Introduzione Più che il teatro e i romanzi, è lo sterminato repertorio delle novelle a
creare un saldo legame tra l'opera di Luigi Pirandello e il cinema. Forse per
l'immediatezza di uno stile che si avvicina al quotidiano, forse per la
marcata incisività delle parole, fatto sta che dalle novelle molti registi e
sceneggiatori hanno saccheggiato idee e spunti da convertire al linguaggio
cinematografico.
Il primo a intuire le potenzialità di questo connubio è proprio lo stesso
Pirandello. Poco dopo il 1910, nonostante la sua conclamata (e già
ampiamente discussa in saggi e libri appositi) diffidenza nei confronti del
cinema, lo scrittore agrigentino prende contatti con i più importanti
produttori della settima arte. In una lettera all'amico Nino Martaglio,
Pirandello indica nelle novelle Nel segno e Lontano due drammi adatti a
essere trasposti in ambito cinematografico.
I primi effetti del binomio novelle-cinema non risulta essere soddisfacente.
I temi delicati e complessi delle opere pirandelliane vengono trascurati al
cospetto di una sceneggiatura che mira a affermare il lato più prevedibile
della vicenda. Ne consegue che tutta l'analisi presente nelle novelle, tutta la
riflessione sulla condizione dell'individuo nella società disgregata d'inizio
Novecento, tutte le pulsioni interiori che offuscano la razionalità delle
azioni e dei gesti rimangono nella superficie della pellicola, senza essere
colte nella loro profondità.
E' questo che pensa Pirandello quando si confronta con i primi film tratti
dalle sue novelle. Lo scaldino di Augusto Genina, pur suscitando giudizi
3
confortanti da parte della critica, e anche un discreto riscontro di pubblico,
non convince a pieno lo scrittore premio Nobel. Lo stesso discorso si ripete
per Il lume dell'altra casa di Ugo Gracci, 1922, al quale si rimprovera la
scarsa aderenza al significato generale della novella. Non andrà bene
neanche ai successivi film, da Il crollo di R. M. Gargiulo, ispirato a Lumìe
di Sicilia , a La canzone dell'amore di Righelli, primo film sonoro italiano
tratto da In silenzio .
Pirandello prova anche a scrivere alcuni soggetti per il cinema ma, a parte
la sceneggiatura intitolata Gioca, Pietro , poi chiamato Acciaio e diretto da
Walter Ruttmann (dove, tra l'altro, il risultato finale sarà ben diverso dagli
intenti dello scrittore), i suoi sforzi si rivelano vani.
Le difficoltà incontrate negli ambienti cinematografici inducono Pirandello
a assumere un atteggiamento ritroso nei confronti del cinema. Se in un
primo momento si tende a sottolineare la dinamicità di una forma di
rappresentazione che evita la cristallizzazione e si risolve su un piano
puramente visivo, la strada intrapresa dal cinema dopo l'introduzione del
sonoro, con la prevalenza della parola sull'immagine e sul suono, viene
criticata pubblicamente da Pirandello, che denuncia la stereotipizzazione di
un linguaggio che smarrisce la sua carica avanguardistica e si adagia su
modelli che competono a altre arti, come il teatro. Negli anni a seguire, fino
al 1936, anno della sua morte, Pirandello cercherà in tutti i modi di
salvaguardare gli interessi del teatro, contrapponendoli a quelli di un
cinema che deve trovare nella compenetrazione tra immagine e musica il
suo viatico principale. In questo periodo, eccezion fatta per il film Terra di
nessuno di Mario Baffico, distribuito soltanto nel 1939 ma ultimato in fase
di sceneggiatura nel 1936, per il quale lo scrittore siciliano non nasconde
un certo apprezzamento (la stesura del dramma, ispirato alle novelle
Requiem aeternam dona eis, Domine! e Romolo , è affidata a Corrado
4
Alvaro e a Stefano Landi, figlio di Pirandello), i giudizi sui film tratti dalle
sue novelle non saranno lusinghieri.
In un'intervista rilasciata alla rivista “Cinema sessanta” nel 1998, Paolo e
Vittorio Taviani si chiedono cosa avrebbe pensato Luigi Pirandello di fronte
a Kaos e Tu ridi , i due film tratti da alcune novelle. Non sapremo mai
l'opinione di Pirandello sui due film, è indubbio tuttavia che i fratelli
Taviani sono tra i registi che meglio hanno saputo trasferire sul grande
schermo la complessità tematica delle Novelle.
