UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO
Facoltà di economia
Corso di laurea in Business Administration
ABSTRACT
La funzione finanziaria ha assunto un ruolo chiave per il successo delle aziende, in
particolare una delle attività che dà maggiori vantaggi è la pianificazione della dinamica
finanziaria. Questo concetto è valido sia per le grandi imprese sia per le PMI; infatti,
questo ultimo gruppo di aziende otterrebbe notevoli benefici presidiando meglio tale
profilo e attuando una corretta pianificazione della dinamica finanziaria, soprattutto nella
fase di accesso al credito bancario che costituisce una delle maggiori fonti di
finanziamento per queste imprese. Il mercato del credito bancario è in continua
evoluzione, soprattutto sotto il profilo normativo (Basilea 2 e 3), questo ha dei riflessi
sulle imprese che devono adeguarsi costantemente, anche se comporta notevoli difficoltà.
La relazione di tesi analizza l’adeguatezza della funzione finanziaria delle PMI di Torino
e provincia sotto il profilo normativo bancario e della pianificazione finanziaria.
PAROLE CHIAVE: FUNZIONE FINANZIARIA, ACCORDI DI BASILEA 2,
MERITO CREDITIZIO, Z-SCORE DI ALTMAN, CREDITO BANCARIO, TASSO
PASSIVO, PIANIFICAZIONE FINANZIARIA, STRUTTURA DELLE FONTI,
ANALISI EMPIRICA, PMI DI TORINO E PROVINCIA.
Premessa IX
Prefazione
La seguente relazione di tesi intende presentare i benefici derivanti dalla
pianificazione finanziaria delle piccole e medie imprese che decidono di accedere al
credito bancario.
Si sostiene attraverso questo lavoro che la corretta gestione del profilo finanziario, in
una delle sue principali attività, può incrementare significativamente la possibilità di
successo di un’impresa, soprattutto nella ricerca di fonti finanziarie quali il credito
bancario che deve seguire rigide regole imposte da Basilea 2.
Uno degli ostacoli principali per le imprese, in particolare per le piccole e medie
imprese (PMI), è rappresentato dalla difficoltà dell’accesso ai finanziamenti e ciò spesso
compromette lo sviluppo e la sopravvivenza dell’azienda. Il credito verso le banche
rappresenta, ad oggi, la fonte primaria di sopravvivenza per queste imprese tipiche del
tessuto industriale italiano.
In questo contesto assume notevole importanza la funzione finanziaria in azienda,
infatti questo lavoro afferma come la finanza rappresenti un’area critica per
l’imprenditore nel definire strategie di difesa di fronte alle avversità e strategie di attacco
di fronte alle opportunità. Il profilo finanziario,però, contribuisce al successo dell’impresa
solo se gli strumenti di pianificazione dello sviluppo, sotto il profilo della dinamica
dell’equilibrio finanziario e della dinamica del valore, sono gestiti correttamente
nell’organizzazione e gestione dell’impresa. L’utilizzo di una buona strategia finanziaria,
attraverso un’adeguata pianificazione, deve sfruttare le occasioni di crescita, facendo
attenzione ai profili di rischio.
Premessa X
Un’errata gestione del profilo finanziario è uno dei principali fattori di difficoltà per
un’impresa, quali ad esempio i danni creati da un errato processo di pianificazione
finanziaria. Vi sono stati casi aziendali che hanno riscontrato questi problemi in passato;
vogliamo riportare una testimonianza contenuta nella seguente dichiarazione resa al
tribunale di Milano da un noto imprenditore a commento di uno dei piø clamorosi dissesti
aziendali nella storia del nostro Paese
1
: “Gestione tecnica, industriale, commerciale, sì;
ma dell’aspetto finanziario che ne sapevamo? Adesso scopro quanto fossi inadeguato
sotto il profilo finanziario. Ho capito solo ora che non si può essere imprenditori senza
saper governare anche l’aspetto finanziario della gestione”. Questa affermazione
rispecchia quanto si sostiene in questa tesi in relazione all’importanza della funzione
finanziaria in azienda. Sono numerose le imprese in Italia che riscontrano molti problemi
per aver trascurato la pianificazione dei profili finanziari. Tale attività risulta essere un
comportamento abituale per quasi tutte le imprese di minori dimensioni; preparare e
seguire un piano aziendale che integri la gestione industriale con quella amministrativa,
commerciale, tributaria e finanziaria è un'esigenza per ogni impresa che non deve essere
sottovalutata.
La relazione di tesi si presenta divisa in tre parti: la pianificazione finanziaria,
l’accesso al credito delle PMI con Basilea 2 e l’indagine sull’area finanziaria delle PMI di
Torino e provincia.
