Introduzione
viii
Nel corso del secondo capitolo, viene presentata la storia, la struttura
istituzionale e il ruolo della Banca interamericana di sviluppo; in particolare,
viene proposta una lettura di carattere cross-culturale, mirante ad evidenziare le
specificità politiche, culturali e socioeconomiche della regione latino-americana
e l’influenza di queste sulla creazione di una banca regionale di sviluppo. Ai fini
della presente analisi, vengono successivamente identificati i fattori critici
dell’operato della Banca, con particolare riferimento alle possibili implicazioni
in termini di leadership istituzionale nella definizione dell’agenda politica e di
sviluppo in ambito regionale.
I successivi capitoli intendono presentare il contributo dell’IDB nella
definizione delle politiche d’acquisto nel settore sanitario. L’analisi viene
condotta secondo due sentieri d’indagine complementari e correlati. Il terzo
capitolo, infatti, introduce i concetti chiave relativi alla funzione acquisti nelle
amministrazioni pubbliche, dedicando un notevole spazio alla dimensione
internazionale del “public procurement”: nel corso del capitolo, pertanto, viene
privilegiato un approccio di tipo giuridico-formale alla problematiche connesse
al settore degli appalti pubblici. Si fa riferimento alle politiche ed alle procedure
adottate in seno alla Banca interamericana, prestando una particolare attenzione
agli elementi di novità: l’intento è quello di evidenziare i caratteri manageriali e
strategici delle procedure d’acquisto predisposte dall’IDB, con riguardo –
soprattutto – ai progetti della Banca nel settore sanitario. A conclusione del
capitolo, viene presentata la formula contrattuale dei “patti d’integrità”, di
notevole interesse per l’impianto innovativo che essa presenta e per le
implicazioni in termini di gestione dell’amministrazione pubblica.
Il quarto capitolo è dedicato all’analisi delle prospettive di riforma
amministrativa, connesse alla gestione strategica dell’ente pubblico e, in
particolare, ad un efficace esercizio della funzione acquisti. In particolare,
nell’intento di individuare una “chiave di lettura” di tali disegni di riforma, è
Introduzione
ix
stato privilegiato un criterio d’indagine che li riconduce al processo della
“governance”; a tal riguardo, viene presentata una classificazione delle
prospettive di riforma del settore sociosanitario, delineando le alternative
istituzionali con riguardo al criterio degli incentivi, ossia delle forme di
pressione, esercitate dagli attori sociali (dall’esterno) o dalle strutture
dell’apparato burocratico governativo (dall’interno), che inducono il
perseguimento di una performance adeguata nell’erogazione dei servizi di
natura sociale. Nel corso del capitolo vengono presentate, nell’ambito degli
incentivi esterni, le pratiche partecipative circa la definizione delle politiche
sociali e, nell’ambito degli incentivi interni, l’impatto del decentramento
amministrativo sulle politiche pubbliche d’acquisto.
Il quinto capitolo è dedicato alla presentazione di un ultimo tipo di incentivi
interni all’efficienza ed all’efficacia dei servizi sociosanitari: la scelta della
formula gestionale del sistema della salute. A tal riguardo, vengono evidenziate
le criticità e le carenze degli attuali sistemi sanitari, che fanno della sanità
pubblica un problema sociale ed amministrativo; anche attraverso la
presentazione della formula innovativa del “pluralismo strutturato”, viene
delineato il ruolo strategico e gestionale che l’amministrazione pubblica deve
assumere al fine di poter governare con successo le relazioni d’acquisto facenti
capo al settore pubblico.
A conclusione della presente opera di ricerca, il capitolo sesto individua nello
strumento del public procurement e nella necessità di una riforma dell’impianto
amministrativo improntata al processo della “governance” le linee direttrici
indicate dalla Banca interamericana di sviluppo per una gestione adeguata delle
politiche d’acquisto del settore sanitario nei paesi della regione latino-americana
e caraibica.
Le Banche Multilaterali di Sviluppo nell’ambito del sistema internazionale
3
Capitolo primo
Le Banche Multilaterali di Sviluppo
nell’ambito del sistema internazionale
1.1. Il sistema politico internazionale: un approccio teorico
La definizione del ruolo delle organizzazioni internazionali nel mondo
contemporaneo implica un riferimento, seppur generale, al concetto di “sistema”
così come definito nell’ambito degli studi delle relazioni internazionali.
