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INTRODUZIONE
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Gli argomenti di studio del presente lavoro di tesi sono incentrati sulla tutela della
qualità delle acque dei corpi idrici superficiali.
La crescente degradazione della qualità delle acque superficiali è da attribuire
principalmente alle fonti di inquinamento di origine antropica, puntuali e diffuse, che
non solo rendono le acque non utilizzabili per i differenti usi, dalla potabilizzazione
agli scopi turistico-ricreativi, ma portano alla distruzione e alla scomparsa degli
habitat connessi all‟ecosistema acquatico, con conseguenze sulla biodiversità e la
naturalità.
Considerando che l‟effluente trattato contiene un carico inquinante residuo che
esercita un rilevante impatto ambientale sul corpo idrico ricettore, il controllo e le
restrizioni imposte dalla normativa sugli scarichi derivanti dai sistemi di depurazione
non ne assicurano la totale protezione.
Nello studio sono analizzati i criteri e i principi per l‟inserimento, la realizzazione e la
localizzazione di bacini di fitodepurazione e di lagunaggio e di aree umide artificiali in
ecosistemi-filtro.
In tale ambito assumono un ruolo di primaria importanza, gli aspetti indicati dalla
normativa nazionale e comunitaria in materia di tutela delle risorse idriche, in
particolare nella Direttiva comunitaria 2000/60/CE e nel Testo Unico sull‟Ambiente,
D.Lgs. 152/2006.
La Direttiva 2000/60/CE, rappresenta la Direttiva quadro europea sulla salvaguardia
della risorsa idrica, e pone l‟attenzione non solo sulla tutela e il risparmio della risorsa
idrica, ma sottolinea anche l‟importanza del coinvolgimento degli Enti locali e delle
popolazioni nell‟attuazione della direttiva stessa.
Il Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante “Norme in materia ambientale”
rappresenta l‟ordinamento di riferimento sulla tutela delle acque, del suolo e sulla
gestione dei rifiuti, e propone un approccio integrato, qualitativo e quantitativo, per la
protezione della risorsa idrica. Gli obiettivi indicati sono conseguibili esclusivamente
attraverso il controllo degli scarichi, il monitoraggio dei parametri che caratterizzano
lo stato qualitativo dei corpi idrici e l‟attuazione dei Piani di Tutela redatti dalle singole
Regioni.
La tesi esamina inoltre le varie tipologie di aree naturalistiche tese alla valorizzazione
del territorio istituite in seguito all‟emanazione della legge quadro sulle aree protette
n. 394/91 e alla Direttiva Europea “Habitat”.
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Nell‟ambito delle soluzioni possibili deve essere considerato il riutilizzo dell‟effluente
trattato che richiede l‟adeguamento del sistema di depurazione tradizionale con
impianti per il trattamento terziario del refluo e processi avanzati.
Tra questi possono essere considerati i sistemi SBR e MBR, che tuttavia richiedono
elevati costi di realizzazione, gestione e manutenzione.
In altra maniera, in particolare nel caso di piccoli impianti, può risultare conveniente
la realizzazione di bacini di trattamento di fitodepurazione e lagunaggio o di aree
umide artificiali, che posti a valle del depuratore possono andare a costituire un
elemento di base per la creazione di eco-sistema filtro al fine di attenuare l‟effetto
negativo degli inquinanti residui contenuti negli effluenti urbani trattati ovvero per
ridurre l‟impatto di eventuali ed occasionali malfunzionamenti del depuratore stesso.
I bacini di trattamento e le aree umide artificiali portano al miglioramento della qualità
del refluo attraverso processi di rimozione degli inquinanti di natura biologica, fisica o
chimica e l‟aumento del tempo di residenza idraulico, con conseguente abbattimento
della carica microbica, della sostanza organica biodegradabile e dell‟azoto.
In tal modo lo scarico del refluo risulterà compatibile con la capacità di
autodepurazione del corpo idrico recettore, con effetti positivi sulla sua naturalità.
Inoltre tali sistemi possono essere creati anche nei casi in cui si presenta la
necessità di dover ampliare l‟impianto di depurazione, con rilevanti benefici
economici e ambientali.
