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1. CARATTERI DELLE IMPRESE ECCELLENTI
1.1. IL QUADRO DELLE DINAMICHE AZIENDALI
L’analisi delle dinamiche aziendali è un processo complesso, in quanto
necessita dello studio e della comprensione di molti e vari fattori. La realtà d’impresa
si configura come un insieme di interconnessioni con l’esterno che implicano, da
parte del management, una spiccata sensibilità ai diversi modi di fare e alle differenti
culture. In particolare, il modus operandi tipico della cultura occidentale è orientato
in modo diretto al business. Tale punto di vista, che risulta essere minoritario nel
contesto mondiale, va relazionato con altri orientamenti, quali quello giapponese, che
si focalizzano sulle relazioni e sull’importanza della negoziazione
1
.
Calata in tale contesto, l’impresa deve essere organizzata e gestita secondo
una forte impronta mercatistica, attraverso processi di comprensione, pianificazione,
programmazione e controllo. Emerge, quindi, l’idea della finanza d’impresa come
disciplina direzionale, che racchiude in sé gli obiettivi sia della funzione di
marketing, sia della produzione
2
. L’obiettivo è il miglioramento, l’evoluzione, la
modernizzazione, il tutto attraverso la sperimentazione e l’empirismo, seguendo il
concetto di adhocrazia
3
.
L’impresa, però, non si configura solamente come un complesso di risorse
tecnico-economiche, ma si basa sull’azione coordinata di soggetti. Tale
considerazione porta ad integrare i principi prettamente mercatistici con la
dimensione organizzativa. Le relazioni aziendali interne ed esterne vanno configurate
su schemi transazionali non rigidi, che tengano conto anche della razionalità ed
emotività dei fattori. I risultati utili, infatti, si determinano solo attraverso la fase
attiva dei capitali, con il concreto operare dei fattori della produzione
4
.
Si ha lo spostamento del baricentro delle aziende moderne dal luogo dove si
fabbrica il prodotto agli ambiti in cui emergono le decisioni vitali, dalle quali
1
Cfr. PARISI-CAREW E., CAREW D., FINCH F., STONER J., Leadership 2005: Office of the Future
report, p. 4, Dicembre 2000.
2
Cfr. COLOMBI F., Strategia & Finanza – Modelli interpretativi e funzioni direzionali per i
comportamenti finanziari dell’azienda, pp. 26-29, ETASLIBRI, Milano 1989.
3
Adhocrazia: neologismo che rimanda alla gestione rivolta all’imprevedibilità, alla flessibilità ed alla
cultura dei compiti, in contrapposizione alla cultura burocratica.
4
Cfr. COLOMBI F., Strategia & Finanza – Modelli interpretativi e funzioni direzionali per i
comportamenti finanziari dell’azienda, pp. 116-157, ETASLIBRI, Milano 1989.
6
scaturisce sia l’energia che la sinergia del valore, che si estrinsecano praticamente in
partecipazioni societarie, in reti di imprese e in imprese divisionali. L’autonomia
decisionale e il coordinamento sono le due forze che vanno gestite, pesate e
regolarizzate, in modo da dar vita ad un organismo nel quale la creazione di valore
risulta dalla funzionalità oggettiva dei fattori
5
. L’aspetto critico è costituito dalla
gestione delle informazioni, dalla capacità negoziale dei membri e dalla necessità di
un’azione integrata; mentre l’orientamento al mercato fornisce l’opportunità di
valutare correttamente l’effettiva creazione di valore. Si evidenzia, quindi,
l’importanza del coordinamento che deve penetrare, in maniera sempre più marcata, i
processi economici e finanziari, riconciliando l’impresa alle fonti delle risorse
costituenti l’origine del valore
6
.
Nel definire la struttura finanziaria, non è sufficiente raccogliere e
proporzionare le diverse fonti, ma è necessario porre molta attenzione alle svariate
fecondità, che si manifestano in tempi, spazi ed intensità differenti. Inoltre la qualità
e la quantità delle fonti risultano direttamente collegate al valore dell’elemento
umano, da cui deriva, anche, l’eventuale plusvalore. Emerge un processo di
valorizzazione dell’azienda, in cui il valore di mercato crescerà in proporzione
all’eccedenza dei saggi di rendimento delle attività patrimoniali rispetto al costo del
capitale
7
. E’ però importante tenere sempre in considerazione il rischio di
un’eventuale obsolescenza, non propriamente tecnica, quanto piuttosto organizzativa,
della mentalità e degli stili direzionali. Ciò si riflette in un decadimento della
capacità di conduzione, in una obsolescenza manageriale, intesa quale perdita di
vitalità aziendale
8
. Le ragioni di uno status di crescita stazionario o in declino vanno
ricercate non solamente nel mercato saturo, ma anche nel default gestionale e nella
scarsa responsabilità esecutiva. Le vicende dei fallimenti di società in espansione,
rivelano, in sostanza, un ciclo auto-ingannevole di crescita generosa e di decadenza
inaspettata
9
.
