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CAPITOLO I
IL LINGUAGGIO GIURIDICO COME LINGUAGGIO
SPECIALISTICO
Il capitolo si apre con una breve introduzione sulla nascita
dell‟espressione lingua speciale, per poi passare alla definizione del
linguaggio giuridico come linguaggio specialistico.
Fu a partire dagli anni Venti e Trenta che gli studiosi della Scuola di
Praga iniziarono a focalizzare il loro interesse sul cosiddetto “stile
funzionale”
15
della lingua della scienza e della tecnica
16
, in cui la lingua
specialistica veniva considerata di livello inferiore e separata dalla lingua
comune.
Tale considerazione portò gli studiosi a indagare e scoprire le differenze
tra la lingua comune e le lingue speciali, di cui si sarebbe giunti ad una
vera e propria definizione nel 1994 con Cortellazzo :
Per lingua speciale
17
si intende una varietà funzionale di una lingua naturale, dipendente
da un settore di conoscenze o da una sfera di attività specialistici, utilizzata, nella sua
interezza, da un gruppo di parlanti più ristretto della totalità dei parlanti la lingua di cui
quella speciale è una varietà, per soddisfare i bisogni comunicativi (in primo luogo
quelli referenziali) di quel settore specialistico.
18
Una definizione, dunque, diversa da quella data alla stessa espressione da
Gotti, secondo cui la denominazione di lingue speciali sarebbe riservata a
15
Gotti M., I linguaggi specialistici: caratteristiche linguistiche e criteri pragmatici,
Scandicci, La Nuova Italia, 1991.
16
Fried V., (a cura di), The Prague School of Linguistics and Language Teaching,
Oxford, Oxford University Press, 1972.
17
Per quanto riguarda in particolare le lingue speciali, le variazioni di registro sono
dovute a variazioni di tutte e tre le sue componenti: il campo (field, la natura dell‟attività
sociale che viene svolta), il tenore (tenor, il rapporto tra i partecipanti e l‟intenzione
comunicativa) e il modo (mode, il ruolo della lingua e il canale attraverso il quale si
realizza la comunicazione). In Scarpa F., La traduzione specializzata - Lingue speciali
e mediazione linguistica, Hoepli editore, Milano, 2001, pag. 9.
18
Cortellazzo M., Lingue speciali. La dimensione verticale. Padova, Unipress, 1994,
pag. 8.
9
quei linguaggi diversi dalla lingua comune che utilizzano regole proprie e
simboli particolari.
19
La concezione della lingua iniziò a cambiare a partire dagli anni Sessanta
e Settanta: essa non venne più vista come sistema acontestualizzato tipico
della scuola chomskyana
20
, ma come strumento di comunicazione che si
utilizzava in molti contesti diversi.
Per tutti gli anni Settanta, infatti, le lingue specialistiche furono intese
come:
1. una varietà in ambito sociolinguistico che voleva sottolineare il
concetto di lingua come polisistema, una prospettiva che identifica
le varietà sulla base dell‟utente, della sua provenienza, del suo
livello sociale, del suo ambito professionale (questa prospettiva
portò a svariate terminologie: linguaggi settoriali, tecnoletto,
sottocodice);
2. una terminologia specialistica: l‟aspetto lessicale è il più
chiaramente marcato.
21
Quando nel 1968 il British Council organizzò il convegno “Languages
for Special Purposes”, l‟acronimo LSP si diffuse molto rapidamente e
dopo dieci anni, si decise il passaggio da Special a Specific per
sottolineare la specificità dei bisogni linguistici degli studenti. Sono
infatti gli anni del dibattito sulla „S‟ di Language for Specific Purposes in
cui è appunto quest‟ultimo termine a prevalere. E‟ sempre in questo
periodo che il livello lessicale della ricerca degli anni precedenti passò ad
un livello più pragmatico-testuale.
Il forte legame che esiste tra lingua e situazione in cui viene prodotta e utilizzata
determina una stratificazione interna a ciascuna lingua speciale, dove ciascun livello è
caratterizzato da una situazione convenzionale di uso, dal tipo di interazione sociale tra i
19
Scarpa F., La traduzione specializzata - Lingue speciali e mediazione linguistica,
Hoepli editore, Milano, 2001.
20
Chomsky N., Aspects of the Theory of Syntax, Cambridge (Mass.), M.I.T. Press, 1965.
21
Scarpa F., La traduzione specializzata - Lingue speciali e mediazione linguistica,
Hoepli editore, Milano, 2001.
10
partecipanti alla comunicazione e dal livello di conoscenze specialistiche che l‟emittente
del testo può presupporre nei suoi destinatari.
22
Inoltre,
i linguaggi specialistici sono dotati di tutte le potenzialità di natura lessicale, fonetica,
morfosintattica, retorica e testuale tipiche della lingua standard. Tali potenzialità
vengono regolarmente utilizzate nella costruzione dei testi specialistici.[…] I linguaggi
specialistici si distinguono in genere dalla lingua comune per la specificità del lessico
utilizzato (che non coincide in genere con quello comunemente utilizzato nel discorso di
tipo generale) e per l‟alta frequenza con la quale alcune regole ed elementi della lingua
comune appaiono in essi.
23
A tal proposito, Federica Scarpa è riuscita a cogliere le caratteristiche
principali dei testi specialistici:
Nei testi specialistici uno stile trasparente dovrà rispondere ai requisiti di precisione,
oggettività, economia, chiarezza e appropriatezza che caratterizzano una comunicazione
sia efficace (che raggiunge il suo obiettivo comunicativo) sia efficiente (che presenta un
equilibrio tra risultato ottenuto e risorse impiegate). Pur venendo realizzati
principalmente nel lessico, questi requisiti funzionali e stilistici improntano in realtà
anche gli altri livelli linguistici del testo e non sono esclusivi delle lingue speciali, ma
piuttosto le caratterizzano in misura maggiore rispetto alla lingua comune.