Essi non richiedono particolare manutenzione e si inseriscono convenientemente nel
paesaggio svolgendo una serie di altre funzioni che rende l‟applicazione di questi
sistemi estremamente opportuno nei casi in cui si voglia valorizzare l‟uso naturalistico
dei territori. Tali sistemi, infatti, contribuiscono all‟accrescimento della biodiversità e
possono costituire luogo di sosta e nidificazione dell‟avifauna.
Si è inoltre accennato al ruolo delle fasce tampone boscate nel controllo
dell‟inquinamento da fonti diffuse.
Dopo una panoramica su numerosi casi descritti nella letteratura tecnica, lo studio
analizza alcuni esempi di interventi proponibili attraverso le soluzioni descritte per
alcuni corpi idrici lucani.
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CAPITOLO 1
L’IMPATTO AMBIENTALE DELLE ATTIVITÀ ANTROPICHE SULLA
QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI
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1.1 La degradazione della qualità dei corpi idrici superficiali
Il corpo idrico è un ecosistema aperto e in continua evoluzione, che scambia
ininterrottamente energia e materia con l‟ambiente circostante. L‟equilibrio
dell‟ecosistema acquatico è frutto delle complesse dinamiche che avvengono al suo
interno, dinamiche che riguardano sia le componenti biotiche (organismi viventi) che
le componenti abiotiche (fattori ambientali di natura chimico-fisica che lo
caratterizzano, quali la temperatura, il valore di pH, la concentrazione dei sali
minerali, l‟ossigeno disponibile). Esso è soggetto a numerose trasformazioni e a cicli
biogeochimici, tra i quali il ciclo del carbonio, dell‟azoto e del fosforo, che interessano
diversi ecosistemi .
Nonostante l‟estrema complessità e variabilità, il corpo idrico ha un‟intrinseca
capacità di autoregolarsi e autodepurarsi che consente di tamponare le variazioni
determinate da fattori a esso esterni, ripristinando il suo equilibrio.
Per autodepurazione in particolare si intende l‟insieme dei processi:
- fisici (diluizione e sedimentazione)
- chimici (idrolisi, flocculazione e precipitazione)
- biologici (degradazione batterica e assimilazione vegetale) che consentono la
rimozione, la trasformazione e biodegradazione parziale delle sostanze che
entrano a contatto con il corpo idrico.
La capacità di autodepurarsi è regolata da molteplici fattori:
- dalla disponibilità di ossigeno, necessario sia nei processi di ossidazione chimica
sia nei meccanismi di rimozione di natura biologica aerobica;
- dalla temperatura, poiché condiziona la concentrazione di ossigeno ed esercita
una forte influenza sulle cinetiche di trasformazione delle sostanze ad opera degli
organismi.
Le pressioni antropiche che generano fenomeni di inquinamento nei corpi idrici
superficiali perturbano l‟equilibrio dell‟ecosistema acquatico, fino a pregiudicarne
l‟utilizzo per gli usi previsti o, in casi gravi, la vita della flora e della fauna tipici.
Esso è dovuto al sovraccarico di sostanze biodegradabili o all‟immissione di
sostanze non biodegradabili o tossiche che inibiscono le dinamiche e i meccanismi di
autodepurazione.
Le più comuni specie inquinanti presenti normalmente nelle acque superficiali
possono essere raggruppati in classi diverse, a seconda della natura e degli effetti
prodotti:
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- Solidi sospesi (SS): sostanze in sospensione di natura organica e inorganica
con peso uguale o superiore a quello dell‟acqua, che nel tempo sedimentano sul
fondo come fango, ostacolando l‟alimentazione dei pesci e modificando la
porosità del substrato. Essi alterano il normale equilibrio dell‟ecosistema in
conseguenza dell‟aumento della torbidità (limitazione della quantità di luce che
penetra nell‟acqua con effetti dannosi sugli organismi fotoautotrofi).
- Sostanze organiche biodegradabili: tutte quelle sostanze che possono essere
degradate biologicamente in composti più semplici dagli organismi decompositori
presenti in ambiente acquatico. Esse possono essere proteine (40-60%),
carboidrati (25-50%), grassi (circa 10%) e costituiscono una fonte di
inquinamento quando sono presenti in eccesso rispetto alle concentrazioni
naturali. La sostanza organica si misura con l‟ossigeno necessario ad ossidarla (e
quindi a degradarla), e si esprime come domanda biochimica di ossigeno (BOD).
