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1. Introduzione
Abitato fin dai tempi antichissimi l‟Afghanistan è stato violato da una schiera continua di invasori.
Le montagne dell‟Hindu Kush (letteralmente “massacratore d‟indiani”), la catena che domina il
paese, hanno visto passare alle loro pendici miriadi di eserciti. Tra i primi di cui si ha notizia, c‟è
quello di Alessandro Magno, entrato in Afghanistan nel 330 a.C. Da allora ne sono penetrati
talmente tanti che è impossibile tenerne il conto. Se si limita il calcolo a partire dal 1838,
l‟Afghanistan ha subito quattro tentativi d‟invasione: da parte persiana (1838), britannica (1839-42
e 1878-82) e infine sovietica (1979-1989). Tutti quanti sono falliti, ma forse il più importante ed il
più catastrofico di tutti, a causa delle ripercussioni che ha avuto sul mondo allora diviso in due
blocchi totalmente contrapposti, è l‟invasione sovietica. Il coinvolgimento russo ha comportato
sicuramente il crollo dell‟U.R.S.S. e la rottura dei blocchi con la conseguente fine della Guerra
Fredda che sarebbe avvenuta poco dopo il ritiro. Il mancato conseguimento della conquista
dell‟Afghanistan da parte dell‟Armata Rossa è da attribuire in gran parte all‟immane sostegno
fornito dalla C.I.A. e dai suoi alleati ai mujahiddin, in una guerra che è rimasta per lungo tempo
segreta. Quello che andremo ad analizzare è appunto il coinvolgimento della C.I.A. in Afghanistan
ed il contributo di molte potenze mondiali grandi e piccole schierate in concerto e da essa
coadiuvate contro l‟Unione Sovietica. La partecipazione alla guerra per procura della C.I.A. ha
infatti visto come attori e protagonisti molti stati che hanno creato il primato di un movimento di
resistenza unico nella storia dal punto di vista del supporto economico e logistico dall‟esterno.
La Russia ha mirato sin dall‟epoca zarista (Pietro il Grande e il Great Game
1
) all‟accesso ai porti
dei mari caldi perché i suoi vasti territori precludevano le facili vie di comunicazione tra Russia
europea e Siberia. La guerra russo-giapponese del 1904-05 sembrava rivendicare questa visione. La
Transiberiana non trasportava provvigioni e rifornimenti in sufficiente quantità per supportare
l‟esercito zarista in Manciuria. La flotta russa nel Baltico impiegava otto mesi dopo che gli inglesi
negarono l‟accesso al Canale di Suez, per raggiungere i mari del Sud-Est asiatico.
1
L‟espressione Great Game fu probabilmente coniata da un ufficiale britannico, Arthur Conolly, impegnato in
operazioni militari in Asia centrale nella prima metà del 1800 che, fatto prigioniero da un emiro uzbeko, fu gettato in un
pozzo nel quale venivano giornalmente buttati rettili e vermi; dopo due mesi quanto restava dell‟ufficiale fu decapitato.
