4 Il circo e lo spettacolo popolare nelle opere di Fellini
Sebbene fra le tematiche della poetica felliniana le più importanti e le più
ricorrenti siano quelle del sogno, dell'erotismo represso, dell'educazione cattolica,
dell'infanzia e dei problemi psicologi, una tematica concreta che emerge dalla
visione immediata delle immagini dei film è quella dell'amore per lo spettacolo
popolare che ritorna coi diversi tipi di spettacolo; dal fotoromanzo ne Lo Sceicco
bianco, all'avanspettacolo ne I Vitelloni e Roma; dal circo e le sue maschere ne I
clown e La strada, ai night-club in Luci del varietà, Le notti di Cabiria, La dolce vita,
Toby Dammit; dal cinema in senso lato in Otto e mezzo e Amarcord alla musica in
Prova d'orchestra e alla danza in Ginger e Fred.
Lo spettacolo popolare, anche quello più disimpegnato, con le sue immagini,
costituisce un mezzo fondamentale per Fellini per indagare tutti gli aspetti
dell'uomo. La vita degli uomini di spettacolo, in particolare, spesso è molto più grigia
di quanto la si possa immaginare, e scorre fra la solitudine e la disperazione, divisa
fra quello che si è e quello che si vuole essere
1
.
La tematica principale, forse la più pura e elementare è proprio questa, "[...]
Fascinazione dello spettacolo (il fronte delle apparenze), il cinico ʻretroterraʼ dietro il
palcoscenico e la naturale fragilità degli esseri comuni"
2
.
1
Cfr. Paolo Pillitteri, Appunti su Fellini, Milano, F. Angeli, 1990, pp. 24-25.
2
Ibidem, p. 25.
Già da prima del suo debutto come regista, Fellini nel decennio tra il 1940 e il
1950 lavora come sceneggiatore; inizialmente, è ingaggiato per arricchire le
sceneggiature stesse di trovate e battute comiche, poi, diventa a tutti gli effetti
autore e sceneggiatore di soggetti. L'ambiente in cui si trova a lavorare è ricco di
stimoli che lo portano a conoscere sempre più il mondo del varietà (molti attori,
infatti, passano facilmente dal palcoscenico ai set cinematografici) e dello spettacolo
in generale, aiutandolo a crearsi quella sua tipica "[...] comicità sorniona e
serpeggiante, mai esplicita e esplosiva"
3
.
Fin dal suo esordio cinematografico la tematica del circo e del varietà, insieme
agli altri spettacoli popolari come il teatro e il cinema, e alle altre tematiche sempre
presenti in Fellini quali il mondo della città, della provincia, del paese e del passato,
assumono le sembianze di temi mitici nella filmografia felliniana, nel senso che
diventano gli archetipi del suo cinema, che in tutti gli anni di attività del Maestro
rimangono pressoché fissi; diventano dei punti stabili, delle linee guida per le sue
opere. L'ambiente degli spettacoli popolari, in genere, presenta delle radici comuni,
cosicché, negli anni, gli artisti che si esibiscono in un tipo di spettacolo possono
passare senza troppi problemi dall'uno all'altro; i numeri del varietà passano
tranquillamente al cabaret e al music-hall, dall'avanspettacolo al circo e viceversa
4
.
Avendo, quindi, le stesse origini, si può affermare che Fellini ami tutto lo spettacolo
popolare in generale con una particolare predilezione per il circo e il varietà. E, a
3
Roberto C. Provenzano, Invito al cinema di Fellini, Milano, Mursia, 1995, p. 63.
4
Cfr. Alessandro Nicosia (a cura di), Federico Fellini Toulose-Lautrec, Milano, Skira Editore, 2003, p. 149.
tutto questo, si deve aggiungere la caratteristica circolare del suo lavoro, poiché
spesso all'inizio di nuovi film si ritorna su argomenti già trattati in precedenza.