Un carico caratterizzato da un valore eccessivo di BOD è, quindi, responsabile
della stragrande maggioranza dell‟inquinamento delle acque e ha come
conseguenza diretta la diminuzione dell‟ossigeno disciolto. Finché le
concentrazioni di tali sostanze assumono valori sufficientemente bassi, l‟ossigeno
presente all‟interno del corpo idrico risulta adeguato per la reazione di
decomposizione e lo stato di qualità preesistente si mantiene inalterato. Ma se la
portata in massa di inquinanti risulta superiore a un certo valore (funzione delle
condizioni fisiche, chimiche e fluidodinamiche del corso d‟acqua), il consumo di
ossigeno è superiore alla quantità disponibile per cui il corpo idrico perde la
propria capacità di autodepurazione e il proprio equilibrio.
- Sostanze organiche refrattarie: sostanze che non vengono degradate con i
naturali processi biologici. Un esempio sono i fenoli, i coloranti, i pesticidi e i
diserbanti.
- Macronutrienti: sono elementi indispensabili per l‟accrescimento della vita
acquatica, come il fosforo e l‟azoto. Il fosforo si trova normalmente presente in
acqua, in soluzione o in sospensione, in seguito a fenomeni putrefattivi animali e
vegetali, al dilavamento da terreni incolti o a fenomeni geochimici legati alla
lisciviazione dei giacimenti minerari. Anche l‟azoto si trova normalmente in acqua,
sottoforma di ammoniaca o nelle forme ossidate. Entrambi sono fondamentali per
la vita degli organismi, ma un loro accumulo nell‟ecosistema, dovuto soprattutto
agli scarichi che derivano dalle attività antropiche, innescano l‟eutrofizzazione,
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cioè un accrescimento eccessivo della biomassa algale, i cui nutrienti sono
proprio i fosfati e i nitrati. Subito dopo la morte, le alghe sono attaccate da batteri
aerobi che le ossidano, liberando anidride carbonica. La quantità di ossigeno
consumata dai batteri è tanto più elevata quanto più abbondante è la sostanza
organica da decomporre. In questo modo si genera una notevole diminuzione di
ossigeno. Gli effetti principali sono:
- intorbidimento del fondo e la perdita di trasparenza in generale;
- produzione di cattivi odori, morie di pesci e della fauna bentonitica;
- impossibilità di utilizzare l‟acqua per svariati scopi.
- Microrganismi patogeni: comprendono tutti quegli organismi che sono causa di
malattie infettive a trasmissione oro-fecale. Essi sono causa di possibile
trasmissione di infezioni, soprattutto se il corpo idrico può essere utilizzato come
fonte di approvvigionamento idrico, come acque adibite alla balneazione o per
l‟allevamento di molluschi.
- Materiali galleggianti: sono le sostanze più leggere dell‟acqua ed insolubili:
grassi, oli e schiume che stratificano in superficie creando un pessimo fenomeno
estetico e impediscono il passaggio delle radiazioni solari necessarie ai processi
di fotosintesi. In particolare gli oli creano un ostacolo insormontabile per la
riareazione dell‟acqua, inibiscono la vita dei microrganismi acquatici e
distruggono la vegetazione. Sono inoltre pericolosi perché in elevate quantità
possono favorire la formazione di incendi.
- Solidi inorganici disciolti: Composti inorganici disciolti la cui concentrazione
aumenta durante il ciclo di utilizzo dell‟acqua stessa.
- Metalli pesanti: elementi chimici metallici che hanno una densità relativamente
alta e sono tossici anche in basse concentrazioni (mercurio, piombo, cromo,
arsenico, cadmio, zinco).
Per quanto riguarda la distribuzione temporale dei fenomeni di inquinamento, si
possono avere agenti inquinanti:
- continui: caratterizzati da bassa variabilità in lunghi intervalli di tempo. Esempi:
agenti inquinanti derivati dagli scarichi domestici in condizioni di tempo secco o gli
scarichi inquinanti di processi industriali di tipo continuo.