J. W. Kaye, lo storico della prima guerra afgana, che lesse il suo taccuino di appunti, usò l‟espressione per definire la
contesa tra Russia e Gran Bretagna in quell‟area. Rudyand Kipling la rese celebre nel romanzo “Kim” . Nella seconda
metà dell'Ottocento il “Grande Gioco” è, quindi, la secolare conflittualità tra Russia e Gran Bretagna per l‟egemonia in
Asia centrale e sull‟impero ottomano;
5
Era quindi necessaria una base per i rifornimenti nell‟Oceano Indiano. Molti strateghi ritenevano
che il fulcro dell‟egemonia del mondo stava nel Golfo Persico, oggetto di interessi e coinvolgimenti
di molte nazioni e punto chiave per Cina, Pakistan e India. In ogni caso gli inglesi si sono sempre
opposti a questo tagliando fuori i russi dalla suddetta sfera d‟influenza. Gli studiosi prevedevano
che la Russia avrebbe cercato di scavare un corridoio attraverso l‟Afghanistan o l‟Iran per giungere
al mare arabo. Quindi l‟Afghanistan rappresentava un passo decisivo nella marcia sovietica verso
l‟Oceano Indiano. Da qui la strategia di Mosca di coltivare relazioni amichevoli negli anni Sessanta
e Settanta con gli stati della regione come India, Madagascar e Yemen del Sud e l‟accumulo di una
presenza navale sovietica nell‟area. Inoltre i russi hanno sempre cercato di mantenere buoni
rapporti con l‟Afghanistan che consideravano uno stato cuscinetto importante nell‟assetto geo-
politico dell‟Asia centrale, il quale, a riconferma di questi sforzi, è stato la prima nazione a
riconoscere l‟U.R.S.S. come stato nel 1921 (senza contare il trattato di assistenza militare tra
U.R.S.S. e Afghanistan del 1955). Le relazioni amichevoli con il governo afgano continuarono sia
con la monarchia di Zahir Sha che con la nascita della Repubblica Democratica Popolare nel 1973,
fino a giungere al completo sostegno economico e militare al regime fantoccio dopo l‟invasione. Gli
agenti del K.G.B. allo scoppio della guerra avevano ormai da anni steso una fitta rete logistica e di
spionaggio a sostegno dei comunisti afgani e manovravano i fili della politica interna. Scopo
dell‟U.R.S.S. era, una volta intrapresa l‟invasione e stabilizzato il territorio, estendere la sua
influenza al Pakistan che avrebbe rappresentato a quel punto l‟unico ostacolo al tanto agognato
Golfo Persico.
Figura 1: l‟Afghanistan
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2. Il contesto storico antecedente all’invasione
Il re Zahir Sha, sul trono dal 1933, aveva scelto come Primo Ministro un membro della propria
famiglia: il principe Muhammad Daoud Khan, il cui attaccamento alla causa del Pashtunistan fu
uno dei fattori che lo avvicinarono molto all‟Unione Sovietica, mentre nel dopoguerra le presenze
U.S.A. e U.R.S.S. si erano lungamente bilanciate. Entrambe infatti, attraverso gli aiuti economici,
cercavano di far prevalere la propria influenza all‟interno del paese.
Dagli anni Venti in poi in Afghanistan operava la C.H.E.K.A.
2
che tenne un controllo stretto sulle
azioni dei governi ed ostacolò le relazioni con gli altri paesi. In particolare si oppose ai piani
dell‟Iran di costruire la prima ferrovia in Afghanistan ed al piano americano di stabilire un impianto
metallurgico e una rete di ospedale che fornissero un primo soccorso alla popolazione. Aveva una
rete di agenti nel paese ed era ben informata sulla situazione delle varie fazioni politiche; inoltre
deteneva un considerevole peso sui processi politici ed era capace di concentrare gli sforzi dei
servizi speciali locali sui rappresentanti stranieri o mirate organizzazioni e sviare l‟attenzione dagli
elementi pro-sovietici.
Dal 1956 al 1961 Mosca si era impegnata a rifornire ed addestrare l‟esercito e l‟aviazione afgana
dopo che gli U.S.A. si erano rifiutati di vendere armi a Kabul e di concedere prestiti secondo un
regime preferenziale. L‟U.R.S.S. in questi anni s‟impiegò in enormi progetti infrastrutturali
d‟importanza strategica cercando, con qualche risultato, di inserire la monarchia afgana nel proprio
sistema di potere. Furono così costruiti una grande arteria dalla frontiera del Tagikistan sovietico e
strutture portuali lungo l‟Amu Darya. Inoltre a Bagram fu costruita una gigantesca base per
l‟aeronautica militare. Nel nord, nel frattempo, si erano scoperti importanti giacimenti di gas
naturale nella provincia di Jowzjan, vicino al confine sovietico. Nel 1968 i tecnici sovietici avevano
completato il gasdotto che erogava combustibile a poco prezzo ai centri industriali sovietici
dell‟Asia centrale con un flusso che non si è mai interrotto neanche durante la guerra. Nel 1985 la
produzione annua era di 2.400 milioni di metri cubi di gas di cui solo il 3% destinato al fabbisogno
interno dell‟Afghanistan, il resto era per l‟economia sovietica. Nonostante la concorrenza
americana, della Germania Ovest, della Francia, della Cina e dell‟India, l‟U.R.S.S. era il principale
creditore dell‟Afghanistan con un ammontare di circa un miliardo di dollari.
