondamentale all‟interno del Trattato. Le disposizioni in essa contenute hanno lo
scopo di promuovere gli investimenti stranieri nel settore dell‟energia riducendo al
minimo i rischi, facendo sì che le compagnie straniere siano disposte a contrattare a
condizioni più favorevoli, anche per gli stati nel cui territorio devono essere compiuti gli
investimenti. Infatti, più è basso il rischio di un investimento, minore sarà il margine di
guadagno richiesto per renderlo conveniente, con reciproci vantaggi per investitore e Stato
ospite. La Parte III relativa agli investimenti assume un‟importanza ancora maggiore nel
momento in cui molti paesi firmatari (come ad esempio i membri della CSI) non sarebbero
altrimenti considerati sicure “piazze” di investimento
16
. L‟ECT favorisce il flusso degli
investimenti internazionali, migliorando quindi la sicurezza energetica di medio e lungo
periodo.
12
L‟articolo 45.1 prevede l‟applicazione provvisoria del trattato che è quindi efficace anche in assenza di
ratifica. Dell‟applicazione provvisoria si parlerà nel terzo capitolo.
13
ANDREY A. KONOPLYANIK, Why is Russia opting out of the Energy Charter, in International Affairs, 2010,
volume 56 , p. 84.
14
L‟art. 45(1) dell‟ECT stabilisce che in mancanza di diversa dichiarazione il trattato è applicato
provvisoriamente ai firmatari prima della sua effettiva entrata in vigore al momento della ratifica
15
Mentre il petrolio può essere trasportato con facilità via mare e via terra il gas naturale richiede
necessariamente la presenza di gasdotti oppure necessita di essere liquefatto (il cosiddetto GNL) e poi
riconvertito in gas con degli appositi rigassificatori. Queste sue caratteristiche fanno si che non si sia di fatto
ancora creato un mercato globale del gas a differenza di quanto accade per il petrolio. La possibilità della
creazione di un cartello dei paesi produttori di gas e di un mercato internazionale con prezzi quotati in borsa
è discussa nell‟articolo: VILLALOBOS ALBERÙ DIEGO, Applied Price Theory: Prospects for a Gas Opec,
International Association for Energy Econonomics, Thirq quarter 2010, p. 33.
16
Classifica dei paesi più sicuri dove compiere investimenti: http://www.euromoney.com/Article/2773235/
Country-risk-March-2011-Country-rankings-and acknowledgements.html.
13
Uno dei punti di forza dell‟ECT è la predisposizione di un efficace meccanismo di
risoluzione delle controversie fra Parti contraenti e investitori (appartenenti ad altre Parti
contraenti), basato principalmente sul ricorso all‟arbitrato internazionale. Tale
meccanismo, previsto dall‟art. 26
17
, ha portato all‟apertura di ben ventinove procedimenti,
di cui dodici sono stati decisi in maniera definitiva.
La Parte II dell‟ECT riguarda il commercio di prodotti energetici ed era inizialmente
basata sulle regole del GATT 1947 (nella versione del 1994) mentre è stata poi modificata
con il Trade Amendement
18
adottato nell‟aprile del 1998, al momento dell‟entrata in vigore
del Trattato, allo scopo di armonizzare le disposizioni in essa contenute con quelle del
neonato WTO. Tale emendamento è però entrato in vigore solo il 21 gennaio 2010, nel
momento in cui è stato approvato da più di trenta Stati.
Il regime emendato del Trattato rappresenta un importante passo per quegli otto stati
(Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia Erzegovina, Kazakhstan, Federazione Russa,
Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan) che non hanno ancora aderito al WTO
19
, in quanto
può aiutare questi paesi a familiarizzarsi con le sue pratiche e discipline, seppure solo in
riferimento al più limitato campo del commercio energetico, facilitandone un eventuale
futuro ingresso.
Un altro ambito interessato dell‟ECT è il transito, inteso come il trasporto di materiale
energetico da un paese, attraverso almeno un altro paese, fino ad un terzo paese. Le
disposizioni sul transito sono contenute nell‟art. 7, il quale «already represents the most
elaborate set of multilateral obligations in existence dealing specifically with energy
transit flows»
20
. In accordo con i principi del WTO di facilitare il transito in modo libero e
non discriminatorio, sono partite dal 1999 le negoziazioni per un Transit Protocol comune
ai membri. Nel corso degli anni sono state elaborate diverse bozze ma non si è ancora
raggiunto un accordo definitivo in materia in quanto la sicurezza del transito è un obiettivo
ambizioso e uno dei più difficili da realizzare. Nonostante l‟art. 7 preveda il principio di
non interruzione del transito
21
, fino a quando non si siano esauriti i mezzi di risoluzione
17
Del procedimento ex art. 26 si parlerà esaurientemente nel capitolo III.
18
Disponibile sul sito www.encharter.org.
19
Per una lista dei paesi aderenti al WTO: http://www.wto.org/english/thewto_e/whatis_e/tif_e/org6_e.htm.
20
ENERGY CHARTER SECRETARIAT, Energy Charter Treaty: a reader‘s guide, 2002, p. 31, Disponibile su:
www.encharter.org.
21
Si tratta però di un principio condizionato in quanto una Parte contraente può legittimamente interrompere
il transito attraverso il suo territorio nel momento in cui, una volta esauriti i mezzi di risoluzione delle
controversie previsti dall‟art. 7, l‟accordo non sia ancora stato raggiunto.
