ii
deviato dalle tematiche allocative e re-distributive verso quelle relative
all’efficienza produttiva del sistema.
Di fronte a questo scenario, la riflessione economica non è rimasta affatto
inerte e ha portato all’innovativa conclusione che la forma migliore di
organizzazione del mercato della generazione di energia elettrica è la libera
concorrenza. Per quanto oggi questo risultato possa sembrare scontato, si deve
riconoscere la portata grandiosa di questa nuova idea, grazie alla quale nel 1990
ha preso il via il coraggioso esperimento britannico di liberalizzazione del settore
elettrico.
Da quel momento sono stati numerosi i paesi che hanno seguito a ruota
l’esempio anglosassone, generando così un poderoso “effetto domino” di portata
mondiale, che ha finito per coinvolgere - sebbene con nove anni di ritardo
rispetto all’esperimento inglese - anche il nostro paese, il quale il 16 marzo 1999
ha recepito la direttiva 96/92/CE recante le “Norme comuni per il mercato
interno dell'energia elettrica”
In questo lavoro si vuole provare ad analizzare il grado di efficacia con cui
la riforma italiana si appresta a raggiungere, attraverso l’introduzione di un
regime concorrenziale, l’obiettivo dell’efficienza economica nel settore della
generazione di energia elettrica.
Un’adeguata analisi economica del settore della generazione di energia
elettrica non può che partire da una conoscenza, seppur generale, delle
problematiche tecniche che ne caratterizzano il funzionamento. Pertanto il
Capitolo Primo - sebbene presenti una digressione sugli aspetti economici,
politici, sociali e ambientali dell’energia elettrica - sarà interamente dedicato
all’illustrazione delle caratteristiche tecniche del bene energia elettrica e delle
tecnologie di produzione dello stesso. Naturalmente non mancheremo di
evidenziare durante la trattazione le implicazioni economiche che man mano si
presenteranno.
Il Capitolo Secondo invece mira a mostrare quali sono le leve di cui
dispongono le imprese generatrici di energia elettrica per esercitare potere di
iii
mercato. Ci sembrava però molto più difficile comprendere appieno questi
meccanismi, senza aver prima definito il potere di mercato e senza aver prima
illustrato il funzionamento del mercato della generazione di energia elettrica. Per
questo motivo, l’analisi si sofferma prima sul potere di mercato in generale
(evidenziando le sue implicazioni socio-economiche e i metodi per testarne la
presenza) e poi sulle forme di organizzazione dei mercati all’ingrosso
dell’energia elettrica, all’interno delle quali ricopre un ruolo predominante il
modello di borsa.
Il Capitolo Terzo è quello che si suole definire una “rassegna della
letteratura”. Questa però, non è fine a se stessa: attraverso un’analisi critica dei
contributi più autorevoli dati dalla teoria economica allo studio del potere di
mercato nella generazione di energia elettrica, abbiamo cercato di derivare il
modello che secondo noi meglio si adatta allo studio del settore italiano. Tale
modello è illustrato nell’ultima parte di questo capitolo.
Se dovessimo necessariamente indicare un capitolo come quello
“centrale”, probabilmente la nostra scelta ricadrebbe sul Capitolo Quarto. In
questa sezione infatti vengono illustrate le caratteristiche e la struttura del settore
italiano della generazione di energia elettrica e, sulla base di queste, viene
calibrato il modello elaborato nel capitolo precedente.
Nell’ultima sezione del presente lavoro, si illustreranno infine i risultati
derivanti dalla nostra simulazione e le conclusioni che ne discendono.
Prima di entrare nel vivo della discussione, mi preme ringraziare parte di
quelle persone senza le quali probabilmente questo lavoro non sarebbe venuto
alla luce, partendo da coloro nei cui confronti ho contratto un inestinguibile
“debito intellettuale”. Mi è doveroso ringraziare innanzitutto il prof. Roberto
Artoni, per la piena fiducia e la totale libertà concessemi, e il dott. Guido
Cervigni, per le puntuali critiche al presente lavoro. La mia più profonda
riconoscenza va inoltre a Cosma Campidoglio e Luigi Napolano dell’IRS, la cui
disponibilità è stata disarmante tanto quanto la loro competenza in materia.
iv
Un grazie di cuore va a Carlo e Sergio, che voglio ringraziare
separatamente poiché, oltre ad essere degli amici sinceri, hanno collaborato
attivamente alla stesura del presente lavoro, dandomi stimoli e suggerimenti
decisivi.