2
La polizia politica rivoluzionaria, fu fondata da Lenin il 20 dicembre del 1917 con il nome di The All-Russian
Extraordinary Commission for Combating Counter-Revolution and Sabotage; in seguito venne trasformata in N.K.V.D.
da cui nacque il K.G.B.;
7
Nel 1964 una costituzione di stampo liberale promossa dal re Zahir Shah aveva dato vita a un
regime parlamentare ed erano nati molti partiti.
Nur Mohammed Taraki (nome in codice Nur) divenne agente del Movimento Internazionale dei
Comunisti e Lavoratori (movimento che contava molti agenti del K.G.B.) nel 1951 ed era in
contatto con i seguenti agenti operativi nella Residency di Kabul: Sagadiev, Kozlov, Fedoseev,
Spiridonov, Kostromin, Kosyrev e Petrov
3
. Un altro agente era Babrak Karmal (nome in codice
“Marid”). Insieme a “ Makhmui, Akbar e Khuma” stabilì un gruppo con altri comunisti chiamato
Parcham (bandiera) nel 1957. Alla fine del 1962 Babrak e Taraki divennero personalità conosciute.
Taraki insieme ad Hafizullah Amin fondò un gruppo marxista chiamato Khalq (popolo).
Il Parcham aveva sostenitori soprattutto tra i giovani delle elite urbane di lingua persiana, il Khalq
tra una popolazione rurale di umili origini e in particolare tra i pashtun. Ai margini restavano piccoli
gruppi estremisti, come i maoisti e il gruppo laico del Sholah e Javed (fiamma eterna) che riuniva
popolazioni non pashtun di religione sciita (la popolazione era per 2/3 sunnita) e altri scontenti della
svolta a sinistra della monarchia costituzionale di Zahir Shah.
I due gruppi principali in seguito si unirono e nel 1965 diventarono il Partito Democratico del
Popolo dell‟Afghanistan (P.D.P.A.). Taraki e Karmal non potevano lavorare assieme: Karmal
accusava Taraki di prendere tangenti, avere contatti con gli americani e possedere 400.000 afghani
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depositati in una banca pashtun. Il K.G.B. difendeva Taraki così come aveva fatto in precedenza
con Karmal. Lo vedeva positivamente e lo considerava un sincero e vero amico dell‟U.R.S.S. che
cooperava coscienziosamente e osservava il segreto, ma come persona era contraddittorio. Babrak
provò tattiche più flessibili nelle mansioni pratiche del P.D.P.A. ma Taraki gli fece capire che dietro
il suo operato c‟era Mosca e insistette nella sua linea d‟azione. Fin dalla sua nascita il P.D.P.A.
stava diffondendo le idee del marxismo leninismo in Afghanistan. Il 7 ottobre del 1972 Taraki
avvertì il K.G.B. che Daoud stava pianificando un colpo di stato e fece pressioni ai sovietici
affinché la maggioranza dei funzionari coinvolti fossero membri del Khalq. Il K.G.B. mise i fedeli
sostenitori di Taraki nei posti di comando del nuovo stato-apparato. Nel 1974 Taraki aveva
ricevuto l‟anticipo abituale di 50.000 afghani, infatti era nel libro paga del K.G.B
5
.
Il P.D.P.A. si dissolse in due fazioni; il K.G.B. considerò che il disaccordo era basato non su basi
ideologiche o politiche ma sulla lotta per il potere e per l‟esclusivo riconoscimento dall‟U.R.S.S.
