Capitolo 1
La misura del benessere
1.1. Le principali teorie dello sviluppo dal dopoguerra ad oggi
Oggi la maggior parte degli economisti concorda nell'affermare che il
benessere sia un fenomeno multidimensionale e che il suo aumento passi
necessariamente attraverso un processo di sviluppo, tuttavia non esiste unanime
consenso in riferimento al peso e alle caratteristiche di queste dimensioni. Da un
punto di vista sociale, non esiste una definizione di benessere precisa e condivisa
sulla quale incardinare la costruzione di un indicatore in grado di orientare con
soddisfacente precisione le politiche economiche e sociali.
Sebbene l'interpretazione del concetto di sviluppo non sia stata univoca ed
abbia subito profonde modificazioni nel corso della storia, oggi la maggioranza
degli studiosi ritiene che esso consista in un processo di crescita economica, civile
e sociale. In particolare, tra i molteplici fattori alla base di un processo di
sviluppo, alcuni riguarderebbero una maggior disponibilità di ricchezza, una
distribuzione del reddito più equa, un alto livello di occupazione, la presenza di
servizi sociali efficienti e diffusi null in primis sa nità ed istruzione null, ed un aumento
del livello culturale della società.
Dal dopoguerra ad oggi abbiamo assistito al proliferare di molteplici teorie
dello sviluppo, con il compito di guidare i Paesi nella ricerca di un maggior
benessere.
Una parte considerevole dei policynullmakers e dei mass media hanno spesso
identificato il concetto di sviluppo con la crescita economica, misurata attraverso
il Prodotto Interno Lordo. Tuttavia, sviluppo e crescita, sebbene strettamente
correlati, sono due fenomeni ben distinti. Infatti, la crescita economica rappresenta
una condizione essenziale per lo sviluppo di un Paese, ma non sempre si traduce
anche in una crescita civile e sociale. E' piuttosto difficile che un Paese possa
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assicurare ai propri cittadini una buona assistenza sanitaria, un valido sistema di
istruzione ed infrastrutture efficienti se non dispone di sufficiente ricchezza.
Tuttavia, una maggior ricchezza prodotta non garantisce una migliore qualità della
vita, specialmente se questa non viene distribuita equamente a beneficio dell'intera
collettività.
Ancora oggi, anche in ragione del boom economico nei decenni successivi al
dopoguerra, la crescita economica rappresenta il principale obiettivo dei policynull
makers sulla base dell'idea, profondamente radicata, che la distribuzione di
quantità sempre maggiori di beni e servizi rappresenti il modo migliore per
innalzare il benessere dei cittadini.
Nel 1956, Solow
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sviluppò un modello di crescita (detto anche modello di
crescita esogena), che diventò poi il paradigma del modello neoclassico di
crescita. Tale modello, che studia la dinamica della crescita economica di un paese
nel lungo periodo, permette di separare le determinanti della crescita del prodotto
in variazioni positive di input (lavoro e capitale). L'incremento di reddito che non
risulta spiegato dall'incremento dei due input viene attribuito al progresso
tecnologico. In particolare, Solow rilassa l'ipotesi di costanza del rapporto
capitalenullprodotto, introducendo la sostituibilità t ra fattori produttivi e dunque la
possibilità di aggiustamenti nel lungo periodo del rapporto. L'introduzione
dell'ipotesi di sostituibilità tra lavoro e capitale ha come conseguenza che, nel
modello di Solow, l'equilibrio di crescita del sistema economico è stabile e la
crescita del prodotto pro capite nel lungo periodo risulta funzione del solo
progresso tecnico. Il modello, tuttavia, non spiega in che modo sia possibile
aumentare il progresso tecnico.
La convergenza dei significati di crescita, sviluppo e progresso, rinvenibile
ancora oggi nei fallimentari Piani di Aggiustamento Strutturale del Fondo
Monetario Internazionale, è tipica dell'ideologia della modernizzazione.
5 Robert Solow (New York, USA 1924) è un economista statunitense, vincitore del premio Nobel
per l'economia nel 1987 «per i suoi contributi alla teoria della crescita economica». Conseguì
il dottorato in economia presso l'Università di Harvard, proseguendo la sua attività di
economista alla Columbia University ed al Massachussets Institute of Technology. Solow è
conosciuto soprattutto per il modello di crescita economica che porta il suo nome, diventato poi
il paradigma del modello neoclassico di crescita.