14
delle controversie possibili, le recenti crisi del 2006 e del 2009
22
(entrambe riguardanti la
fornitura di gas dalla Federazione Russa) hanno dimostrato che la strada da fare è ancora
lunga.
L‟ECT contiene anche numerose disposizioni relative all‟efficienza energetica che sono
contenute nell‟art. 19 e nel Protocollo sull‟Efficienza Energetica e Connessi Problemi
Ambientali (PEEREA), sottoscritto insieme al Trattato ed entrato anch‟esso in vigore nel
1998. L‟art. 19 stabilisce che: «Ai fini di uno sviluppo sostenibile […] ciascuna Parte
contraente si adopera per ridurre al minimo, in maniera economicamente razionale,
impatti nocivi per l‘ambiente […] dovute a tutte le operazioni del ciclo dell‘energia».
Anche se di forte impatto simbolico, l‟art. 19 e allo stesso modo l‟intero PEREEA, hanno
nella pratica una portata piuttosto limitata. Il protocollo infatti non richiede specifici
adempimenti ma prescrive un “best effort” degli stati nei confronti delle diverse tematiche
di efficienza e tutela dell‟ambiente. Difficile quindi stabilire se un paese stia violando o
meno il protocollo, in quanto teoricamente pare sufficiente che si dimostri di “aver fatto il
possibile” o che “non c‟era altra via economicamente soddisfacente” per aggirarlo.
L‟ECT è quindi uno strumento completo, che affronta il problema della sicurezza
energetica da tutti i punti di vista possibili. In particolare l‟ECT è particolarmente
incentrato sulla sicurezza energetica di medio periodo, sia in quanto le disposizioni sulla
protezione degli investimenti, così come quelle sul commercio, sono volte alla creazione
di una situazione di efficace interdipendenza e anche perché il Trattato si rivolge
principalmente, nella sua formulazione attuale, al gas e al petrolio che, come abbiamo
visto, sono fonti energetiche che si stanno esaurendo e non rappresentano quindi una
soluzione nel lungo periodo.
1.4 La storia dell’ECT
Nel 1991 lo smembramento dell‟URSS e la caduta del comunismo cambiarono
radicalmente il panorama internazionale, modificando il mercato dei prodotti energetici e
in generale l‟intero settore dell‟energia.
22
PIRANI SIMON & altri autori, The Russo Ukrainian gas dispute of January 2009: a comprehensive
assessment, Oxford Institute for Energy Studies, febbraio 2009.
15
La neonata Federazione Russa e i paesi della CSI possedevano, e possiedono tuttora,
infatti, un‟enorme fetta delle materie prime energetiche disponibili a livello mondiale.
Come scrive MEHMET OGUTÇU
23
: «The collapse of communism in Europe and the former
Soviet Union has transformed world geopolitics and global energy projections […] the
previously little known territory of Eurasia is forcefully entering the global scene in many
fronts in which its energy resources and associated problems figure prominently».
La possibilità di interagire con un territorio così vasto e scarsamente sfruttato
commercialmente rappresentava un‟enorme opportunità per i paesi dell‟Europa
occidentale e l‟Unione Europea aveva una forte necessità di nuove fonti di
approvvigionamento per diversificare il suo mix energetico e ridurre la sua dipendenza dai
paesi OPEC. I tentativi di rendersi autosufficiente dal punto di vista energetico erano
falliti, in quanto le riserve presenti “in loco”, sfruttate in maniera intensiva fin quando era
stato possibile, si stavano esaurendo e, comunque, non erano sufficienti a far fronte alla
costante crescita nella domanda. In più la decisione di alcuni stati, fra i quali l‟Italia, di
abbandonare o ridurre il ricorso all‟energia nucleare in conseguenza del disastro di
Chernobyl, avevano aumentato la dipendenza dall‟estero. Preoccupata per la sua sicurezza
energetica futura, l‟UE, da una parte, spingeva per la creazione di un libero mercato
interno dell‟energia e, dall‟altra, cercava nuovi paesi produttori con i quali instaurare
solide relazioni commerciali.
Allo stesso tempo, i paesi dell‟ex Unione Sovietica attraversavano una fase di crisi
economica e anche la Federazione Russa, di gran lunga il più ricco di mezzi, aveva visto
diminuire notevolmente la sua produzione energetica e questo aveva avuto pesanti
ripercussioni sull‟intero sistema industriale e sull‟economia in generale.
In maggiori difficoltà si trovavano i paesi della CSI, i quali avevano ereditato dall‟ex
URSS un apparato tecnologico ormai obsoleto e non erano in grado di svilupparsi a causa
della mancanza di capitali, degli scioperi e della generale instabilità politica. La situazione
è descritta in questo modo da JAMES P.DORIAN e EUGENE M.KHARTUKOV: «The industry
operates below capacity and is plagued with outdated technology and equipment, rising
production costs, capital shortages and labour strikes, in addition to general economic
23
MEHMET OGUTÇU, Eurasian Energy Prospects and Politics: Need for a Long term Western Strategy, in
THOMAS WÄLDE (a cura di), The Energy Charter Treaty: An East-West Gateway for Investment and Trade,
Walde, 1996, p. 68.