È possibile classificare le teorie del sistema politico internazionale con
riferimento a tre paradigmi metodologici
1
: il paradigma statocentrico, il
paradigma strutturazionista e il paradigma sistemico.
L’approccio statocentrico enfatizza le volontà degli Stati, le loro
caratteristiche , i loro obiettivi e le loro capacità di azione.
L’approccio sistemico, al contrario, sottolinea l’importanza delle relazioni fra
gli attori di un sistema.
L’approccio strutturazionista, infine, costituisce una sintesi dei primi due
paradigmi: gli Stati - in quest’ottica - non sono concepibili al di fuori della
struttura di cui fanno parte, ma questa non esiste se non per volontà degli Stati
stessi.
È riconducibile al primo paradigma la teoria realista. Teorizzata storicamente
da Machiavelli, essa ha avuto ha avuto i suoi più autorevoli esponenti
contemporanei in Hans Morgenthau e Raymond Aron.
1
ATTINÀ Fulvio, “Il sistema politico globale”, Bari: Laterza, 1999
Capitolo primo
4
Il sistema internazionale è concepito come “un’arena brutale in cui gli Stati
cercano opportunità di trarre vantaggio gli uni dagli altri”
2
ed è caratterizzato da
una spietata competizione per il potere e costantemente minacciato dal pericolo
di una guerra.
Nella concezione tradizionale delle relazioni internazionali, pertanto, il
sistema mondiale è privo di organizzazione politica: si tratta di un mondo
competitivo, anarchico, costituito da unità politiche indipendenti (gli Stati) a cui
è attribuita la sovranità. La configurazione del rapporto di forza è
essenzialmente paritetica: ogni unità è potenzialmente pericolosa per le altre.
L’obiettivo di ogni Stato è, pertanto, la sopravvivenza.
Aron
3
individua la qualità distintiva della politica internazionale nell'assenza
di un tribunale o di una forza di polizia, nel diritto di ricorrere alla forza, nella
pluralità di centri decisionali, nell’alternanza e nella continua interazione fra
pace e guerra.
Figura 1
2
MEARSHEIMER John, “The false promise of International Institutions”, International Security,
Winter 1994/95
3
ARON Raymond, “Pace e guerra tra le nazioni”, Milano: Edizioni di Comunità, 1970
Le Banche Multilaterali di Sviluppo nell’ambito del sistema internazionale
5
I realisti riconoscono che, talvolta, gli Stati operano attraverso delle
istituzioni, nell’intento di riequilibrare o consolidare la distribuzione
internazionale del potere. La caratteristica preminente di tali istituzioni risiede
nella loro configurazione interstatale; il termine “istituzione” viene utilizzato
nell’accezione di insieme di regole formali (cioè il diritto internazionale, con il
complesso di accordi formali, trattati multilaterali e convenzioni) sia di prassi (il
sistema delle grandi potenze, che determina le regole delle relazioni interstatali;
ma anche i gentlemen’s agreement verbali e gli accordi non vincolanti).
Negli anni ’70, il realismo è stato fortemente messo in discussione da una
serie di teorie che ne contestavano il carattere riduzionistico: si riteneva che non
fosse più possibile considerare i mutamenti a livello internazionale come
sommatoria dei cambiamenti intervenuti a livello statale. Al contrario, tali teorie
- che è possibile ricondurre al paradigma sistemico - prendono in considerazione
le forze che sono in gioco a livello internazionale: in particolare, l’obiettivo è
quello di spiegare il modo in cui l’organizzazione di un sistema agisce da forza
ordinatrice e di costrizione sulle unità che interagiscono al suo interno.
L’analisi dei neo-realisti - proposta da Waltz nel 1979 - definisce la struttura
del sistema internazionale in termini di relazioni fra le sue parti: gli Stati e le
organizzazioni agiscono in modo diverso fra di loro, ma le loro azioni sono
influenzate dalla struttura del sistema. Le relazioni fra le unità sono
riconducibili, pertanto, ad un processo di socializzazione
4
: ognuna di esse
influenza l’altra, ma entrambe sono influenzate dalla situazione creata dalla loro
interazione.
