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2 Introduzione
I mitocondri sono degli organelli subcellulari costituiti da due
membrane, la membrana interna e quella esterna, che delimitano la
matrice e lo spazio intermembrane. Questi organelli contengono un
proprio genoma ed un macchinario di sintesi proteica nel
subcompartimento più interno, la matrice mitocondriale. La maggior
parte delle proteine mitocondriali, tuttavia, è codificata dal DNA
nucleare e sintetizzata a livello citosolico. Il DNA mitocondriale,
infatti, è in grado di codificare soltanto 13 proteine, ossia meno del
2% delle proteine presenti nei mitocondri.
Le proteine neosintetizzate a livello dei polisomi citosolici,
denominate preproteine, sono trasportate in uno dei quattro
subcompartimenti mitocondriali, membrana esterna, spazio
intermembrane, membrana interna e matrice, mediante un processo
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molto complesso che si compone di varie tappe. Il trasporto di queste
proteine ai mitocondri richiede l'intervento di uno specifico
"macchinario dell'import", costituito da varie proteine presenti
all'interno e all'esterno dei mitocondri [1-4].
Le preproteine sono caratterizzate da specifici segnali nelle loro
sequenze amminoacidiche che ne guidano il trasferimento ai
mitocondri (targeting) e lo smistamento al giusto subcompartimento
(sorting). Tali segnali possono essere presenti come estensioni
amminoacidiche amminoterminali, denominate presequenze, oppure
possono trovarsi all'interno della sequenza della proteina matura ed in
tal caso sono denominati segnali di import interni.
Le presequenze sono generalmente costituite da 15-30 amminoacidi e
sono caratterizzate da una prevalenza di residui di arginina e di
amminoacidi idrossilati che conferiscono, quindi, una carica netta
positiva [5, 6]. Esse sono inoltre in grado di formare nelle membrane
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delle α-eliche anfipatiche. La funzione di targeting mitocondriale
svolta da tali sequenze amminoacidiche è stata determinata costruendo
delle proteine di fusione costituite dall'unione della presequenza con
proteine citosoliche [7-9].
Molte preproteine non contengono presequenze ma segnali di import
interni; anche questi sono caratterizzati da residui carichi
positivamente che, probabilmente, formano sequenze anfipatiche [10].
In Fig. 1 è riportato il percorso seguito dalle preproteine durante
il trasporto nei mitocondri. Il trasferimento di entrambi i tipi di
preproteine, sia quelle dotate di presequenza, sia quelle con segnali
interni di import, è mediato da fattori citosolici che mantengono le
proteine in una conformazione import-competente e ne prevengono
l'aggregazione [11, 12]. Tali fattori citosolici, chiamati chaperon,
permettono l'interazione delle preproteine con i costituenti del
complesso TOM (TOM= translocase of outer membrane).
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Il complesso TOM è formato da almeno 8 proteine diverse organizzate
a formare due subcomplessi recettoriali, Tom20/Tom22 e
Tom70/Tom37, e un canale attraverso cui transitano le preproteine
[13]. Il subcomplesso Tom20/Tom22 è coinvolto nel riconoscimento
della maggior parte delle preproteine, in particolare di quelle dotate di
presequenza, o delle proteine della membrana mitocondriale esterna
[14]. La presequenza stabilisce con il dominio citosolico di Tom22
un'interazione di tipo ionico mentre il legame con Tom20 sembra
avere carattere idrofobico [15].
Il subcomplesso Tom70/Tom37 è coinvolto nel riconoscimento delle
proteine che presentano segnali interni di targeting. Il dominio
solubile della Tom70 presenta una specifica affinità per le proteine
appartenenti alla famiglia dei carrier mitocondriali, come il carrier
ADP/ATP, che possiedono questo tipo di segnali [16]. Avvenuta
l'interazione con Tom70, la preproteina è probabilmente trasferita
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all'altro subcomplesso recettoriale Tom20/Tom22 che, quindi, assume
un ruolo centrale nel processo di import [17].
Dopo il riconoscimento da parte dei sistemi recettoriali, entrambi i tipi
di preproteine transitano attraverso un canale comune nella membrana
esterna denominato GIP (GIP= general import pore). Esso è costituito
da Tom40, che forma la parte centrale e fondamentale del canale, da
Tom22, che abbiamo visto avere anche una funzione recettoriale,
nonché da altre tre piccole proteine, Tom5, Tom6 e Tom7 [18]. Tom5
rappresenta l'anello di connessione tra i sistemi recettoriali e il GIP
[19], mentre Tom6 e Tom7 modulano la dinamica del complesso
svolgendo delle funzioni tra loro antagoniste [20, 21].
Giunte a livello dello spazio intermembrane le preproteine possono
seguire percorsi differenti a seconda della loro destinazione definitiva:
quelle destinate alla membrana mitocondriale interna e alla matrice
interagiscono con il complesso TIM (TIM= translocase of the inner
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membrane). Il subcomplesso Tim17/Tim23 è coinvolto nell'import
delle proteine dotate di presequenza. A tale complesso è associata
Tim44, una proteina periferica della membrana mitocondriale interna
che sporge nella matrice [22]. Essa fornisce un'ancora di membrana
per una proteina chaperon di matrice, mtHsp70, la cui attività è ATP-
dipendente [23]. mtHsp70 permette la completa traslocazione delle
preproteine attraverso le membrane esterna ed interna dei mitocondri
facilitando l'unfolding dei domini proteici che si trovano ancora sul
lato citosolico [24].
Infine, la maturazione proteolitica della preproteina avviene ad opera
di una specifica peptidasi, chiamata MPP o matrix processing
peptidase. Durante o dopo il processo proteolitico, le proteine
neoimportate assumono la loro conformazione attiva e funzionale in
seguito all'azione di particolari chaperon, come mtHsp70, Hsp60 e
vari co-chaperon [25-29].