Per attuare strategie adeguate occorre considerare l’impresa globalmente,
favorendone l’operosità. La qualità delle scelte e la conseguente creazione o
distruzione di valore, sono strettamente collegate al livello di equilibrio tra il cosa
5
Cfr. COLOMBI F., PALOMBA G., Ellissi del Valore, pagg. 4-42, Strategia&Finanza srl, Roma 1995.
6
Cfr. Ibidem, pp. 47-50.
7
Cfr. COLOMBI F., Strategia & Finanza – Modelli interpretativi e funzioni direzionali per i
comportamenti finanziari dell’azienda, p. 159, ETASLIBRI, Milano 1989.
8
Cfr. Ibidem, p. 172.
9
Cfr. LEVITT T., Marketing Myopia, pp. 2-4, Harvard Business Review, Settembre-Ottobre 1975.
7
fare e il come fare, andando ad innescare quattro diversi tipi di dinamiche
comportamentali:
I. Dinamica Inerziale;
II. Dinamica Emergente;
III. Dinamica Involutiva;
IV. Dinamica Eccellente
10
.
1.2. DINAMICA INERZIALE: RENDIMENTO E COSTO DEL CAPITALE
Le dinamiche comportamentali hanno come punti di riferimento il tasso
interno di rendimento, TIR, e il costo del capitale, k, i quali permettono di evidenziare
le situazioni del valore: creazione, conservazione e distruzione. La crescita redditizia
è una delle fonti primarie della creazione di valore, ma a livello economico diventa
un obiettivo sempre più inafferrabile e fugace per la maggior parte delle aziende
11
.
La dinamica inerziale caratterizza le imprese che hanno sistemi operativi
efficienti ma con strategie mal formulate e confuse; anche se è possibile un certo
sviluppo inerziale, il pericolo può venire da improvvisi cambiamenti ambientali
come anche da una relativa carenza di orientamento al futuro. In tale contesto si avrà
una tendenziale conservazione del valore nel tempo, con un BARIECOF
12
che avrà dei
valori che oscilleranno intorno allo zero.
1.3. DINAMICA EMERGENTE: RENDIMENTO E COSTO DEL CAPITALE
Nell’effettuare i propri investimenti, l’impresa deve avere alla base un forte
core business che sia la sua forza motrice che le consente di creare valore e di
ampliare i confini delle proprie attività. E’ necessario partire dai punti di forza per
poi attuare strategie e tattiche volte a rafforzare l’impresa, ma, empiricamente,
emerge come ingenti investimenti di espansione si basino su false premesse
13
.
10
Cfr. COLOMBI F., Strategia & Finanza – Modelli interpretativi e funzioni direzionali per i
comportamenti finanziari dell’azienda, pp. 220-236, ETASLIBRI, Milano 1989.
11
Cfr. CHRIS ZOCK, Il segreto della crescita, p. 4, Etas, Milano, Luglio 2004.
12
Il BARIECOF è l’indice normalizzato dell’eccedenza di copertura finanziaria; ha come intervallo di
valori -1 e 1, dove i valori positivi denotano una creazione e i valori negativi una distruzione di valore;
si calcola come:
(TIR – k) / Max [TIR ; k].
13
Cfr. CHRIS ZOCK, Il segreto della crescita, p. 81, Etas, Milano, Luglio 2004.
8
Quella emergente è una dinamica comportamentale qualificante le gestioni
che, pur avendo chiare e definite strategie, non riescono sempre a metterle in atto a
causa della scarsa efficienza dei piani operativi. Risulta, quindi, una situazione di
creazione di valore, seppur incerta e volatile, in quanto l’impresa non ha una struttura
economica e finanziaria solida, tale da poter sopportare e superare tranquillamente i
mutevoli andamenti del mercato.
1.4. DINAMICA INVOLUTIVA: RENDIMENTO E COSTO DEL CAPITALE
La gran parte degli insuccessi è dovuto al fallimento di una strategia di
crescita, ad una struttura organizzativa, economica e finanziaria inadeguate, alla
presenza di fattori emozionali legati alle aspettative. In molti casi il valore delle
azioni sul mercato può derivare, per buona parte, dalle aspettative degli investitori
sulle prospettive di crescita. Se gli investitori cominciano ad essere meno convinti
delle capacità di crescita di un’azienda, il valore percepito può diminuire
drasticamente. Inoltre, in tale contesto, basterebbe anche solo la minaccia di un
rallentamento nella crescita, per far crollare il valore
14
.
La dinamica involutiva concerne proprio l’inadeguatezza dell’impresa sotto il
profilo strategico ed operativo. Tale dinamica presenterà un BARIECOF che assumerà
valori negativi, con conseguente distruzione di valore.
1.5. DINAMICA ECCELLENTE: RENDIMENTO E COSTO DEL CAPITALE
Definire una traiettoria di azione che risulti efficace ed efficiente richiede una
grande capacità e sensibilità al cambiamento del contesto. In particolare, nel lungo
termine si potrebbe seguire la strada della ripetizione di sequenze di iniziative più
piccole. Tale strategia porterebbe ad un aumento delle probabilità di successo e alla
possibilità di gestire più iniziative nello stesso tempo. Inoltre emergerebbe una
maggiore capacità di controllo dei costi e la possibilità di creare un modello di azione
che si avvantaggi anche della curva di apprendimento ed esperienza
15
.