Le teorie sistemiche insistono particolarmente sul concetto di “sistema”,
composto da una struttura e da unità interagenti. La struttura è la componente
estesa a tutto il sistema, che rende possibile pensare il sistema come un intero; il
4
WALTZ K., “Teoria della politica internazionale”, Bologna: Il Mulino, 1987
Capitolo primo
6
numero di unità rilevanti - le “grandi potenze” - in seno ad un sistema ne
determina la struttura.
In quest’ottica, assumono rilevanza le istituzioni internazionali, intese come
soggetti collettivi a livello soprastatale che permettono un’esecuzione
maggiormente funzionale delle interazioni a livello di sistema. Inoltre, si
sostiene
5
che le organizzazioni internazionali - nate formalmente come cessione
di quote di sovranità da parte degli Stati, con funzioni inizialmente limitate -
abbiano un’innata vocazione evolutiva, e tendano ad un certo grado di
emancipazione dal controllo degli Stati membri.
La presentazione dei tratti fondamentali della teoria realista e delle teorie
sistemiche ha lo scopo di permettere una migliore comprensione delle
caratteristiche del sistema internazionale contemporaneo e del ruolo che hanno
assunto le istituzioni internazionali.
1.2. Il sistema “globale” contemporaneo
A più di dieci anni dall’ultimo, grande mutamento del Novecento, appare
sempre più evidente che il sistema internazionale ha assunto connotati nuovi.
Conclusa l’era del confronto globale fra Stati Uniti e Unione Sovietica,
archiviata la divisione del globo in due blocchi contrapposti, anche le relazioni
internazionali non sembrano più reggersi sul principio - teorizzato dai realisti -
della politica come interazione conflittuale.
L’analisi dello stato attuale delle relazioni internazionali porta ad isolare due
tendenze al tempo concordi e contrapposte: da un alto la globalizzazione,
l’omogeneizzazione, dall’altro il pluralismo e la diversità.
6
5
ATTINÀ Fulvio, op. cit.
6
COLOMBO Alessandro, “Il nuovo sistema internazionale. One World o riafflusso della pluralità?” in
Rapporto sullo Stato del Sistema Internazionale 1995-1996, Milano: ISPI, 1997
Le Banche Multilaterali di Sviluppo nell’ambito del sistema internazionale
7
Il dopo-guerra fredda è caratterizzato da una crescita continua dell’unità del
mondo: la caduta del muro di Berlino ha coinciso con la fine della
contrapposizione politica, economica, ideologica dei due blocchi. E se è
possibile individuare un “vincitore”, è evidente che lo si riconosca nel modello
“occidentale”: la transizione al mercato ed alla democrazia sono stati, infatti, i
segni inequivocabili dell’adattamento degli Stati “sconfitti” al modello
predominante. Apparentemente, sembra che nel mondo attuale non ci sia più
posto per le fratture geografiche, culturali, economiche e politiche. Possiamo
leggere sotto quest’ottica l’ormai prossimo allargamento dell’Unione Europea
agli Stati dell’Europa Orientale, preludio ad un rafforzamento delle istituzioni
che hanno caratterizzato la politica internazionale dell’Occidente.
Un elemento di omogeneità, di unificazione è anche il fenomeno chiamato
“globalizzazione” o “mondializzazione”, che rimanda alla formazione di un
unico mercato mondiale di beni e capitali, al carattere universale delle
tecnologie e dell’informazione, alla formazione di una cultura globale
alimentata dalla sempre più intense relazioni transnazionali.
La globalizzazione economica e tecnologica trova riscontro
nell’istituzionalizzazione delle relazioni economiche internazionali, a seguito
della conclusione Uruguay round e della creazione del WTO (World trade
organization), e nel tentativo di disciplinare, attraverso di esso, ogni genere di
transazione economica, ivi compresi i servizi, le idee, le proprietà intellettuali, i
trasferimenti di tecnologia. Il risultato è, quindi, un mondo più unitario del
passato.