In entrambi i lavori gli autori toscani scelgono la struttura a episodi già
sperimentata nel loro secondo lungometraggio, I fuorilegge del
matrimonio : Kaos è suddiviso in cinque parti più un prologo che fa anche
da anello di congiunzione tra le varie storie. Le novelle prese in
considerazione sono L'altro figlio , Mal di luna , La giara , Requiem
aeternam dona eis, Domine! , Colloqui con i personaggi e Il corvo di
Mizarro . Tu ridi è composto da due episodi, Felice e Due sequestri , e
riprende quattro novelle pirandelliane, Tu ridi , L'imbecille , Sole e ombra e
La cattura .
L'obiettivo della Tesi è analizzare i due film a partire dal rapporto con la
fonte letteraria. Se in Kaos ogni episodio corrisponde a una novella,
segnando in tal modo un rapporto più diretto (ma non per questo più
semplice e immediato) tra cinema e letteratura, Tu ridi ha una struttura più
articolata che tende a mischiare riferimento letterario, cronaca nera e
momenti della vita di Pirandello. L'approccio metodologico ai due film,
quindi, varierà: in Kaos si proporrà un confronto più serrato tra novella e
episodio filmico, con attenzione particolare all'importanza
dell'ambientazione siciliana, dove la realtà storica abbraccia il mito e le
allusioni di carattere popolare si sommano al fantastico e all'epos; in Tu ridi
5
si cercherà di ricostruire i motivi che hanno indotto i due registi a affidarsi
a una struttura più articolata e al modo in cui l'opera pirandelliana diventa
lo strumento per smascherare le debolezze della società attuale.
Oltre alla necessità di evidenziare come i Taviani si confrontano con la
matrice pirandelliana, la Tesi si concentrerà sul peso di Kaos e Tu ridi
all'interno della poetica personale dei due registi. I due film
approfondiscono alcune costanti della produzione filmica tavianea, come la
riflessione sul ruolo e sul destino dell'Utopia, il rapporto tra arte e vita, la
dialettica tra passato e presente, la necessità di una verità storica e morale.
Se Kaos , in un orizzonte che non contempla alcuna prospettiva ideologica e
vira verso una dimensione astorica, sospesa tra realismo e favola, è un film
che si abbandona al piacere della narrazione, credendo ancora nella forza
trasfiguratrice dell'arte, Tu ridi rappresenta in maniera netta e radicale la
crisi di un presente che si sta accartocciando da sé e non trova più le
risposte adeguate per uscire dalla crisi etica e politica, ma anche artistica,
dato che l'arte non sembra più capace di trasformare, attraverso il processo
creativo e l'immaginazione, la realtà circostante.
Di entrambi i film si metteranno poi in rilievo tutte quelle scelte registiche
che hanno peso sintattico o semantico, per sottolineare come anche
attraverso l'impianto stilistico, i Taviani filtrano i temi più rilevanti del loro
cinema.
6
CAPITOLO PRIMO -L'altro figlio-
I: Luigi Pirandello: Novelle per un anno e il tema
dell'umorismo. Analisi della novella “L'altro figlio”
Da quando Luigi Pirandello iniziò a riunire nel 1922 tutte le sue novelle in
un unico volume, Novelle per un anno , pubblicato dall'editore Bemporad di
Firenze, i critici letterari di tutto il mondo hanno cercato di dare organicità
e senso analitico a questo corpus sterminato ed eterogeneo che ha
accompagnato l'intera vita letteraria dello scrittore siciliano. Scritte in un
arco di tempo superiore ai quarant'anni, le novelle rappresentano il terreno
privilegiato da Pirandello per sperimentare e affrontare i temi più
importanti della sua produzione artistica. Pubblicate sui quotidiani e sulle
riviste letterarie, permettono all'autore di confrontarsi con un pubblico di
media preparazione culturale e di alimentare quella popolarità che farà di
lui lo scrittore italiano più conosciuto di tutto il Novecento.
