I
PRESENTAZIONE
Definire il “Potere”nei suoi molteplici aspetti ed esplorarne i confini, vaghi ed
indefiniti, è un’operazione estremamente complessa, perché richiede un’analisi di
fenomeni che attengono da un lato all’universo delle pulsioni, cioè delle forze e delle
mete inconsce dell’animo umano, e dall’altro alle dinamiche del sistema sociale e alla
sua organizzazione.
Ma quando si parla di potere si affermano, implicitamente, i risultati ottenuti nei
molteplici processi di ricerca, e di teorie che portano con se significati storici, politici,
antropologici e così via. Per questo non si può fare a meno di citare grandi autori
come Aristotele, il quale, nella Politica distingue tre tipi di potere in base all’ambito
su cui si esercita:
Il potere del padre sui figli;
Il potere del padrone sugli schiavi e dunque sull’ oikos;
Il potere dei governanti sui governati, vale a dire il potere politico in senso
stretto.
In età moderna J.Locke riprende questa classificazione quando apre il secondo dei
suoi “Trattati sul governo” distinguendo:
Il potere del padre sui figli;
Il potere del capitano di una galea sui galeotti (la forma moderna e insulare di
perpetuazione della schiavitù a fini economici) ;
Il potere del governante sui sudditi.
Il concetto di potere è imparentato con altri concetti che definiscono modalità affini
di condizionamento sociale, come potenza, forza, autorità, influenza coi quali talora
finisce per confondersi.
Irrinunciabile resta allora preliminarmente la distinzione posta da M. Weber:
«Potenza (Match) designa qualsiasi possibilità di far valere entro una relazione
sociale, anche di fronte a un’ opposizione, la propria volontà, quale che sia la base di
II
questa possibilità. Per potere ( Herrschaft) si deve intendere la possibilità di trovare
obbedienza, presso certe persone, ad un comando che abbia un determinato
contenuto».
Alla sua origine esso è potere di recar danno, offesa corporea, esclusione o
emarginazione. In tale accezione il potere sfuma nella “violenza”e correttamente
questa viene definita «puro potere di azione»
1
.
Alle origini del potere politico stanno la lotta e la guerra: esso è prima di ogni altra
cosa potere militare. Offendere e difendere sono attività che si collocano nel codice
genetico del potere: per questo la politica , come ha scritto C.Schmitt , non può essere
pensata prescindendo dalle categorie di amico e nemico. Al tempo stesso esso è
potere di dar forma, e di preservarla, a una comunità, dunque Potere Costituente,
generatore di diritto e creatore di ordine: nell’esercizio continuativo di questa sua
funzione di protezione e difesa viene mutando anche la sua natura
2
.
La vulnerabilità dell’uomo, da un lato, e il bisogno di costituire ordinamenti a
garanzia della sicurezza della convivenza, dall’altro, sono i fondamenti antropologici
della costruzione del potere in ogni società.
Da quanto detto non possiamo tralasciare la definizione di Weber, egli definisce
ancora una volta il potere come la« possibilità per specifici comandi di trovare
obbedienza da parte di un determinato gruppo di uomini». Da questa definizione
risulta infatti che il potere può riguardare qualsiasi relazione umana. Tale definizione
evidenzia come gli scenari in cui si esplica il potere sono cambiati, ma soprattutto si
sono enormemente complicati, generando una “metamorfosi del potere”, che nasce
dall’esigenza di gestire il disordine generato dalle comunità in cui si vive e quindi dal
prevalere del buon senso e della ragione.
Tra il XVII e il XIX secolo, giunge a compimento il processo di istituzionalizzazione
del potere avviato nei secoli precedenti.
1
H.Popitz in “Fenomenologia del potere”,Bologna 1990.
2
Roberto Esposito e Carlo Galli “Enciclopedia del pensiero politico”Editori La terza, 2000.
III
In questo processo vengono a sintetizzarsi tre tendenze convergono nel garantire un
consolidamento del sistema statale:
La crescente “spersonalizzazione” dei rapporti di potere: il potere coincide
sempre meno con le singole persone a cui è attribuita la facoltà di prendere
decisioni collettivamente vincolanti e sempre più con la macchina normativa;
La crescente “formalizzazione”: l’esercizio del potere si orienta sempre più
nettamente a regole, procedimenti spirituali;
La crescente “ integrazione” dei rapporti di potere in un ordinamento
onnicomprensivo: il potere si cementa con una struttura sociale che lo sostiene
e che ne viene sostenuta
3
.
