~ 3 ~
INTRODUZIONE
Sebbene nell‟immaginario collettivo argomenti collegati al mondo delle bambole
mal si accostano alla sfera maschile, vivi sono ancora in me gli esempi utilizzati
dal Prof. Ing. Riccardo Lanzara, nonché relatore della seguente tesi, durante le
Sue lezioni di Economia e Gestione delle Imprese lo scorso anno, con cui
cercava di far capire a noi studenti l‟importanza di un posizionamento chiaro e
ben definito. Fra questi uno in particolare destò la mia attenzione in modo
maggiore ovvero quello inerente all‟attacco, da parte delle bambole Bratz, alla
reginetta della moda Barbie. La curiosità di approfondire il tema non tardò ad
arrivare, supportata inoltre da ulteriori esempi didattici, ricevuti in altri corsi di
marketing, riguardanti sempre il mondo delle bambole, tra cui il caso del
localissimo marchio MyDoll, fino a prima a me sconosciuto. Come il fatidico
momento della laurea si avvicinava, subito fu in me chiaro che gli argomenti che
avrei voluto trattare sarebbero stati, con riguardo al mercato globale, l‟errata
strategia di posizionamento implementata da Barbie e, con riguardo al mercato di
nicchia, il fenomeno My Doll; e così è stato.
L‟obiettivo di questo lavoro è quello di approfondire argomenti noti alla
maggioranza degli studenti di Economia, nel caso di specie il posizionamento e
le strategie di internazionalizzazione, attraverso l‟utilizzo di due casi pratici poco
studiati, con la speranza sincera di far comprendere come scelte poco oculate e
poco razionali possano creare danni enormi anche a imprese e brand, leader a
livello mondiale.
Nel primo capitolo andremo brevemente a ripercorrere le tappe
fondamentali che hanno caratterizzato la nascita di Barbie, bambola che sin dalla
sua origine suscitò approvazione e malcontento ma che comunque è riuscita nel
tempo ad entrare nel cuore delle più piccole e non solo.
~ 4 ~
Nel secondo capitolo invece entreremo nel vivo della tesi, passando in rassegna i
motivi alla base del successo o insuccesso di Barbie in alcuni Paesi. Il capitolo
infatti, composto di due paragrafi dedicati ai top e ai flop, dopo una breve
introduzione alla tematica dell‟internazionalizzazione, tratterà rispettivamente del
successo di Barbie in Europa, Asia e Giappone, e concludendo infine con gli
ostacoli sopravvenuti nei Paesi Medio Orientali ed in Cina.
Nel terzo capitolo sarà approfondito il caso della scalata al successo da
parte delle fashion dolls Bratz ai danni di una sempre più malconcia Barbie.
Capiremo che alla base della caduta di quest‟ultima vi fu proprio un errore di
posizionamento che non rendeva il sistema di prodotto coerente agli occhi del
mercato.
Nel quarto capitolo, infine, analizzeremo nella sua globalità il fenomeno
della bambola che, come personalmente amo definire, “nuota controcorrente”.
Sicuramente vi saranno definizioni migliori di questa, però a me è sembrata la
più giusta per una bambola che, come vedremo, in un mondo sempre più
dinamico e globalizzato, cerca di mantenere vivi ed intatti gli autentici valori di
una volta, trasmettendo quell‟amore e quella dolcezza che un pezzo di plastica
non può, e mai potrà, in alcun modo trasmettere.
Nella conclusione verranno ripercorsi brevemente gli argomenti trattati,
con l‟aggiunta di opinioni personali e riflessioni sul come tali fenomeni analizzati
potranno in qualche modo evolversi.
~ 5 ~
CAPITOLO 1
NASCE UN’ICONA
1.1 La storia di Barbie
Nel lontano 1945, in un garage a Los Angeles in California, due amici, Harold
Mattson e Elliot Handler, affiancati dalla moglie di quest‟ultimo, Ruth Handler,
fondarono quella che oggi è una delle principali aziende del mondo dei
giocattoli: la “Mattel”; il nome del marchio istituzionale deriva dalla fusione
delle parti iniziali dei nomi dei due amici, appunto “Mattson ed Elliot”.