3
Il K.G.B. in Afghanistan era diviso in due principali unità: the Residency i cui membri lavoravano all‟interno
dell‟ambasciata sovietica e the Representatives che era composta dai funzionari del K.G.B. mandati ad assistere il
governo afgano in varie funzioni connesse con la sicurezza, la copertura di operazioni, il sabotaggio, l‟intelligence ed i
prigionieri;
4
Valuta dell‟Afghanistan;
8
A poco a poco i tentennamenti e la debolezza del re non seppero impedire l‟erosione dei principi
democratici da lui istituiti. Non aveva l‟energia sufficiente a favorire i governanti più onesti e
capaci: ben cinque primi ministri si successero nel tentativo di governare, fino al 1973. Inoltre la
cattiva gestione politica e degli aiuti stranieri nel periodo di siccità e carestia avevano provocato nel
1972 la morte di 100.000 afgani, colpa che ricadde sul genero del monarca, il generale Abdul Wali.
Nel 1973 un gruppo di ufficiali capeggiato da Mohammad Daoud, che dal 1953 al 1963 era stato un
efficiente Ministro degli Esteri, ma che con l‟esperienza democratica del re era stato escluso dal
governo, attuò un colpo di stato proclamando la fine della monarchia e la nascita della repubblica.
Daoud governò col pugno di ferro. Vennero promulgate diverse riforme sociali tra cui la tutela dei
diritti delle donne che furono incoraggiate a togliersi il velo. Daoud si trovò stretto tra due fuochi: la
società afgana era refrattaria alla modernizzazione ed era soggetta alla propaganda sostenuta dai
movimenti islamici pakistani, inoltre c‟erano i comunisti che volevano più riforme socialiste e più
intesa con l‟U.R.S.S. nonostante la dottrina marxista non facesse breccia in un paese non ancora
industrializzato. L‟analfabetismo era elevato e gli afgani non sapevano cosa fosse il comunismo.
Inoltre appartenevano tutti alla religione mussulmana: 85% sunniti, 15% sciiti. In ogni caso,
nonostante fosse stato il sostegno del P.D.P.A. a portarlo al potere, egli era tutt‟altro che un docile
strumento nelle mani dei sovietici e tantomeno un “principe rosso”. Nel 1975 Daoud aveva stabilito
un Partito della Rivoluzione Nazionale ed abolito tutti gli altri partiti. The Residency incaricò i
leader del P.D.P.A. d‟infiltrare la sua gente nel partito di Daoud per scovare il lavoro sovversivo
dall‟interno. Il 25 aprile 1978 le autorità arrestarono Taraki, Babrak, Sha Wali e molti altri leader
del partito.
Il preludio all‟intervento miliare sovietico nel dicembre 1979 lo troviamo nel 1977 con la
riunificazione delle due fazioni rivali del P.D.P.A.: il Parcham e il Khalq. L‟alleanza era fragile ed
effimera ma contribuì al secondo putch militare, questa volta a scapito di Daoud, che nel tentativo
di resistere fu ucciso insieme ai suoi familiari. La strage
avvenne il 27 aprile 1978 e portò al potere il P.D.P.A. che
a quel punto la C.I.A. e le potenze del blocco atlantico
consideravano comunista e filo-sovietico. La fazione
vincente della Saur, la Rivoluzione d‟Aprile, fu il Khalq,
numericamente predominante nei confronti del Parcham,
l‟ala più moderata. Venne così instaurata la Repubblica
Democratica dell‟ Afganistan (D.R.A.).
Dall‟aprile 1978 il nuovo presidente Nur Muhammad Taraki si trovò di fronte ad un avversario
politico più abile di lui: Hafizullah Amin.
Figura 2: la bandiera della D.R.A.
9
Su ordine di Andropov, il capo del KG.B. fino al 1982, furono rivelati ad Amin numerosi membri
della Residency: V.G. Osadchy che era un consigliere nell‟ambasciata; P.S. Golivanon, il secondo
segretario, S.G. Bakhturin, il funzionario della sicurezza e Y.L. Kukhta, il primo segretario. Il capo
della rappresentanza del K.G.B., il colonnello Bordano, spiegò ad Amin che prima della
Rivoluzione d‟Aprile avevano ricevuto l‟ordine di mantenere contatti clandestini con la leadership
del P.D.P.A. Ora il loro compito era eliminare il lavoro sovversivo dei servizi d‟intelligence dei
Paesi Occidentali contro l‟U.R.S.S. e la D.R.A. Taraki e Amin avevano terminato la rappresaglia
contro la destra reazionaria e avevano iniziato un attacco attivo contro i sostenitori del Parcham.