Ancora, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al
mantenimento della serenità d’animo necessaria per portare a termine questo
lavoro. Innanzitutto il mio pensiero va agli amici de “La Cordata”, splendidi
compagni di viaggio che hanno reso indimenticabile questa avventura
universitaria. In secondo luogo vorrei ricordare gli amici d’infanzia, con i quali
mi unisce un legame che si è dimostrato più forte della distanza che per lunghi
periodi ci separa. Dulcis in fundo, il grazie più grande va a Sabrina per aver
pazientemente sopportato gli sbalzi d’umore cui le vicende accademiche mi
hanno esposto.
Infine, dedico questo mio lavoro alla mia famiglia, la cui smisurata fiducia
e i cui gravosi sacrifici forse da oggi cominceranno a dare i loro frutti.
La generazione dell’energia elettrica
1
CAPITOLO PRIMO
LA GENERAZIONE
DELL’ENERGIA ELETTRICA
1. L’ENERGIA ELETTRICA.
“Energia” è un termine astratto e, per quanto utilizzato in contesti che
hanno a che vedere con gli ultimi ritrovati di scienza e tecnica, non è affatto un
neologismo: la parola “ενεργεια” esiste già nella lingua greca antica, col
significato di “forza soprannaturale” e in inglese compare nel XVII secolo. Nel
linguaggio comune è sinonimo di vigoria e robustezza, mentre in fisica è definita
come “la grandezza che misura la capacità di un sistema fisico di produrre
lavoro”: un concetto comunque non immediatamente afferrabile sul piano
intuitivo. Nella letteratura scientifica il termine energia viene usato per la prima
volta da Keplero
1
, ossia nasce nella fisica meccanica attorno al Seicento, quando
- attraverso un’attenta osservazione del moto di corpi celesti ed oggetti - si
giunge a definire l’energia cinetica (la cosiddetta “vis viva”) e l’energia
potenziale. Ma è solo con Watt, che per primo trasformò l’energia termica in
meccanica, che la parola acquisisce un senso pratico. Difatti, nel secolo XVIII
l’attenzione si trasferisce ai fenomeni termici, con le conseguenti postulazioni del
primo e del secondo principio della termodinamica, i quali - riassunti in modo
grossolanamente imperfetto in un'unica frase - asseriscono che “l’energia si
conserva, ma si degrada”, nel senso che esistono differenti tipi d’energia di
qualità diversa.
1
Cfr. Ippolito (1976), pagg. 13 e segg.
Capitolo Primo
2
E quanto peggiore è la qualità di un’energia, tanto minore è la frazione di
essa convertibile in lavoro. Difatti, la capacità di produrre lavoro (lavoro
disponibile) è una misura della qualità dell’energia e prende il nome di exergia:
questo è il lavoro producibile in condizioni ideali. Naturalmente il lavoro
producibile in un mondo ideale sarà inferiore al lavoro che effettivamente si può
produrre; questa differenza è data dal rapporto tra lavoro prodotto e lavoro
producibile e prende il nome di efficienza termodinamica.
L’energia elettrica, assieme all’energia meccanica, è una delle forme di
energia di maggiore qualità, perché può essere convertita quasi totalmente in
lavoro disponibile (l’exergia coincide quasi con l’energia). A differenza
dell’energia meccanica, però, l’energia elettrica si presta molto bene al trasporto
a distanza ed è utilizzabile per innumerevoli usi: pertanto, laddove serve energia
meccanica, ad esempio, è spesso conveniente arrivare con la rete elettrica e
convertire in loco l’energia elettrica in energia meccanica. Questo è possibile
grazie al fatto che l’energia meccanica e quella elettrica possono essere
convertite l’una nell’altra con rendimenti prossimi al 100%. Grazie a queste
caratteristiche, l’energia elettrica è divenuta l’intermediario ideale tra le varie
energie.