9
Questa concezione, a mio avviso mai del tutto superata, ha rivestito un ruolo
importante nel dibattito teorico almeno fino alla fine degli anni sessanta.
La visione ottimistica insita in tale ideologia confidava nell’uniformità del
processo di mutamento economico, sociale e politico realizzato in precedenza nei
Paesi del Primo Mondo.
Quest’ultimo, infatti, aveva già affrontato il passaggio da un'economia
arretrata ad una situazione contrassegnata da un elevato livello di benessere
materiale null grazie soprattutto all'urbanizzazione e alla nascita di un forte tessuto
industriale.
Su queste premesse, i Paesi economicamente avanzati ritenevano di poter
applicare le elaborazioni di tale autorappresentazione al Terzo mondo, considerato
come un blocco unico ed uniforme.
In altri termini, secondo una simile concezione, lo sviluppo consisteva in un
processo evoluzionistico lineare guidato da forze endogene e diviso in stadi
temporali predefiniti validi per ogni Paese.
A questo proposito, il lavoro più celebre ed esemplificativo è rappresentato
dal modello evolutivo delle società proposto nel 1960 dall'economista americano
Walt Whitman Rostow.
6
Questi sosteneva, basandosi sulla comparazione storica e
statistica dello sviluppo di società differenti (Europa, America settentrionale,
America Latina, Cina, India e Giappone), che lo sviluppo dei differenti Paesi
avvenisse sempre attraverso cinque stadi successivi, in un percorso lineare verso
la modernità:
• Società tradizionale (o PrenullNewtoniana): è caratterizzata da un’economia
di sussistenza e autonullconsumo, basata sull’agricolt ura e l'allevamento. Viene
anche definita “prenullnewtoniana” in ragione dell’ass enza di innovazione tecniconull
scientifica. Tale carenza comporta una limitazione del trasferimento produttivo,
6 Walt Whitman Rostow (New York, USA 1916 null Austin, USA 2003), è stato un economista e
sociologo statunitense conosciuto per la sua ferma opposizione al comunismo e per la sua fede
nell'efficacia del capitalismo e del libero mercato. Ha appoggiato l'intervento americano nella
guerra del Vietnam. I lavori di Rostow sono incentrati soprattutto sulla difesa del libero
mercato e del suo effetto benefico in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Nel 1960 Rostow
pubblicò la sua opera più importante, The Stages of Economic Growth: A nonnullcommunist
manifesto, in cui espone per la prima volta la sua teoria degli stadi di sviluppo.
10
nonchè l'impossibilità di valorizzare economicamente le risorse.
• Condizioni preliminari per il decollo: questo stadio coincide con la fase
della prima industrializzazione. Le precondizioni consistono in un mutamento
radicale in tre settori non industriali: il trasporto, l’agricoltura e il sistema
finanziario. Riguardano inoltre sia fattori politici, quali la democrazia e la
regolamentazione del commercio, sia fattori economici, come l’investimento
nell’istruzione e nella ricerca, la creazione di un sistema monetario e creditizio, la
comparsa di attività imprenditoriali e lo sviluppo industriale in alcuni settorinull
guida. La difficoltà primaria di questa fase, che può avere durata secolare,
riguarda la capacità di mobilitare i risparmi per finanziare gli investimenti.
• Decollo: rappresenta la fase di transizione in senso stretto. La crescita
dell’economia, avviata da alcuni settori, si estende progressivamente anche a tutti
gli altri; si assiste alla nascita di una classe capitalistica che intraprende nuove
attività economiche. I miglioramenti nella produttività agricola risultano decisivi
per il processo di urbanizzazione e industrializzazione. In genere, questa fase si
realizza in un arco temporale inferiore al secolo.
• Passaggio alla maturità: quando la società giunge a questo stadio, i settori
trainanti rallentano in favore di nuovi settori industriali. In questa fase, il sistema
produttivo si basa principalmente sulle attività terziarie, all'interno di un contesto
economico che compie i primi passi in direzione di un'integrazione con le altre
economie. In genere, questo stadio può avere una durata ancora inferiore del
precedente.