Abbandonarono il metodo democratico prima adoperato e iniziò così il periodo del terrore.
Giravano voci negative e contraddittorie riguardo l‟appartenenza di Taraki sia alla C.I.A. che al
K.G.B. e su Amin come agente americano sotto copertura. Taraki stava trattando con l‟U.R.S.S. per
ottenere una larga scala di assistenza economica, rafforzare la sua posizione ed abbattere i
reazionari mussulmani ed i filo-occidentali. Si mormorava che Amin, che aveva la completa fiducia
di Taraki, l‟avrebbe rimosso dal potere e che avrebbe orientato l‟Afghanistan verso l‟Occidente.
Venne abbandonata la prudenza del vecchio regime, confiscate le proprietà terriere, le banche
furono nazionalizzate e furono vietati i matrimoni combinati e le doti. La condizione e l‟istruzione
del popolo afgano registrarono un netto miglioramento. Queste però furono riforme premature che
gli afgani non erano ancora pronti ad assimilare ed accettare. Il carcere di Pul-I-Charki di Kabul si
riempì di oppositori e iniziarono gli abusi, le torture e le uccisioni anche grazie al K.H.A.D., il
servizio segreto afgano, sostenuto dal K.G.B. Kharmal avrebbe voluto mitigare la situazione ma
Taraki e il vice Amin non accettavano compromessi.
Diversi gruppi combattevano per le posizioni. I sostenitori di Taraki vinsero e Karmal fu rimosso ed
esiliato, per evitare il peggio fuggì in Cecoslovacchia a ricoprire il ruolo di ambasciatore. Ci furono
purghe del partito e dell‟apparato dello stato, accuse di cospirazione, arresti e torture, tutto in nome
della rivoluzione. Documenti, articoli e lettere furono riscritti e alterati. The Residency notò che la
leadership della D.R.A. dimostrava di essere incapace di trovare una soluzione agli urgenti problemi
socio-economici ed alla instabilità del paese, quindi rafforzò i contatti con i più importanti
rappresentanti di entrambe le fazioni. Queste persone occupavano posizioni chiave nel partito, nello
stato-apparato, nella stampa e nella pubblica amministrazione.
Il Cremlino aveva paura di un eventuale putch contro-rivoluzionario, quindi esortò Taraki a
riammettere il Parcham all‟interno del governo e attenuare la spinta massimalista. Taraki era senza
esperienza. Nel periodo iniziale del governo di Taraki, Mosca seguiva con estrema attenzione
l‟evoluzione in corso nel Paese, in quanto anche Breznev sospettava che Amin fosse filo-americano
10
ed un agente della C.I.A. Nel marzo 1979 nella provincia di Herat, ai confini con l‟Iran ci fu una
grossa rivolta sobillata dal regime iraniano di Khomeini contro il governo Taraki . Molti consiglieri
militari sovietici vennero uccisi nelle azioni di repressione della rivolta di Herat. La 17
a
Divisione
di fanteria afgana si ammutinò e si unì ai rivoltosi. Forze leali a Taraki avanzarono sulla città e la
occuparono mentre l‟aeronautica iniziò i primi bombardamenti. Negli scontri morirono migliaia di
persone, inclusi un centinaio di cittadini sovietici, le cui teste vennero esposte dai rivoltosi sulle
mura delle città.
