INTRODUZIONE
“Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest'ultimo
non preservo me stesso” Josè Ortega y Gasset
2011. Secondo il calendario Maya, tra meno di un anno il mondo
dovrebbe finire, mentre secondo le previsioni di climatologi, geologi,
chimici e antropologi, la Terra non avrà vita così breve, tuttavia non gode di
ottima salute. A causa dell’aumento dei disastri ambientali, sempre più
frequenti e sotto gli occhi di tutti, la popolazione
1
sta diventando più
sensibile verso le tematiche ambientali. Perché? Perché la salute
dell’ambiente in cui viviamo riguarda tutti, direttamente e indirettamente, ed
è per questo che la questione ambientale diviene trasversale rispetto ad ogni
azione dell’uomo: dal lavoro, ai bisogni, ai comportamenti, agli acquisti e a
tutto quello che riguarda il modo di vivere.
Introdurre l’elemento ambiente in ogni azione che l’uomo compie è la
base su cui si sviluppa la rivoluzione green; scegliere azioni eco-compatibili
è sia un gesto verde, sia un forte atto di responsabilità e civismo, sia un
efficace atto comunicativo verso la comunità: per questo occorre che le
persone siano messe nelle condizioni di sapere, essere ascoltate e poi agire
virtuosamente per salvare il pianeta.
L’informazione è solo la primissima parte della questione climatica e
la comunicazione ambientale nella sua funzione di ascolto dei problemi del
pianeta, conoscenza e trasmissione di essi, assume un ruolo di primaria
importanza anche grazie agli eventi: un formidabile mezzo di
comunicazione in grado di veicolare grandi messaggi.
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Come organizzare eventi sostenibili. Il caso di Ecomondo
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1 Con il termine “tutti”, si intende la popolazione cosiddetta occidentale, quella parte di mondo che può permettersi di pensare a problemi
legati all’ambiente e non ha altre priorità da soddisfare.
La constatazione da cui nasce questo studio è la consapevolezza che
gli eventi, oltre ad essere un momento di scambio e di incontro,
rappresentano un problema ambientale ed oggi è possibile realizzarli in
maniera sostenibile. Ma come?
L’interrogativo che anima questo studio ruota intorno alla ricerca delle
modalità con cui organizzare eventi a basso impatto ambientale: quali azioni
bisogna compiere e quali modificare, quali strumenti adoperare, quali attori
coinvolgere, a quali valori appellarsi, come relazionarsi con il territorio,
quale ruolo affidare alla comunicazione, cosa dire e come dirlo. L’obiettivo
che si vuole raggiungere è quello di elaborare delle linee generali per la
buona organizzazione di un evento sostenibile applicabili ad ogni
manifestazione.
Per provare a raggiungere lo scopo si è intrapreso un lungo percorso
che parte dalla descrizione dello stato del pianeta fino ad arrivare allo studio
di un caso concreto. Nel primo capitolo si analizzeranno lo stato del pianeta
e le emergenze verdi connesse; proseguendo si approfondirà il concetto di
sviluppo sostenibile ― trasversale a tutto l’elaborato ― e si descriveranno
vari aspetti e prospettive della Green Economy. Il terzo capitolo si
concentrerà sulla comunicazione ambientale illustrandone le caratteristiche,
gli emittenti e gli strumenti, per poi arrivare a concentrarsi sugli eventi
sostenibili. La quarta parte analizzerà inizialmente varie manifestazioni in
cui i promotori hanno percorso scelte sostenibili nel processo di
organizzazione dell’evento per poi concentrarsi sulle caratteristiche legate
agli eventi sostenibili. Dopo questa analisi di carattere descrittivo si tenterà
di elaborare alcune linee generali per la buona organizzazione di un evento
sostenibile. Infine, nell’ultima parte, applicando le linee generali stilate, si
procederà all’analisi di un caso concreto: la fiera di Ecomondo, salone
leader in Italia e fra i principali appuntamenti green europei, descrivendone
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le caratteristiche, la società organizzatrice, le politiche per la qualità
ambientale, i progetti green concludendo con la descrizione di quattro livelli
dell’aspetto comunicativo della fiera.
L’analisi è stata condotta con un taglio critico-propositivo. La
partecipazione diretta ad alcune delle manifestazioni descritte ha consentito
di raccogliere impressioni e dati sul campo, constatando il diverso impegno
ambientale nell’organizzazione degli eventi.
Cambiare azioni e comportamenti è difficile ma non impossibile, sono
necessari tenacia, coerenza, competenze, obiettivi a lungo termine e grande
sensibilità. Tenendo in considerazione che l’organizzazione di eventi
sostenibili non è la soluzione ai problemi del pianeta, non si intende con
questo elaborato giungere a un punto di arrivo ma proporre una nuova
partenza.