Solo su questa base potrà svilupparsi quella forma di potere estraneo alla sovranità
che è , secondo Foucault , il “Potere Disciplinare”.
Secondo Weber Per studiare il potere bisogna riconoscere che esso non è una qualità
intrinseca di una persona, ma che ha una natura relazionare e specifica. E’relazionale
perché nasce dal rapporto tra chi comanda e tra chi cerca di obbedire, ed è specifica
perché bisogna sempre stabilire le circostanze, le condizioni e i limiti in cui un
rapporto di potere si instaura.
Il potere ha due proprietà fondamentali:
La prima è quando viene esercitato in maniera continuativa richiede di essere
“ legittimato”, ossia che i sottoposti lo accettino come legittimo. Un singolo
atto di potere può trovare obbedienza in virtù della forza bruta (un’estorsione,
una violenza privata). Ma se il rapporto di potere si sviluppa nel tempo in
modo regolare e stabile non è sufficiente la forza bruta, il rapporto dovrà
basarsi su qualche forma di legittimazione agli occhi dei sottoposti.
La seconda proprietà è che per essere esercitato ogni potere legittimo ha
bisogno di “un apparato amministrativo” che faccia da tramite tra il capo e i
sottoposti. L’apparato è molto diverso a seconda del tipo di legittimazione di
3
H.Popitz in “Fenomenologia del potere”,Bologna 1990.
IV
cui gode il potere. La forma di legittimazione del potere dunque, più che il
potere in senso stretto, è ciò che conta nella ricerca sociologica.
L’analisi condotta ci ha permesso di dedurre che ogni organizzazione, di una tribù, di
una città dell’antica Grecia, o della repubblica romana, o dell’impero fino alle
odierne organizzazioni dei giorni nostri, ha avuto come presupposto che vi sia
qualcuno che abbia la forza, ma soprattutto il potere, per stabilire e per mantenere
questa organizzazione.
Il potere interviene profondamente nella vita di ciascuno, dal momento della nascita a
quello della morte.
Impone certi comportamenti, ne vieta altri. Se si considera il grande numero di azioni
vietate, o permesse solo a certe condizioni, si dovrà concludere che la vita di ciascuno
è determinata dal potere, dall'autorità pubblica, in tutti gli aspetti, come una rete
sottile che avvolge la nostra vita. Infatti, si tratta di un potere che condiziona, incide
nella nostra vita.
Insomma, alcuni concetti, come il potere, ci accorgiamo che condizionano la vita di
ognuno di noi, ma soprattutto caratterizzano la cultura antropologica di una comunità,
stimolando anche l’attenzione di importanti studiosi.
Su questa linea di pensiero, due fenomeni, in particolare, costituiscono l’oggetto del
presente lavoro: la manifestazione del potere da parte di un soggetto particolare,
quale l’azienda e l’assunzione della responsabilità degli effetti delle decisioni prese in
conseguenza dell’esercizio di quella facoltà, quando si parla di potere in azienda non
si può prescindere dal concetto di responsabilità , infatti all’AZIENDA viene
riconosciuto : “un autonomo potere di disegnare e di decidere le proprie traiettorie
di vita, al quale si accompagna e si correla strettamente l’assunzione di
responsabilità degli effetti delle decisioni prese: ogni azienda deve acquisire la
coscienza della propria individualità e libertà, solo così può rispondere delle proprie
decisioni e confrontarsi responsabilmente con gli altri attori economici”
.
. Lo scopo è
quello di indagare sui limiti di tale potere e sugli strumenti che possono aiutare le
imprese ad implementare una gestione responsabile.
V
Con questo percorso di analisi si cerca di dare una risposta ad alcune domande che
appaiono qualificanti per la comprensione del significato di potere aziendale, ma
soprattutto per riflettere su tale concetto con riferimento ad un’entità particolare,
quale: l’azienda.
L’approccio d’indagine che vogliamo adottare parte dalla metafora che ogni azienda
è un “organismo vivente” e come tale, ha un suo sistema di valori cui uniforma i
propri comportamenti.