24
22
Scarpa F., La traduzione specializzata - Lingue speciali e mediazione linguistica,
Hoepli editore, Milano, 2001.
23
Gotti M., I linguaggi specialistici: caratteristiche linguistiche e criteri pragmatici,
Scandicci, La Nuova Italia, 1991.
24
Scarpa F., La traduzione specializzata - Lingue speciali e mediazione linguistica,
Hoepli editore, Milano, 2001.
11
CAPITOLO II
ASPETTI FONDAMENTALI DEL LINGUAGGIO GIURIDICO
Con il passare degli anni, il valore comunicativo dei linguaggi
specialistici ha assunto sempre più importanza per i linguisti,
specialmente nell‟ambito del linguaggio giuridico, in cui si devono
codificare (tramite l‟uso della lingua) diritti, doveri, accordi e
convenzioni tra le varie parti di un contratto o di una risoluzione
25
. E‟
proprio questo aspetto di codificazione che conferisce al linguaggio
giuridico il carattere “performativo”
26
.
Infatti, a tal proposito, Bathia afferma che il linguaggio giuridico
encompasses several usefully distinguishable genres depending upon the
communicative purposes they tend to fulfill, the settings or contexts in which they are
used, the communicative events or activities they are associated with, the social or
professional relationship between the participants taking part in such activities or
events, the background knowledge that such participants bring to the situation in which
that particular event is embedded and a number of other factors (1993: 101)
27
.
Al contrario, Crystal e Davy mettono in evidenza la funzione non-
comunicativa del linguaggio giuridico:
Of all uses of language it [the language of legal documents] is perhaps the least
communicative, in that it is designed not so much to enlighten language-users at large
as to allow one expert to register information for scrutiny by another […]. It is a form of
language which is about as far removed as possible from informal spontaneous
conversation. It is essentially visual language, meant to be scrutinized in silence.
28
25
Williams C., Tradition and Change in Legal English: Verbal Constructions in
Prescriptive Texts, Peter Lang AG, European Academic Publishers, Germania, 1952.
26
performativo agg. [dall‟ingl. performative, der. di (to) perform «compiere, eseguire»].
– In linguistica, detto di enunciazioni (e per estens. anche di enunciati e di verbi) che
non descrivono un‟azione né constatano un fatto (e in quanto tali non sono suscettibili
di un giudizio di falsità o verità) bensì coincidono, in determinati contesti, con l‟azione
stessa[…] Il termine, diffuso dal linguista e filosofo inglese J. L. Austin (1911-1960)
nell‟ambito della teoria degli atti linguistici, è stato poi ripreso nel linguaggio giuridico
per indicare enunciati non descrittivi né prescrittivi, che sono costitutivi, nel momento
stesso in cui vengono proferiti, della situazione cui fanno riferimento: per es., la frase
«la seduta è aperta» nel momento stesso in cui viene pronunciata segna il costituirsi di
una situazione giuridica nuova. www.treccani.it.
27
Bhatia V.K., Analyzing Genre: Language Use in Professional Settings, Londra,
Longman, 1993.
28
Crystal D. & Davy D., Investigating English Style, Londra, Longman, 1969.
12
Al fine di disambiguare l‟uso dell‟espressione linguaggio giuridico (legal
language) e linguaggio del diritto (the language of the law), Trosborg
decide di fornire un‟analisi dei termini suddetti. Egli utilizza
l‟espressione di linguaggio legale in riferimento al discorso giuridico in
genere, mentre l‟espressione di linguaggio del diritto per riferirsi ad
un‟area specifica del linguaggio giuridico, ovvero quei testi di linguaggio
appartenenti all‟asse diamesico dello scritto, in cui emerge l‟idea di un‟
“autorità parlante”, ad esempio, un giudice nell‟atto di emettere una
sentenza
29
.
Inoltre, Šarčević opera una distinzione tra le due funzioni principali del
linguaggio giuridico, ovvero tra la funzione prescrittiva e quella
descrittiva
30
.
Legal texts whose function is primarily prescriptive include laws and regulations, codes,
contracts, treaties and conventions. Such texts are regulatory instruments containing
rules of conduct or norms. Accordingly, they are normative texts which prescribe a
specific course of action that an individual ought to conform to or, as Kelsen puts it,
will be subject to sanction […]. Today it is generally agreed that normative instruments
prescribe how the members of a given society shall act (command), refrain from acting
(prohibition), may act (permission) or are explicitly authorized to act (authorization).
Facendo, dunque, riferimento a quanto egli afferma nel suo Legal
Translation: Preparation for Accession to the European Union, la
convenzione è definita come un “testo giuridico o strumento normativo la
cui funzione principale è prescrittiva”.
L‟unione Europea, ad esempio, ha approvato diverse conventions nel
corso della sua Storia, quali The European Convention on Human Rights
(La convenzione europea sui diritti dell‟uomo) approvata il 1950 e the
Convention on the Rights of the Child (La convenzione sui diritti del
fanciullo) approvata il 1989, la quale sarà oggetto di analisi di questo
lavoro, che, partendo da un‟analisi grammaticale, lessicale e morfo-
29
Trosborg A. (a cura di), Text Typology and Translation,
Amsterdam/Philadelphia, John Benjamins Publishing Company, 1997.
30
Šarčević S., Legal Translation: Preparation for Accession to the European Union,
Faculty of Law, University of Rijeka, 2001.
13
sintattica del testo e terminologica delle “keywords” principali, fornirà
successivamente una cornice storica dei trattati suddetti.