• Società dei consumi di massa: il capolinea di questo percorso coincide con
il pieno sviluppo, o con la postnullmaturità delle soc ietà capitaliste. L'esempio
principale è costituito dagli Stati Uniti degli anni cinquanta. In questo stadio i
settori trainanti sono orientati ai beni durevoli e ai servizi. La modernizzazione si
distingue per la presenza di un apparato industriale ad alto contenuto tecnologico,
11
dove l’innovazione conduce ad un incremento esponenziale della produttività. La
divisione del lavoro risulta molto più complessa ed avanzata rispetto agli stadi
precedenti. I consumi ed il commercio di beni e servizi si estendono su scala
globale, ed infatti si parla di “età del consumo e della produzione di massa”. La
modernità costituisce una fase di relativo benessere, segnato dal consumismo
generalizzato tipico delle democrazie occidentali.
Il modello proposto da Rostow presuppone l'esistenza di un unico possibile
percorso di sviluppo, quello occidentale. In questa prospettiva, industria e
tecnologia da sole assicurano il progresso sociale ed il benessere dell'uomo, senza
alcuna considerazione della limitatezza delle risorse naturali.
Partendo da queste considerazioni, si può comprendere meglio lo spirito
“paternalistico” che caratterizza, oggi come ieri, le politiche di sviluppo
succedutesi sotto l'egida dei Paesi economicamente avanzati e di alcuni organismi
sovranazionali. Tali politiche, infatti, considerano implicitamente lo sviluppo
secondo una prospettiva lineare tipica del mondo occidentale: la missione
consisterebbe nell'aiutare i Paesi del Terzo mondo a ripercorrere lo schema di
Rostow. Secondo alcuni autori, come Toni Negri e Michael Hardt,
7
dietro tali
politiche si sono spesso celate logiche che richiamano ad una sorta di
imperialismo economico.
Verso la fine degli anni sessanta, l'ideologia della modernizzazione, di cui
Rostow rappresenta il modello teorico, subì una profonda crisi sotto una duplice
spinta scientificonullideologica.
Da un lato, gli ormai evidenti problemi ambientali determinarono la nascita
dei primi movimenti ecologisti e dunque la ricerca di interpretazioni alternative
del concetto stesso di sviluppo, che condurranno molti anni più tardi alla nascita
delle teorie dello “sviluppo sostenibile”.
Dall'altro lato, gli scarsi risultati dei processi di modernizzazione nei Paesi
del Terzo Mondo condussero ad una crisi del modello unico e generalizzabile di
sviluppo. Da queste premesse prese le mosse l'ideologia della dipendenza, la cui
7 Toni Negri, Michael Hardt, Impero: il nuovo ordine della globalizzazione, Rizzoli, Milano,
2002.
12
tesi fondamentale sostiene che la relazione che lega i Paesi industrializzati e quelli
del Terzo Mondo sia basata su un meccanismo di dipendenza, in base al quale il
sistema capitalistico mondiale produrrebbe situazioni di sottosviluppo.
Questa interpretazione di tipo relazionale del problema costituisce anche il
fondamento della teoria dello scambio ineguale, basato principalmente sui
contributi di economisti come Paul Baran
8
e Paul Sweezy.
9
Il loro modello si pone
l'obiettivo di illustrare concretamente i meccanismi attraverso cui avverrebbe il
dominio economico da parte dei Paesi economicamente avanzati. Secondo tale
approccio, il surplus prodotto dal Terzo Mondo, anzichè esser reinvestito
all’interno di tale contesto, verrebbe sfruttato dalle economie dei Paesi ricchi ed
assorbito dalle imprese occidentali, oppure dalle élite locali, a discapito della
popolazione indigena.
Il meccanismo alla base del trasferimento del surplus sarebbe dunque di
natura commerciale, il che implicherebbe una posizione critica rispetto alle teorie
del libero scambio e dei vantaggi comparati, secondo cui i costi di produzione
dipendono da fattori naturali e non da fattori sociali (lavoro e capitale), considerati
trasferibili.
Nell'economia moderna, infatti, i fattori naturali hanno gradualmente perso
la loro importanza, mentre i fattori nonnullnaturali e nonnulltrasferibili, come ad
esempio le infrastrutture o i bacini di lavoratori qualificati, hanno acquisito
importanza fondamentale. Inoltre, i fattori naturali tendono a ridursi con l'utilizzo,
mentre i fattori nonnullnaturali possono riprodursi.