- intermittenti: scarichi conseguenti a processi discontinui, come l‟effluente da
processi industriali a stadi. Solitamente essi hanno una breve durata confrontati
all‟intera fase di lavorazione.
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- stagionali: inquinanti variabili con una ben definita periodicità; come ad esempio,
oscillazioni settimanali nella quantità e qualità dei reflui urbani provenienti da
un‟area fortemente industrializzata, oscillazioni stagionali nelle portate dei reflui di
una fognatura che serve villaggi o cittadine turistiche, oscillazioni annuali nelle
portate e nella qualità di scarichi provenienti da zone rurali con alti consumi di
fertilizzanti soggette a precipitazioni stagionali intense o a fenomeni di piena
causati dallo scioglimento delle nevi a monte del bacino.
- transitori: causano variazioni qualitative e quantitative di carattere transiente nei
corpi idrici riceventi e generalmente avvengono per cause imprevedibili. Alcuni
esempi sono i rari incidenti di varia natura come le perdite d‟inquinanti da strutture
industriali o aree coltivate nelle vicinanze delle sponde di un fiume. Le piogge
intense possono apportare forti carichi inquinanti al corpo idrico ricevente
attraverso svariati meccanismi. Il più frequente evento inquinante transitorio
riguarda l‟effluente da un depuratore che serve una fognatura di tipo misto
durante o immediatamente dopo un evento di pioggia intensa con un rapido
scarico di reflui non trattati che by-passano il depuratore, ogni volta che la
capacità massima dell‟impianto è superata.
1.2 Pressioni antropiche
Le attività umane e la crescente antropizzazione del territorio incidono fortemente
sulla qualità delle acque dei corpi idrici superficiali a causa della continua immissione
di sostanze che inficiano i meccanismi di autodepurazione.
L‟impatto antropico provoca alterazioni anche dal punto di vista quantitativo a causa
dei sempre più cospicui prelievi .
Le fonti di inquinamento possono essere classificate in puntuali e diffuse.
1.2.1 Fonti puntuali: presidi ambientali a servizio delle aree urbanizzate e
industriali
Le fonti di inquinamento sono dette puntuali (point sources) se facilmente
individuabili e risultano ben localizzate sul territorio; esse sono classificate in acque
reflue domestiche, acque reflue industriali e acque reflue urbane.
Le acque reflue domestiche provengono da insediamenti di tipo residenziale e da
servizi e derivano prevalentemente dal metabolismo umano (composti organici) e da
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attività domestiche. Sono costituite all‟incirca dal 99,9% di acqua e dallo 0,02 0,03%
di solidi sospesi e di sostanze organiche insolubili.
Le acque reflue urbane presentano caratteristiche estremamente variabili, che
dipendono da diversi fattori, tra cui il numero di abitanti serviti, la localizzazione
geografica del nucleo urbano servito, gli usi e i costumi degli abitanti della zona. I
reflui devono, pertanto, le loro caratteristiche non solo ai contributi dell‟attività
metabolica umana (che rappresenta comunque il maggior contributo), ma anche al
fatto che nella pratica domestica si faccia uso di prodotti chimici quali detersivi,
solventi, oli e acidi.
Le acque reflue industriali sono acque reflue scaricate da edifici o istallazioni in cui
si svolgono attività commerciali o produttive. Gli scarichi industriali contengono una
grande varietà di inquinanti e la loro composizione varia a seconda del tipo di
processo produttivo. Il loro impatto sull‟ambiente è complesso: spesso le sostanze
tossiche contenute in questi scarichi rinforzano reciprocamente i propri effetti dannosi
e quindi il danno complessivo risulta maggiore della somma dei singoli effetti.
Esiste anche un‟altra forma di inquinamento industriale dell‟acqua, che non riguarda
il contenuto ma la temperatura: l‟inquinamento termico. Le acque di raffreddamento,
infatti, vengono prelevate da mari, laghi e fiumi ad una certa temperatura e, dopo
l‟utilizzo, sono restituite ad una temperatura più elevata. Lo sbalzo termico comporta
spesso un‟alterazione dell‟ecosistema che non sempre ha effetti trascurabili, ma anzi
può portare alla perdita di specie animali e vegetali.