Nel primo capitolo,il quale apre la prima parte, si evidenzia l’importanza della
funzione finanziaria in azienda attraverso un’analisi della sua evoluzione dagli anni ’60 ad
oggi. Si chiude il capitolo presentando questa funzione nella piccola e media impresa.
Nel secondo capitolo si introducono gli obiettivi della pianificazione finanziaria e gli
strumenti necessari, quali i bilanci previsionali e i budget mensili, evidenziandone i limiti.
Nel terzo capitolo si presentano le principali fonti finanziarie a breve termine che
rappresentano le fonti piø utilizzate per le PMI, ne vengono evidenziati gli aspetti positivi
e gli aspetti negativi.
1 Cfr PAVARANI E., Pianificazione finanziaria. La gestione della solvibilità, McGraw-Hill, Milano
2006, pag. XII (Prefazione).
Premessa XI
Nel quarto capitolo vengono presentate le principali teorie sulla struttura finanziaria
dell’impresa che costituisce uno dei principali fattori critici di successo nelle variabili
valutate dalle banche nell’accesso al credito. In questo capitolo si evidenzia il dilemma
dell’esistenza o meno di una struttura finanziaria ottimale presentato nella letteratura.
Nel quinto capitolo, che apre la seconda parte della tesi, si fa un excursus sul primo
accordo di Basilea, evidenziandone le motivazioni alla nascita e i limiti.
Nel sesto capitolo si presenta l’accordo di Basilea 2, in particolare si descrive i
principi, l’architettura e le due metodologie di rating. Inoltre si chiude il capitolo
analizzando i limiti e presentando le proposte per un successivo accordo di Basilea 3 che
sembrerebbe prendere il via nel 2013.
Nel settimo capitolo si presenta il rapporto tra le PMI e le banche alla luce di Basilea 2,
viene soprattutto analizzato l’accesso al credito con l’istruttoria di fido e le tre tipologie di
analisi (quantitativa, qualitativa, andamentale).
Nell’ottavo ed ultimo capitolo, il quale costituisce la terza parte della tesi, si presenta
l’indagine sulla funzione finanziaria delle PMI di Torino e provincia.
L A P I A N I F I C A Z I O N E F I N A N Z I A R I A
Parte Prima
Parte Prima - Introduzione 2
Introduzione
Lo scenario economico ha spinto le imprese a svilupparsi lungo un percorso di
apprendimento finanziario: l’evoluzione del quadro ambientale ha indirizzato le logiche
delle imprese ad integrare nei processi decisionali il ruolo della funzione finanziaria. Gli
imprenditori sono sempre piø consapevoli che tale funzione deve assumere maggiore
importanza all’interno dell'impresa trasformandosi da attività operativa ad attività
integrata con le altre funzioni per supportare la realizzazione degli obiettivi aziendali.
Infatti si può affermare che tale funzione ha avuto un’evoluzione
2
, come risposta ai
cambiamenti ambientali che hanno caratterizzato lo scenario economico e competitivo,
per cui è passata da uno stadio di finanza subordinata alle altre funzioni dell’azienda negli
anni ’60 ad uno stadio odierno di finanza strategica che deve favorire il processo di
creazione del valore dell’impresa già nelle fasi di pianificazione strategica, diventando di
supporto alle decisioni aziendali delle altre funzioni con cui assume un ruolo paritario ed
integrato.
In controtendenza è la maggioranza delle imprese italiane in cui rimane un
atteggiamento non sempre favorevole nei confronti della finanza aziendale; imprenditori e
manager la considerano una funzione secondaria che deve soddisfare un solo obiettivo:
raccogliere capitali quando si presentano opportunità di investimento. Quindi in Italia la
finanza non è così trasversale alla vita aziendale e il suo ruolo sembra limitarsi alla
raccolta di risorse finanziarie per soddisfare necessità contingenti. Questo atteggiamento,
della maggioranza degli imprenditori italiani, indebolisce la capacità dell'impresa di
sostenere il proprio posizionamento strategico. Bisogna assegnare alla funzione
finanziaria una posizione non subordinata alle altre funzioni aziendali con le quali essa
deve integrarsi e coordinarsi per conseguire gli obiettivi di lungo periodo dell'impresa. Il
rischio, afferma Demattè
3
, è che la nostra impresa, che già fatica a mantenersi
competitiva, si possa trovare in difficoltà rispetto alle imprese concorrenti di altri paesi
2
L'evoluzione della finanza in relazione al contesto storico e ambientale è presentata, tra gli altri, da
Dematte (1988) e Dallocchio (1994).