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La traslocazione delle preproteine attraverso la membrana
mitocondriale interna necessita di un potenziale di membrana negativo
all'interno, dal lato della matrice. Il potenziale di membrana esplica il
suo effetto o inducendo una variazione conformazionale nel
macchinario TIM, o esercitando un effetto elettroforetico sulle
sequenze cariche positivamente delle proteine [30, 31]. Il potenziale di
membrana è necessario anche per l'import delle proteine che
presentano segnali interni di targeting, le quali seguono un percorso
differente da quello precedentemente descritto per le proteine con
presequenza. Le proteine prive di presequenza presentano
generalmente carattere idrofobico ed il loro passaggio attraverso lo
spazio intermembrane è permesso da piccole proteine Tim presenti in
questo subcompartimento acquoso dei mitocondri. Queste ultime,
infatti, mediano il trasferimento delle proteine idrofobiche dal
complesso TOM ad un subcomplesso differente da Tim17/Tim23,
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denominato Tim22/Tim54. La proteina in transito, riconosciuta da tale
complesso, è probabilmente smistata, per semplice diffusione laterale,
nella membrana mitocondriale interna [32]. Esperimenti effettuati con
vescicole di membrana mitocondriale interna hanno dimostrato che il
complesso TIM può operare indipendentemente dal complesso TOM.
Tali vescicole, infatti, possono importare precursori proteici con la
stessa efficienza e con le stesse caratteristiche dei mitocondri intatti
[33].
Nonostante tutti gli studi riportati in precedenza, i meccanismi
molecolari di trasferimento delle preproteine attraverso le membrane
mitocondriali non sono ancora noti in dettaglio. Per ottenere maggiori
informazioni su tali meccanismi, il macchinario di inserzione delle
proteine mitocondriali è stato analizzato nei suoi singoli costituenti,
alcuni dei quali sono stati purificati con successo e caratterizzati
strutturalmente e funzionalmente.
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La Tom40 è stata recentemente overespressa nei batteri e ricostituita
nei liposomi [34]. Il complesso TOM purificato è risultato inserito
nelle vescicole artificiali con lo stesso orientamento che esso possiede
nella membrana mitocondriale esterna. Tale complesso, inoltre, è stato
in grado di promuovere l'inserzione delle proteine della membrana
esterna e di mediare la traslocazione sia delle proteine dello spazio
intermembrane che di quelle con presequenza dirette alla matrice.
Studi elettrofisiologici hanno dimostrato che i proteoliposomi
contenenti il complesso TOM purificato presentano un canale selettivo
per i cationi con un poro di circa 22 angstrom che consente la
traslocazione delle preproteine in una conformazione estesa o ad α-
elica [35].
Oltre al complesso TOM anche il macchinario di traslocazione della
membrana mitocondriale interna è stato ricostituito nei liposomi.
Secondo quanto riportato da Haucke e Schatz [36], le vescicole di
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membrana interna sono state solubilizzate in presenza di colato e di
lipidi mitocondriali di lievito; la successiva rimozione del detergente
mediante dialisi ha permesso la formazione dei proteoliposomi. Le
vescicole ricostituite hanno presentato una composizione proteica
simile alle vescicole di membrana interna e sono risultate in grado di
inserire le proteine di membrana nella loro giusta locazione.
A differenza del processo di traslocazione delle proteine attraverso il
reticolo endoplasmico o attraverso la membrana batterica [37],
l'import delle proteine destinate alla matrice o alla membrana
mitocondriale interna richiede la presenza di un potenziale
elettrochimico a livello di quest'ultima.
L'utilizzo del clorato di sodio è un metodo per generare un potenziale
di membrana indipendente dall'attività della catena respiratoria. La
generazione di tale potenziale elettrochimico è dovuta alla diffusione
differenziale dell'anione clorato, permeabile alla membrana,
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e del catione sodio, impermeabile alla stessa [38]. Questo potenziale è
stato applicato sia alle vescicole ricostituite, sia alle vescicole di
membrana interna; in entrambi i casi esso si è rivelato necessario per il
corretto import delle proteine della membrana mitocondriale interna,
come AAC e Tim23 [36]. Inoltre, in questi esperimenti, è stato
dimostrato che il processo di import di tali proteine non sembra
richiedere la presenza di Tim44 o mtHsp70, la cui attività ATP-
dipendente è necessaria per la completa traslocazione delle proteine
dirette alla matrice. E' da sottolineare, inoltre, che l'import di AAC
nelle vescicole di membrana interna è risultato meno efficiente che nei
mitocondri intatti; questo risultato probabilmente è da ascriversi
all'assenza di fattori citosolici o dello spazio intermembrane, che
consentono un più efficiente processo di import delle proteine nei
mitocondri [36].
In definitiva, gli studi finora effettuati riguardanti la ricostituzione
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del macchinario mitocondriale dell'import hanno fornito soltanto dei
risultati preliminari, ma di grande interesse, per la comprensione dei
complessi fenomeni molecolari connessi alla biogenesi mitocondriale.
Il lavoro sperimentale da me effettuato ha riguardato la
ricostituzione del macchinario mitocondriale dell'import di
Saccharomyces cerevisiae nei liposomi. Abbiamo pertanto cercato di
mettere a punto una metodica sperimentale efficiente in grado di
consentire questo tipo di studio. Le vescicole ricostituite, secondo le
nostre condizioni sperimentali, sono state utilizzate per testare
l'import, in un sistema artificiale, di alcune proteine mitocondriali
sintetizzate in vitro.