E’ importante stimare la distribuzione dei profitti tra le varie attività che
formano la catena del valore dell’azienda, andando a definire in maniera chiara: il
14
Cfr. CHRIS ZOCK, Il segreto della crescita, pp. 8-15, Etas, Milano, Luglio 2004.
15
Cfr. Ibidem, pp. 6-7.
9
settore; i profitti attuali e potenziali; la copertura del costo del capitale. Tale analisi
approfondita può evidenziare l’attrattività di base di un mercato data la sua
dimensione, il suo tasso di crescita, la struttura economica e gli investimenti
alternativi
16
.
La dinamica evolutiva, palesa un’ottima complessione aziendale,
avvantaggiandosi di chiare ed affidabili strategie e di programmi operativi efficienti.
Tutte le imprese aspirano a tale contesto, nel quale si rispecchiano solo le migliori,
quelle più aperte ed immaginative nei confronti del futuro. E’ evidente una situazione
di creazione di valore solida e tendenzialmente duratura, con saggi di rendimento
decisamente superiori al costo del capitale.
1.6. IL FRANCHISING
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Particolare esempio di dinamica comportamentale è il franchising che
consiste nell’ideare, produrre e commercializzare, tramite un processo iterativo,
modelli aziendali altamente efficienti e redditizi, il cui sfruttamento è legato
all’utilizzazione di un marchio o una insegna.
Tale fenomeno si manifesta sotto forma di accordo tra un’impresa pilota e gli
utilizzatori della sua formula, permettendo l’adattamento di essa alle mutevoli
situazioni del mercato e di realizzare un piano di sviluppo tipizzato in base agli attori
e al contesto. Inoltre, per attirare il consenso dei potenziali franchisee, l’impresa
pilota deve rendere noti i risultati dei propri stabilimenti e/o unità di servizio, il tutto
comprovato da una contabilità ineccepibile e sottoposta a certificazione di revisori
indipendenti.
L’impresa leader, quindi, si pone in grado di comunicare ai propri partner la
sua forza vitale, realizzando un sistema unico di produzione e di fornitura
continuativa di avviamento, e facendo emergere una vera a propria interconnessione
aziendale. Ciò è il risultato di una mentalità industriale applicata alla collaborazione
tra imprese.
Gli effetti di tale dinamica comportamentale possono essere: la condivisione
del patrimonio immateriale; la standardizzazione della gestione e l’unificazione del
controllo; la partecipazione alle economie di scala tipiche della grande impresa; la
solidarietà dei partecipanti sia nelle situazioni di successo che di insuccesso.
16
Cfr. CHRIS ZOCK, Il segreto della crescita, p. 89, Etas, Milano, Luglio 2004.
17
Cfr. COLOMBI F., Franchising: collaborazione durevole tra imprese indipendenti, ETI, Roma 1979.
10
L’accordo di franchising si basa su cinque elementi chiave:
1. il diritto d’entrata, unitamente al versamento di canoni da stipulare nel
contratto;
2. la disponibilità di risorse umane e finanziarie, oltre che di un
prodotto/servizio a sufficiente redditività;
3. la capacità di attrazione, che trascina altri operatori, con il
conseguente apporto di capitali e attitudini proprie;
4. l’assistenza ai franchisee, lasciando ai partecipanti una quota di utili
sufficiente;
5. una struttura organizzativa e gestionale accuratamente elaborata.
In un ambiente altamente competitivo e dinamico, la sopravvivenza
dell’impresa dipende dalla sua crescita, in modo da neutralizzare almeno quella dei
concorrenti. Entrambe le parti dell’accordo si pongono in grado di aumentare il ritmo
di rotazione del capitale e la profittabilità degli affari. L’unificazione degli interessi
finisce, quindi, per avere un effetto sinergico sull’accumulazione del capitale.
In particolare le sfere finanziaria e gestionale sono più o meno subordinate al
concessionario, a seconda del grado di accentramento previsto nell’accordo. Quanto
maggiori sono i vincoli posti dal concedente, tanto minore sarà la disponibilità di
mezzi da parte del concessionario. Nello specifico, i vincoli di solidarietà tra le parti
possono alterare la concezione dell’indipendenza finanziaria.
1.7. SERVIZI A SOGGETTI NON FINANZIARI
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E’ interessante analizzare le dinamiche comportamentali, anche per quanto
riguarda i servizi finanziari, relativi a soggetti non finanziari quali le famiglie e gli
enti e/o istituzioni.
L’innovazione tecnologica e la disintermediazione finanziaria hanno dato alle
famiglie la possibilità di avvicinarsi, sempre di più, al mercato finanziario. Ciò ha
richiesto di prendere decisioni importanti e tecnicamente complesse nell’ambito della
18
Cfr. MERTON R. C., Future Possibilities in Finance Theory and Finance Practice, pp. 7-25, Harvard
Business School, Boston 2000.