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INTRODUZIONE
Questo lavoro nasce dalla curiosità suscitata da alcuni interrogativi che vengono posti spesso
quando ci poniamo di fronte al fenomeno dell'immigrazione cinese. Perché così tanti cittadini
cinesi sono arrivati in Europa ed in Italia? Perché il loro numero continua a crescere
nonostante le regole sul controllo dell'immigrazione siano sempre più stringenti? Perché le
comunità cinesi presentano maggiori difficoltà di integrazione nella società di accoglienza a
differenza di altri gruppi etnici? Perché l'economia etnica della comunità cinese a Prato
continua a prosperare nonostante la crisi economica? Questi sono alcuni degli interrogativi
che non presentano delle facili risposte. Se da una parte non sono ammissibili risposte
aprioristiche, dall'altra non sempre la ricerca si è soffermata ad indagare a fondo un tema che
tocca questioni socialmente e politicamente controverse .
Alcuni elementi strutturali non possono essere tralasciati o sottovalutati. Ogni analisi non può
trascurare l'emergere della Repubblica Popolare Cinese come nuova superpotenza politica ed
economica. La sua affermazione è probabilmente l'elemento di maggior trasformazione del
sistema politico ed economico internazionale dell'inizio del terzo millennio ed i riferimenti
nella letteratura sono ormai diffusi. A sua volta il rapido sviluppo e l'influenza globale
dell'economia cinese non possono essere separati dal contributo degli oltre 40 milioni di
cinesi e cittadini di origine cinese che vivono oltremare
1
.
Il tema dell'emigrazione cinese o come sembra preferibile, della diaspora cinese, è uno dei
campi d'indagine più approfonditi della Cina moderna ed un filone di studio da sempre
fecondo. Se lo sviluppo della Cina contemporanea è un fenomeno relativamente recente e
prende avvio all'inizio degli anni ottanta, al contrario la storia dell'emigrazione cinese e dei
cinesi d'oltremare si estende attraverso numerosi secoli. E' un'enciclopedia ricchissima di dati,
fatti ed esperienze che abbraccia numerosi paesi. Per molto tempo la migrazione è stata quasi
esclusivamente diretta verso il Sud-est asiatico, ed è in questa regione che si trovano le
comunità cinesi più grandi e storicamente più prospere, come ad esempio in Indonesia,
Malesia, Tailandia e a Singapore, dove rappresentano i ¾ della popolazione
2
. Solo nel
diciannovesimo secolo la migrazione cinese ha cominciato a globalizzarsi interessando Sud
Africa, Nord-America, Australia ed infine l'Europa.
Non è agevole, né in termini linguistici, né strettamente concettuali, definire i cinesi che
1
Le stime sul numero di cinesi che vivono fuori dalla Cina sono approssimative e variano a seconda che si
prendano in considerazione cittadini di nazionalità cinese, cittadini di origine cinese, cittadini cinesi residenti
nei territori come Hong Kong e Macao, o la provincia ribelle di Taiwan.
2
In questi quattro paesi vivono oggi circa 25 milioni di cinesi o cittadini di origine cinese. Circa il 90% di loro
possiede la cittadinanza locale. Altri 3,5 milioni di cinesi o cittadini di origine cinese si trovano
complessivamente in Vietnam, Cambogia e nelle Filippine.