Nonostante le evidenti difficoltà nel tracciare linee guida condivisibili, vista
anche la diversa finalità di questa Tesi, è opportuno comunque soffermarsi
su alcuni concetti base che stanno alla radice del Pirandello novelliere e che
avranno riflessi anche sui film dei Fratelli Taviani. Le novelle
rappresentano un grande affresco della condizione umana. Pirandello
esplora una miriade di personaggi, si sposta tra città e campagna, entra in
contatto con i settori più sviluppati della società e con quelli più arcaici e
7
rurali, indaga i comportamenti di tutte le classi sociali, mette a nudo le
debolezze degli individui, qualunque esse siano. Ma tutti questi ritratti,
tutta questa esauriente galleria umana è riconducibile ad un unico grande
tema, quello della coscienza della crisi dell'uomo moderno, uomo che
acquista coscienza di sé, si sdoppia e si vede vivere, solo, ingannato,
imprigionato in quelle trappole sociali che si è costruito. Come ha notato
Novella Gazich i personaggi delle Novelle non sono altro che oppressi; chi
per un motivo, chi per un altro, tutti rimangono impigliati in quella maglia
di pregiudizi che li “costringe in una parte inautentica” 1
da consumarsi in
quel palcoscenico ideale che è la vita. Maglia di pregiudizi che diviene
ancor più insopportabile quando l'individuo prende coscienza della propria
condizione, quando, per dirla come Anselmo Paleari, personaggio de Il fu
Mattia Pascal , si opera uno strappo nel cielo di carta.
Il nucleo centrale delle novelle viene scritto nel periodo compreso tra il
1900 e il 1915. Parallelamente, in questi anni, Pirandello porta avanti la
stesura del saggio L'Umorismo , pubblicato nel 1908. E proprio attorno ai
concetti fondamentali di questo saggio vertono gran parte delle novelle
pirandelliane. L'umorismo consta di due parti: nella prima parte si
ricostruisce a livello storico-critico l'influenza dell'umorismo nella
letteratura, nella seconda parte si delinea una vera e propria teoria
personale. Partendo dalla consapevolezza della difficoltà di riconoscere e di
fossilizzare in definizioni precostituite un'arte umoristica, e dalle differenze
tra la nozione di umorismo e la nozione di ironia, Pirandello sostiene che
l'umorismo nasce al di fuori della retorica e si serve del supporto primario
della riflessione. Grazie a questa, infatti, si compie il passaggio
dall'avvertimento del contrario al sentimento del contrario.
Per rendere più chiara la sua teoria lo scrittore siciliano ricorre alla famosa
1
“Luigi Pirandello. Novelle” a cura di Novella Gazich, Principato, Milano, 1993, introduzione pag.
XIX
8
descrizione della vecchia signora con i capelli tinti, goffamente
imbellettata. “Avverto che questa signora è il contrario di ciò che una
vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e
superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica.”
2
Ecco un
classico esempio di ciò che Pirandello intende per comicità. Attraverso
l'avvertimento del contrario la signora ha suscitato riso e ilarità. Ma se
interviene la riflessione e la signora viene vista sotto un'altra luce, se si
prova a capire il motivo per cui la signora si veste in quel modo
appariscente, “ecco che io non posso più riderne come prima, perché
appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andare oltre quel primo
avvertimento [...], mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario” 3
.
L'umorismo quindi consiste nell'affermazione del sentimento del contrario
“provocato dalla speciale attività della riflessione” 4
e si applica a qualsiasi
contesto in cui la riflessione stessa scardina la realtà e permette di andare al
di là della superficialità, al di là della prima impressione.
Nelle novelle Pirandello affina e perfeziona la poetica dell'umorismo.
Anche L'altro figlio è costruita su un chiaro schema umoristico. La
protagonista, la vecchia e sola Maragrazia, madre di due figli emigrati in
America di cui non ha mai avuto notizie, viene subito caratterizzata
dall'autore:
Pareva un mucchio di cenci. Cenci unti e grevi, sempre gli stessi,
d'estate e inverno, strappati, sbrindellati, senza più colore e
impregnati di sudore puzzolente e di tutto il sudicio delle strade 5
.
La presentazione del personaggio è un crescendo di drammaticità.
2
“L'umorismo” di Luigi Pirandello, ed. Tascabili Economici Newton, 1993, pag. 78.
3
Ibidem, pag. 78-79.