Le acque reflue urbane sono invece acque reflue domestiche o il miscuglio di acque
reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento
provenienti da agglomerati.
Le acque di scarico delle aree urbane e industriali, vengono raccolte in fognatura e
portate agli impianti di trattamento, dove subiscono un processo di depurazione che
permette di trattenere i prodotti solidi, gli oli e i grassi, e di abbattere le
concentrazioni delle sostanze inquinanti quali azoto e fosforo, metalli e vari composti
chimici. Infine è operato un processo di disinfezione per eliminare i microrganismi
patogeni. I prodotti residui della depurazione sono costituiti in parte da materiale di
rifiuto, che come tale necessita di essere smaltito, e in parte da sostanze che
possono essere riutilizzate, come biogas per la produzione di energia, o fertilizzante
per l‟agricoltura.
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Nel valutare le fonti puntuali di inquinamento, occorre considerare la presenza nelle
vicinanze del corpo idrico di discariche adibite alla raccolta di rifiuti. Nei bacini,
progressivamente riempiti di rifiuti si forma un liquido, il percolato, derivante
dall‟acqua piovana e da quella contenuta nei rifiuti stessi, in particolare quelli
organici.
Per evitare la dispersione del percolato le discariche vengono impermeabilizzate. Il
percolato deve essere raccolto quotidianamente e avviato a depurazione.
Tuttavia, nonostante questi accorgimenti, può succedere che il percolato accumulato
sul fondo, attraversi il manto di impermeabilizzazione e origini un fenomeno di
inquinamento infiltrandosi nelle falde acquifere sotterranee. Nelle discariche abusive,
non essendo presente l‟impermeabilizzazione, il carico inquinante del percolato si
disperde nei corpi d‟acqua superficiali e nelle acque sotterrane.
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1.2.2 Fonti diffuse: aree di drenaggio urbane, industriali e agricole
Ben più complesso è l‟inquinamento indotto da fonti diffuse (non-point sources),
caratterizzate da punti di sversamento multipli. Tipico esempio di sorgente diffusa è
rappresentato dal dilavamento di suoli urbani o terreni agricoli da parte delle acque
meteoriche.
Nel settore agricolo vengono utilizzati centinaia di principi attivi, composti azotati e
fosfatici come fertilizzanti e fitofarmaci, allo scopo di controllare la crescita e la
diffusione di specie infestanti vegetali ed animali e di aumentare la produzione.
Queste molecole sono dotate, in molti casi, di proprietà chimico-fisiche,
chemiodinamiche e tossicologiche tali da renderle potenzialmente pericolose nei
confronti dei vari comparti ambientali e dell‟uomo. In particolare, l‟applicazione di
pesticidi sul suolo e sulle colture in aree che hanno un assetto idrogeologico
vulnerabile può dare luogo a fenomeni di contaminazione dei corpi idrici superficiali.
Tali sostanze in parte vengono degradate chimicamente e microbiologicamente,
assorbite dalle piante o fotodecomposte, in parte vengono trasportate in aria
(volatilizzazione, spray, erosione eolica) e in acqua attraverso il deflusso superficiale,
il trasporto solido e l‟erosione e il deflusso sub superficiale e la percolazione.
Grande rilevanza assumono anche i metalli pesanti, che possono derivare dallo
smaltimento su suolo di fanghi di depurazione, di acque reflue o di compost ottenuto
dai rifiuti solidi urbani.
Altra fonte di inquinamento diffusa è il dilavamento da parte delle acque meteoriche
delle superfici stradali. In particolare il dilavamento delle superfici impermeabilizzate
urbane genera, soprattutto nel corso di un evento piovoso di forte intensità,
specialmente se prolungato e dopo un periodo di assenza di precipitazioni, acque
molto concentrate in inquinanti.
I fenomeni di inquinamento fanno sentire maggiormente i loro effetti negativi nei
periodi di magra, durante i quali il deflusso del corpo idrico è costituito principalmente
dai reflui di origine antropica.
Nei periodi contraddistinti da elevate precipitazioni, invece, viene amplificato il
fenomeno di dilavamento dei suoli agricoli e delle aree urbane, con conseguente
aumento dell‟apporto di inquinanti di origine diffusa al corpo idrico recettore.