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vivono all’estero. Una serie di definizioni si sono incrociate, ognuna insufficiente ma con una
componente di precisione. Con il termine “overseas Chinese” o “Chinese overseas” (tradotto
in italiano come “cinesi d'oltremare”) la letteratura fa sicuramente riferimento ai cittadini di
discendenza cinese che si sono stabiliti all’estero ed hanno una differente nazionalità (sino-
americani, sino-tailandesi,ecc.), ma che mantengono viva la loro affinità ancestrale con la
Cina. Nell'accezione vasta e più sfumata il termine comprende anche i cittadini della
Repubblica Popolare che si stabiliscono all'estero, gli aspiranti migranti, gli studenti cinesi
all'estero, nonché i cinesi di Taiwan, Hong Kong e Macao
3
. Gli studi e le ricerche compiute
sui cinesi d'oltremare sono numerosi, ma sono soprattutto gli studi recenti che contribuiscono
a dipingere un quadro d'insieme di un fenomeno che non è mai stato marginale né sul piano
quantitativo né sul piano qualitativo, e che negli ultimi tre decenni ha assunto proporzioni ed
effetti notevoli tanto da estendersi oggi in quasi ogni parte del globo. Per quanto possibile il
mio campo di riferimento è quello dei cittadini della Repubblica Popolare Cinese che vivono
più o meno stabilmente all'estero.
Una volta ristretto il campo d'indagine e concentrato l'interesse sullo studio dell'immigrazione
cinese nell'Europa continentale ed in Italia, l'aspetto più sorprendente che salta all'attenzione
è la ristretta origine di provenienza della parte più consistente e significativa dei migranti
cinesi. Infatti essi provengono da villaggi e città di un'area estremamente circoscritta della
Cina che corrisponde alla parte meridionale della provincia marittima del Zhejiang, ed in
particolare alle prefetture sud orientali di Wenzhou e Lishui (la contea di Qingtian). La
popolazione di questi due distretti ammonta a circa nove milioni di abitanti, a fronte di oltre
un miliardo e trecento milioni di abitanti registrati nel Paese, ma è da sola responsabile di
circa il 70% dell'immigrazione cinese in Italia
4
.
Preso atto della forte concentrazione dell'origine della migrazione cinese appare poco rigoroso
riferirsi genericamente ad una migrazione cinese in Europa continentale ed in Italia senza fare
riferimento alle specifiche caratteristiche del maggior gruppo di migranti cinesi, sia per
quantità che per anzianità della immigrazione. La Cina è il Paese più popolato del mondo ed
ha una superficie di 9.671.018 km², pari a 30 volte l'Italia. E' un territorio troppo vasto per non
essere suddiviso in unità locali e sub-culture. Al suo interno coesistono differenze tra gruppi
etnici, mosaici linguistici, culturali, religiosi. Queste differenze suggeriscono anche diversi
stili di adattamento nei luoghi della migrazione. Un particolare interesse nasce dal fatto che il
gruppo dei migranti wenzhounesi ha costituito in luoghi diversi comunità capaci di mettere in
3
Una estesa trattazione sui cinesi d'oltremare è raccolta in, Lynn Pann, a cura di, The Encyclopedia of the
Chinese Overseas, EDM, Singapore, 2006.
4
Organizzazione Internazionale per le Migrazioni,Analisi ed elaborazione dati sull'immigrazione cinese in
Italia, ricerca realizzata per il Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione - Direzione Centrale per le
politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo - Ufficio relazioni esterne e internazionali, Roma, 2008 , pag. 115 e
seguenti.
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piedi una propria economia tendenzialmente sempre più indipendente rispetto alle economie
locali. Il giro di affari messo in moto è enorme e non può essere ignorato.
Quali sono gli aspetti distintivi dei cinesi del Zhejiang che di sono diffusi in Europa? Le aree
sulle quali è necessario focalizzare l'attenzione e che rientrano maggiormente nel nostro
interesse sono pertanto il bacino del fiume Oujiang, con le aree interne e montane di Qingtian
e Wencheng, l'estuario pianeggiante con le aree urbane di Wenzhou, Rui'an e Liao, e una parte
del Fujian. Questo bacino e la sua integrazione economica dissolvono i confini provinciali. La
maggior parte del territorio è montagnoso ed ha isolato l'area sia culturalmente che
economicamente. Ciò si riflette anche sul dialetto della regione, chiamato “Oujiang” o
“Wenzhou hua”. Sebbene sia classificato tra i dialetti del gruppo Wu, è considerato quello più
divergente dagli altri, ed è talvolta considerato una lingua a parte. Ha la reputazione di essere
il dialetto più ostico per coloro che parlano la lingua ufficiale il mandarino. Dal punto di vista
economico quest'area è da secoli la culla dell'imprenditoria privata cinese ed anche durante gli
anni dell'autarchia comunista i suoi abitanti sono riusciti a mantenere una informale
autonomia dal governo di Pechino. Ciononostante, all'interno di questa regione, l'emigrazione
sia interna alla Cina che esterna è da tempo diffusa; specialmente in determinati villaggi si è
formata una cultura della migrazione.