Inizialmente la Mattel produceva cornici, poi successivamente, con l‟utilizzo di
frammenti e scarti delle cornici stesse, cominciò a costruire mobili in legno per le
case delle bambole. Poco dopo la creazione della società uno dei due soci, Harold
Mattson, decise di vendere la propria quota al suo socio e consorte che,
incoraggiati dall‟enorme successo riscosso nel settore dell‟arredamento per le
case delle bambole, decisero di focalizzare ed orientare l‟impresa verso il mondo
dei giocattoli.
Agli inizi degli anni ‟50 Ruth Handler, colpita dal fatto che sua figlia
Barbara preferisse giocare con le immagini delle attrici ritagliate dalle riviste
anziché con le classiche bambole, ebbe un‟intuizione: in un‟epoca in cui
predominava la bambola come figura per giocare a fare la mamma, perché non
provare a spezzare i tradizionali schemi con una bambola che avesse un corpo di
~ 6 ~
donna con la quale le bambine potessero identificarsi e giocare alla “donna
moderna”?
In un primo momento l‟idea di Ruth non sembrò riscuotere molto successo
in azienda ma nel 1956 ci fu una svolta. Durante un suo viaggio in Svizzera, vide
in un negozio di giocattoli una bambola che all‟incirca era come quella che aveva
in mente. Decise quindi di comprarne alcuni pezzi e portarli in America per
rielaborarli e metterli in produzione, il tutto supportato dal fatto che la bambola
in questione aveva già riscosso molto successo in Germania e Svizzera. La
Mattel scelse di utilizzare il vinile come materiale di produzione e questo la portò
a trovare nel Giappone un ottimo alleato, infatti vi risiedevano numerose
industrie specializzate nella lavorazione di questo materiale. Fu proprio in
Giappone, fino ad arrivare in Cina ed in Corea, che si cominciò a produrre le
bambole.
Fu così che il 9 marzo del 1959 nacque
Barbie (il nome deriva dal soprannome della figlia
che l‟aveva ispirata), una piccola venere di circa
30cm dal corpo sinuoso e il look in voga all‟epoca.
Corpo, pettinatura e make up rispecchiavano i canoni di bellezza femminile del
tempo; smalto e rossetto rosso, eye liner nero ed espressione sofisticata. Fisico da
pin up con davanzale prosperoso, vitino da vespa e gambe ben tornite.
Barbie debuttò ufficialmente in occasione della fiera del giocattolo di New
York. Inutile dire che la bambola si preannunciava già come un fenomeno
commerciale senza precedenti ed infatti il suo successo fu enorme. Durante il
1959 vennero vendute più di 350.000 Barbie al prezzo di 3 dollari ciascuna. Tale
trionfo si deve in gran parte alla geniale intuizione di Ruth Handler che è stata
quella di commercializzare una bambola con ampio guardaroba, fatto di abiti e
accessori venduti separatamente ed inoltre quella di creare non una bambola da
trattare come una figlia ma un modello nel quale identificarsi. Barbie è questo,
una ragazza senza età che incarna le ambizioni e i sogni delle bambine e delle
adolescenti. Altra particolarità fondamentale è che Barbie fu il primo giocattolo
ad avere una strategia di mercato basata massicciamente sulla pubblicità
~ 7 ~
televisiva, e questo non a caso, tant‟è che fu definita dagli esperti “il più
importante fenomeno di marketing del secolo”
1
.
Per Barbie l‟inizio non fu certo dei migliori. Chi vendeva giocattoli non ne
voleva sapere di tenerla nei propri negozi perché giudicata da molti troppo
provocante per essere un gioco adatto alle bambine. Venne pertanto venduta
inizialmente nelle tabaccherie (ci riferiamo al contesto americano in quanto in
Italia la bambola arrivò nel 1964, quando oramai le titubanze iniziali dei
rivenditori erano svanite). Per spingere il prodotto, la Mattel decise di dare fondo
ai propri risparmi e investire in una colossale campagna pubblicitaria, come
evidenziato precedentemente, mai vista prima per un giocattolo. Cartelloni per
strada, promozioni speciali e spot in tv, che peraltro in quel periodo erano una
novità assoluta. In pochissimo tempo barbie raggiunse una notorietà che neppure
nelle più ottimistiche previsioni la stessa Mattel sperava.