L’energia elettrica è una forma di energia secondaria, nel senso che è una
derivazione di altre forme di energia (energia primaria): l’energia idrica, eolica,
geotermica, chimica e nucleare, tutte prodotte a partire da risorse naturali dette
per questo fonti primarie. Queste ultime, a loro volta, sono solite essere distinte
in fonti rinnovabili (acqua, vento, sole, vapore geotermico, nucleare) e fonti non
rinnovabili (gas, petrolio e carbone). L’energia elettrica prodotta da fonte
nucleare e da fonti rinnovabili è definita produzione elettrica primaria, mentre il
resto – vale a dire l’energia elettrica ottenuta dalla combustione – è detta
produzione elettrica secondaria. La differenza risiede nel fatto che le fonti
La generazione dell’energia elettrica
3
nucleari e quelle rinnovabili non hanno un’utilizzazione diretta alternativa a
quella elettrica, salvo piccole eccezioni.
2
1.1. Caratteristiche d’offerta dell’energia elettrica.
L’energia elettrica è generalmente considerata come una commodity, nel
senso che è un prodotto non differenziato (alla stregua di cereali, caffè e
petrolio), il quale si presta quindi a contrattazioni impersonali. In altri termini,
per un acquirente un kWh è sempre un kWh, indipendentemente dalla sua
provenienza.
La caratteristica che però la distingue da questi beni, rendendola un
prodotto peculiare e “critico”, è la sua non immagazzinabilità. Caratteristica
rilevante soltanto da un punto di vista economico: infatti, tecnicamente può
essere sì immagazzinata in apposite batterie, ma a costi talmente alti da rendere
economicamente non fattibile l’operazione. Alternativamente può essere
temporaneamente convertita, all’interno di una centrale idroelettrica a serbatoio,
in energia potenziale, per una successiva riconversione in energia elettrica. Il
procedimento, chiamato pompaggio, è intuitivamente semplice e consente un
differimento nell’utilizzo dell’energia elettrica nel tempo
3
: l’eccesso di potenza
degli impianti termoelettrici, nei periodi di minor consumo, può essere utilizzato
per pompare acqua dal bacino a valle a quello a monte, creando così una riserva
di energia potenziale da utilizzare nei periodi di domanda forte. Questa tecnica
semplice, ma allo stesso tempo ingegnosa, soffre ugualmente di problemi
economici. In primo luogo l’energia elettrica prodotta a partire da bacini idrici
costituisce meno del 20% della produzione mondiale
4
. Inoltre, durante il
pompaggio (la trasformazione da energia elettrica ad energia potenziale) si hanno
ulteriori perdite di energia, causate dal rendimento della pompa. Tutto questo
2
Ad esempio vi sono usi diretti non elettrici per l’energia solare o geotermica, che a volte vengono usate
per il riscaldamento.
3
Gli aspetti tecnico-economici del pompaggio verranno analizzati più rigorosamente nella sezione
relativa alla descrizione degli impianti idroelettrici. Per ora è sufficiente cogliere gli aspetti essenziali del
fenomeno.
4
Fonte: Enel (Dato relativo al 1995).
Capitolo Primo
4
significa che è possibile trasferire nel tempo una quantità di energia elettrica
davvero trascurabile rispetto alla produzione totale, per giunta a costi economici
elevati. La diretta conseguenza della non immagazzinabilità dell’energia elettrica
è quindi che l’offerta di energia non può essere superiore alla domanda, poiché
non è possibile differire nel tempo il consumo dell’eccesso di offerta
eventualmente prodotto. Inoltre non è neanche possibile che la domanda sia
superiore all’offerta, perché in caso contrario si incorrerebbe nel pericolo di
“black-out”. La domanda e l’offerta di energia devono pertanto essere
istantaneamente in equilibrio, non essendo permessa alcuna forma di
aggiustamento per motivi tanto di efficienza economica quanto di sicurezza
tecnica. Più precisamente, variazioni improvvise nella domanda di energia
devono essere soddisfatte con altrettanto immediate variazioni nella produzione.