La regione di Canton e le province del Guangdong e del Fujian, e successivamente del
Zhejiang, sono storicamente le principali aree di emigrazione dalla Cina. La consistenza del
fenomeno migratorio nelle province sud orientali ha portato il governo cinese a coniare il
termine qiaoxiang (villaggi dei soggiornanti all'estero o dei cinesi d'oltremare) per descrivere
le località coinvolte in questi forti processi di emigrazione.
I gruppi di cinesi provenienti dalle qiaoxiang del Zhejiang hanno formato le prime comunità
stabili nell'Europa continentale ed in particolare a Parigi. Sebbene il numero dei componenti
di queste comunità fosse in principio limitato, grazie alla presenza di parenti, amici e
connazionali, si è potuto estendere il potente meccanismo della “catena migratoria”.
Nonostante l'alternanza di periodi di apertura e di chiusura delle politiche di espatrio adottate
in Cina nel corso del secolo scorso e soprattutto negli ultimi due decenni è stato possibile
l'arrivo di significative ondate migratorie. Le reti di relazione e le solidarietà familiari,
claniche ed economiche, che costituiscono le guanxi, hanno dunque permesso l'inserimento
dei “nuovi migranti” cinesi in Europa.
Le caratteristiche etnografiche e sociologiche dei migranti cinesi sono state descritte
attentamente. In Italia, fin dai primi anni '90, attraverso lo studio della comunità cinese
istallatasi a Firenze, Campi Bisenzio e Prato, sono state evidenziate differenze rispetto ad altri
gruppi di immigrati e rispetto ad altri gruppi etnici. Il Prof. Renzo Rastrelli, dell'Università di
Firenze, ha fondato nel 1994 insieme ad Antonella Ceccagno, Maria Omodeo ed Anna
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Marsden il "Centro di ricerche e servizi per la comunità cinese" del Comune di Prato, poi
trasformato nel 1996 in "Centro Ricerche e Servizi sull'Immigrazione", da cui nel 2002
nacque l'Assessorato alla Multiculturalità del Comune di Prato. L'Italia è stata e continua ad
essere un caso di studio importante dell'immigrazione cinese in Europa. Il numeroso materiale
prodotto, anche da ricercatori stranieri, ha riguardato principalmente aspetti sociologici della
comunità cinese nell'area pratese/fiorentina secondo la prospettiva politico-sociale
dell'integrazione di tale comunità nella società di accoglienza. La metodologia adottata nello
studio delle comunità cinesi si è inserita principalmente nel quadro teorico delle discipline
etno-antropologiche.
Solo recentemente, grazie allo stimolo della sede pratese della Monash University e del Polo
Universitario di Prato, è stato proposto lo studio del fenomeno in un approccio
interdisciplinare con la presenza di analisi del tipo socio-economico. In particolare è da
segnalare la pubblicazione Living Outside the Walls del 2009 curata da Graeme Johanson ed
alri
5
, che raccoglie una serie di saggi di diverso orientamento.