8 Paul A. Baran (Mykolaiv, Ucraina, 1909 null Palo Alto , California, USA 1964) fu un economista
americano conosciuto per le sue visioni marxiste. Nel 1951 divenne professore ordinario presso
la Stanford University, l'unico economista marxista con una cattedra negli Stati Uniti fino alla
sua morte nel 1964. Baran scrisse nel 1957 The Political Economy of Growth e fu conullautore
con Paul Sweezy del saggio Monopoly Capital: an essay on the American economic and social
order, pubblicato nel 1966.
9 Paul Marlor Sweezy (New York, USA 1910 null 2004) fu un autorevole economista marxista
statunitense. Finita la guerra, la sua carriera universitaria risultò ostacolata dalle sue posizioni
ideologiche. Sweezy fondò nel 1949, con Leo Huberman, la Monthly Review. An Independent
Socialist Magazine, una rivista non legata ad alcun partito, che esercitò notevole influenza sulla
"Nuova Sinistra" americana ed inglese e sui movimenti "antimperialisti" di molti Paesi. Nel
1952, Sweezy e Huberman fondarono la casa editrice Monthly Review Press con l'obiettivo di
asserire il diritto all'indipendendeza intellettuale. Nel 1966 Sweezy pubblicò con Paul A. Baran
la sua opera più importante, Monopoly Capital: an essay on the American economic and social
order, dedicata a Ernesto Che Guevara.
13
Ciò comporterebbe che i Paesi dotati in misura maggiore di fattori sociali e
nonnullnaturali aumenterebbero il proprio vantaggio, m entre i Paesi che seguono un
modello di sviluppo basato sui fattori naturali lo ridurrebbero.
Quanto appena detto si tradurrebbe in un vantaggio commerciale per i Paesi
ricchi: i loro fattori sociali verrebbero remunerati in misura maggiore, poiché le
condizioni generali della produzione (infrastrutture, tecnologie ecc.) non essendo
riproducibili o esportabili, permetterebbero di produrre beni e servizi di qualità
superiore, che non potrebbero essere realizzati altrove.
Viceversa, i beni prodotti nei Paesi del Terzo Mondo sarebbero relativamente
semplici, dato che non richiedono determinate condizioni specifiche.
Per questa ragione, questi Paesi sarebbero obbligati a comprimere la
remunerazione dei loro fattori locali (terra, salari), a causa della concorrenza
internazionale.
In pratica, i Paesi ricchi, acquistando merci dai Paesi del Terzo Mondo,
pagherebbero il costo dei fattori di produzione molto meno rispetto al caso delle
merci prodotte localmente; l'esatto contrario accadrebbe per i Paesi della
“periferia”, i quali pagherebbero un prezzo superiore per le loro importazioni dai
Paesi industrializzati.
In questa prospettiva dunque, il sottosviluppo non rappresenterebbe una fase
naturale nell'evoluzione verso lo sviluppo, ma la conseguenza dei rapporti di
potere con i Paesi sviluppati.
In base alle suddette ragioni, i dipendentisti auspicavano un processo di
“deconnessione” dal sistema capitalista globale e l'instaurazione del capitalismo di
Stato.
L'ideologia della dipendenza subì un duro colpo quando scoppiò il boom
economico delle Tigri asiatiche, il cui modello di sviluppo si basava sulla
crescente integrazione del Sud Est asiatico nei mercati internazionali.
Queste due concezioni contrapposte dello sviluppo null modernizzazione e
dipendenza null riponevano quindi una fiducia cieca e incondizionata nella crescita
economica al fine di aumentare il benessere dei Paesi, sebbene le dinamiche
prospettate per raggiungere tale obiettivo fossero alquanto diverse.
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Negli anni settanta nacque un'ulteriore teoria alternativa, contrapposta al
modello Rostowiano, quella dei “basic needs”. Questa evidenziava la necessità di
uno “sviluppo dal basso” guidato da forze endogene, in grado di soddisfare i
bisogni essenziali dei popoli, ossia una serie di obiettivi contestuali, definibili a
livello locale.
A differenza dello schema di Rostow, tale concezione non presume un'unica
modalità di sviluppo universalmente valida, ma ne prevede una molteplicità,
geograficamente e socialmente differenziata.
Questa teoria si pone dunque in netto contrasto con gli approcci “topnulldown”
tipici della modernizzazione, e rinvenibili ancora oggi nei Piani di Aggiustamento
Strutturale del Fondo Monetario Internazionale.