4
Ibidem, pag. 98.
5
“L'altro figlio” di Luigi Pirandello, in “Novelle per un anno” , ed. Giunti Gruppo Editoriale, Firenze,
1994, pag. 911
9
Ora, spesso, qualche mosca le si attaccava, vorace, a quegli occhi;
ma ella era così sprofondata e assorta nella sua pena,
che non l'avvertiva nemmeno; non la cacciava 6
.
Pirandello vuole sottolineare il dolore esistenziale della donna che si
riversa nell'aspetto esteriore, nella cura di sé e della sua umile abitazione,
quei quattro muri di creta e canne che crollano a soffiarci su 7
.
Ma nessuno al paese bada più a Maragrazia. Gli abitanti di Farnia ignorano
i lamenti della vecchia, la considerano matta e non perdono occasione per
deriderla e umiliarla:
Qualcuno, passando, le buttava in grembo un soldo o un tozzo di pane 8
.
Fino a qui siamo ancora nel campo dell'avvertimento del contrario.
Maragrazia è vista e giudicata per come si comporta e non suscita nei suoi
compaesani quella riflessione che dovrebbe condurre al sentimento del
contrario, turbando il riso di una situazione che fugge dalle apparenze.
Emblematico, in tal senso, è il personaggio di Ninfarosa, l'emblema della
sensualità popolare, l'esatto contrario di Maragrazia:
bruna e colorita, dagli occhi neri, sfavillanti, dalle labbra accese [...] dal petto colmo 9
La giovane donna è incaricata da Maragrazia di scrivere l'ennesima lettera
indirizzata ai figli. Ma Ninfarosa non segue il dettato della vecchia, traccia
soltanto degli 6
Ibidem, pag. 911.
7
Ibidem, pag. 916.
8
Ibidem, pag. 911.
9
Ibidem, pag. 913.
10
sgorbi, tirati giù con la penna, a zig-zag 10
.
Ninfarosa non comprende il comportamento di Maragrazia, non capisce
perché ella si ostini a mandare lettere ai due figli che l'hanno ormai
dimenticata, mentre continua a ignorare l'altro figlio che vive in paese e che
farebbe di tutto pur di aiutare la madre. Ninfarosa non capisce, avverte il
contrario del comportamento di Maragrazia ma non approfondisce, non
analizza. Per lei, Maragrazia è una vecchia matta, nulla di più.
Ora in paese la conoscono tutti [...] e non le bada più nessuno [...].
Tutti le diranno che è matta, proprio matta 11
.
Ninfarosa si fa portavoce del punto di vista popolare, naturale che il suo
atteggiamento nei confronti di Maragrazia sia di noncuranza.
Alla superficialità dimostrata dagli abitanti di Farnia Pirandello
contrappone la pietà e la sensibilità del giovane medico condotto, da poco
insediato nel paese, ma che presto sarà costretto a andarsene, perché mal
considerato dai signorotti del paese. Il dottore, pressapoco un ragazzo, ma
già saggio e premuroso al punto che tutti i poveri lo apprezzano, palesa fin
da subito particolare riguardo nei confronti di Maragrazia. Sarà lui a
rivelarle che nella lettera non c'è scritto niente, sarà lui che, colmo di
commozione e indignazione, andrà a rimproverare Ninfarosa; sarà sempre
lui che, una volta conosciuta l'esistenza dell'altro figlio, vorrà incontrarlo
per capire i motivi del malessere della vecchia. Il dottore incarna la figura
dell'umorista, di colui che, attraverso la pietà e la riflessione, scopre il
disaccordo tra vita reale e ideale umano e si fa portavoce di un nuovo
sentimento: il sentimento del contrario. Una volta conosciuta la causa per
10
Ibidem, pag. 918.
11
Ibidem, pag. 920.
11
cui Maragrazia non può vedere l'altro figlio, il dottore penetra nel dolore
della vecchia e ne comprende le ragioni. E, proprio per questo, non può
fare altro che continuare a coltivare l'illusione della vecchia, l'unica cosa
che le è rimasta, accettando di scrivere la lettera che non arriverà mai ai due
figli emigrati.