Il Cremlino inviò Vassilj Safronchuk, un diplomatico di grande esperienza e capacità, a vigilare su
Amin e fungere da consigliere all‟ambasciatore sovietico nella capitale. Taraki e Amin nel giugno
del 1979 sollecitarono Mosca ad inviare un contingente limitato a causa di agitazioni e fermenti
sobillati dalla C.I.A., dall‟Iran e dal Pakistan, per proteggere le linee di comunicazione strategiche
e l‟aeroporto di Bagram. L‟U.R.S.S. dal canto suo temeva che la presenza di truppe sovietiche in
Afghanistan sarebbe stata strumentalizzata dall‟Occidente per screditare la Saur e che al Cremino
questa sarebbe stata vista come un‟ammissione di debolezza da parte del regime di Taraki e Amin.
Nel corso dell‟estate 1979 il consulente per la sicurezza nazionale U.S.A., Zbiniew Brzezinski, il
falco anti-sovietico per eccellenza dell‟amministrazione Carter, indusse il Presidente a firmare una
direttiva segreta per aiutare di nascosto il nascente movimento di resistenza con lo scopo di
ostacolare la D.R.A. ed i sovietici. Il 23 giugno nel pieno centro di Kabul vicino al bazar di
Chandaval ci fu un ammutinamento militare. Il 6 agosto un„unità dell‟esercito afgano si ammutinò e
cercò di impossessarsi della fortezza di Balahisar, sul versante sud-orientale dell‟altura di Shir-
Darviz dalla quale si poteva agilmente cannoneggiare la capitale. Il K.G.B. pensava che la rivolta
fosse stata provocata da Amin e dall‟ingerenza della C.I.A. e dell‟I.S.I. pakistana (Inter-Service
Iitelligence) o che perlomeno ne fossero a conoscenza fin da prima. I sovietici non approvavano i
metodi sanguinari di Amin né la sua sete di potere
6
. Sospettavano che Amin, che aveva legami
stretti con l‟ambasciata U.S.A. a Kabul, aspirasse ad una dittatura personale in collusione con gli
americani.
La forma embrionale di resistenza al governo impensieriva Mosca. Taraki si apprestava alla svolta
moderata ma Amin divenuto Primo Ministro non era d‟accordo e inasprì la repressione. In Nuristan
si scontrarono l‟esercito afgano ed i guerriglieri che per la prima volta assunsero il nome di
mujahiddin.
Ad agosto si rivoltò la guarnigione del Bala-e-Hisar, la vecchia fortezza di Kabul. La situazione
sembrò sfuggire al controllo del governo comunista; aumentarono i consiglieri militari di Mosca
nelle unità dell‟esercito, fino a raggiungere il numero di 4.000. La popolazione non amava gli
6
Vedi Appendice III;
11
sciuravi (russi), associava la loro presenza all‟aumento delle violenze e si preparò già mesi prima
dell‟invasione a combatterli. Nel frattempo Taraki decise di sbarazzarsi dell‟estremista Amin che
però precedette il suo intento facendolo assassinare e assumendo il potere nel settembre 1979. Il
governo sovietico tentò di attenuare le posizioni del nuovo presidente, ma il leader comunista era
intenzionato a dare un tremendo giro di vite. Gli arresti e le eliminazioni degli avversari furono
numerose, nella prigione di Pul-I-Charki le esecuzioni furono più di diecimila nei due mesi di
governo di Amin.
La campagna di terrore fece più di centomila vittime in tutto il paese; i bersagli principali erano i
leader dei movimenti islamici, i proprietari terrieri ma anche la nascente borghesia che costituiva
l‟elite istruita del paese. Di fronte alla campagna di terrore di Amin Mosca decise d‟intervenire.