Senza dubbio, ci troviamo di fronte a caratteristiche distintive dell'immigrazione dei cinesi
provenienti dalla regione attorno a Wenzhou. Si tratta di una migrazione economica, dai forti
aspetti transnazionali e transfrontalieri, che non perde tuttavia la forte identità culturale. Gran
parte della comunità è disposta a spostarsi verso luoghi dove siano presenti dei vantaggi
competitivi, secondo un percorso di “nomadismo economico”. Occorre porsi la domanda se
sia appropriato trattare questo tipo di immigrazione con lo stesso approccio e lo stesso
modello di accoglienza ed integrazione utilizzato per altri soggetti immigrati che raggiungono
il nostro Paese spinti da differenti necessità ed aspettative. Occorre domandarsi se questa
particolare immigrazione sia destinata ad integrarsi nella comunità locale e con quali tempi, in
quali modi, e con quali costi. E' necessario interrogarci perfino se lo Stato nazionale possieda
gli strumenti sufficienti per interagire con una comunità che, in oltre un centinaio di anni di
esperienze migratorie, ha elaborato condotte di autodifesa e di evasione dalle pressioni delle
reti amministrative statali sia in Cina che nei paesi di destinazione. Occorre inoltre chiedersi
se il nostro stato sociale, le nostre relazioni industriali e sindacali, scosse dai contraccolpi
della globalizzazione e dalla crisi economica, possano sostenere un'ulteriore sfida che stavolta
arriva dall'interno dei propri confini. E' vero che esistono cinesi di seconda e terza
generazione integrati nel nostro Paese, ma allo stesso tempo non è fuori luogo pensare che
mentre si attende una maggiore integrazione (sono pochissimi i cinesi che scelgono la
cittadinanza italiana dal momento che sarebbero costretti a perdere quella cinese) il fenomeno
dell'immigrazione cinese in Italia sia ormai fuori del controllo delle amministrazioni locali e
5
La pubblicazione è stata tradotta in italiano col titolo Oltre ogni Muro. I cinesi di Prato, a cura di Graeme
Johanson, Russell Smyth e Rebecca Fench, Pacini editore, Pisa, 2010.
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statali. Sono domande scomode, ed alle quale forse non esistono risposte certe.
Sappiamo invece che la città di Prato è divenuta l'epicentro dell'immigrazione cinese in
Europa occidentale ed un caso di studio ormai dibattuto in tutto il mondo. Il “caso Prato”
occupa da alcuni anni con una certa regolarità le prime pagine dei maggiori quotidiani
nazionali ed internazionali ed è oggetto di reportage delle maggiori televisioni. In una
cittadina di 185.000 abitanti, la comunità cinese è stimata tra regolari e irregolari intorno alle
40.000 unità. Si tratta di un numero addirittura maggiore rispetto alle presenze cinesi
ufficialmente censite in metropoli come Londra.
“Ho deciso di fare questo servizio – ha detto in una intervista la giornalista olandese Pauline
Valkenet corrispondente dall'Italia per la televisione olandese RTL – perché il caso Prato ha
caratteristiche uniche in Europa. Anche da noi in Olanda ci sono problemi legati
all’immigrazione ma non con queste caratteristiche, che sono davvero uniche. A Prato, infatti,
non c’è solo un alto numero di cittadini cinesi, ma c’è una vera e propria economia parallela a
quella locale. Il problema più grave, inoltre, non mi è sembrato tanto quello rappresentato dal
numero di immigrati bensì da una illegalità così diffusa: clandestinità, sfruttamento del
lavoro, evasione fiscale. Nelle ore passate tra i pronto moda del Macrolotto
6
ho visto che
quasi tutte le trattative vengono fatte a nero. E questo, a mio avviso, è il problema più grave
anche perché mi è sembrato di capire che mancano i mezzi per fare i controlli e combattere in
maniera efficace il fenomeno”. “Quello che mi chiedo – afferma Pauline Valkenet – è come
tutto questo si sia potuto verificare. Non credo che una cosa del genere sia venuta da un
giorno all’altro. Come mai, allora, è stato consentito? Come mai nessuno ha impedito che si
realizzasse?”
7
. Domande, queste, a cui non è facile dare una risposta, e sulle quali la comunità
pratese si interroga da molti anni. Domande che mi hanno convinto a scegliere il titolo della
mia Tesi.