Si può tranquillamente affermare che Fellini, in essi, racconta storie di
saltimbanchi e fra saltimbanchi; tra questi spicca il più patetico clown che il cinema
abbia potuto immaginare, Gelsomina in La strada, ancora più patetico di Charlot
5
; e
così il Maestro prosegue, di film in film, nel ricorrente carosello della sua vita e nel
carosello infantile del circo
6
.
Tra le tematiche felliniane da non dimenticare c'è anche quella della dialettica
fra stanzialità e nomadismo che caratterizza la sua opera almeno fino ai primi anni
ottanta, dopo di che le energie e la voglia di viaggiare in un mondo sempre meno
fantasioso e povero di fascino vengono, probabilmente, meno; sin dai raminghi
teatranti di Luci del varietà i suoi personaggi viaggiano, hanno viaggiato o sono in
procinto di viaggiare, sono degli sradicati, dei randagi, degli avventurieri esuli nello
spirito come nelle dimore; personaggi, quindi, che prendono una delle
caratteristiche più amate dal regista tipica degli spettacoli itineranti, il viaggio
perpetuo, appunto. Fellini si limita a raccontare le loro storie, senza pretendere di
avere una morale o detenere una verità riguardo le loro vite
7
.
5
Charlot, personaggio attorno al quale costruisce larga parte della sua carriera e della sua fama il britannico sir Charles
Spencer Chaplin (aprile 1889 - dicembre 1977). Per informazioni su Charlie Chaplin rimando alla nota numero 11 del
capitolo 2.
6
Cfr. Cristina Bragaglia e Fernaldo Di Giammatteo, Cinema e circo, una lunga amicizia, Firenze, la Nuova Italia Editrice,
1993.
7
Cfr. Giuseppe Imperatore, L'ombra del seduttore. Il Casanova di Federico Fellini o il fallimento dell'avventura, in
AA.VV., Federico Fellini: analisi del film: possibili letture, a cura di Raffaele De Berti, Milano, Mcraw-Hill, 2006, p. 172.
Sin dall'inizio della sua carriera il Maestro si rifà alla struttura episodica del
circo e del music-hall, riprendendo nei suoi film la loro stessa struttura che culmina,
nel punto più elevato dello spettacolo, con il numero migliore e più intenso
8
.
Anche per quanto riguarda la costruzione del soggetto e della sceneggiatura di
un film, Fellini utilizza spesso una modalità che è classica per i numeri comici dei
clown, impiegata non a caso anche da Chaplin nel film Circo, film che è fra i preferiti
del Maestro, e è quella della poetica dei numeri involontari, ovvero un numero, in
questo caso una scena, nata dalla casualità del momento; un esempio di questa
tecnica è quello della nascita del clown augusto, nato dalla comicità involontaria di
un inserviente a bordo pista
9
.
Già prima del 1970, quando esce I clowns, il volto dei pagliacci, il tono
tragicomico, la parata finale e i personaggi sospesi a mezz'aria, vengono ormai da
tempo associati al cinema felliniano. Con il tempo la figura del clown si evolve in un
interesse per il mostruoso e il grottesco, come si può notare dal Satyricon in
avanti
10
. In un'intervista dichiara di aver cercato di creare e di ricordare in tutti i suoi
film il primo clown che incontra nella sua vita, ovvero Pierino e racconta di esserci
riuscito in parte, solo con il personaggio del Matto in La strada
11
.
8
Cfr. Jacqueline Risset, L'incantatore: scritti su Fellini, Milano, Libri Scheiwiller, 1994, p. 38.
9
Cfr. Pietro Angelini, Controfellini: il fellinismo tra restaurazione e magia bianca, Milano, Ottaviano, 1974, p. 35.
10
Cfr. Chris Wiegand, Federico Fellini: direttore del circo dei sogni 1920-1993, Colonia, Taschen, 2003, p. 131.
11
Cfr. Federico Fellini, Fellini: raccontando di me: conversazioni con Costanzo Costantini, a cura di Costanzo Costantini,
Roma, Editori riuniti, 1996, p. 218.