Un altro fattore peculiare dell’energia elettrica è il fatto che, una volta
immessa nella rete di trasmissione, diviene fisicamente indistinguibile: diventa
un flusso di cariche elettriche in movimento lungo la rete, le quali seguono un
percorso caratterizzato dalla minima resistenza del conduttore (legge di
Kirchoff). Se diversi generatori e consumatori sono connessi alla stessa unica
rete, non si può distinguere quale di queste imprese ha fisicamente offerto
energia elettrica ad un determinato consumatore. Si può solo misurare quanto ha
prodotto una data impresa e quanto ha consumato un certo utente in un dato
periodo di tempo. In altri termini, la rete è una sorta di calderone nel quale tutti i
produttori immettono energia elettrica e dal quale tutti gli utenti finali prelevano
l’elettricità loro necessaria.
1.2. Caratteristiche di domanda dell’energia elettrica.
Un’altra caratteristica dell’energia elettrica è l’inelasticità della domanda
di breve periodo a cambiamenti nei prezzi.
Difatti, l’utente finale (domestico o
industriale che sia) generalmente ha limitate possibilità di cambiare
nell’immediato le sue apparecchiature elettriche. Proprio per questo motivo il
dispacciatore del pool elettrico inglese, nella sua continua attività di market
La generazione dell’energia elettrica
5
clearing istantaneo, incrocia l’offerta dei produttori di energia elettrica con una
domanda esattamente verticale. Sicuramente, però nel lungo periodo questa
rigidità della domanda viene ad attenuarsi, grazie al fatto che sono possibili
sostituzioni. Ad esempio, se il prezzo dell’energia elettrica dovesse aumentare
improvvisamente è probabile che il giorno stesso dell’aumento un utente
domestico continui ad usare la stufa elettrica, ma che dopo un po’ di tempo passi
ad una stufa a gas. Ancor più rapidamente degli utenti domestici, gli utenti
industriali “energy-intensive” sembrano essere in grado di riaggiustare i processi
produttivi ai nuovi prezzi dell’energia elettrica.
Questa caratteristica, insieme alla necessaria uguaglianza tra domanda ed
offerta, fa sì che in ogni istante sia la domanda a determinare la quantità prodotta
e scambiata sul mercato, e – nel caso di una borsa per l’elettricità – l’offerta a
determinarne il prezzo. Questa è una considerazione di rilievo nell’analisi
economica della generazione dell’energia elettrica.
Oltre a ricoprire questo ruolo guida nella fissazione della quantità, la
domanda di elettricità possiede altre proprietà particolari. Innanzitutto è
estremamente volatile: tende a fluttuare piuttosto fortemente nel tempo. Gli utenti
finali variano la loro richiesta a seconda dell’ora della giornata (giorno o notte),
del giorno della settimana (feriale o week-end), delle stagioni (inverno o estate).
Questa variazione nella richiesta è positivamente correlata tra gli utilizzatori, a
causa della similitudine nelle preferenze di alcuni gruppi di consumatori e della
simultaneità nei loro comportamenti di consumo. In proposito si distingue
generalmente tra due categorie di utilizzi finali: domestico e industriale.
All’interno di ogni gruppo la correlazione è piuttosto forte, mentre tra i due
gruppi è più debole, sebbene sempre positiva. La correlata variazione
nell’utilizzo di energia elettrica determina cicli giornalieri, settimanali e annuali.
Il primo e più prominente ciclo è quello giornaliero, che prende il nome di
diagramma di carico giornaliero.