In Italia nel 1986 secondo i dati del Ministero dell'Interno erano censiti in Italia solamente
1.618 cittadini cinesi. Nel 1989 quelli residenti ufficialmente a Prato erano 39. Nella città di
Firenze fino alla fine degli anni '80 non erano molti di più, circa 100. Il primo significativo
insediamento si è avuto a San Donnino, nel comune di Campi Bisenzio, alla fine degli anni
'80 dove cinesi provenienti principalmente da Milano e dalla Francia (e legati dalla loro
comune provenienza dalla regione di Wenzhou e Qingtian) si sono inseriti nelle lavorazioni
conto terzi delle borse ed in generale della pelletteria. Il numero dei cinesi a Prato ed in Italia
6
Il Macrolotto 1 è l'Area Industriale dove si concentrano i capannoni dei pronto moda cinesi e si situa a circa 5
km a sud del centro della città di Prato. Il Macrolotto zero si trova attorno a via Pistoiese e via Fabio Filzi,
appena fuori le mura storiche cittadine, ed è il luogo di Prato conosciuto come Chinatown. Qui si
concentrano botteghe, laboratori artigiani e residenze delle comunità wenzhounese.
7
Intervista tratta dal quotidiano online “Notizie di Prato” alla pagina http://www.notiziediprato.it/2010/10/il-
caso-prato-finisce-nel-tg-di-prima-serata-della-televisione-olandese-rtl-parla-lautrice-del-reportage/ .
Consultato il 20 ottobre 2010.
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è poi cresciuto costantemente per effetto delle politiche migratorie incentrate su periodiche
sanatorie. Molti cinesi hanno lasciato altri Paesi europei per regolarizzarsi in Italia o sono
addirittura giunti a tale proposito dall'Estremo Oriente. Le leggi italiane hanno inoltre
facilitato negli anni l'imprenditoria straniera. Il fenomeno è quindi cresciuto in modo
esponenziale senza che le autorità potessero esercitare un efficace controllo ed una adeguata
programmazione. Alla fine del 2009 la Camera di Commercio di Prato ha censito circa 4.400
imprese cinesi ed il triangolo Prato-Campi Bisenzio-Empoli è ormai divenuto la capitale
produttiva, commerciale e residenziale dei cinesi presenti in Europa.
Secondo le ricerche più recenti i cinesi gestiscono a Prato un ciclo economico completo
sempre più indipendente dall'imprenditoria italiana nel settore dell'abbigliamento e dei pronto
moda. Import/export cinesi importano tessuti dalla Cina. A Prato avviene la tintura dei tessuti
e la stampa delle fantasie moda. I pronto moda cinesi gestiscono le fasi di taglio, confezione,
stireria dei capi attraverso un sistema di terzisti cinesi, quasi completamente illegali e dove
operano molti clandestini, e poi curano la vendita per i negozianti e ambulanti di tutta Europa
che vengono a rifornirsi a Prato rigorosamente in contanti. Si stima che il distretto parallelo
cinese produca circa 400 milioni di capi all'anno ed è il principale polo produttivo di pronto
moda in Europa. Il trasferimento annuale di denaro da Prato alla Cina è salito a 500 milioni di
euro all'anno. Si stima un fatturato di oltre 2 miliardi di euro di cui almeno la metà a nero.
Questi dati sono stati pubblicati nel 2008 in un libro della giornalista pratese Silvia Pieraccini
edito dal Sole 24 Ore e dal titolo emblematico, “l'Assedio Cinese”. E' stata la prima analisi
economica mai scritta sul distretto parallelo cinese del pronto moda ed ha sorpreso molti
osservatori. Nessuno si rendeva conto che il fenomeno avesse raggiunto queste dimensioni.