Parallelamente, sono rintracciabili esperienze che rimandano ad un crescente
regionalismo: si pensi al progredire di istituzioni regionali come l’Unione
europea, il MERCOSUR (Mercato comune del sud America), l’UEMAO
(Unione Economica e Monetaria dell’Africa occidentale), il SADC (che
raggruppa tutti i paesi dell’Africa australe); agli accordi commerciali che
Capitolo primo
8
coinvolgono quasi tutte le aree regionali, il NAFTA (Area nordamericana di
libero scambio), l’ASEAN (Associazione degli Stati dell’Asia sudorientale),
l’APEC (Cooperazione economica Asia-Pacifico), il Gruppo di cooperazione
regionale del mar Nero. Integrazione regionale e integrazione globale sembrano,
pertanto, fortemente correlate e, al loro crescere, cresce la sensibilità di ciascun
Paese e di ciascuna regione nei confronti di quanto accade negli altri Paesi e
nelle altre regioni. La globalizzazione accresce le somiglianze dei paesi di
un’area regionale e approfondisce le differenze fra i gruppi regionali; l’effetto
generale della globalizzazione sulle relazioni internazionali all’interno di una
regione è soprattutto quello di spinta alla cooperazione intergovernativa, al fine
di pervenire a soluzioni comuni e, pertanto, più efficaci rispetto ai problemi
della regione stessa.
Il fenomeno della regionalizzazione, tuttavia, ha evidenziato anche alcuni
fattori di destabilizzazione: si stanno diffondendo sempre più sistemi con attori
non statali, di carattere etnico o sub-nazionale, che agiscono trasversalmente
rispetto alle frontiere statali e che aspirano ad un riconoscimento nell’ambito del
sistema internazionale. È stata chiamata la “rivincita dei linguaggi locali”
7
,
collegata - sotto un profilo culturale - alla delegittimazione delle ideologie
occidentali e - sotto un profilo sociologico - all’ “indigenizzazione” delle élite
burocratiche statali, prodotta dall’emergere di una generazione formata nelle
scuole e nelle università locali.
Sembra quindi che, parallelamente al fenomeno di unificazione del mondo,
presentato sopra, stiamo assistendo all’emergere di un lento e progressivo
riemergere delle pluralità, di una quantità di spazi e teatri regionali. Il sistema
internazionale bipolare ha lasciato il posto ad un sistema internazionale nel
quale le diverse aree regionali sono maggiormente in contatto fra di loro - grazie
7
COLOMBO Alessandro, op. cit.
Le Banche Multilaterali di Sviluppo nell’ambito del sistema internazionale
9
al crescere della globalizzazione economica e tecnologica - ma nel quale ogni
regione è caratterizzata da attori, interesse, linguaggi e conflitti diversi.
1.3. L’organizzazione del sistema internazionale
Si è già affermato che in un sistema di Stati manca un’unica autorità che
svolga funzioni di governo; esistono, invece, regole e istituzioni - in perenne
evoluzione - che determinano la configurazione organizzativa del sistema
internazionale in un dato momento storico. Il ruolo dell’organizzazione del
sistema è quello di indirizzare e, talvolta, vincolare i comportamenti degli Stati.
Le regole internazionali sono principi, convenzioni e norme cui gli Stati si
attengono come linee-guida della propria azione e dei propri comportamenti
nell’ambito del sistema mondiale: in particolare, le regole sono declinabili in
principi sociali, norme giuridiche internazionali e regole operative. I principi
sociali, rintracciabili nei preamboli dei trattati e degli statuti delle
organizzazioni internazionali, definiscono i valori comunemente accettati dagli
Stati. Le norme giuridiche sono l’applicazione - esplicita e formale - dei principi
a casi concreti. Alla categoria delle regole operative, infine, appartengono tutte
le norme di comportamento “non scritte”, osservate in via di fatto e senza
nessun accordo esplicito e formale.
Le istituzioni dell’organizzazione del sistema internazionale sono singoli
insiemi coerenti di regole, procedure e, eventualmente, organi e strutture
decisionali, amministrative e operative attraverso cui gli Stati gestiscono
problemi comuni, dando un assetto stabile ed organizzato alle loro relazioni.
Kehoane, nel suo studio sulla natura delle istituzioni internazionali
8
, afferma che
esse rispondono alla finalità di facilitare e stimolare la cooperazione e di
rafforzare la conformità, contribuendo a dividere i costi dell’interdipendenza, a
8
KEOHANE Robert, “International institutions: two approaches”, International Studies Quarterly,
December 1988
Capitolo primo
10
diffondere le informazioni e a facilitare i negoziati. Le istituzioni possono essere
ricondotte a due tipologie: quelle con competenza politica e di sicurezza
assumono generalmente la forma di organizzazioni intergovernative, mentre
quelle con competenza economica hanno la forma di regimi.