La teoria aziendale che enfatizza tale metafora è la teoria organicistica, “la quale
richiama la sua attenzione nella presenza dell’uomo nell’attività economica, che ne fa
non solo il naturale destinatario, ma soprattutto colui che la definisce, la organizza, la
orienta. Con tale teoria si vuole affermare un nuovo umanesimo aziendale,
ricollocando l’uomo al centro della storia.
Con tale metafora si vuol esaltare ed enfatizzare l’unicità dell’azienda e la sua
visione atomistica, pur risultando variamente composta da una molteplicità di organi,
ognuno dei quali deputato ad assolvere ad una specifica funzione. Così l’azienda
realizza la missione di creare valore, implementando e coordinando funzioni, alcune
delle quali vengono assegnate ad organi specifici o principali ed altre ad organi di
supporto o di servizio ai precedenti.
L’azienda è organismo vivente altresì, perché uniforma e conforma i comportamenti
ed il modo di essere a dei valori che costituiscono messaggi inscritti nel proprio
DNA.
Ogni azienda, definisce ed assume un particolare “sistema di valori” che possono
essere esplicitati in una specifica “carta” detta appunto dei “valori”, la quale
puntualizza e rende palese la sua “identità”; con essa si inquadrano, si correlano, si
trasmettono e si condividono, fra i componenti la comunità aziendale, i principi cui
uniformare le attività interne (gestione interna) che si instaurano fra organi di una
stessa unità aziendale, e quelle che si traducono in comportamenti esterni (gestione
esterna), cioè nei confronti delle altre unità aziendali operanti nel medesimo
ambiente.
VI
Quando si parla di potere in azienda, abbiamo visto ci si ricollega a un importante
concetto, quale quello di responsabilità da cui nasce la discussione sull’inscindibile
binomio “potere nell’assunzione delle decisioni” e “responsabilità degli effetti delle
decisioni prese”, proprio ciò consente di apprezzare, ancora una volta, la valenza di
azienda come organismo vivente e di avviare le riflessione sul tema delle sue
“dimensioni”, cioè degli ambiti o delle aree in cui si manifestano le sue dinamiche
operative, ovvero dei piani su cui si sviluppano i sistemi delle relazioni che essa
attiva.
In effetti, l’azienda non è soltanto un organismo a dimensione economica ma anche
sociale e politica: è un organismo tridimensionale.
dimensione sociale
(ottica dell’azienda)
dimensione politica
(ottica dell’ambiente)
dimensione
economica
(ottica del proprietario)
Cultura
aziendale
Uno dei caratteri più significativi dell’organismo aziendale, è quello di essere una
“comunità di persone che in modo solidale vivono una comune storia, che si
mostrano a coordinare in un unitario disegno di sviluppo le attività e gli obiettivi
posti alle singole unità organizzative e che collaborano alla definizione ed alla
realizzazione di decisioni strategiche e tattiche che ne disegnano il tracciato di vita”.
Non possiamo limitare la vicenda aziendale ai soli processi economici da essa
VII
attivati, né esaurire le motivazioni alla sua esistenza al solo interesse del proprietario,
ma è necessario affermare il sovraordinato interesse dell’intera comunità aziendale ed
enfatizzare la sua dimensione sociale; occorre cioè guardare ai rapporti, alle relazioni,
alle interdipendenze, agli interessi della totalità delle persone che partecipano alla
vita dell’unità aziendale.
Ma quanto detto non basta, poiché nel momento in cui nasce, ogni organismo socio -
economico diventa presenza distinta, irripetibile, autonoma, ma complementare
rispetto all’universo degli attori con cui interagisce. L’azienda diventa essa stessa
attore, assume cioè carattere istituzionale e gioca un ruolo specifico nell’insieme
delle istituzioni presenti sul territorio, il cui scenario risulta modificato in modo
irreversibile dalla sua presenza: l’ambiente ha bisogno di quella esistenza diventata
ormai bene comune, e qui si esalta la sua dimensione politica.
Questo modo di pensare vuol rendere quasi visivo il dilatarsi dell’orizzonte
dell’analisi dimensionale che è possibile effettuare su ogni organismo aziendale:
dall’interesse del proprietario a quello dell’intero organismo socio – economico, fino
a giungere all’ambiente, istituzionale e naturale, in cui quell’organismo è inserito
4
.
Ma non dobbiamo dimenticarci della dimensione economica che certamente è la più
conosciuta poiché è quella che ha motivato la genesi aziendale, ed è proprio in essa
che viene ad esplicarsi quello di cui discorriamo: il potere economico o aziendale.