Sotto il profilo politico, la Provincia di Prato si è attivata da molti anni per stringere dei
rapporti di dialogo e collaborazione con i rappresentanti della comunità cinese e le istituzioni
politiche dei luoghi di provenienza degli immigrati. La prima missione ufficiale a Wenzhou si
è svolta nell'ottobre 2000 e nell'ottobre 2002 la Provincia ha firmato un Patto di gemellaggio
con la Municipalità di Wenzhou con l'intento di promuovere scambi e collaborazioni in campo
economico, commerciale, tecnico-scientifico, culturale, didattico-formativo, ambientale,
sanitario e sportivo
8
. Gli scambi tra le delegazioni italiane e cinesi sono stati continui. Una
nuova missione della Provincia di Prato, guidata dal Presidente Gestri, si è recata a Wenzhou
nel novembre 2009, dopo essersi insediata in carica nelle elezioni amministrative di giugno.
Anche la regione Toscana ha intrattenuto in questi anni rapporti istituzionali ed economici con
la Cina. Il governatore Claudio Martini in carica dal 1999 al 2009, e già sindaco di Prato dal
8
La provincia di Prato ha curato nel 2004 una unica pubblicazione sui rapporti istituzionali con Wenzhou,
comprendente una panoramica essenziale sulle caratteristiche dell'immigrazione a Prato e l'integrazione della
comunità cinese: Lombardi Rosa, Sulla via della Tela. Immigrazione Cinese e integrazione, una nuova
prospettiva: l'esperienza della Provincia di Prato, Nova Arti Grafiche, Firenze 2004
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1988 al 1995, ha effettuato tre missioni ufficiali in Cina, visitando anche Wenzhou, con la
presenza di numerose amministrazioni provinciali e locali ed imprese toscane tra le quali
Piaggio ed Ansaldo Breda. Toscana Promozione ha aperto nel 2005 un ufficio a Shanghai. I
rapporti istituzionali tra Prato, la Toscana e la regione di Wenzhou sono stati pertanto molto
intensi.
Il settore manifatturiero pratese negli ultimi dieci anni è stato fortemente ridimensionato per
effetto dei processi di globalizzazione e l'apertura dei mercati tessili ed ha perso decine di
migliaia di addetti. Ha sofferto la concorrenza cinese, ma in parte è stato sostituito anche dalla
concorrenza interna cinese, specialmente attiva nel settore dei pronto moda. Allo stesso tempo
il mantra sostenuto dalle istituzioni locali è stato quello delle “opportunità” apportate dalla
presenza della comunità cinese sul territorio e dalla possibilità di esportare le nostre merci sul
mercato continentale cinese. Se la presenza della più importante comunità cinese d'Europa sia
stato un fattore di opportunità o di minaccia, di vantaggio o svantaggio per i cittadini pratesi è
un tema assai dibattuto e che dovrà essere analizzato dal punto di vista storico e scientifico e
non rientra nel novero di questa tesi. Oggi la trattazione di questo importante tema, come in
generale la materia delle migrazioni, è sicuramente controversa e condizionata da
contrapposte sensibilità culturali e politiche.
Questo lavoro intende illustrare collegamenti tra differenti discipline e suggerire elementi per
la comprensione del fenomeno della migrazione wenzhounese che finora è stato trattato
principalmente al fine di studiare percorsi di integrazione e migliorare l'esperienza migratoria
dei migranti cinesi. Spesso ci si è posti nella dimensione dei migranti, cercando di fornire sul
campo strumenti di aiuto e di integrazione, tralasciando la prospettiva della comunità di
accoglienza, che non di rado è stata definita intollerante, xenofoba, utilitarista, culturalmente
impreparata, amplificandone così gli aspetti negativi senza dare peso alle preoccupazioni e
alle ansie innescate nelle popolazioni locali poste innanzi a trasformazioni radicali del proprio
spazio di relazioni fisiche, sociali ed economiche.