Il dottore è miope. Ha problemi alla vista, proprio come Mattia Pascal, il
personaggio umoristico per eccellenza di Pirandello. Le lenti non gli
servono soltanto per vedere meglio, possono essere interpretate anche come
schermo tra sé e la vita. L'umorista ha bisogno di crearsi un distacco,
soltanto così riuscirà a prendere consapevolezza della fisionomia aperta e
fluida della realtà e a smascherarne tutte le contraddizioni.
L'umorismo è soltanto una delle chiavi di lettura di una novella molto
complessa, capace di condensare nel breve spazio di poche pagine molte
tematiche tipiche della poetica pirandelliana. L'altro figlio nasce come
come dramma personale, giocato in ambito familiare, ma presto s'innalza a
dramma corale attraverso la questione dell'emigrazione. La Sicilia di fine
Ottocento e d'inizio Novecento subisce uno dei flussi migratori più
consistenti della sua storia. La Terra promessa non è la penisola italiana,
bensì il continente americano, e la chimera è quella di diventare più ricco in
una società che ti offre occasioni e ti rende libero. Molti poeti hanno
cantato la lacerazione interiore di chi lascia la propria terra, la propria casa,
i propri affetti. Pirandello rovescia il punto di vista e si sofferma sul dolore
di chi rimane. E il dramma non si fa solo esistenziale, ma coinvolge anche
la società e diventa di dominio pubblico. In mezzo al triste corteo di madri
affrante che salutano per l'ultima volta i mariti e i figli pronti a partire per
l'America, Pirandello fa intervenire un personaggio, Jaco Spina, un vecchio
del paese, che appare e scompare dalla novella e non ha peso narrativo.
12
Con le sue parole, però, Jaco Spina introduce un tema scottante che
condiziona lo sviluppo economico e sociale della Sicilia d'inizio 1900. La
partenza della maggior parte degli uomini ha riflusso negativo sulla
produzione agricola dell'isola. A corto di manodopera lavorativa, la Sicilia
deve pagare il prezzo dell'arretratezza e della povertà.
Dove son più le braccia per lavorare le nostre terre? A Farnia,
ormai, siamo rimasti solo noi: vecchi, femmine e bambini.
E ho la terra e me la vedo patire. Con un solo pajo di braccia che
posso fare? E ne partono ancora, ne partono! Pioggia in faccia e vento alle spalle, dico io. Si rompano il collo, maledetti!
12
.
Ecco che la forza drammatica della novella trascende la dimensione privata
e s'intreccia con la vita della comunità. Il dolore personale di Maragrazia
apre al tema dell'emigrazione, e l'emigrazione rappresenta un fattore della
crisi economica della Sicilia.
Lo stesso procedimento viene attuato da Pirandello nell'altro grande tema
affrontato, quello della spedizione garibaldina. La spedizione dei Mille è
ormai avvenimento storico, anche nel tempo della novella. Garibaldi è un
ricordo lontano e delle sue gesta non rimane alcuna traccia eroica. Ombra
d'un passato furtivo e ingombrante, il celebre condottiero dei due mondi
finisce per diventare uno dei protagonisti della novella nonostante non
abbia un ruolo attivo e influenzi gli altri personaggi solo attraverso le
conseguenze delle sue azioni. Nessuno dei protagonisti de L'altro figlio ha
conosciuto Garibaldi. E' presumibile che molti, addirittura, siano nati dopo
il suo passaggio. Tutti, però, devono a lui parte delle loro scelte, parte della
loro vita. Maragrazia non ha coscienza politica e sociale ma Garibaldi le ha
cambiato l'esistenza. Alla radice di ciò, certi fatti che poco hanno a che fare
con la retorica del Risorgimento e che non vengono neanche menzionati nei
12
Ibidem, pag. 913.
13
libri di Storia, ma che per gli abitanti siciliani hanno avuto grande impatto.
E' il solito discorso tra Storia collettiva e storia individuale, come i grandi
processi e le grandi trasformazioni storiche finiscano per condizionare la
vita di chi, quelle scelte, le subisce e basta.
L'ombra di Garibaldi irrompe nella novella quando Maragrazia decide di
confessare al dottore le cause che le impediscono di volere bene all'altro
figlio.
Ha sentito parlare, vossignoria d'un certo Canebardo?
13
.