L'approccio dei “basic needs” supera la concezione secondo cui la crescita
economica sarebbe sufficiente da sola a garantire sviluppo e benessere.
Per la prima volta, l'enfasi sulla crescita del reddito viene meno ed è
privilegiata la sua distribuzione, con l'obiettivo di garantire una maggior equità,
nonchè sostenibilità null economica, sociale e politic a null della crescita nel lungo
periodo. In questo contesto, quindi, dovrebbe esser garantito un reddito minimo
alle fasce più povere della popolazione, in grado di coprire i bisogni fondamentali
null non solo di natura economica, ma anche sociale e culturale null di una famiglia.
Infatti, non solo si sostiene la necessità di fornire dei beni capaci di
soddisfare almeno i bisogni di base delle persone null l'acqua potabile,
l'alimentazione, la salute, l'istruzione null ma anch e di renderli accessibili a coloro
che appartengono alle fasce più povere della popolazione.
Il miglioramento delle condizioni di vita diviene la premessa per accrescere
la partecipazione delle popolazioni al processo di sviluppo e, di conseguenza, la
condizione principale per incrementare la produttività del lavoro.
La teoria dei “basic needs” è inoltre in contrasto con il principio di
massimizzazione del profitto, in quanto estraneo alla valorizzazione dei fattori
comunitari e culturali locali.
Questa concezione dello sviluppo segna una svolta radicale rispetto alle
teorie precedenti. Innanzitutto, l’attenzione viene spostata dagli indicatori
15
economici che si riferiscono al Paese null come il PIL ed il reddito medio pro capite null
alla singola condizione individuale, al fine di evitare il rischio che i valori
complessivi o medi celino profonde diseguaglianze. La seconda innovazione
consiste nel fatto che contrariamente alle precedenti teorie, le quali consideravano
il miglioramento delle condizioni sociali ed il soddisfacimento dei bisogni
fondamentali delle persone come una conseguenza del processo di crescita, questo
approccio capovolge totalmente la prospettiva, considerando il soddisfacimento
dei “basic needs” la condizione fondamentale per favorire la crescita economica.
Infine, tale approccio affronta la questione della lotta alla povertà soprattutto in
termini di beni e servizi più che di reddito.
Nel corso degli anni settanta, le tematiche ambientali entrarono all'interno
delle questioni relative allo sviluppo.
In particolare, nel 1972, Maurice Strong
10
in qualità di Segretario Generale
della Conferenza ONU sull'Ambiente Umano, affrontò la questione della
sostenibilità anche ambientale dello sviluppo.
L'espressione “sviluppo sostenibile” divenne molto popolare verso la fine
degli anni ottanta grazie al rapporto delle Nazioni Unite intitolato Our Common
Future (anche noto come Rapporto Brundtland), pubblicato nel 1987.
Tale rapporto definisce lo sviluppo sostenibile come “uno sviluppo che
soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità per le
generazioni future di soddisfare i propri bisogni”.
Questo approccio si basa su tre principi fondamentali: l'integrità
dell'ecosistema, l'efficienza economica e l'equità sociale.
Il primo principio, quello dell'integrità dell'ecosistema, riguarda la
salvaguardia dei sistemi ecologici, al fine di impedire che alterazioni irreversibili
compromettano la capacità degli ecosistemi di mantenersi in equilibrio. A questo
10 Maurice F. Strong (Oak Lake, Canada 1929) è un imprenditore canadese e un ex Sottonull
segretario Generale delle Nazioni Unite. Cominciò la sua carriera come imprenditore nel
settore del petrolio e fu presidente di Power Corporation fino al 1966. Nei primi anni settanta
fu nominato Segretario Generale della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano, in
seguito divenne il primo direttore esecutivo dell'United Nations Environment Programme. Nel
1986 prestò servizio come Commissario della Commissione mondiale sull'ambiente e lo
sviluppo. É riconosciuto come un leader del movimento ambientalista internazionale. Dal 1998
al 2006 è stato Presidente del Council of the United Nations's University for Peace.
16
proposito, si passa da approcci assoluti nella protezione dell'ambiente (divieti e
limiti universali da applicare a livello globale) a prospettive relative, che
implicano l'individuazione caso per caso dei limiti della sostenibilità delle pratiche
umane,
in base ai diversi contesti geografici, alla disponibilità di tecnologie, alle
dinamiche demografiche e ad altri parametri contingenti.
