2
racconto determina e definisce i criteri di competenza propri della società in cui appaiono, e ne
illustrano le applicazioni, definendo così ciò che può essere detto o fatto all’interno di una
cultura, e dal momento che ne sono anche parte integrante ne sono anche legittimati. Il narratore
non può essere che un metasoggetto impegnato nella legittimità delle istituzioni”. Tornando ad
Homer e famiglia essi sono metaindividui che ci danno le direttive per agire nei confronti delle
istituzioni. Per l’autore il linguaggio è diventato mezzo di coesione nella società, l’intrecciarsi di
nuovi linguaggi è sintomo di una società che cambia, e che qualcuno al suo interno abbia
qualcosa da dire, "I Simpson" e l’Avant Pop (corrente culturale di cui il programma rientra)
hanno sfruttato al massimo questa strada. Infine Lyotard nel 1979 parla e prevede una
rivoluzione telematica che toglierà il potere ad industriali e governanti, personalmente sono
riuscito a fare questo studio anche grazie agli oltre 2000 siti sull’argomento Simpson.
Questo mondo così ben rappresentato rispecchia totalmente il modus vivendi della
<middleclass>, che fa di tutto per non smuovere nulla di quello che ha ottenuto. In questo
discorso mi sono ispirato ad una ricerca pubblicata nel 1925, ma ancora adesso molto attuale:
“Middletown” dei coniugi Lynd. In questo lavoro i Lynd studiano il passaggio di secolo fino agli
anni ’20 in una cittadina della provincia americana non specificando quale visto che potrebbe
essere ovunque. Si rendono conto che l’industrializzazione avanza e porta con se lavoro da una
parte, e disuguaglianza sociale dall’altra. Per tutte le situazioni affrontate da questi scienziati
sociali c’è un parallelo con "I Simpson". Il nome della ricerca è anonimo quanto il nome della
città Springfield (nome scelto dagli autori per la frequenza con cui è usato negli USA. Tanti altri
sono i paralleli che si riscontrano: dalla funzione che aveva la radio, la stessa che oggi ha la
televisione; e quella di casa Simpson è sempre accesa. Alla pubblicità dei dottori in radio,
considerati ciarlatani dai colleghi istituzionalizzati; la stessa situazione si ritrova a Springfield
con il dott. Nick Riviera. O ancora l’uso che viene descritto nella ricerca della sala da pranzo o
della cucina “vero quartier generale della famiglia dove vengono prese le decisioni più
importanti”; i due tavoli, nella cucina e nella sala da pranzo dei Simpson sono adibiti a luoghi
decisionali.
3
Nel secondo capitolo ho fatto un’analisi del genere d’appartenenza del prodotto,
ricercando la migliore definizione possibile. Inquadrandolo in un genere che è vicino a quello
delle “situation commedy”, un tipo di comicità molto sfruttato dai produttori d’oltreoceano. Ho
approfondito il discorso ricercando le varianti e le invarianti dei vari generi ed ho notato che qui
si discostava dalle invarianti sia delle “sit-com” classiche, sia dai “cartoons” classici, mentre si fa
un largo uso delle tecniche cinematografiche. Un abbondante uso della citazione né è il primo
indicatore. Come ci viene detto in “I Simpson. L’allucinazione di una sit-com”. Il luogo dove sta
per svolgersi l’azione è sempre introdotto da un piano di ambientazione, questo ci serve per
fornirci le coordinate dell’ambiente, l’ora approssimativa del giorno, e qualche volta il periodo
dell’anno. Gli ambienti che ne "I Simpson" ricorrono sempre e subiscono pochi e minimi
cambiamenti sono la casa, la scuola, la centrale e il bar di Boe. Ad esempio per la casa si inizia
sempre con un inquadratura fissa della casa dall’esterno per poi andare in salotto sul divano con
di fronte la televisione, o in cucina dove si riuniscono per fare colazione. Questi due luoghi sono
sempre al centro dell’azione. È riguardo alla funzione della televisione rispetto agli altri
“telefilm” la più profonda differenza, infatti la televisione di casa Simpson è sempre accesa e
condiziona i dialoghi in ogni momento; contrariamente a quando si era visto da <Happy Days>
fino a <I Robinson>, dove la televisione o è spenta o non è inquadrata in primo piano. Altro
luogo significativo è l’ufficio di Mr. Burns il padrone della centrale nucleare dove Homer ha
trovato lavoro. L’ufficio è disegnato tenendo a mente l’ufficio di Mr. Federsen in “Metropolis”
di Fritz Lang dove tutto dalla scrivania alle pareti è enorme e sta a significare <potere>.