3
Cfr Demattè (1999)
Parte Prima - Introduzione 3
per non essere riuscita ad acquisire la conoscenza finanziaria necessaria per proporsi con
successo agli investitori e al mercato dei capitali.
In uno dei maggiori libri di Finanza
4
, si afferma che tutt’oggi le decisioni di finanza
aziendale sono raggruppabili in tre aree:
1. dove investire i fondi e le risorse disponibili (Politiche di Investimento);
2. dove e come ottenere i fondi necessari per finanziare tali investimenti
(Politiche di finanziamento);
3. quanto restituire agli investitori e sotto quale forma (Politiche di dividendo).
Nel dettaglio le decisioni relative al secondo gruppo riguardano le scelte di una
struttura finanziaria che massimizzi il valore dei progetti intrapresi e che siano in linea
con il tipo di investimento da finanziare. Tale argomenti saranno approfonditi nella Parte
seconda della relazione di tesi. In particolare rifacendoci al fatto che questi tre gruppi di
decisioni sono orientati tutti ad un obiettivo comune, rappresentato dalla massimizzazione
del valore dell’impresa, e ricordando che per la teoria finanziaria il valore dell'impresa è
strettamente correlato alla capacità di generare, ora e nel futuro, positivi flussi di cassa
5
; ci
si pone alcune domande relative alle azioni che il manager finanziario deve intraprendere
per realizzare questo obiettivo. Il manager finanziario assume così il ruolo di dimostrare e
fare capire agli altri responsabili come le loro azioni influenzino la capacità di generare i
flussi di cassa grazie all'accurata attività di pianificazione finanziaria di breve e lungo
periodo. Le decisioni sulla struttura del capitale (quale mix tra debito e patrimonio? che
tipo di debito contrarre? quali azioni emettere?) e sulla politica dei dividendi (quale
percentuale di utili deve essere trattenuta e reinvestita? quale livello dei dividendi?) sono
le leve sulle quali il responsabile finanziario può agire per minimizzare il costo del
capitale, a cui si affianca il monitoraggio dei rischi operativi e di mercato (attività di risk
management).
4
Cfr DAMODARAN A., Finanza aziendale, Apogeo, Milano, 2006,pag. XVIII.
5 La capacità dell’impresa di generare flussi di cassa nel lungo periodo mediante la gestione operativa,
poichØ essi rappresentano una misura oggettiva delle performance aziendali, costituisce pertanto un
indicatore del tasso di sviluppo sostenibile da parte dell’impresa. Infatti esprimono la capacità di
rimborsare il debito e remunerare il capitale.
Parte Prima - Introduzione 4
In questa seconda parte del lavoro si analizzerà nel dettaglio una delle attività del
manager finanziario, quale la pianificazione finanziaria. In particolare si sostiene che la
mancata previsione dei flussi finanziari di breve e medio periodo, la non conoscenza
dell'effettivo fabbisogno finanziario, la mancata valutazione delle risorse finanziarie che
un progetto di investimento consuma conducono le imprese a soffrire di problemi di
liquidità oppure a vivere rapporti tesi e conflittuali con i propri finanziatori. La
conseguenza è che anzichØ giocare in anticipo, per esempio attraverso la previsione dei
flussi finanziari, l'impresa si trova costretta a rincorrere utilizzando risorse preziose:
l'allungamento del debito con i fornitori, la rinegoziazione degli affidamenti con la banca,
la continua e affannosa ricerca di risorse finanziarie (senza preoccuparsi dell'entità e della
composizione delle fonti) sono attività di natura finanziaria poco produttive e per nulla
strategiche.
La “cultura della pianificazione” nel nostro paese non è così diffusa come nel mondo
anglosassone, infatti la pianificazione è intesa frequentemente solo per programmare
attività ripetitive. Invece è l’innovazione della programmazione che attribuisce una
notevole importanza alla pianificazione, in quanto essa dà gli strumenti di interpretazione
per determinare delle soluzioni che ottimizzino i risultati e delle azioni da intraprendere in
caso di scostamenti dalle previsioni. La validità di un processo di pianificazione non si
misura solo in base alla capacità di previsione, ma anche in relazione alle capacità di
fornire informazioni rapide e significative utili al processo decisionale sia per scelte
strategiche sia operative.
Oggetto di questa seconda parte saranno anche le decisioni sulla struttura finanziaria
che ricopre un fondamentale aspetto della gestione finanziaria dato che essa può produrre
riflessi non solo sul valore dell'impresa, ma anche sulla sua crescita e sulla sua capacità di
reddito. La struttura finanziaria può essere così punto di forza o di debolezza dell'impresa
e, pertanto, gioca un ruolo di rilievo nella determinazione del suo equilibrio di lungo e di
breve periodo influenzando, per esempio, le scelte di investimento e agendo come
acceleratore o freno della ripresa economica. In particolare verranno analizzate alcune
teorie sulla determinazione della struttura finanziaria.