È nel 1961 che la Mattel decise di commercializzare il solo ed unico
fidanzato di Barbie: Ken, il cui nome deriva dal figlio degli Handlers. In piena
filosofia Barbie, Ken rappresentava il compagno perfetto, il compagno che ogni
ragazza vuole accanto. Negli anni seguenti, ai due fidanzati si aggiunsero altre
bambole, le quali rappresentavano ragazze di etnie diverse come quella
afroamericana e asiatica, per completare la cerchia di amici ed amiche del
mondo Barbie.
In occasione del quarantesimo anniversario dalla nascita del marchio
Barbie, quindi nel 1999, questo poteva vantare al suo attivo circa un miliardo di
bambole vendute ed un fatturato annuo mondiale che sfiorava il miliardo e
mezzo di dollari.
Nel 2001 Barbie approdò anche sul grande schermo con il primo film dal
titolo “Barbie e lo schiaccianoci” a cui seguiranno, fino ai giorni nostri, molti
altri suoi film o presenze in cartoni animati Disney come “Toy Story 2 e Toy
Story 3”.
1
http://businesspeople.it/Women/Lifestyle/Barbie-50-anni-di-stile!_5000/Una-bambola-che-vale-
oro_5005
~ 8 ~
Il 2001 però è una data che la Mattel si ricorderà ancora a lungo e non per
l‟uscita del primo cartone animato ma perché per la prima volta in quarant‟anni
di storia, vennero immesse sul mercato delle bambole che avrebbero, nei
successivi anni, ostacolato in maniera drammatica il roseo cammino della bella
Barbie. Queste bambole erano le agguerritissime Bratz, quattro ragazze dalle
caratteristiche fisiche improbabili nonché vestite con abiti estremamente
provocanti creati in modo da interpretare lo stile urban-trash del momento. Il
successo delle Bratz non tardò ad arrivare e con esso anche il declino di Barbie.
Il motivo principale alla base di ciò era il diverso posizionamento dei due brand
2
.
Le Bratz, giovani e frizzanti ragazze, avevano bene interpretato i trend
dell‟epoca, trend che ben facevano intravedere la disaffezione, sempre maggiore,
delle ragazze verso i meri giocattoli a favore del mondo dell‟intrattenimento,
fatto di musica, internet, social network e piattaforme digitali per i giochi virtuali
(PlayStation, Nintendo Wii, ecc.). Il target di riferimento erano principalmente le
ragazze tra i 7 ed i 14 anni, mentre barbie era acquistata principalmente dalle
bambine tra i 3 ed i 6 anni
3
. Nel giro di cinque/sei anni Barbie vide ridurre la sua
quota di mercato di circa il 25% ed inoltre il mercato americano appariva sempre
più saturo.
La strada da percorrere era una sola, dettata sia dal drammatico calo di
vendite nel mercato americano sia dai più che evidenti trend giovanili, e cioè
quella di ringiovanire l‟iconica Barbie che per più di quarant‟anni aveva
dominato la scena mondiale. Questo processo di ringiovanimento venne
perseguito attraverso la creazione di varie collaborazioni con stilisti famosi e
aziende nel mondo della cosmesi che aiutarono Barbie a creare proprie linee.
Venne lanciato, nel 2007, il sito barbiegirls.com dove si creò ben presto una
grande comunità online di fan che si divertivano a creare bambole personalizzate,
giocare ai flashgames di Barbie o semplicemente creare discussioni nel forum
dedicato. Sempre più spesso Barbie veniva venduta con accessori tecnologici
come computer portatili, lettori musicali e cellulari all‟avanguardia.
2
Si veda al riguardo Capitolo 3: L’ascesa delle Bratz
3
http://search.ebscohost.com/login.aspx?authtype=ip,uid&profile=ehost&defaultdb=bth How
Barbie Beat Back the Bratz Blitz