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CAPITOLO I
URGENZE PSICHIATRICHE
1.1 Urgenza, Emergenza e Crisi
Le “Emergenze psichiatriche” rappresentano una parte non
trascurabile delle emergenze mediche e sono spesso di difficile controllo,
perché non esiste un protocollo gestionale d‟intervento predefinito e ben
codificato come per le altre emergenze.
Al contrario di queste, in cui sono in genere i singoli organi o apparati
ad entrare in crisi, l‟urgenza psichiatrica coinvolge l‟intero individuo e
spesso solleva problematiche complesse, che riguardano non solo il tipo
di approccio diagnostico o terapeutico, ma anche i diritti, i doveri, le
responsabilità dello psichiatra in relazione al paziente, alla sua famiglia,
al contesto sociale, ai colleghi.
Durante l‟urgenza il medico deve formulare la diagnosi e valutare
l‟eventuale esistenza di veri sintomi psichiatrici e non di semplici reazioni
emotive a situazioni conflittuali o di comportamenti atipici.
Quindi, saper gestire un‟emergenza psichiatrica, significa dover
discriminare tra fattori di ordine psicopatologico, internistico e socio-
relazionale, valutando lo stato psichico, fisico e neurologico del paziente,
per attuare presidi terapeutici immediati e programmare le fasi successive
del trattamento.
È necessario però chiarire alcune definizioni, cioè quelle dell‟urgenza,
emergenza, crisi psicologica (tabella 1) e del rischio.
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Tabella 1 – Definizioni dell’urgenza, dell’emergenza e della crisi psicologica acuta.
URGENZA: Qualsiasi situazione di sofferenza psichica
grave, acuta, talvolta pericolosa per la vita,
che richieda un intervento diagnostico e
terapeutico immediato.
EMERGENZA: Compromissione della funzione mentale
tale da pregiudicare gravemente la capacità
del paziente di integrare con i propri
familiari e l‟ambiente circostante.
CRISI PSICOLOGICA ACUTA: Sensazione soggettiva acuta di rottura
dell‟equilibrio emotivo, in cui i
meccanismi di difesa e le capacità di
adattamento psicosociale sono soprafatti.
Rottura dell‟equilibrio, sia a livello
individuale che relazionale, fin ad allora
abbastanza stabile.
Questo è necessario, anche se le definizioni sopraccitate sono oggetto di
una continua revisione, determinata da un lato dalla difficoltà di applicare
i suddetti concetti mutuandoli da altre discipline mediche, dall‟altro dal
fatto che dipendono dal contesto di riferimento.
I termini urgenza, emergenza, e crisi sono influenzati dalle tendenze
culturali del contesto operativo e sociale dentro il quale “accade
l‟emergenza” al punto che possono essere usati come espressioni separate
e ben distinte o come sinonimi..
Gli autori inglesi e americani in generale usano un solo termine
“emergency”, per esprimere sia il concetto di “emergenza” che di
“urgenza”.
In italiano, invece i due termini rendono possibile la distinzione tra
l‟aspetto principalmente individuale di urgenza e l‟aspetto della crisi che
riguarda i rapporti relazionali e sociali, meno acuto, espresso dal termine
emergenza.
Il termine “urgenza” indica una situazione personale di sofferenza
psichica acuta, grave e spesso pericolosa per la vita, caratterizzata da
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un‟insorgenza improvvisa ed evoluzione rapida, tali da richiedere un
intervento diagnostico e terapeutico immediato.
Dal punto di vista storico, l‟urgenza psichiatrica è stata definita per la
prima volta in Francia nel 1910 da Duprè che la considerava come
l‟”insieme” delle psicopatie la cui repentinità, evoluzione, acuzie e
gravità impongono all‟esperto la responsività di una diagnosi affrettata, di
un intervento terapeutico immediato e una rapida decisione medico –
legale”.
Secondo Dubin-Weiss, la cosidetta “emergenza”, invece, implica una
comprensione della funzione psichica tale da pregiudicare gravemente la
capacità del paziente di interagire con i familiari e con le persone
significative del proprio ambiente. L‟intervento si rende dunque
necessario per evitare un danno permanente al soggetto e ai suoi rapporti
personali e per ricondurre la situazione ad un livello socialmente
accettabile.