Quando si parla di esercizio di potere aziendale, non si può eccettuare di parlare e
discernere quelle che sono le dimensioni entro cui questo esercizio si esplica, ovvero
la dimensione interna ed esterna.
Per quanto concerne appunto la dimensione interna del potere aziendale, per i vari
livelli di esso riconoscibili all’interno di una qualunque azienda, “non possiamo che
convenire di separare il potere:
Di definire le linee guida o gli indirizzi strategici, cioè di impostare la “politica
aziendale”, attribuendo quel potere all’organo deliberante. Tale politica
aziendale, si esplica nell’arte di saper condurre l’azienda al raggiungimento di
4
Giuseppe Catturi in “Quaderni senesi di economia aziendale e di ragioneria” Siena, Maggio, 2003.
VIII
obiettivi prefissati, coordinandoli alle decisioni da assumere, in modo da
garantire un efficace ed efficiente impiego delle risorse disponibili;
Di predisporre di strategie operative, attività che viene attribuita all’organo,
direttivo, la strategia aziendale è la scienza che consente al managment di
fissare i criteri relativi alla definizione e al coordinamento dell’insieme delle
operazioni inerenti l’utilizzazione più efficace ed efficiente delle risorse
disponibili, in virtù dell’obiettivo di fondo che l’azienda intende raggiungere;
Il potere di adottare le tattiche gestionali, alla cui realizzazione è adibito
l’organo esecutivo. La tattica aziendale riguarda nella fissazione di obiettivi
intermedi rispetto a quelli strategici, ma anche l’adozione di opportune
metodologie di impiego, denominate anche come modo di operare, arte di
disporre tecniche di manovra , nell’impiego di risorse disponibili”.
Questo potere di cui discorriamo agisce nei confronti delle persone che compongono
e strutturano la comunità aziendale, alle quali viene imposto di adottare linee di
comportamento conformi al raggiungimento degli obiettivi prefissati dal soggetto
proprietario.
In base a quanto detto possiamo dire il potere, indipendentemente dalla dimensione in
cui si esplica, racchiude la capacità di influire sulle decisioni, sui comportamenti e
sulle azioni che qualcuno attiva nei confronti di alcuni soggetti che costituiscono la
comunità aziendale.
Ne deriva che se ci riferiamo ad un soggetto, individuale o collettivo, il suo potere si
esprime nella capacità di raggiungere, in modo intenzionale e non in via accidentale,
obiettivi che si collocano in una sfera specifica della vita sociale. Tale conseguimento
avviene nonostante la manifestazione di una contraria volontà espressa da altri attori
che operano nel medesimo ambiente.
Nell’esercizio del potere si riconoscono due polarità che individuano i soggetti in
gioco:
Il soggetto che lo esercita;
IX
La moltitudine degli agenti sui quali si concentra l’esercizio del potere da
parte del primo soggetto e che operano nel medesimo ambiente.
L’esercizio del potere, inoltre, necessita :
Della facoltà, cioè della capacità o della potenzialità, da parte del
soggetto che assume il potere, di promuovere un’azione coercitiva sugli
altri attori, in modo da condizionarne o da vincolarne i comportamenti e
raggiungere gli obiettivi che esso intende perseguire;
Un sistema di risorse, variamente combinate per natura e per quantità,
che il soggetto di potere dispone per esercitare quella sua potenzialità,
cioè la cosiddetta “ base” del potere.
“In che modo si esercita il potere in azienda? Occorre dire che chi ha potere lo
esercita in diversi modi, modi che spesso dipendono dal contesto, dalla situazione in
cui gli individui vengono a trovarsi.
Imposizione della propria autorità: è principalmente il caso in cui il potere
viene conferito per via del ruolo, della posizione all’interno dell’azienda;
l’individuo si impone grazie al ruolo che ricopre. Tuttavia, si può imporre
la propria autorità anche quando si è estremamente certi della proprie
conoscenze, quando si hanno informazioni ritenute indispensabili per le
persone su cui si esercita l’autorità;
esercitazione di un’influenza: l’individuo esercita il proprio potere
cercando di influenzare i comportamenti e le opinioni delle altre persone;
minacce, provvedimenti disciplinari fino al licenziamento: in questo caso
l’individuo esercita il proprio potere solo ed unicamente sulla base del
proprio ruolo in azienda , della posizione acquisita nell’organizzazione;
queste si chiamano in management «push strategies», se vogliamo strategie
considerate con punizione.