A me pare che all'attenzione posta verso l'accoglienza e l'assistenza ai migranti non sia
corrisposta una uguale preoccupazione verso i disagi sofferti dai cittadini presenti sul
territorio. Ad esempio, mentre esistono molti studi sulle difficoltà di apprendimento scolastico
dei cittadini cinesi posti di fronte alla sfida della scuola italiana, non sembrano sussistere
indagini sulla qualità dell'apprendimento scolastico di cittadini di madre lingua italiana
inseriti in classi dove spesso la presenza di studenti stranieri privi di sufficiente competenza
nella lingua italiana arriva a toccare il 30 per cento ed oltre.
Allo stesso tempo si è dato per scontato, e si è generalizzato, che la presenza degli immigrati
avesse a prescindere una funzione essenziale per il nostro tessuto produttivo. La definizione
“utili invasori” usata dal noto sociologo Maurizio Ambrosini ben sintetizza un modo diffuso e
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radicato di percepire gli stranieri presenti in Italia
9
. La politica e la ricerca hanno tralasciato di
approfondire l'impatto dell'immigrazione straniera sulla comunità di accoglienza, hanno
tralasciato la prospettiva, a mio avviso legittima, di coloro che subiscono l'arrivo di un
numero molto elevato di immigrati stranieri continuando a rimanere cittadini italiani in
assenza di un luogo altro verso cui “fuggire”.
La letteratura si è raramente interessata di approfondire la prospettiva dello Stato di partenza
dei soggetti immigrati, lasciando pensare che la provenienza da un Paese come la Cina sia un
fatto accidentale e non qualificante delle specifiche caratteristiche dei soggetti interessati.
Nello studio dei cinesi d'oltremare presenti in Europa è quindi necessario non solo esaminare i
fenomeni di micro-livello, ma anche considerare determinanti di macro-livello quali: le
trasformazioni imposte dall'agenda della globalizzazione; le politiche sull'immigrazione
dell'Unione Europea e degli Stati nazionali; la posizione dei cinesi d'oltremare dentro il
sistema politico della Repubblica Popolare Cinese; l'importanza dei cinesi d'oltremare in
qualità di cittadini di una nazione che aspira al ruolo di superpotenza. Queste macro-
determinanti non sono statiche, ma hanno subito un processo di trasformazione dinamico nel
corso degli anni e dei decenni.
La concentrazione eccessiva sulle caratteristiche locali del fenomeno, in assenza di un legame
adeguato con l'evoluzione complessiva delle migrazioni cinesi all'interno di un sistema
internazionale fortemente mutato nel corso degli anni ed esposto a continue trasformazioni
indotte dai processi della globalizzazione, fa pensare che l'immigrazione cinese in Italia non
sia stata perfettamente rappresentata ed abbia condotto ad interpretazioni parziali e non
soddisfacenti. L'impressione è che si sia studiato un fenomeno nella sua dimensione statica,
senza porsi di fronte al fatto che l'immigrazione cinese in Europa ha delle caratteristiche
estremamente dinamiche, quasi sfuggevoli, ed in continuo mutamento. Nel frattempo il
mondo mutava come non è forse mai accaduto così rapidamente in passato. Cadeva il muro di
Berlino, cominciava il processo della globalizzazione e veniva costituito il WTO, del quale
anche la Cina avrebbe presto fatto parte. I continui elementi innovativi hanno modificato le
caratteristiche quantitative, qualitative e funzionali delle comunità cinesi all'estero che hanno
dato prova di sapere evolversi ed adattarsi con velocità e flessibilità, cogliendo meglio di altri
gruppi le nuove opportunità.
I componenti di piccole comunità di esiliati, in fuga dalle zone rurali della Cina, ed alla
ricerca di un lavoro o della semplice sopravvivenza, si sono prima inseriti nel piccolo
commercio, nella ristorazione, nella piccola manifattura. Dopo la guerra queste avanguardie
nel mondo occidentale hanno mantenuto la propria identità ed hanno fatto da riferimento per
una nuova emigrazione economica. La possibilità data dalle leggi italiane agli stranieri di
9
Maurizio Ambrosini, la fatica di integrarsi, immigrati e lavoro in Italia, Il Mulino, Bologna, 2001