Per emergenza,quindi si considera una “crisi sociale” in cui
l‟ambiente circostante richiede di essere sollevato ed aiutato nel gestire
una situazione difficile; la richiesta d‟aiuto è urgente, ma l‟intervento può
essere rinviato ad un momento successivo. L‟emergenza rappresenta la
situazione più frequente in psichiatria ed in essa prevalgono le
problematiche psicosociali; le difficoltà sociali, ambientali e relazionali
assumono una posizione di rilievo rispetto all‟elemento psicopatologico.
Se l‟emergenza/urgenza fa sempre riferimento a contesti relazionali,
la crisi acuta esprime la sensazione soggettiva di una rottura
dell‟equilibrio emotivo nella quale sono travolti i meccanismi di difesa e
la capacità di adattamento psicosociali.
Crisi in psichiatria rappresenta la rottura di un equilibrio psicologico,
fino a quel momento stabile, che insorge in modo non esplosivo, ma
gradualmente.
Intesa come la rottura di un equilibrio psichico, la crisi segue ad un lungo
periodo di sofferenza e, qualora le si attribuiscono connotazioni positive
uniformandosi alla scuola anglosassone, la crisi è l‟espressione dei
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bisogni emergenti di frustrazione, di personalità deboli, di lutti, di
soprusi, ecc.
Dalla crisi l‟individuo esce trasformato; affrontare una crisi significa
perciò trovare un “modo diverso e nuovo” rispetto ai modelli del passato
per elaborare le pulsioni. Nel 1961 Caplan definisce il concetto di crisi
come un “ostacolo verso importanti obiettivi della vita”; alla rottura
dell‟equilibrio corrisponde il riassettarsi di un nuovo equilibrio. Scopo
dell‟intervento terapeutico è il favorire il raggiungimento di un nuovo
equilibrio.
Krisis è un termine greco che ha un duplice significato. Quello del
momento di separazione e quello del momento della decisione. Ippocrate
si riferisce alla crisi come al momento critico della malattia; i sintomi
sono esacerbati e la loro evoluzione può portare al peggioramento, alla
guarigione o al cronicizzarsi del processo psicologico.
Se la crisi è sempre una “crisi della presenza” del soggetto nel suo
essere al mondo, il mondo in crisi non sarà solo quello soggettivo o
intrapsichico, ma anche quello interpersonale, in cui si colloca la storia
personale del soggetto: la rottura di tale equilibrio determina la crisi.
Ultima definizione in tema è quella di rischio. A questo proposito
bisogna distinguere le variabili che possono costituire un fattore di rischio
per un soggetto affettivamente fragile, per esempio particolari periodi
evolutivi (adolescenza, senilità) o particolari eventi della vita (gravidanza,
lutto, malattia) da quei sintomi o comportamenti psicopatologici, che
sono ad alto rischio o per uno scompenso grave, o per una
cronicizzazione, o soprattutto per danni irreparabili per l‟individuo o altri
(suicidio, omicidio, sperpero dei beni).
Di fronte alle rapide trasformazioni sociali, economiche, culturali che
stanno interessando l‟Italia (ma anche tutti gli altri paesi dell‟Europa),
alla sempre più frequente assenza di riferimenti ideali su cui appoggiarsi
alla diminuzione della solidarietà e della tolleranza in città, si crea un
terreno fertile per uno stato di malessere diffuso che interessa il singolo e
la collettività.
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Tale stato di sofferenza, che trova sempre meno risposta e
contenimento all‟interno della famiglia, tende a far sorgere richieste
sempre più pressanti di interventi psichiatrici, e a delegare al servizio
pubblico soluzioni spesso al di fuori delle sue capacità.
In questo contesto, l‟approccio ideale al problema è sicuramente di
tipo integrato, interdisciplinare, per non incorrere nel rischio di
trasformare tutte queste situazioni unicamente in problemi psichici. Alla
prevenzione ed alla risoluzione dell‟emergenza psichiatrica devono
dunque concorrere, in momenti diversi, differenti istituzioni e discipline;
la psichiatria ha, rispetto ad esse, solo un ruolo specialistico, in grado di
fornire risposte tecniche in un contesto dove operano altri soggetti, come
l‟organizzazione medica d‟urgenza, la vigilanza urbana, le forze
dell‟ordine, i servizi sociali.
1.2 Agitazione Psicomotoria
Le “emergenze psichiatriche”, dunque, comprendono una varietà di
condizioni cliniche fortemente differenziate, sia per l‟eziologia, sia per la
fenomenologia. Possono presentarsi come una riduzione delle relazioni
sociali fino a gravi disturbi comportamentali con atti violenti.