Per quanto riguarda i film Luci del Varietà, La strada e I clowns parlerò in
maniera più approfondita nel prossimo capitolo poiché in essi il tema del circo e
dello spettacolo popolare costituiscono la tematica principale o lo sfondo su cui si
insedia l'opera; nel primo, infatti, troviamo narrata la storia di una piccola
compagnia di varietà, quindi, presenta come sfondo l'ambiente dello spettacolo
popolare; il secondo narra la storia di un artista vagabondo che con la sua aiutante
gira l'Italia nell'orbita del mondo dei circhi ambulanti; il terzo è un misto di visione
soggettiva di Fellini sul mondo circense e di falsa inchiesta sulle storie di famosi
clown.
8.3 Spettacoli circensi
Dal 1984, grazie all'intervento di un giovane regista italiano, alcuni spettacoli
circensi subiscono una profonda trasformazione; per attrarre sempre maggior
pubblico, la pista diventa il luogo in cui lo spettacolo circense si mescola, per mezzo
del contributo di una regia, con altre forme di spettacolo. Questo regista è, in realtà,
prima di tutto uno scrittore e un poeta e è lui a firmare gli show circensi più
innovativi a partire dalla metà degli ottanta a cui, poi, ne faranno seguito altri in cui
il circo diventa uno spettacolo pensato e realizzato attraverso un'attenta regia che
fornisce particolari atmosfere e non solo una sequenza di numeri.
Il regista di cui parlo è Antonio Giarola
12
, che, si può dire, si specializza in regie
dalle evidenti caratteristiche felliniane; i direttori di circo straniero, negli anni
ottanta, quando cominciano a richiedere l'intervento di un regista italiano per il loro
spettacolo, si aspettano che, sotto il loro tendone, attraverso il suo intervento si
percepisca l'atmosfera felliniana; e Giarola è il più adatto a svolgere questo compito
per la sua profonda conoscenza del lavoro del Maestro, che, tra l'altro, ha la fortuna
di conoscere personalmente.
Il primo spettacolo di cui realizza la regia è il Clown's Circus nel 1984; in esso,
per la prima volta, sono presenti tutti i tipi di clown, dal bianco all'augusto, dal
Monsieur Loyal al bagonchi; la clowneria è il principale filo conduttore di questo
12
Per informazioni su Antonio Giarola rimando alla nota numero 37 del capitolo 7.
spettacolo e, ciò, contribuisce a dare una prima impronta felliniana allo stesso; è
nota, infatti, la passione di Fellini per tutto ciò che sia clownesco. A fornire, poi, una
tipica atmosfera onirica felliniana ci pensano i dipinti del pittore Bruno Edel; oltre a
essi c'è un chiaro richiamo al film Otto e mezzo per la presenza del suo motivetto del
Galoppe che fornisce, con il suo ritmo, un importante punto di riferimento per tutto
lo spettacolo; ricordo che le colonne sonore della maggior parte dei film di Fellini
sono opera di Nino Rota
13
.
Due anni dopo, nel 1986, Giarola collabora con Livio Togni
14
, dell'omonima
dinastia circense, nel creare un nuovo spettacolo che si distacchi dalla tipologia
classica circense, per ricreare un'atmosfera più onirica e poetica; nasce allora lo
spettacolo Il Circo, una festa che, sebbene abbia la firma Togni, ricalca in tutto e per
tutto lo spettacolo precedente di Giarola, ovvero il Clown's Circus. A conferire allo
show un'aura felliniana contribuisce, anche in questo caso, il file rouge della
clowneria guidata da una coppia di clown d'eccezione, Corrado Togni
15
e,
soprattutto, un giovane David Larible
16
, clown chapliniano e poeta in azione, che
rendono magico il tendone. Lo spettacolo ha un ottimo riscontro.
13
Per informazioni su Nino Rota rimando alla nota numero 68 del capitolo 3.