Parte Prima - Introduzione 5
Nel dettaglio la Parte Prima della relazione di tesi presenta inizialmente l’evoluzione
della funzione finanziaria nelle imprese analizzando i vari stadi che ha attraversato in
questi cinquant’anni; successivamente si approfondirà il tema della pianificazione
finanziaria descrivendo un caso pratico di formazione di bilanci preventivi; viene, poi,
presentato un capitolo sulle fonti di finanziamento a breve termine evidenziandone i
vantaggi e gli svantaggi; infine si presentano le principali teorie sulla struttura finanziaria
dell’impresa, variabile che ne influenza fortemente l’equilibrio finanziario.
C a p i t o l o 1
LA FUNZIONE FINANZIARIA NELL’IMPRESA
1.1 L’importanza della funzione finanziaria
La letteratura identifica quest’area del management con la funzione che gestisce il
fattore capitale all’interno dell’azienda, sia nella fase di acquisizione e sia in quella di
utilizzo. In questo modo la gestione dei flussi di capitale è di sola competenza di questa
funzione che deve prendere entrambe le decisioni di scelta delle fonti e di impiego in un
unico processo di valutazione integrato.
Nella definizione degli obiettivi della funzione si possono individuare due posizioni
distinte sulla base della relazione tra gli obiettivi e il fine dell’azienda. Una prima corrente
identifica gli obiettivi come strumentali alla missione dell’azienda
6
, in quest’ottica la
funzione finanziaria deve garantire un funzionamento equilibrato alla gestione e tale
obiettivo è strumentale alle finalità dell’impresa. In particolare deve:
a. assicurare un equilibrio economico e dinamico tra fonti e impieghi;
b. garantire una struttura finanziaria flessibile;
c. mantenere un mobilità delle risorse di capitale per fabbisogni imprevisti.
Secondo questa corrente la funzione finanziaria opera in modo integrato con le altre
funzioni aziendali, non vi sono posizioni di subordinazione.
Una seconda impostazione si basa sulla corrispondenza tra gli obiettivi dei manager
finanziari con quelli aziendali, i quali sono la massimizzazione del rendimento per il
portatore di capitale di rischio. La funzione finanziaria acquisisce un ruolo centrale.
6
Si veda Brunetti G. (1989)
Capitolo 1- La funzione finanziaria nell’impresa 7
Vengono evidenziati nella letteratura anglosassone, la quale propone questa visione,
alcuni limiti delle scelte aziendali centrate sull’approccio del managerial finance science:
a. influenzati dalle tendenze di borsa, i manager prediligono decisioni che
permettono di ottenere risultati favorevoli nel breve periodo (short termism
7
);
b. non considera gli interessi degli altri stakeholder dell’impresa (dipendenti,
fornitori, comunità di riferimento).
Bisogna evidenziare un vantaggio di questo approccio costituito dal fatto che permette
di verificare la razionalità delle scelte finanziarie attraverso modelli che considerano
dimensioni, quali il rischio e il valore finanziario del tempo, oltre alla tradizionale
informativa contabile.
Dopo l’analisi di queste interpretazioni, si può affermare che due tra i piø importanti
obiettivi della funzione finanziaria sono:
a. la gestione del rapporto Debt/Equity per garantire la miglior copertura finanziaria
del capitale investito netto operativo;
b. la gestione dei rischi finanziari (Risk management) allo scopo di ottimizzare gli
oneri e proventi finanziari.
In generale i compiti di questa funzione possono essere classificati in tre gruppi:
1. compiti di gestione diretta;
2. compiti di controllo finanziario;
3. compiti misti.
Nel primo gruppo si inseriscono quei compiti collegati a decisioni della sola funzione
finanziaria, come ad esempio la gestione delle fonti esterne, la gestione della tesoreria, la
gestione degli investimenti finanziari. Nel secondo gruppo si inseriscono quei compiti
relativi alla valutazione della funzione finanziaria sulle decisioni di altre funzioni che
hanno delle conseguenze sulle risorse di capitale, come ad esempio le decisioni di
7 Porter M. (1992) afferma che il sistema finanziario statunitense è strutturalmente debole nel sostenere la
competitività a lungo termine dell’imprese. La visione a breve termine dei mercati finanziari favorirebbe
l’orientamento degli obiettivi dei manager verso il breve periodo.