Le emergenze psichiatriche che giungono all‟osservazione dello
specialista, presso i servizi di emergenza, sono caratterizzate
dall‟agitazione fino alla condotta aggressiva e violenta: vanno a costituire
quella ampia categoria diagnostica definita come “agitazione
psicomotoria”.
L‟agitazione psicomotoria consiste in un‟eccessiva, inappropriata e
afinalistica, attività fisica e verbale, che causa un marcato stress personale
ed espone ad un considerevole rischio sia il paziente, sia chi lo circonda.
Le emergenze comportamentali sono correlabili a tre principali cause:
condizione medica generale, intossicazione o astinenza, disturbo
psicotico. In questo ultimo ambito si collocano i disturbi psicotici in fase
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acuta, che sono di difficile interpretazione e definizione diagnostica. Il
più delle volte le emergenze comportamentali possono essere sostenute
dalla comorbidità, con la presenza di tutte e tre le cause, aumentando la
difficoltà di gestione e di trattamento.
L‟agitazione può essere definita come una serie di comportamenti
determinanti da varie condizioni patologiche, fisiche e psichiatriche, e si
configura come una sindrome transnosologica.
Caratteristica dell‟agitazione è la fluttuazione della sintomologia in
termini sia quantitativi sia temporanei.
Ci sono poi, quadri comportamentali simili o sovrapponibili
all‟agitazione come l‟acatisia, l‟irrequietezza, l‟iperattività, il nervosismo.
Sulla scorta della prevalenza di un sintomo, o di una serie di sintomi,
possono essere individuati alcuni sottotipi di agitazione. In relazione alla
presenza di sintomi motori o di quelli verbali è possibile distinguere
un‟agitazione caratterizzata da aggressività fisica con rabbia, distruttività
e disponibilità alla lotta o all‟aggressione di persone, da una caratterizzata
aggressività verbale, con imprecazioni ed urla.
1.3 Agitazione e Aggressività
Non sempre l‟agitazione psicomotoria si presenta con comportamenti
aggressivi, ma l‟aggressività complica il quadro nell‟impostazione delle
diverse risposte terapeutiche.
L‟aggressività può essere definita come ogni comportamento tendente
alla distruttività di sé, di altre persone e di oggetti.
Alan C. Swamm (2002) individua tre categorie di aggressività: la
prima definita “premeditata”, la seconda “impulsiva” e infine la terza
“determinata da un disturbo di tipo medico”.
Mentre l‟aggressività premeditata frutto di una volontà, è di difficile
trattamento farmacologico – eccetto quella sostenuta da ideazione
delirante o da disturbi dispercettivi – l‟aggressività impulsiva, cioè la
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tendenza all‟atto senza la capacità di considerare le conseguenze per sé e
per gli altri è, con sempre maggior frequenza, oggetto di intervento
psichiatrico.
Nell‟aggressività impulsiva la risposta reattiva è rapida, l‟individuo
non è nella condizione di riflettere sulle conseguenze del comportamento,
che si dimostra, con evidenza, non appropriato né congruo al contesto di
riferimento.
Il soggetto impulsivo non ricerca il rischio né lo sottovaluta;
semplicemente non lo considera.
1.4 Classificazione delle urgenze psichiatriche
Dal punto dì vista del tipo d‟urgenza, Cuzzolaro (1982) distingue
quattro gruppi principali:
urgenze miste, in cui esiste un'associazione di disturbi somatici e psichici
acuti (agitazione psicomotoria che accompagna una malattia somatica,
crisi d'ansia nell'infartuato, ecc.);
urgenze pseudopsichiatriche: in cui una patologia somatica si manifesta
prevalentemente con sintomi psichici (in un soggetto ansioso con un
infarto mascherato, ad esempio, l‟ansia può dominare il quadro clìnìco e
ritardare la diagnosì di infarto; turbe della coscienza nei diabetici, crisi
depressive nell'Addison, altre malattie neurologìche);
urgenze pseudosomatiche: sono urgenze psichiatriche che si manifestano
con sìntomi somatici acuti (disturbi psicosomatici, disturbi di
conversione, l‟attacco di panico, ecc.). In molti casi la diagnosi
differenzìale può risultare difficoltosa e richiedere numerosi accertamenti
di carattere internistico, oltre ad un'anamnesi accurata. Purtroppo esiste il
rischio che, una volta esclusa la patologia organica, l'operatore sottovaluti
la sofferenza psichica che si cela dietro la sintomatologia, con la
conseguenza di liquidare in modo frettoloso il paziente, il quale andrà alla
continua e compulsiva ricerca di trattamenti medici, perpetuando, cosi, il
problema.