14
Livio Togni (ottobre 1950 -), appartenente a una delle dinastie più famose della storia del circo mondiale; si forma
artisticamente nella scuola familiare per poi intraprendere precocemente la carriera di imprenditore circense. Da
sempre attivo divulgatore della propria arte, della cultura italiana e impegnato nel sociale. Nel 2001 è invitato a
candidarsi, come indipendente di sinistra; senatore della Repubblica italiana si impegna attivamente a promulgare i
sani valori dello spettacolo e della vita circense.
15
Corrado Togni (agosto 1953 -), appartenete alla dinastia dei Togni. Agile volante dal 1977, circa; più conosciuto
come Augusto di Serata; si definisce un mimo solitario, usa pochissimo trucco, ha in repertorio un discreto numero di
sketch.
16
David Larible (giugno 1957 -), circense italiano, uno dei più noti clown viventi. Rappresenta la settima generazione di
una famiglia di tradizione circense; è in pista sin da giovanissimo, esibendosi nelle discipline più diverse e ottenendo
Nel 1989 Livio Togni conclude la collaborazione con Giarola e anche con David
Larible, i quali hanno contribuito notevolmente al successo del precedente
spettacolo, per crearne uno nuovo. Nasce, così il Circo romantico; anche in questo
caso si può definire lo spettacolo come felliniano, per la presenza in esso di temi e
atmosfere tipici dei film del regista riminese; a ulteriore prova di questo connubio
fra Livio Togni e Fellini, quest'ultimo firma una breve presentazione dello show. Lo
spettacolo debutta in Francia e ottiene un enorme successo andando in tournée per
parecchio tempo e facendo sempre il tutto esaurito.
L'anno seguente, nel 1990, l'imprenditore Malafosse, amante del circo, ma
anche grande conoscitore del mondo dello spettacolo, grazie alle sue conoscenze di
alcune personalità dell'ufficio del Presidente della Repubblica francese Jacques
Chirac
17
, ottiene, per conto del circo di Livio Togni, la concessione di una delle piazze
principale di Parigi, la ʻbois de Boulogneʼ. Si allestisce, allora, per la grande
occasione, uno nuovo spettacolo che prende il nome di Florilegio, in cui si ricorre di
nuovo a un'atmosfera da favola che ricorda quella del precedente Circo romantico.
Durante lo show entrano in scena come delle piccole macchiette una serie di figure
di personaggi felliniani, come quella di Zampanò. Anche l'atmosfera è molto
informale e ricalca la semplicità da allegra brigata dei set del Maestro; quando
una formazione enciclopedica. Nel 1980 sceglie di specializzarsi come clown; Il produttore del Ringling Bros. and
Barnum & Bailey, il più grande circo degli Stati Uniti, lo scopre e ne fa la star principale del suo spettacolo. Nel 1999
Larible vince il Clown d'Oro al Festival di Montecarlo, terzo clown nella storia.
17
Jacques René Chirac (novembre 1932 -) politico e funzionario francese; nel 1995 e nel 2002 è eletto presidente della
Repubblica Francese e coprincipe di Andorra, mandato che, dopo la riduzione a cinque anni, è terminato nel 2007.
assiste allo spettacolo, il pubblico avverte un forte senso di familiarità frammisto al
magico e all'onirico, tratti tipici della cifra stilistica di Fellini.
Florilegio ha un grandissimo successo in tutta Europa tanto che, ancora oggi, è
uno spettacolo ancora presente e che gira il mondo; a prenderne le redini dal 2000
sono i figli di Livio Togni che continuano la dinastia; a affiancarli torna un vecchio
collaboratore, ovvero Antonio Giarola, che non riesce, però, a dare nuova linfa vitale
allo spettacolo, che pian piano vede scemare i suoi successi, nonostante, appunto,
sia, ancora oggi, uno spettacolo in circolazione.