Il secondo concetto, quello di efficienza economica, implica il ruolo
fondamentale della crescita economica, quale rimedio contro l'insorgere di
pratiche dannose per l'ambiente. Tale enfasi sulla crescita è spesso sfociata in
politiche ambientali legate all'ideologia della modernizzazione. A tal proposito,
alcuni autori sono ricorsi all'espressione “modernizzazione ecologica”, per
indicare la prospettiva secondo cui non sia necessario modificare in maniera
sostanziale le regole del sistema economico al fine di dare una risposta ai
problemi ambientali, ritenendo sufficiente la promozione dello sviluppo nelle aree
povere e l'introduzione di prezzi adeguati per i “beni ambientali”, in modo da
incentivare così comportamenti che considerino i costi e i vantaggi legati all'uso
delle risorse, secondo un orizzonte temporale di lungo periodo.
Infine, il terzo concetto, l'equità sociale, implica un equilibrio tra due
dimensioni di primaria importanza: l'equità intragenerazionale e l'equità
intergenerazionale. Ciò significa che lo sviluppo economico e sociale deve
realizzarsi in modo da garantire pari condizioni di accesso alle risorse disponibili,
sia alle generazioni attuali che a quelle future.
In base alle diverse interpretazioni di questi tre principi null e in particolare
dell'equità intergenerazionale null si distinguono qu attro approcci alla base del
concetto di sostenibilità: molto debole, debole, forte e molto forte.
Ad esempio, la sostenibilità molto debole presuppone che le problematiche
ambientali non siano un vincolo per lo sviluppo, al contrario dell'approccio molto
forte che le considera una prerogativa necessaria a tutte le altre politiche.
La popolarità del concetto di sviluppo sostenibile ha subito un forte
incremento grazie alla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, in cui per la prima
volta emerse chiaramente il netto contrasto in materia ambientale fra i Paesi in via
di sviluppo ed i Paesi economicamente avanzati: i primi poco inclini ad accettare
17
l'imposizione di sacrifici in materia ambientale, per i danni causati in gran parte
dai secondi, prima del raggiungimento di un tenore di vita soddisfacente.
Nell'ambito di questo approccio sono stati elaborati nel corso degli anni
molteplici indicatori – come il PIL verde, l'Impronta ecologica, l'Indicatore di
Progresso Genuino e molti altri – con l'obiettivo di evidenziare l'importanza della
dimensione sociale ed ambientale nella determinazione del livello di benessere.
Questi nuovi indicatori non sono mai riusciti ad ottenere una popolarità
simile a quella di cui ha goduto il PIL, tuttavia lo sforzo fatto in questa direzione
non è stato vano. Infatti, negli ultimi anni, l'opinione pubblica e i policynullmakers
hanno preso sempre più coscienza dell'importanza che tali tematiche hanno nel
determinare la qualità della vita.
Nel prossimo paragrafo tratterò in maniera approfondita la teoria dello
sviluppo elaborata dall'economista Amartya Sen, la quale ha fornito un contributo
essenziale alla definizione del benessere quale fenomeno multidimensionale
misurabile attraverso delle dimensioni oggettive. Il pensiero di Sen, oltre ad aver
influenzato profondamente il rapporto finale della Commissione sulla misurazione
della performance economica e del progresso sociale, costituisce oggi un punto di
riferimento fondamentale ed un passaggio obbligato per chiunque decida di
occuparsi della misura del benessere.
1.2. Lo sviluppo come libertà: l'approccio di Amartya Sen
Partendo da un'analisi critica dell'economia del benessere, Amartya Sen ha
sviluppato, negli ultimi due decenni, un approccio decisamente innovativo rispetto
ai temi dello sviluppo.
Secondo il premio Nobel per l'economia, lo sviluppo può essere considerato
come “un processo di espansione delle libertà reali godute dagli esseri umani”.
11
Questo pensiero, che pone le libertà umane al primo posto, si contrappone ad
11 Amartya Kumar Sen, Lo sviluppo è libertà: perché non c'è crescita senza democrazia,
Mondadori, Milano, 2000, cit., p. 9.
18
altre interpretazioni più restrittive del concetto di sviluppo: quelle che lo
identificano di volta in volta con la crescita economica, con l'innalzamento dei
redditi individuali, con l'industrializzazione, con il progresso tecnologico o con la
modernizzazione della società.