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Urgenze psichiatriche propriamente dette: schematicamente divise ìn:
crisi d'agitazione e maniacali, crisi deliranti e/o allucinatorie, crisi d‟ansia
e crisi depressive (tabella 2)
Dal punto di vista operativo e della risposta terapeutica, è più agevole
suddividere le urgenze in:
urgenze che necessitano di risposta psichiatrica: sono quelle legate al
quadro psicopatologico (disturbi affettivi, d‟ansia, scompensi deliranti,
ecc.). In genere l‟etiopatogenesi è funzionale, endogena, ma talora anche
esogena e mista qualora l‟eventuale causa biologica non richieda
particolari interventi specialistici non psichiatrici (ad es. quadri
astinenziali, psicosi gravidiche, ebbrezza acuta, fasi di scompenso in
anziani con processi involutivi cerebrali, complicanze psichiatriche ìn
alcune malattie neurologiche, certe situazioni di anoressia in cui non sia
prioritario l'intervento internistico, ecc.). In questo ambito possono
rientrare anche le situazioni di conflittualità grave, pur senza specifici
quadri psicopatologici, e le reazioni abnormi ad eventi esterni (lutti,
separazioni, violenze, ecc.). Le risposte di intervento in questo gruppo
sono disparate: alcuni operatori tendono a delegare qualsiasi quadro che
non sia “puro”, cioè funzionale, altri se ne fanno carico, almeno fino a
quando la situazione non esiga una competenza non psichiatrica.
Urgenze che necessítano di rìsposta somatica: è, ad esempio, il caso
degli stati di scompenso nell‟alcolismo, che richiedono più un ricovero in
reparto internistico che psichiatrico, il quale può eventualmente essere
fatto successivamente, se non necessario. Altre situazioni simili sono le
intossicazioni da farmaci, le lesioni autoprovocate a scopo suicidario, le
urgenze da overdose, i sintomi secondari a pregressi trattamenti
psichiatrici (crisi ipertensive da anti-MAO, crisi extrapiramidali da
neurolettici, anche se in questo caso, in genere, il soggetto viene
indirizzato allo psichiatra), nonché condizioni di gravissimo defedamento
nell‟anoressia mentale.
Urgenze che necessitano di risposta socio-ambientale e/o assistenziale:
lo psichiatra in questi casi viene interpellato perché, spesso esistono
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sintomi psichici o perchè possono essere interessati pazienti in cura
psichiatrica; egli farà inoltre da collegamento tra istituzione sanitaria ed
istituzioni sociali.
Urgenze che necessitano di risposte di tipo giudiziario; sono situazioni
che normalmente non competono allo psichiatra, anche se possono
comunque essere richiesti consulti, per la comparsa di quadri
psicopatologici acuti (crisi d‟ansia, d‟agitazione, ecc.) in particolari
contesti (dopo un fermo di polizia, ad esempio), oppure perizie su
eventuali atti violenti commessi dal soggetto.
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Tabella – 2 (a) Gruppo 1
A. Quadri psicopatologici primitivi
b) Crisi di agitazione (stato di agitazione psicomotoria)
Episodio psicotico acuto
Riacutizzazione psicosi cronica
Disturbi schizofrenici e paranoicali
Bouffeès deliranti
Stato maniacale
Furore isterico
b) Crisi deliranti-allucinatorie
Bouffeès deliranti
Disturbi schizofrenici e schizofreniformi
Parafrenie
Psicosi allucinatoria cronica
Psicosi maniaco - depressiva
B. Quadri psicopatologici secondari
Stati confusionali di varia origine:
tossicità metabolica da alcol
delirium tremens
abuso di farmaci psicotropi
causa infettiva, neurologica ecc.
Gruppo 2
Crisi d’ansia:
Crisi d‟ansia acuta
Disturbi da attacchi di panico
Crisi ansio-depressiva
Crisi d‟ansia fobica, reattiva, ipocondriaca
Disturbo ossessivo-compulsivo.
Gruppo 3
Crisi depressive:
Depressione reattiva, nevrotica, psicotica
Depressione secondaria
Depressione atipica
Stupore
Rischio di suicidio
Gruppo 4
Emergenze psico-sociali:
Disturbi dell‟adattamento in corso di separazioni, divorzio, vedovanza, pensionamento, altri eventi
stressanti o di perdita