5
In Figura 1.1 abbiamo il caratteristico
5
I diagrammi di carico esprimono la potenza richiesta in ogni istante e non il consumo di energia. Difatti,
sull’asse delle ordinate abbiamo la Potenza (espressa in MW) e non il consumo di energia (espresso in
Capitolo Primo
6
andamento “a M” della richiesta di potenza, nell’arco di un tipico giorno feriale
invernale. Tipicamente la domanda sale rapidamente attorno alle 8,00, per
raggiungere il picco mattutino alle 9,00; fino alle 19,00 oscilla a livelli elevati,
raggiungendo il secondo picco (pomeridiano) alle 17,00. Durante la sera continua
a scendere fino al minimo notturno (4,00).
Figura 1.1. Diagramma di carico giornaliero.
0
10000
20000
30000
40000
50000
0 2 4 6 8 1012141618202224
ora
M
W
r
i
c
h
i
e
s
t
i
Fonte: ENEL, 1995
Sarà sicuramente saltato agli occhi il fatto che tale andamento è facilmente
riconducibile all’attività umana. Attorno alle 8,00 la gente si alza, fa colazione e
va al lavoro e subito dopo i negozi, gli uffici e gli stabilimenti industriali aprono.
Durante l’attività lavorativa la richiesta di potenza resta piuttosto elevata e inizia
a diminuire al chiudere di negozi, uffici e fabbriche. Dopo l’orario di cena il
consumo di energia è ridotto all’uso domestico della luce elettrica, dei televisori
e di qualche computer.
Il secondo ciclo rilevante è quello settimanale: per ogni ora del giorno, la
domanda di elettricità è più alta durante i giorni feriali che nel week-end. L’ovvia
spiegazione è che nel fine settimana negozi, uffici e stabilimenti industriali sono
parzialmente chiusi. In più il diagramma di carico del week-end è più smussato
MWh). La relazione tra queste due grandezze è semplice: 1 MWh è l’energia elettrica ottenuta dalla
potenza di 1 MW in un’ora.
La generazione dell’energia elettrica
7
di quello riportato in Figura 1.1, dal momento che le attività dei consumatori nel
fine settimana sono più eterogenee (c’è chi va in giro, chi resta a casa per le
faccende domestiche tralasciate durante il fine settimana, chi dorme tutto il
giorno) e meno correlate (non v’è la tendenza a compiere le stesse azioni nello
stesso momento). Difatti, una correlazione minore tra i comportamenti dei
consumatori, ceteris paribus, distribuirà il consumo più uniformemente durante
tutto l’arco della giornata.
L’ultimo ciclo d’interesse è quello annuale: la domanda tende ad essere
più alta in inverno che in estate, per due ordini di ragioni. In primo luogo,
l’attività economica è sospesa per buona parte dell’estate, a causa delle vacanze.
In secondo luogo, il freddo invernale comporta l’accensione dei sistemi di
riscaldamento; inoltre, in inverno c’è un maggiore utilizzo di luce artificiale che
non in estate, data la minore lunghezza del giorno. In Italia, ad esempio, il
massimo della richiesta si verifica di solito a metà settimana, pochi giorni prima
di Natale, verso le sei della sera, mentre il minimo verso le quattro del mattino
attorno a Ferragosto. Questo discorso, però, non è universalmente valido: in
alcuni stati americani, ad esempio, causa della capillare diffusione dei
condizionatori d’aria, il picco estivo è più alto di quello invernale. In più, un po’
in tutto il mondo pare che si stia assistendo, per lo stesso motivo, ad un
appiattimento verso i (più alti) livelli invernali del diagramma di carico annuale.
Le suddette correlazioni possono variare a seconda dell’estensione
geografica del sistema di riferimento preso in considerazione. Se ad esempio
consideriamo il “sistema Stati Uniti”, la correlazione giornaliera può essere
sottostimata a causa dei diversi fusi orari: difatti, il picco giornaliero verrebbe
spalmato sui diversi fusi orari. Al limite, allargando il sistema di riferimento al
Mondo intero, si ridurrebbe la correlazione annuale, poiché l’inverno in un
emisfero sarebbe associato con l’estate dell’altro. Pertanto, nell’analizzare le
problematiche relative alla domanda di energia elettrica, non si può prescindere
dal fattore geografico e in più occorrono criterio ed oculatezza nel circoscriverne
il sistema di riferimento.