Sen sostiene che la crescita del PIL o dei redditi individuali possa essere un
mezzo fondamentale per incrementare le libertà di cui godono gli individui,
tuttavia queste dipendono anche da altri fattori, ed in particolar modo dagli assetti
sociali ed economici (per esempio il sistema scolastico o quello sanitario), dai
diritti politici e civili (per esempio la possibilità di partecipare a discussioni e
decisioni pubbliche), e dalle condizioni abilitanti (per esempio l'esser in buona
salute o il possesso di un buon livello di istruzione).
La ricchezza ed il reddito influiscono quindi sulla qualità della vita delle
persone, ma soltanto in modo contingente e subordinato agli assetti sociali.
Questa concezione estremamente innovativa nasce e si sviluppa dalla celebre
distinzione seniana tra funzionamenti (functionings) e capacità (capabilities).
I funzionamenti rappresentano le varie cose che una persona riesce a fare o
ad essere nel corso della sua vita; essi possono variare dai più elementari (ad
esempio un'adeguata nutrizione od una buona salute) ad acquisizioni
maggiormente complesse, ma ancora ampiamente valutabili (ad esempio il
rispetto di sé o l'integrazione sociale). In generale, le persone si differenziano
sensibilmente fra loro per quanto riguarda il peso che attribuiscono a ciascuno di
tali funzionamenti.
La nozione di capacità, invece, rappresenta le diverse combinazioni di
funzionamenti che un individuo può conseguire nel corso della sua vita. La
capacità è quindi “un insieme di vettori di funzionamenti”,
12
ed esprime la libertà
di una persona di condurre un certo tipo di vita anziché un altro. Di conseguenza,
l'insieme delle capacità indica la libertà per l'individuo di scegliere fra le
differenti possibilità di vita.
Secondo questo approccio, l'espansione della libertà è considerata sia lo
scopo primario, sia il mezzo principale dello sviluppo.
12 Amartya Kumar Sen, La diseguaglianza. Un riesame critico, Il Mulino, Bologna, 2000, cit., p.
64.
19
Lo scopo primario dello sviluppo si riferisce alla rilevanza delle libertà
sostanziali per l'arricchimento della vita degli individui.
Altre concezioni dello sviluppo pongono il problema del definire se certe
libertà politiche o sociali siano o meno favorevoli allo sviluppo.
Sen considera la formulazione di tale problema inficiata nei presupposti
stessi, in quanto, essendo le libertà sostanziali null siano esse politiche o sociali null la
loro importanza nel processo di sviluppo risulta costitutiva. Il loro ruolo e
rilevanza all'interno del processo sono dunque ineliminabili ed imprescindibili, e
soprattutto indipendenti da valutazioni di adeguatezza al processo di sviluppo. In
quanto parte essenziale dello sviluppo, godono dunque di priorità rispetto ad
eventuali, disgiunti esiti del processo.
In base a questa concezione delle libertà, anche la partecipazione politica ed
il dissenso sono considerati elementi costitutivi dello sviluppo. Una persona
abbiente, alla quale si proibisca di parlare liberamente o di partecipare a
discussioni e decisioni pubbliche, sarebbe privata di un momento che avrebbe
motivo di apprezzare. Se anche quella persona non avesse un interesse immediato
ad esercitare la libertà di parola o di partecipazione, il non aver scelta in materia
risulterebbe allo stesso modo una privazione di libertà. Queste libertà sono
considerate da Sen non solo parte integrante del processo di sviluppo, ma anche
elementi che contribuiscono fortemente ad arricchirlo.
La significatività del ruolo strumentale della libertà politica come mezzo dello
sviluppo non diminuisce in alcun modo l'importanza di una valutazione basata
sulla libertà come suo fine.
Nel favorire la libertà umana in generale, Sen esorta a distinguere
l'importanza intrinseca della libertà umana, come obiettivo principale dello
sviluppo, dall'efficacia strumentale dei differenti tipi di libertà specifica.
Il ruolo strumentale della libertà concerne principalmente il modo in cui i vari
tipi di diritti, occasioni e titoli concorrono ad espandere la libertà umana in
generale, e quindi a promuovere lo sviluppo. L'efficacia strumentale delle libertà
consiste nella loro possibilità di essere interconnesse, grazie alla quale il progresso
di una facilita il progresso delle altre.