I russi intendevano inviare solamente un contingente limitato in Afghanistan, convinti di riuscire a
sedare i focolai di rivolta (Herat) in poche settimane, di ristabilire l‟ordine attraverso un‟azione di
polizia e, una volta posto sotto il loro controllo il territorio, avrebbero continuato il loro progetto
invadendo il Pakistan e puntando verso il Golfo Persico. Gli afgani però vedevano con ostilità i
sovietici e li consideravano invasori ed infedeli, non concepivano i valori del socialismo e non
condividevano le riforme varate dalla D.R.A., che in sostanza rappresentava una minoranza ristretta
della popolazione. La popolazione era mussulmana ed in quanto tale refrattaria a qualsiasi tentativo
d‟indottrinamento di tipo marxista. La C.I.A. quindi aveva pronto un esercito di ribelli pronto a
combattere, doveva solo fornire loro armi ed equipaggiamento. Il sostegno della C.I.A., unito a
quello delle altre potenze come Pakistan, Cina, Egitto ed Arabia Saudita fece sì che la resistenza
dilagasse raccogliendo proseliti in tutto l‟Afghanistan. Inoltre il governo comunista di Kabul non
era in grado di far fronte ai mujahiddin così efficacemente supportati, quindi l‟intervento sovietico
era inevitabile dal momento che la smania dell‟accesso ai mari caldi e soprattutto la Dottrina
Breznev non avrebbero permesso la perdita dell‟Afghanistan dalla schiera degli stati satelliti. Il
Politburo russo in riunione ristretta decise quindi per l‟intervento rapido ma la guerra per procura
incatenò saldamente l‟U.R.S.S. trasformando il contingente limitato in un esercito di più di 120.000
effettivi e l‟azione di polizia in un coinvolgimento bellico decennale. Per risolvere un problema
relativamente piccolo alla periferia del suo impero l‟Unione Sovietica s‟imbarcò in un‟avventura il
cui esito contribuirà notevolmente al suo processo di disfacimento.
12
Il ruolo del K.G.B.
Il K.G.B. giocò un ruolo molto importante in Afghanistan sin da prima della Rivoluzione d‟Aprile.
Yuri Andropov, allora capo del K.G.B., era molto convinto della decisione d‟intervenire ed i
rappresentanti locali dell‟organizzazione a Kabul prepararono molti report che spinsero la
maggioranza dei leader del P.C.U.S. all‟invasione. Inoltre fu il K.G.B. a
proporre l‟impopolare regime di Barai Karmal dopo il dicembre del 1979.
Pochi dati sono tuttora disponibili e recuperabili. Vasily Mitrokhin scrive che il
K.G.B. era pesantemente coinvolto nella politica sovietica afgana sin
dall‟inizio. Gli agenti attivi nel paese erano centinaia e non solo in Afghanistan
ma anche in Pakistan e Iran. Il governo di Muhammad Daoud lavorava
strettamente con i sovietici e molti ministri afgani avevano contatti con il
K.G.B. L’archivio Mitrokhin
7
mostra che l‟Unione Sovietica non era coinvolta
nel colpo di stato del 1978 (la rivoluzione d‟Aprile) anche se il K.G.B. aveva
ricevuto avvertimenti riguardo il complotto contro Daoud.
In più c‟erano centinaia di agenti del K.G.B. sia afgani che russi le cui identità
erano sconosciute anche al governo comunista afgano. Dall‟inverno del 1978-1979 in poi le unità
speciali iniziarono ad operare dentro l‟Afghanistan individuando la crescente opposizione islamica.
Quello che colpisce di più è la sfiducia che il K.G.B. fomentava e diffondeva su afgani e sovietici.
Mosca nel 1979 premeva per la cooperazione tra le due fazioni del P.D.P.A., contro la crescente
efficienza dei nemici islamici, mentre il K.G.B. contribuì significativamente alla sua distruzione e
nella inefficienza delle politiche afgano-sovietiche. Fu inoltre il K.G.B. a dare per fondate le accuse
sul fatto che Amin fosse un agente americano, fatto che convinse molti a Mosca che era necessario
invadere. Quando Daoud considerò di stabilire il suo partito politico, il K.G.B. vide ciò come una
minaccia per i comunisti. Pensava che avrebbe seguito l‟esempio dell‟Iran ed avrebbe bandito gli
altri partiti politici.
7
L’archivio Mitrokhin è scritto da Vasiliy Mitrokhin, un attivista del K.G.B. che fuggì in Gran Bretagna nel 1992. Nel
1999 scrisse assieme a Christopher Andrew The Sword and the Schield: the Mitrokhin archive and the secret history of
the K.G.B.; esso è basato esclusivamente su informazioni riguardanti il K.G.B. sovietico;
Figura 3: lo stemma
del K.G.B.