Ho messo in evidenza il fatto che gli autori vogliono dare al prodotto una posizione
intermedia tra la realtà e quella filmica, questo con l’inserimento di situazioni in cui i Simpson
attraverso una “porta” giungono nella nostra dimensione (3F04), le parole di Homer
nell’occasione sono: <e chi sono questi mostri?>. altro espediente per acuire questa sensazione, è
il metalinguaggio. Il primo esempio ci viene proposto nella sigla dove la televisione di casa
Simpson occupa tutto lo schermo della nostra. Il secondo ci viene proposto con la visione dei
cartoni animati che guardano i piccoli Simpson ed i loro coetanei, Grattachecca & Fichetto sono
il riflesso della violenza nella nostra televisione.
4
Ho in seguito analizzato l’uso del “merchandaising” sorto intorno al fenomeno. questo
dei Simpson è un caso particolare perché non sono solo i bambini a cercare le icone da
conservare, a questo proposito ho citato “Lo schermo incantato”. Marina D’amato ci dice che il
rapporto d’affezione che si crea tra i piccoli e la pubblicità fa scattare nel minispettatore una
molla ben precisa: quella di voler possedere i personaggi televisivi. Da qui il proliferare di
“gadgets”, dei pupazzi dei protagonisti. per "I Simpson" parliamo anche di abbigliamento,
oggettistica, cd-ROM e programmi per computer. Per i grandi vale la stessa regola dei più
piccoli, questi ultimi cercano il giocattolo, il “mostro” per essere accettati dai coetanei; chi
indossa la maglietta o il calzino de "I Simpson" lo fa per essere accettato dal gruppo. (ho
riscontrato sul campo il fatto che indossando una maglietta con la famiglia stampataci sopra,
l’argomento con cui la gente si fermava a parlare con me erano esclusivamente "I Simpson").
Nel terzo capitolo ho ricercato la base del loro successo. In primis questo prodotto
affronta argomenti diversi dalla “fiction” classica (sit-com, soap opera, telefilm). Infatti gli autori
sono ben lontani da quel buonismo esagerato e amori patinati che imperversano sui nostri
schermi, qui si parla di razzismo, sicurezza stradale, inquinamento, occupazione, educazione e di
tutti i problemi che la società postmoderna affronta quotidianamente. Essi ce li pongono con
l’aiuto di un immagine distorta, aiutandoci a vedere la realtà senza l’ombra del dubbio.
Vorrei qui introdurre un passaggio da “La memoria consumata”: Le cose che avvengono
possono essere ricordate solo sociale hanno una dimensione affettiva intima… questo per un
effetto di accelerazione del mutamento, questa porta ad un’infantilizzazione, cioè un processo
per cui non siamo più preparati alle esperienze perché molto più veloci della nostra capacità di
acquisirle. Questo passato da recuperare e questo presente da interpretare, necessiterebbe di
qualcuno che avesse la capacità di raccontarlo, che questo racconto fosse sufficientemente
interessante. Nel cartone da me studiato ho riscontrato tutto questo: si analizza il presente,
considerando il passato (sono parecchi gli episodi dove si rimembrano le azioni dei protagonisti),
senza farsi schiacciare dal futuro.