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Sen individua cinque tipi di libertà strumentale di particolare rilievo. Queste
si integrano a vicenda e contribuiscono alla capacità generale di una persona di
vivere in modo più libero. In particolare, esse riguardano:
1. Le libertà politiche, che riflettono le possibilità che ha la popolazione di
stabilire chi debba governare ed i principi che dovrà seguire. Esse comprendono,
fra le altre, la possibilità di criticare le autorità, discutere liberamente di politica,
avere una stampa non soggetta a censura, scegliere fra più partiti politici.
2. Le infrastrutture economiche, che si riferiscono alle possibilità date agli
individui di usare le risorse economiche per consumare, produrre o scambiare. I
titoli economici di una persona dipendono dalle risorse che possiede o di cui può
disporre, nonché dalle condizioni di scambio, come i prezzi relativi e l'andamento
dei mercati. Nella relazione fra ricchezza nazionale e titoli economici individuali
(o familiari) è importante, oltre all'aspetto aggregativo, anche quello distributivo.
È infatti molto rilevante la modalità distributiva del reddito aggiuntivo. La
possibilità di accedere ad un finanziamento può influire in modo cruciale sui titoli
che gli agenti economici sono in grado di assicurarsi nella pratica. Le restrizioni al
credito, per esempio, possono colpire duramente quei titoli economici che
dipendono da finanziamenti esterni.
3. Le occasioni sociali, ovvero gli assetti che la società si sceglie in materia
di scuola, sanità e simili, i quali influiscono sulla libertà sostanziale dei singoli di
condurre una vita migliore. Le occasioni sociali sono importanti non solo ai fini
della vita privata, ma anche in vista di una partecipazione più efficace alle attività
economiche e politiche. L'analfabetismo, ad esempio, può ostacolare gravemente
la partecipazione alle attività economiche e politiche.
4. Le garanzie di trasparenza, che si riferiscono alla necessità di quel grado
di sincerità che è umanamente ragionevole aspettarsi. Quando la fiducia viene
violata in modo grave, le parti in causa o i terzi possono risentire di tale
21
mancanza. Per tale ragione, le garanzie di trasparenza (incluso il diritto
all'informazione) possono essere una categoria importante di libertà strumentale.
Tali garanzie svolgono un'efficace funzione rispetto a reati quali la corruzione e
comportamenti illeciti come l'irresponsabilità finanziaria.
5. La sicurezza protettiva, che è necessaria per fornire una rete di protezione
sociale a quelle persone costantemente vulnerabili, che possono soffrire di gravi
privazioni in seguito a trasformazioni materiali che agiscono negativamente sulla
loro vita. Questa rete di protezione sociale deve principalmente impedire a chi si
trovi in queste condizioni di cadere in uno stato di miseria. L'ambito della
sicurezza protettiva comprende sia assetti istituzionali fissi, come gli assegni di
disoccupazione o l'integrazione per legge del reddito degli indigenti, sia
provvedimenti ad hoc, come i soccorsi ai colpiti da una carestia.
La libertà può essere intesa sia in senso negativo, come libertà da, la quale si
riferisce all'assenza di limitazioni che un soggetto, una persona, lo stato o altre
istituzioni può imporre ad un altro (ad esempio sfuggire a certe privazioni come la
denutrizione o le malattie evitabili), sia in senso positivo, come libertà di,
riguardante ciò che una persona può o meno conseguire (ad esempio saper
leggere, scrivere e far di conto, il diritto di partecipazione politica e di parola).
Secondo questa categorizzazione, lo sviluppo deve consistere in un processo
di limitazione dei differenti tipi di illibertà, le quali “lasciano agli uomini poche
scelte e poche occasioni di agire secondo ragione”.
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Spesso l'assenza di libertà sostanziali è direttamente collegata alla povertà
materiale, che impedisce a molti la libertà di nutrirsi a sufficienza, procurarsi
medicine per malattie curabili, vestirsi dignitosamente, abitare in una casa
decorosa, avere a disposizione acqua pulita, godere di assistenza sanitaria.
In altre circostanze, l'illibertà è intimamente legata alla mancanza di servizi
pubblici e di interventi sociali: ad esempio, l'assenza di istituzioni capaci di
mantenere la pace e l'ordine o la mancanza di organizzazioni sanitarie o
13 Amartya Kumar Sen, Lo sviluppo è libertà, cit., p. 6.
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