Nota introduttiva personale
Questa tesi nasce dal mio interesse per l’organizzazione eventi e dalla
mia sensibilità verso le tematiche ambientali. Personalmente credo in quella
che è la forza della comunicazione, come scienza conoscitiva e come
strumento utile per cambiare i comportamenti delle persone e sono scettica
nei confronti di chi attribuisce la colpa della situazione critica di salute della
Terra al “capitalismo”, rifugiandosi dietro grandi temi e non facendo
concretamente nulla.
Pensandola come gli storici, dopo il capitalismo arriverà la crisi, nella
quale il mondo occidentale è già, e successivamente la rivoluzione: mi
auguro sia una rivoluzione verde. Concordo con chi sostiene che i problemi
sociali ed ecologici, con i quali l’umanità si confronta, dimostrano il
fallimento della cultura del capitalismo, ma non sono d’accordo con chi si
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ferma a colpevolizzare il sistema e l’individualismo rimanendo inerme,
magari tornando a casa con un’auto che consuma molto, mangiando cibo dei
fast food e addormentandosi senza spegnere le luci. Non si può
colpevolizzare la corsa alla massimizzazione del profitto dimenticandosi che
Noi in prima persona ne facciamo parte; viviamo nel capitalismo, ci siamo
nati e ci moriremo: la soluzione è cambiarlo da dentro, sfruttando quello che
la Storia, la tecnologia e il buon senso insegnano. La vera rivoluzione è
nell’attivismo delle persone, nella partecipazione e nella consapevolezza
della propria importanza come parte del cambiamento: un cambiamento che
dovrà essere prima di tutto culturale. Ed io spero di farne parte,
augurandomi che non si realizzi oggi quello che serviva ieri e non quello
che servirà domani. “Siamo tutti parte del problema, e ognuno di noi deve
fare parte della soluzione”
2
.
Questo elaborato vuole prima di tutto essere un esempio di coerenza.
E’ stampato su carta riciclata, per lo studio sono stati utilizzati soprattutto
saggi online, non sono stati comprati libri, ma solo presi in prestito da
biblioteche, non facendo alcuna fotocopia di essi.
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2 Cfr Walker, G., King, Sir, D. 2008, p.15
PRIMO CAPITOLO
Un pianeta che cambia
“Vorrà dire che noi russi spenderemo meno per i soprabiti di pelliccia!”
Commento sul cambiamento climatico di Vladimir Putin (2003)
1.1 Lo stato del pianeta
La questione ambientale è molto ampia e ogni volta che la si cita
dovrebbero essere chiamate in causa discipline come la geologia, la fisica, la
chimica, l’antropologia, la sociologia e tutte quelle scienze che gli sono
trasversali. Concentrandosi l’elaborato sulla comunicazione ambientale e
sull’organizzazione eventi, non si parlerà di quante specie si stanno
estinguendo, quanto fosforo in meno ci sarà nei prossimi anni, quali
catastrofi naturali e quali problemi demografici infliggeranno il pianeta.
Tuttavia, prima di entrare nel focus dell'elaborato è utile avere una visione
d’insieme per capire cosa sta succedendo alla Terra e perché è necessario
agire ora per salvarlo.
Non avendo le competenze per dare una corretta analisi scientifica di
quella che è la salute del pianeta, si è scelto di seguire l’elenco delle
“emergenze verdi” di Diego Masi
3
accostando esempi di eventi concreti e
recenti a descrizioni scientifiche. Le “emergenze verdi” non troveranno in
questa sede l’approfondimento che meritano ma la loro conoscenza è
necessaria per poter comprendere la cornice dentro cui il corpus si muove
1.2 Emergenze verdi
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3 Cfr Masi, D. 2010.
Cambiamento climatico. Il global warming è reale e la temperatura
del pianeta sta salendo, l’effetto serra ne è una diretta causa. Il
riscaldamento a livello meteorologico si sta manifestando nell’aumento
della frequenza e dell’intensità di eventi estremi quali alluvioni, siccità,
ondate di caldo e di gelo.
4
Gli incendi e le alluvioni dell’estate 2010,
l’uragano Katrina dell’agosto 2005 con le sue 1.836 vittime, i suoi 705
dispersi, i suoi 81,2 miliardi di dollari relativi ai danni ne sono un esempio.