Capitolo Primo
8
Altra caratteristica della domanda è l’incertezza. Infatti, sebbene può
essere noto che alle 9,00 ci sarà un picco mattutino, nessuno può dire con
esattezza a quanto ammonterà la domanda. L’incertezza è sia di breve sia di
lungo periodo. Quella di breve periodo è importante per la diretta generazione di
elettricità: poiché molti impianti di generazione tendono ad essere piuttosto
rigidi, le decisioni sui livelli di produzione devono essere prese in anticipo e
pertanto bisogna effettuare delle previsioni accurate, in modo che vi siano solo
deviazioni relativamente piccole dal livello di produzione programmato.
L’incertezza di lungo periodo, invece, gioca un ruolo decisivo nelle decisioni di
investimento, le quali coprono archi temporali di anche decine d’anni.
I fattori che determinano l’incertezza sul consumo di energia elettrica di
una zona geografica sono i più svariati, ma – come abbiamo visto a proposito del
ciclo annuale - due paiono essere i principali: la congiuntura economica e le
condizioni atmosferiche. Vedremo più approfonditamente in seguito la stretta
relazione che c’è tra consumo di energia elettrica e andamento del reddito di un
paese, ma possiamo fin da ora intuire come, a fronte di un’intensa attività
economica, sia massiccio il consumo di energia elettrica: si pensi, in tal senso,
solo all’attività industriale nel pieno di una ripresa economica e al relativo
consumo di energia elettrica. Le condizioni atmosferiche sono una condizione di
incertezza sia di breve sia di medio periodo. Ad esempio, durante l’estate si può
avere un giorno inaspettatamente più caldo degli altri pertanto da un giorno
all’altro potrebbe aumentare la richiesta di energia elettrica per il massiccio
utilizzo di ventilatori, condizionatori e impianti di refrigerazione in genere.
Oppure, apportando un esempio di incertezza di medio periodo, si potrebbe avere
un inverno più rigido degli altri, che spinge ad un maggiore utilizzo di stufe e
altri sistemi di riscaldamento elettrici.
1.3. L’energia elettrica all’interno del sistema energetico globale.
Dall’epoca della rivoluzione industriale - quando fu scoperta l’induzione
elettromagnetica per una produzione efficace dell’energia elettrica – la società
La generazione dell’energia elettrica
9
umana ha continuato pervicacemente ad “elettrificarsi”, ossia a trasformare in
energia elettrica una frazione sempre maggiore delle fonti primarie di energia
disponibili. Perfino negli anni di gravi turbamenti e crisi economiche, in cui
solitamente diminuisce la richiesta sia di energia primaria sia di energia elettrica
(secondaria), il peso del sottosistema energia elettrica, all’interno del sistema
energetico globale è andato aumentando.
Fino al primo shock petrolifero (1973) è valsa la “legge di Ailleret” o
“legge del raddoppio decennale”: la domanda di energia elettrica raddoppiava
ogni dieci anni. In seguito la domanda di energia elettrica è cresciuta più
lentamente (Tabella 1.1), ma ad un tasso comunque doppio rispetto alla domanda
di energia primaria.
Tabella 1.1. Crescita della domanda di energia elettrica (dati in TWh).
1973 1995 Variazione
Mondo 5.913 12.430 110%
Paesi OCSE 4.217 7.649 81%
Italia 137 261 91%
Fonte: ENEL
Per valutare il peso del sottosistema energia elettrica nel sistema
energetico globale, si utilizza il concetto di penetrazione elettrica, definita come
la frazione di fonti primarie utilizzata annualmente come input del sottosistema
elettrico, rispetto al totale della domanda annua di fonti primarie del sistema
energetico globale.
Silvestri (1988) ha interpolato i dati storici mondiali dal 1913 al 1985 per
la penetrazione elettrica con una funzione del tipo:
t
f
f
2
10885,008,1
1
log
−
×+−=
−
,
Capitolo Primo
10
dove f è la frazione di energia primaria convertita in energia elettrica,
(1-f) è evidentemente la frazione di energia primaria non convertita,
t è il tempo conteggiato in anni a partire dal 1900.