Le organizzazioni intergovernative sono strutture formali e permanenti
stabilite da accordi fra gli Stati, al fine di perseguire interessi comuni. Grazie
alla loro struttura stabile e ai loro apparati permanenti, esse rendono possibili
attività collettive altrimenti impraticabili, o possibili solo a fronte di costi
politicamente ed economicamente elevati. I regimi sono tipicamente istituzioni
(procedure, regolamenti, organizzazioni intergovernative) che governano le aree
dell’interdipendenza economica.
Dal punto di vista dell’assetto organizzativo, i sistemi politici internazionali
si possono differenziare secondo il livello di centralizzazione (alta o bassa
centralizzazione delle decisioni principali sulle regole e le istituzioni del
sistema) e secondo il livello di pariteticità (uguaglianza o disuguaglianza degli
Stati di fronte alle regole ed alle istituzioni del sistema) che li caratterizza. Ne
deriva una classificazione matriciale (vedi figura 2).
Figura 2 - fonte: Attinà [1999]
Le Banche Multilaterali di Sviluppo nell’ambito del sistema internazionale
11
In figura, vengono evidenziate due grandi aree - quella dei sistemi globalisti e
quella dei sistemi regionali - che corrispondono a due diversi tipi di sistemi
internazionali: ad un sistema unitario e fortemente integrato (sistema globalista)
si contrappone un sistema in cui prevale un’organizzazione policentrica e
frammentata (sistema regionale).
Anche alla luce di quanto affermato precedentemente (v. supra 1.3.), il
sistema internazionale contemporaneo presenta caratteristiche di entrambe le
tipologie organizzative (regionale e globalista); anche le istituzioni attualmente
operanti in ambito mondiale sono ispirate tanto a principi di pariteticità (si pensi
all’organizzazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite) quanto a
principi di diseguaglianza (si pensi alle modalità di voto in sede di Consiglio
dell’Unione europea, ponderato in base a criteri demografici; o al potere di veto,
esercitabile in seno al Consiglio di sicurezza dell’O.N.U, attribuito alle nazioni
vincitrici della seconda guerra mondiale). La contrapposizione di tali tendenze
situa complessivamente il sistema in una posizione di centralità, di equilibrio
rispetto ai due modelli polari.
La presentazione del concetto di organizzazione del sistema ci consentirà di
analizzare adeguatamente la natura delle organizzazioni internazionali in
un’ottica economico-aziendale.
1.4. La natura delle organizzazioni internazionali
Ai fini del presente studio, è importante affiancare le considerazioni finora
presentate - di carattere essenzialmente politologico e giuridico-internazionale -
con alcuni lineamenti essenziali di teoria economico-aziendale delle
organizzazioni internazionali. Parlare di organizzazioni internazionali, infatti,
significa comprendere i meccanismi che s’instaurano nella strutturazione di un
ordine mondiale, ma anche il significato politico, ideologico, sociologico e
storico dell’ “organizzazione”; significa osservare, in particolare, il processo
Capitolo primo
12
costitutivo e le prospettive delle organizzazioni che hanno regolato il
funzionamento del sistema internazionale nel corso della storia. Per
comprendere l’evoluzione e i possibili sviluppi del ruolo delle organizzazioni in
seno alle relazioni internazionali occorre richiamare alcuni elementi di “teoria
delle organizzazioni internazionali”.
Storicamente, tale area di studi acquista rilevanza a partire dalla fine della
Guerra Fredda: in quegli anni la storia delle relazioni internazionali viene
segnata profondamente, compare un nuovo ordine mondiale che prefigura dei
meccanismi d’interdipendenza e di liberalizzazione economica, legati al
processo di globalizzazione in corso. Si assiste ad un emergere di istanze di
concertazione, di controllo miranti ad organizzare, armonizzare e regolare i
rapporti fra gli Stati: diviene urgente la necessità di creare dei meccanismi che
consentano la definizione e il rispetto delle norme per la sicurezza dei rapporti
interstatali, la necessità di organizzare stabilmente l’ordine internazionale
attraverso degli organi specifici.