5
Volevo sottolineare anche che la distinzione tra “Apocalittici ed Integrati” non sembra
dissolta. U. Eco negli anni ’60 faceva questa distinzione tra l’uomo di cultura che dà una
testimonianza in termini apocalittici della cultura di massa come segno di una caduta dei valori.
Mentre dall’altro lato abbiamo la risposta ottimistica dell’integrato che ci indica come i media
sono i mezzi che mettono la cultura a disposizione di tutti, che permettono alla cultura di essere
“popolare”. Il fatto che questa cultura venga dal basso o sia confezionata dall’alto non rientra
nelle preoccupazioni dell’integrato. Gli apocalittici hanno la propria validità nel denunciare
l’ideologia ottimistica degli integrati che porta alla riduzione dei soggetti a massa. Gli integrati
hanno validità nel farci comprendere che si può parlare di cultura anche quando si tratta di
fumetti, serie televisive o cartoni animati.
Ed infine ho portato all’attenzione il fatto che "I Simpson" rientrano in una neocorrente
cultural/letteraria chiamata Avant Pop. “Schegge d’America. Nuove avanguardie letterarie” è il
testo da cui ho attinto. Questa nuova corrente avanza sui resti della Pop-art. Negli anni ’80 c’è
stata la consapevolezza di aver smarrito entusiasmo, fiducia, la convinzione che vi fosse un
immenso territorio da esplorare. Gli autori Avant-pop di solito hanno in comune il fascino per la
cultura di massa e la volontà di poterla esplorare/usare senza che questa li inghiotta, o li sfrutti
selvaggiamente cosa che è già accaduta alla Pop-art di Andy Warrol. L’Avant-pop è il ritrovato
ottimismo, e spirito d’avventura di cui si piangeva la morte, e gli artisti non si fermano a
guardare questo nuovo mondo che si sta delineando, bensì imparano a ballare al suo ritmo e
magari a poterlo cambiare anche solo per un breve momento. L’Avant-pop associa l’attenzione
della Pop-art verso i beni di consumo ed i mass-media allo spirito sovversivo dell’avanguardia,
(genere letterario opposto del “mainstream”). Condivide con la Pop-art l’idea che sono le risorse
della cultura popolare ad offrire ai cittadini delle nazioni postindustriali le immagini chiave, i
personaggi ed il resto che serve a farci capire: chi siamo, cosa cerchiamo.
L’estetica Avant-pop dà per scontata fin dall’inizio la familiarità del pubblico con quelli
che si possono definire i “residui mitici” della società, ovvero quelle schegge di memoria e
artifici culturali che contribuiscono ad organizzare le nostre reazioni al mondo esterno, e
limitano la scelta fra quelle reazioni.
6
Un esempio su tutti l’uso che si fa ne "I Simpson" delle musiche di “Star Wars”.
L’Avant-pop si pone in maniera positiva ed interagisce con i materiali pop di facile consumo;
alterandoli, modificandoli, manipolandoli per creare qualcosa di nuovo diversamente da quanto
faceva la Pop-art che questi materiali metteva semplicemente in mostra.
Mentre gli scrittori mainstream introducono riferimenti alla televisione, al cinema, allo
sport o alla musica rock nei loro scritti realistici gli autori Avant-pop usano i <protocolli di
genere> introducendo i personaggi in uno scenario realistico inserito a sua volta in un “universo
di genere” ognuno con i propri personaggi, le proprie forme di comportamento e di espressione,
oppure ambientando il racconto in un universo girevole (p. 387). Per dare un idea più completa
dell’Avant-pop si prendono in considerazione le differenze tra questa e la Pop-art. Possiamo dire
che mentre la Pop-art era un’espressione della logica e delle tecnologie associate all’idea di
consumismo, la nuova rappresenta la logica e le tecnologie associate alla fase successiva
dell’espansione capitalistica, l’ipeconsumismo. Consumo in quantità enormi di tutte le merci a
nostra disposizione, e specialmente nelle aree dell’informazione e della gestione dei dati (i
computer e Internet). Il mutamento quantitativo in termini di consumo promuove
un’accelerazione dei meccanismi di obsolescenza e una crescita nella velocità di ricambio. Chi
può cerca di regolare il meccanismo di desiderio/bisogno nei consumatori.