L’equazione empirica appena enunciata mostra un lento, ma continuo
aumento dell’elettrificazione negli anni. Inoltre, l’estrapolazione di questi dati
attraverso la stima di Silvestri, porta ad una penetrazione elettrica prevista pari al
50% nel 2022, anno in cui la metà delle energie primarie dovrebbe essere
trasformata in energia elettrica. Sebbene le cifre dell’estrapolazione possano
sembrare eccessive, bisogna considerare che già nel 1995 la penetrazione
elettrica dei paesi OCSE sfiorava il 40% (Tabella 1.2) e che qualunque
miglioramento dell’efficienza della conversione di energia primaria in energia
elettrica è un incentivo all’elettrificazione. Inoltre la crescita costante della
penetrazione elettrica è dettata dalle profonde modificazioni subite dal tessuto
industriale dei paesi sviluppati, dalla crescita del benessere dei cittadini, dalla
riduzione della produzione in alcuni comparti dell’industria di base (ad esempio,
l’acciaio). In altri termini si sta affermando un diverso modo di consumare
energia: per far funzionare una fonderia serve carbone, ma per illuminare e
condizionare l’aria di un palazzo di uffici serve energia elettrica, così come per
far girare un compact disc o un computer o un qualunque altro elettrodomestico.
Tabella 1.2. Penetrazione elettrica, 1973-1995 (dati in %).
1973 1995
Mondo 26,3 35,4
Paesi OCSE 27,5 39,5
Italia 23 34,4
Fonte: ENEL
Una precisazione è d’obbligo: un’alta penetrazione elettrica può celare una
poco efficiente conversione dell’energia primaria in energia elettrica. Pertanto,
soprattutto nei confronti sia internazionali sia intertemporali, dovrebbe essere
La generazione dell’energia elettrica
11
contemplato anche il dato sul rendimento termico del parco termoelettrico in
questione. In altri termini è necessario tenere sotto controllo il numero di kcal
necessario per produrre kWh, in un dato parco di centrali termoelettriche. Ad
esempio, tra il 1973 e il 1975, proprio in Italia abbiamo assistito ad un aumento
del numero di kcal necessarie a produrre un kWh. Questo dato, abbinato ad una
penetrazione elettrica in costante aumento in quegli stessi anni, porta all’agevole
deduzione che almeno parte dell’aumento della penetrazione elettrica è dovuto al
calo d’efficienza di conversione verificatosi.
1.4. Rilevanza economica dell’energia elettrica.
La domanda di energia primaria in generale e di energia elettrica in
particolare è uno dei tanti indicatori di benessere economico di un paese, essendo
fortemente correlata col reddito nazionale. Infatti, nei paesi industrializzati, oltre
a contare per oltre il 2% del PIL, l’energia elettrica mostra una fortissima
correlazione con questo, dovuta al fatto che la sua domanda è un indicatore
piuttosto preciso del livello di attività economica. Pertanto, nelle statistiche
economiche internazionali, viene prestata molta attenzione alla domanda di
energia elettrica nazionale. Naturalmente, all’atto di effettuare un confronto
internazionale, si rende necessaria una sorta di “normalizzazione” del dato: che
senso avrebbe confrontare la domanda di energia elettrica globale degli Stati
Uniti con quella dell’Italia, sapendo che i primi costituiscono un paese
demograficamente ed economicamente più grande del nostro? Di conseguenza, il
dato più utilizzato è costituito dalla domanda di energia elettrica pro capite.
Ovviamente si rende necessaria una disaggregazione per aree: è poco
significativo, ad esempio, il dato secondo cui la domanda di energia elettrica pro
capite su scala mondiale era di 2200kWh nel 1995. Questa altro non è che una
media fra realtà socioeconomiche diversissime tra loro, che meritano perciò un
trattamento separato.
Nella Tabella 1.3 sono riportati i dati relativi a tre macro-aree più o meno
omogenee: