Introduzione
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1. INTRODUZIONE
Il mio lavoro di tesi è consistito nell‟analisi di un mutante meiotico
appartenente ad una collezione unica di 13 mutazioni recessive maschio
sterili, indotte da etilmetansulfonato (EMS). Questo agente mutante è
stato utilizzato per produrre mutazioni puntiformi localizzate sui
cromosomi 2 e 3 di Drosophila melanogaster. Tale collezione è stata
prodotta nel Dipartimento di Biologia, dell‟Università di Washinton,
Seattle.
L‟analisi di questi ceppi permette di ottenere preziose informazioni sulla
spermatogenesi maschile, sui suoi meccanismi di regolazione, sui fattori
coinvolti e sulla loro interazione.
Di particolare importanza è l‟utilizzo della Drosophila melanogaster come
organismo modello per i notevoli vantaggi che essa offre. Il primo
fattore è l‟estrema facilità di analisi genetica, in quanto le drosophile
hanno un ricambio generazionale di circa 14 giorni a 25°C e la femmina
può deporre fino a 600 uova in 10 giorni (Fig.1); tutto ciò permette di
ottenere velocemente una progenie specifica dagli incroci programmati.
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Fig. 1 : Ciclo vitale di D. melanogaster.
Un altro fattore importante è la facilità di indagine che riserva questo
organismo. In pochi minuti si possono ottenere i tessuti da analizzare (i
testicoli) con una semplice dissezione. La natura stessa
dell‟organizzazione testicolare facilita il riconoscimento dei vari stadi di
sviluppo e il confronto fra il normale fenotipo wildtype e un qualsiasi
fenotipo mutante. Le cellule spermatiche, infatti, sono localizzate in
sequenza temporale, con le cellule staminali all‟apice del testicolo e le
cellule progressivamente più differenziate verso l‟estremità basale (Fig.2).
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Fig. 2 : Organizzazione temporale del testicolo di D. melanogaster.
Non dimentichiamo inoltre che su questo piccolo moscerino si basa gran
parte della genetica classica. Infatti, gli studi di Morgan sui principi base
dell‟eredità in D. melanogaster, verso gli anni „10 del secolo scorso, hanno
contribuito a fare luce su fenomeni genetici fondamentali, come l‟eredità
legata al sesso, la localizzazione dei geni sui cromosomi, l‟epistasi, gli
alleli multipli e la mappatura genetica; ma anche l‟analisi dell‟effetto di
posizione, l‟eterocromatizzazione e lo studio dei geni che controllano lo
sviluppo. Nel 1998 è stato sequenziato l‟intero genoma della Drosophila.
Esso è constituito da 165 milioni di coppie di basi per un totale di 14000
geni. Pur conoscendo interamente il DNA dal punto di vista molecolare,
sono ancora molti i processi da definire completamente. Ancora oggi
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molteplici ricerche sono condotte su questo organismo modello, grazie
anche alla grande varietà di ceppi mutanti isolati, associati a
modificazioni fenotipiche che ne facilitano il riconoscimento (Fig. 3).
Fig. 3 : Mutazioni fenotipiche in D. melanogaster.
Ultimo fattore, ma sicuramente non meno importante, riguarda la
similitudine da un punto di vista genetico tra gli altri organismi,
compreso l'uomo, e il moscerino della frutta. Circa il 75% delle malattie
genetiche conosciute sono riconducibli a geni che si individuano nel
corredo genetico della D. melanogaster. Circa il 50% delle proteine del
moscerino hanno un analogo nei mammiferi. Ad oggi la Drosophila viene
utilizzata come modello genetico per lo studio di varie malattie umane,
inclusi i disturbi neurodegenerativi come il morbo di Parkinson, la corea
di Huntington e il morbo di Alzheimer; ma anche per altri fenomeni
clinici come il diabete, il cancro e l‟invecchiamento.
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1.1. Spermatogenesi in Drosophila
La spermatogenesi in Drosophila è un processo molto complesso che,
come nella maggior parte delle specie a riproduzione sessuale, prevede il
susseguirsi di divisioni mitotiche e meiotiche, seguite da profonde
trasformazioni morfologiche. A partire da una cellula staminale
germinale si giunge, attraverso un programma di sviluppo finemente
regolato, alla formazione di spermatozoi maturi mobili, che per nulla
assomigliano alle cellule iniziali.
Fig. 4 : Testicoli di D. melanogaster.
Il testicolo di Drosophila è un lungo tubo, con un‟estremità apicale dritta e
un‟estremità basale arrolotolata (Fig. 4). I diversi stadi di sviluppo delle
cellule spermatiche sono organizzati, all‟interno del testicolo, in ordine
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sequenziale. L‟apice costituisce il centro germinativo, caratterizzato dalla
presenza di cellule piccole e molto vicine, con il nucleo interamente
occupato dalla cromatina, chiamate spermatogoni. Procedendo verso
l'estremità basale troviamo le cellule nelle varie fasi di differenziamento,
via via più avanzate. Dopo una prima fase caratterizzata da 4 divisioni
mitotiche successive, che a partire da un singolo spermatogonio origina
una cisti di 16 spermatociti maturi, segue la meiosi che genera una cisti di
64 spermatidi aploidi. Questi, terminato il loro differenziamento, si
trasformeranno in spermatozoi maturi individualizzati (Fig. 5).
Fig. 5 : Schema completo della spermatogenisi di D. melanogaster. (Fuller et al., 1998)
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1.1.1. Fase mitotica
Ogni cellula staminale germinale subisce una divisione asimmetrica da
cui scaturiscono una nuova cellula staminale e una cellula goniale. La
cellula staminale serve per mantenere la popolazione germinale, mentre
quella goniale intraprende la via del differenziamento.
La cellula goniale subisce una serie di quattro divisioni mitotiche che
determinano la formazione di una cisti di 16 spermatociti primari,
affiancati da due cellule somatiche della cisti. Essendo la citochinesi
incompleta, queste cellule rimangono interconnesse da ponti
citoplasmatici stabili che ne permettono lo sviluppo sincrono.
1.1.2. Fase pre-meiotica
Gli spermatociti primari in sviluppo subiscono una serie di
trasformazioni morfologiche molto profonde. Il loro volume nucleare
aumenta di 25 volte in seguito alla produzione dei trascritti primari di un
gran numero di geni. Alcuni di essi sono tradotti immediatamente,
mentre altri vengono mantenuti stabili per molti giorni dopo la meiosi e
sono utilizzati nelle fasi più tardive dello sviluppo (Olivieri et al., ‟65).
Successivamente, nello stadio di spermatocita polare, il nucleo diventa
eccentrico. I mitocondri si distribuiscono in maniera asimmetrica,
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concentrandosi al polo opposto del nucleo. In questo stadio la cromatina
si trova divisa in tre masse compatte, formate dagli omologhi appaiati,
vicine all'involucro nucleare interno. Questi complessi (clumps) si
distanzieranno l‟uno dall‟altro con il procedere dello sviluppo,
occupando territori ben distinti. Le due masse più grandi e dense
corrispondono ognuna alle coppie di autosomi metacentrici; la terza
massa è composta dai cromosomi sessuali, X e Y, mentre la coppia dei
cromosomi 4, molto piccoli, formano un piccolo spot molto
fluorescente, che non è sempre visibile. Successivamente il nucleo
riprende la posizione centrale e subisce un ulteriore aumento della taglia
e i mitocondri si disperdono nel citoplasma in maniera uniforme. Il
nucleolo scompare e la cromatina continua a condensarsi.
1.1.3. Fase meiotica
La profase della meiosi I nella linea germinale maschile non presenta le
carettistiche citologiche che convenzionalmente definiscono lo stadio di
profase, ovvero la presenza del complesso sinaptonemale e la
ricombinazione meiotica (Fuller et al., ‟98).
In prometafase I i nuclei si contraggono e diminuiscono il loro diametro
del 20% rispetto allo spermatocita maturo. I centrosomi si duplicano e
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appaiono costituiti ognuno da un paio di centrioli, i quali migrano dalla
membrana plasmatica alla membrana nucleare. In questo sito, i centrioli
enucleano i microtubuli astrali. Gli aster, inizialmente dislocati sullo
stesso lato del nucleo, migrano ai poli opposti, rimanendo comunque
vicini all'involucro nucleare esterno. La cromatina raggiunge un elevato
grado di condensazione. I bivalenti, cioè i cromosomi omologhi appaiati
che all'inizio si trovano dislocati sull'involucro nucleare interno, in
seguito alla sua rottura, si muovono liberamente nel nucleoplasma.
Dapprima i nuclei sono tondi o leggermente ovali, ma in seguito
diventano di forma irregolare. Gli aster diventano sempre più
pronunciati e le poche fibre del fuso che irradiano da essi raggiungono i
bivalenti contattandoli attraverso il cinetocore. I cromosomi inizialmente
occupano varie posizioni all'interno del nucleo ma, in seguito, fibre
addizionali si connettono ai bivalenti cominciando a orientarli sulla
piastra metafasica.
La prometafase termina quando i bivalenti raggiungono l‟allineamento in
piastra, guidati delle fibre del fuso meiotico.
Durante la metafase I i bivalenti si aggregano in singole strutture
equidistanti dai poli e ad essi connesse da due set simmetrici di
microtubuli. Inoltre, il fuso in metafase mostra dei fasci di microtubuli
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che non incontrano i cromosomi, i quali sembrano originarsi da un polo
per raggiungere il polo opposto.
I movimenti iniziali dei cromosomi in anafase I sono molto rapidi.
L'organizzazione del fuso delle cellule in anafase è molto simile a quella
delle cellule in metafase, in quanto consiste in due mezzi fusi a forma di
ombrello, posti vicini l'uno all'altro. Tuttavia con il procedere dell‟anafase
i microtubuli si riorganizzano: la densità dei microtubuli fra i due set di
cromosomi omologhi segreganti progressivamente aumenta mentre il
numero di microtubuli posti in prossimità dei cromosomi diminuisce. I
microtubuli emanati da ciascun polo si sovrappongono nella regione
centrale del fuso, così che i due mezzi fusi opposti a forma di ombrello si
fondono nuovamente in un'unica struttura ovale.
La telofase I è caratterizzata da un'ulteriore riduzione nel numero dei
microtubuli emanati dai centrosomi e da un apparente incremento della
densità dei microtubuli del fuso centrale. Avviene un ulteriore aumento
nella distanza fra i due nuclei figli. Il denso fascio di microtubuli del fuso
centrale viene progressivamente strozzato al centro in modo da
raggiungere una forma a clessidra, spesso curvata da un lato. Con il
procedere della meiosi, i nuclei in telofase aumentano di volume e
diventano visibili gli aster della seconda divisione che promanano dai