X
In azienda hanno potere coloro che sono ai vertici dell’organizzazione, un direttore
generale, un amministratore delegato, un capo reparto.
Le fonti del potere in azienda sono diverse, e i managers individuano precisamente
sei fonti del potere:
1) Ruolo: Il potere deriva dal ruolo, dalla posizione che l’individuo ha in azienda;
2) Disponibilità di risorse: Il potere deriva dalle risorse che si hanno a
disposizione, dai propri mazzi e dalla struttura di cui si dispone;
3) Esperienza e conoscenza: l’esperienza di un individuo o la sua conoscenza di
una determinata materia, possono rappresentare di certo una fonte di potere. Ciò è
una delle ragioni per cui alcuni individui tendono a non diffondere e condividere la
propria conoscenza, in quando mantenendola segreta sanno di diventare
indispensabili per l’azienda e di avere un determinato potere rispetto ad altri;
4) Informazioni: Il possesso delle informazioni è un’altra fonte di potere, poiché le
info sono indispensabili per risolvere problemi, prendere decisioni, risolvere conflitti
in azienda;
5) relazioni sociali: hanno potere in azienda quelle persone che riescono a
instaurare una fitta rete di relazioni dentro e fuori l’azienda, per es: ha potere colui il
quale ci mette in contatto con chi può avere delle info utili per noi;
6) personalità e carisma: ci sono persone che hanno potere grazie al loro carisma,
alla loro personalità alla loro capacità di relazionarsi con gli altri.
Dopo aver parlato della dimensione interna, adesso discorriamo della dimensione
esterna di questo esercizio, la quale ci permette di dire che l’azienda esercita il suo
potere non solo nei confronti della comunità interna che, poi, la costituisce, ma anche
nei confronti di un ambiente esterno.
E’ proprio l’interscambio con l’ambiente, rappresenta il fattore essenziale per la
sopravvivenza e lo sviluppo del sistema stesso, essa infatti rappresenta una cellula del
tessuto socio – economico entro cui si sviluppa la vita di ogni gruppo organizzato.
Giova dunque partire dal concetto di “ambiente” per inquadrare i rapporti di struttura
XI
e di comportamento fra le imprese e le altre organizzazioni, politiche, sociali,
culturali, partecipanti alla vita della società, ma soprattutto per poter capire in che
modo l’esercizio del potere aziendale si ripercuote all’esterno.
L’ambiente può essere inteso come il contesto generale all’interno del quale l’azienda
è chiamata a svolgere le sue funzioni. Questo contesto è definito da una serie di
condizioni politiche, legislative, sociali, culturali ed economiche, che determinano il
sistema di vincoli – opportunità entro cui dovrà trovare sviluppo la gestione
aziendale.
L’ambiente in realtà è un sistema composto da quattro sub-insiemi generali, ai quali
si collegano successivamente dei sotto-insiemi generali, sono:
- il sistema o ambiente politico-istituzionale;
- il sistema culturale - tecnologico;
- il sistema demografico - sociale;
- il sistema economico;
Il sistema o ambiente politico – istituzionale è definito dalla forma di governo e
dall’ordinamento legislativo prevalenti nel territorio considerato. Esso proietta delle
influenze di primaria importanza sulla vita dell’azienda, il cui ruolo e le cui
alternative di gestione possono essere fortemente vincolate dalla legge, dagli
interventi e dai controlli dei poteri pubblici.
Ma in questo senso è anche l’azienda che esercita un certo potere nei confronti di
questo ambiente, stiamo parlando del potere politico dell’azienda il quale si
manifesta, con gradi e intensità diverse: dal comando, al coordinamento ed alla regia,
fino a qualche grado di influenza sui comportamenti degli altri soggetti. L’esercizio
di questo potere dipende dalla capacità dell’azienda di congiungere i propri
programmi gestionali a medio – lungo termine con quelli delle istituzioni con le quali
si relaziona, in modo che si realizzi un armonio, condiviso e sostenibile programma
di sviluppo della comunità civile di riferimento, solo attraverso questo sincronismo
potrà essere assicurata la crescita aziendale. Sulla base di quanto detto emerge la