Nell’ultimo capitolo spiego che "I Simpson" ci vogliono comunicare un messaggio, il
quale si intravede nei litigi/alleanze tra i fratelli, nelle proteste/carezze di Marge nei confronti del
marito. Questo messaggio è quello dell’unità familiare, così potente che può sconfiggere tutti i
mali e tutte le paure, che li permette di uscire allo scoperto e di affrontare il mondo non come
singoli individui alla deriva ma come persone che hanno una “base” dove tornare. Questo
concetto ci fa vedere il prodotto comunque con un occhio “politically correct” anche sociale
contaminato da una marea di rutti, parolacce, scherzi diabolici. Di solito nell’episodio è qualcuno
della famiglia o la famiglia intera che risolve il problema che la comunità deve affrontare. Può
capitare che la sola forza dei Simpson sia insufficiente, e solo in quel caso la comunità tutta unita
riuscirà a risolvere il <problema>.
7
L’individuazione delle meccaniche che fanno de "I Simpson" un programma televisivo
così seguito tanto da organizzare maratone notturne di visione (a Milano e a Roma) con migliaia
di partecipanti, o i migliaia di siti Web ad essi dedicati, l’ho praticata anche “sul campo”: in
strada, nelle piazze, nei rapporti amicali, con la gente che alla notizia di questo studio, ha tirato
fuori tutto l’amore per questo che ormai è un fenomeno non più racchiudibile nella sola
definizione di cartone animato. Questi “dibattiti” mi hanno aiutato a capire le personalità dei
protagonisti raffrontandole sul posto e paragonandole alle persone reali, o citandomi esempi che
mi davano ulteriori spunti. Altre considerazioni le si fanno osservando il mondo dei bambini, "I
Simpson" divertono tantissimo anche loro che comunque sono esclusi da molti tra passaggi,
citazioni, allusioni.
Ed infatti quello che più li colpisce sono i disegni, i quali vengono usati anche dagli educatori
per avere un impatto positivo sugli alunni, si possono vedere nelle scuole ad esempio disegni dei
protagonisti, utilizzati per imparare una determinata materia, molto spesso questa è l’inglese.
Risultano divertenti perché vivono gli stessi identici problemi, ed in maniera simile, di
un’esistenza reale. Ad esempio quando Lisa deve mettere la protesi dentistica che la sfigura, lei
si rende conto che questo la renderà ancora più impopolare nei confronti dei suoi coetanei. Un
problema questo di tutti i bambini che devono farsi accettare dai propri coetanei i quali
puntualmente non perdono occasione per deridersi tra loro.
Danno la possibilità a noi adulti di analizzare con distacco i problemi quotidiani di
rapporto con gli altri, ma particolarmente dei rapporti all’interno di una famiglia.
Studiare "I Simpson" significa entrare in un mondo estremamente allargato, e mai si era
prodotto un messaggio come questo, che al suo interno comprendesse chiavi di lettura
innumerevoli per quanti sono gli argomenti, o le situazioni, trattate. Anche se si vuole pensare al
singolo episodio, abbiamo casi in cui non facciamo in tempo a comprendere a cosa è ispirata la
citazione, che ce ne arriva subito un’altra diversa.
O l’intrecciarsi delle diverse storie, ognuna che coinvolge un determinato personaggio,
tutto in maniera così naturale da scorrere quasi come una giornata normale in una normalissima
cittadina di provincia.
8
Icona incredibilmente perfetta di quest’ultima con una popolazione medio-borghese con i
vizi e gli sfizi trasferiti alla perfezione. La geografia urbana di una città disegnata con molta cura
tenendo presente un quartiere ricco, uno medio borghese, ed uno povero, dove troviamo la mensa
dei poveri, le strade sporche e malandate.