La vecchia storpia il nome di Garibaldi, suscitando perplessità nel medico,
ma la sua ignoranza e la sua ingenuità non vanno sottovalutate. Maragrazia
non ha l'occhio dello storico, non assume il punto di vista del politico o
dell'uomo di cultura, è semplicemente l'emblema della saggezza popolare.
A lei non interessa se Garibaldi è stato il principale artefice dell'Unità
d'Italia; a lei poco importa se, grazie a lui, la Sicilia si è liberata della
tirannia borbonica. Lei giudica Garibaldi non in un'ottica storica, ma a
seconda di come le azioni del condottiero abbiano segnato la sua vita. E, da
questo punto di vista, l'impatto di Garibaldi sull'esistenza di Maragrazia è
stato devastante.
Questo Canebardo diede ordine, quando venne, che fossero aperte tutte le carceri di tutti i paesi. Ora, si figuri vossignoria che ira di Dio si scatenò allora per le nostre campagne! I peggiori ladri, i peggiori assassini, bestie selvagge,
sanguinarie, arrabbiate da tanti anni di catena 14
.
Maragrazia non può e non vuole soffermarsi sulle motivazioni storiche
della decisione di Garibaldi, che trovò nei carcerati e nell'insurrezione
13
Ibidem, pag. 926.
14
Ibidem, pag. 926.
14
contadina gli alleati decisivi per rovesciare il potere costituito. Dalle carceri
uscirono tanti dissidenti politici, tanti poveri contadini. Ma anche tanti
delinquenti comuni, tanti briganti, che approfittarono del momento caotico
per imperversare con la loro violenza nelle campagne e nelle città. Uno di
questi, il più malvagio e sanguinario, Cola Camizzi, transitò per Farnia e
costrinse il marito di Maragrazia ad aggregarsi a lui e a compiere le
peggiori nefandezze. Il povero uomo provò a scappare ma fu bloccato,
ucciso e la sua testa divenne una palla per il gioco delle bocce. Questo per
Maragrazia è Garibaldi. Questa è la ripercussione di una spedizione che ha
trovato gloria nella Storia ma che da certo popolo siciliano è stata vissuta
con dramma e incomprensione. Del passaggio dei Mille a Maragrazia non è
rimasto soltanto il ricordo ma anche un figlio, nato dallo stupro di un
brigante appartenente alla banda di Cola Camizzi. L'altro figlio, uguale
nelle fattezze al padre, ma totalmente diverso nell'animo, non ha colpe
specifiche ma paga il fatto di essere il risultato di una terribile violenza, di
una ferocia che non ha eguali.
15
II: DAL RACCONTO AL FILM: L'ALTRO
FIGLIO DEI FRATELLI TAVIANI Nella storia del Cinema non mancano di certo gli incontri tra cinema e
letteratura. Dai grandi autori ai semplici artigiani della pellicola, chiunque
si è confrontato o ha tratto ispirazione da un'opera letteraria. Esiste un
approccio più o meno consapevole, ma le notevoli differenze tra le due arti
spingono i registi a guadagnarsi una certa autonomia rispetto al testo di
riferimento, scelta necessaria per rendere più asciutta e lineare l'opera
filmica. Questa autonomia cresce nei casi in cui i registi, oltre a possedere
autorialità, partono dal testo letterario con un intento preciso. E' il caso di
Paolo e Vittorio Taviani che, con Kaos , aprono le porte a Pirandello e
tornano in Sicilia dopo più di vent'anni dal loro film d'esordio Un uomo da
bruciare .
L'episodio L'altro figlio occupa un ruolo importante nel film, non solo
perché è il primo segmento narrativo omogeneo dopo il prologo affidato al
corvo il quale, dopo aver subito le sevizie da parte di alcuni contadini, si
libra in cielo e vola sopra il paesaggio siciliano; ma anche perché introduce
una serie di riflessioni che dimostrano quanto i Taviani, attraverso
Pirandello, portano avanti un discorso che s'innesta perfettamente nel loro
orizzonte tematico ed è legato alla loro precedente produzione
cinematografica.
L'approccio dei Taviani a Pirandello si può definire aperto e non vincolato
alla fedeltà assoluta. Dopo aver tralasciato il Pirandello romanziere e il
Pirandello autore teatrale, i Taviani operano un'ulteriore scrematura
concentrandosi sulle novelle d'ambientazione contadina nelle quali
16