In considerazione di questo nuovo scenario, avviene un superamento
dottrinale dei principi del realismo: con la mondializzazione emergono una serie
di attori transnazionali che soppiantano l’azione degli Stati, dettando e
divulgando i nuovi principi dell’ordinamento internazionale. La necessità di un
cambio di prospettiva analitica ha portato alla nascita di una “teoria delle
organizzazioni internazionali”, che si occupa di analizzare l’evoluzione e i
possibili sviluppi di tali organizzazioni.
In un’ottica socioeconomica, l’organizzazione è determinata da tre
dimensioni: l’esistenza giuridica (l’ “atto costitutivo”), l’esistenza materiale (la
sede permanente dell’organizzazione), un meccanismo di coordinamento fra i
differenti organi ed uffici. La verifica di queste dimensioni porta a definire
l’organizzazione come un insieme strutturato di partecipanti appartenenti a Stati
diversi che coordinano la propria azione in vista del perseguimento di obiettivi
Le Banche Multilaterali di Sviluppo nell’ambito del sistema internazionale
13
comuni
9
. Le organizzazioni internazionali, così definite, possono essere
classificate secondo differenti criteri
10
; l’impostazione classificatoria mira ad
enunciare le caratteristiche formali e sostanziali delle differenti organizzazioni,
da cui discendono diversi paradigmi di intervento e di sviluppo delle politiche
approntate in campo internazionale.
Una prima distinzione riguarda la natura dei membri di un’organizzazione
internazionale, e permette di definire le Organizzazioni internazionali
governative (OIG) e le Organizzazioni non governative (ONG): una recente
decisione delle Nazioni Unite ha formalizzato la pratica convenzionale di
distinguere le due categorie sopra menzionate in base al tipo di atto sottoscritto
per la creazione dell’organizzazione. Infatti, le OIG sono strutture istituzionali
istituite per mezzo di un accordo fra i rappresentanti di due o più governi; al
contrario, la categoria delle ONG viene definita in via residuale. Tale
distinzione assume rilevanza con riguardo ai ruoli che le istituzioni ricoprono
nello scenario internazionale. L’ultimo decennio, in particolare, è stato segnato
da due tendenze che si sono sviluppate parallelamente: da un lato si è assistito al
consolidamento istituzionale delle OIG, che con maggior incisività hanno
saputo dettare le “regole del gioco” del sistema politico globale. D’altra parte, le
ONG hanno ricevuto un’investitura formale, una legittimazione ad agire come
soggetti autonomi del sistema, in rapporti di stretta collaborazione con le
Organizzazioni governative. Anzi, il dibattito sulla riforma delle Nazioni Unite
ha contribuito a sollecitare una maggiore collaborazione fra OIG e ONG al fine
di aumentare l’efficacia delle politiche di cooperazione allo sviluppo.
Ritengo che, sotto un profilo culturale, sia importante citare un’ultima
categoria di organizzazioni internazionali cui la dottrina ha recentemente
9
SMOUTS Marie-Claude, “Les organisations internationales”, Parigi: Armand Colin, 1995
10
JACOBSON, “The nature of international organisations” in M. Williams, ed. International Relations
in the 20th Century, Houndmills: Macmillan, 1989
Capitolo primo
14
dedicato uno spazio sempre più consistente: le Organizzazioni Transnazionali
(OT). Rientrano nelle OT le istituzioni religiose e le imprese multinazionali.
Credo che si tratti di una categoria che assume un rilievo significativo dal punto
di vista della formulazione delle politiche: è una tendenza relativamente recente
l’influenza che i corpi religiosi e le lobbies economiche internazionali riescono
ad esercitare in sede di definizione delle politiche internazionali (in particolare,
nell’ambito delle conferenze mondiali).
Un ulteriore criterio
11
di classificazione delle organizzazioni internazionali
evidenzia la composizione dei membri e le finalità dell’organizzazione,
operando una distinzione fra membership limitata o universale e fra finalità
specifiche o generali.
Figura 3 - fonte: Jacobson [1989]
Il riferimento alla membership di un’organizzazione è fondamentale al fine di
comprendere i meccanismi culturali, le finalità originarie dell’organizzazione
stessa. Spesso le carte organizzative o i trattati istitutivi di organismi
sovranazionali riportano alcune regole formali miranti a limitare la
composizione dei membri al fine di preservare un’identità culturale
11
JACOBSON, op. cit.