La precisa analisi dei ruoli: da quello del poliziotto, a quello dell’industriale senza scrupoli,
il barista o l’attore famoso. E ancora la perfetta immagine di quella che è la televisione,
giornalisti votati allo scoop, programmi di intrattenimento con argomentazioni frivole e stupide,
come “Occhio su Springfield”. Un bombardamento di violenza nel programma più seguito dai
bambini. E ancora, la pubblicità che riesce a convincere i più deboli (Homer) dell’utilità di
oggetti solo e completamente inutili. Altro campo di indagine florido è la scuola, dove troviamo
gli stereotipi più comuni, ma allo stesso tempo più reali. Il provveditore dispotico, il direttore
succube del superiore ed inflessibile con gli alunni, una schiera di insegnanti frustrati e depressi,
eccetto il caso del supplente, visto quasi come un saltimbanco, costretto a vagare per l’America a
tappare i buchi del sistema, e l’unica persona in grado di comprendere i bambini. Ed infine i
bambini in tutte le tipologie immaginabili.
Ci sono poi tutte le analisi da fare sugli usi della citazione, oppure sui modi di ripresa. La
creazione di un universo parallelo, e di tanti altri universi satellite, che si intrecciano, si
scontrano o convivono.
Ultimo aspetto da citare è il rapporto de "I Simpson" con l’avanguardia. Essi rientrano a
pieno titolo in quel che abbiamo individuato come Avant-pop. Ce ne danno esempio il legame
con il postmoderno, esplicitato dall’uso di diversi media, o dal considerare la cultura di massa
l’unica forma d’arte adatta al periodo che chiamiamo postmoderno. Sono nel loro genere
all’avanguardia ed hanno dato il via ad un filone che è quello dei cartoon “alternativi” e
“scorretti” come “Beavis & Butthead” nel quale si vedono due ragazzi che non hanno
semplicemente alcun rispetto per niente. E poi c’è “South Park” l’ultimo prodotto di una cultura
statunitense ormai nettamente all’avanguardia sulla descrizione del modus vivendi della nostra
società.
9
In questo troviamo le idee già de "I Simpson", come ad esempio il metacartone
Grattachecca & Fichetto, ma qui il passaggio metacartone – protagonista – fruitore è abbreviato.
Sintonizzatici sulla rete all’ora prestabilita per l’inizio del cartone, si viene catapultati nella
televisione dei protagonisti per la visione del film di “Trombino e Pompadur” (il metacartone di
South Park). La messa in discussione di molti tra i tabù del mondo occidentale, come l’eutanasia,
o la morte (c’è in ogni episodio la rocambolesca morte sempre dello stesso personaggio). Ma la
stessa ci può far anche pensare ad una parodia delle soap opera, dove si assiste alla tragica
scomparsa ed alla miracolosa ricomparsa di più protagonisti. L’irriverente linguaggio usato dai
bambini, è forse sintomo di una generazione che manifesta così i suoi problemi. L’intromissione
di una voce fuori campo che vuole ridurre la vita degli abitanti della tranquilla cittadina nel
Colorado, South Park, ad uno di quei programmi televisivi che scava nelle più recondite curiosità
della gente. L’inserimento di una finta autocensura con dei “bip” inseriti dagli stessi autori, e di
un personaggio che non fa capire quello che dice perché troppo scurrile.
Tutto questo non era assolutamente pensabile nel lontano 1989 anno in cui i Simpson
videro i primi salotti americani nell’orario di maggior ascolto. Si possono individuare come i
precursori di un era.
Ricordo inoltre la serie “Futurama” degli stessi creatori de "I Simpson" che immaginano il
nostro mondo nel terzo millennio, ma di cui in Italia abbiamo potuto vedere i soli primi due
episodi.