Nel 1994 Giarola insieme a Nando Orfei
18
e ai suoi tre figli, in particolare
Ambra
19
, che con Giarola contribuisce alla regia, nel continuare la loro tradizione di
famiglia circense propongono uno spettacolo che, oltre a ricercare le proprie origini,
è un omaggio al loro amico Federico Fellini; si tratta dell'Antico Circo Orfei, nel quale
si riscontra la classica atmosfera felliniana del ricordo. Si tenta di ricreare uno
spettacolo come se lo potrebbe immaginare il Maestro, fatto di quel tipo di
suggestioni e sogni caratteristici del suo mondo interiore. Per rendere al meglio
questo nuovo spettacolo, per garantirne una teatralità diversa rispetto a quelli
tradizionali, si rende necessario ricercare in tutto il mondo non solo degli artisti abili
nelle diverse arti circensi ma anche dotati di spiccate capacità attoriali; l'obiettivo è
18
Per informazioni su Nando Orfei rimando alla nota numero 67 del capitolo 4.
19
Ambra Orfei (gennaio 1967 -), circense e personaggio televisivo italiano; membro della famiglia circense degli Orfei,
è acrobata e cavallerizza; debutta nel 1978 a undici anni in un numero di colombe ammaestrate. Nel 1988 debutta
anche come cantante. Tuttavia la popolarità presso il grande pubblico avviene soltanto grazie alle sue esperienze
come conduttrice, cominciate nel 1983; in seguito, partecipa, anche a varie trasmissioni legate al mondo del circo. Nel
1987 lavora anche come attrice.
quello di restituire quella particolare poesia circense, struggente, grottesca ma,
soprattutto, romantica, immortalata per sempre nei film di Fellini
20
. L'inizio e la
conclusione dello spettacolo sono ispirati al film I clowns del regista riminese, ma le
arie di Nino Rota
21
sono volutamente il collante poetico di tutto lo spettacolo, in un
certo modo, sostituiscono il presentatore nel suo significato ritmico, e nello
spettacolo diviene una figura più propriamente simbolica. I clown dello spettacolo,
mediante un lavoro finissimo di ironia e di poesia, danno un valore inestimabile al
concetto di memoria, imprescindibile nell'arte di Fellini
22
.
Nel 2006 Giarola è ingaggiato dal Circus Hermann Renz per produrre una
trilogia di spettacoli; con il primo dei tre, intitolato Il Circo Classico, Giarola riprende
ancora una volta le atmosfere felliniane utilizzando la clowneria come filo
conduttore dello spettacolo; nei successivi, invece, la proprietà gli indica diverse
tematiche, obbligando il regista italiano a non utilizzare la sua principale fonte di
ispirazione.
Questi sono gli spettacoli circensi più grandi e di maggior successo in cui è
vivissima la risonanza di tematiche e atmosfere che richiamano il lavoro di Fellini; fin
da prima che gli spettacoli comincino, si percepisce subito di entrare in contatto con
mondi a sé stanti, così come accade quando ci si immerge in un film felliniano.
20
Cfr. Nando Orfei, nel programma di sala dello spettacolo Antico Circo Orfei. Omaggio a Federico.
21
Per informazioni su Nino Rota rimando alla nota numero 68 del capitolo 3.
22
Cfr. Ambra Orfei e Antonio Giarola, nel programma di sala dello spettacolo Antico Circo Orfei. Omaggio a Federico.
Ma sono innumerevoli i circhi di medie e piccole dimensioni, italiani e
stranieri, a usufruire di questo immenso background lasciato al mondo circense dal
regista riminese. Lo stesso Circo Roncalli, che certo non può definirsi di medie o
piccole dimensioni, sebbene non si possa dire che riprenda le classiche tematiche
felliniane per la sua ambientazione, ne riprende quanto meno i motivi musicali, da
attribuire, ovviamente a Nino Rota, ma, in questi casi, dire Rota equivale a dire
Fellini.
Anche singoli numeri, spesso, sono ispirati ai lavori di Fellini; ne costituisce un
esempio recente il numero ideato da Ekaterina Morozova di ʻbalance on reelsʼ,
eseguito recentemente al Festival di San Pietroburgo, ideato sulla base del film I
clowns.