5
Gli scienziati sono prudenti nel mettere in relazione uno specifico evento
meteorologico con il cambiamento climatico, ma alcuni studiosi stanno
cominciando a legare tre elementi: gas, aumento delle temperature e
catastrofi naturali.
Energia. L’effetto serra è direttamente collegato all’energia che
utilizziamo: i gas naturali uniti a quelli dei mezzi di trasporto, delle
fabbriche, degli uffici e delle case ne sono la causa. Fino a pochi anni fa la
vita dell’uomo era basata solo sull’utilizzo dell’energia derivante dal
carbone, dal petrolio, da gas naturali, ovvero da quelle fonti estremamente
inquinanti. La rivoluzione verde nel campo dell’energia segue il buon
esempio dato dagli Stati Uniti e si sta passando, seppure molto lentamente,
all’energia creata da aria, vento, acqua e sole: le energie rinnovabili. Come
conferma di questo passaggio, la Cina ― che tanto preoccupa a livello di
crescita demografica ― nel piano strategico pluriennale del 2008 ha
destinato 58 miliardi di euro per le energie rinnovabili, su un totale di 600
miliardi, pianificando di chiudere entro il 2011 molte centrali
termoelettriche a carbone; non da meno la Germania che ha previsto la
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4 www.wwf.it
5 www.3bmeteo.com
creazione di 250 mila nuovi posti di lavoro nel settore delle energie
rinnovabili.
6
Acqua. L’emergenza verde riguardante l’oro blu è una questione sia
quantitativa sia qualitativa: la quantità d’acqua potabile diminuisce
rivelandosi sempre più inquinata e contaminata. A livello qualitativo, le
fognature e i rifiuti industriali, scaricati per il 90% e il 70% direttamente nei
corsi d’acqua, inquinano laghi, fiumi e mari. Mentre a livello quantitativo è
sufficientemente allarmante il fatto che due miliardi di persone non abbiano
acqua poiché vivono in luoghi dove la disponibilità di questa è scarsa.
7
L’utilizzo e la gestione dell’oro blu assumerà sempre più peso nelle grandi
decisioni politico-economiche.
Biodiversità. Per “biodiversità” si intende l’insieme di tutte le forme
viventi geneticamente diverse e degli ecosistemi ad esse correlati,
rappresenta quindi la nostra catena alimentare e gli ecosistemi da cui
dipende l’esistenza dell’uomo sulla Terra.
8
Gli scienziati dell’UN’ s
Millennium Ecosystem Assessment affermano che il tasso di estinzione è
oggi mille volte più alto che in tutta la storia dell’umanità.
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La Terra ha già
vissuto nella sua storia cinque periodi di estinzione della specie, il sesto,
ovvero il prossimo, potrebbe essere il primo causato dall’uomo. Un
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6 Cfr Masi, D. 2010, p.22
7 Ibidem
8 www.treccani.it
9 Cfr Masi, D. 2010, p.23
esempio: la lenta scomparsa delle api riassume in sé molti sintomi della crisi
ambientale che attraversa in questo momento il nostro pianeta.
10
Tossicità. Questo problema riguarda sia l’inquinamento dell’aria sia i
materiali dei prodotti con cui conviviamo: sono 700 gli elementi chimici che
ogni giorno assimiliamo nel nostro corpo senza saperlo
11
. In Europa, grazie
alla direttiva REACH (registration, evaluation and authorization of
Chemicals), tutte le aziende si sono dovute adattare alle norme della
direttiva.
Inquinamento. Non servono molti dati per dimostrare che l’aria
respirata dall’uomo sta diventando sempre più malsana e fonte di malattie: è
sufficiente andare sul ponte di Stalingrado a Bologna, chiudere gli occhi e
inspirare a polmoni aperti per provare il sapore dello smog. Per avere poi
certezza che l’aria buona è da un’altra parte, basta spostarsi in Appennino
bolognese e respirare nuovamente, guardando verso la vallata da una bella
panoramica: una fitta linea densa e grigia copre tutto quello che c’è sotto
una certa altitudine, purtroppo non è nebbia, ma è quello che si respira oggi.
Gli effetti dell’inquinamento dell’aria sono pesanti sia per la salute delle
persone, sia per lo Stato che paga il sistema sanitario, e quindi per le tasche
dei cittadini. L’Unione Europea ha stimato che l’inquinamento atmosferico
causa circa 300 mila decessi all’anno nell’UE e costa 100 milioni di dollari
in giornate di lavoro perse per malattie da esso causate. Secondo il Trends in
Global Noise and Emission from commercial aviation for 2000 trough
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10 Da alcuni anni infatti negli Stati Uniti e in molte aree d'Europa, la popolazione totale delle api risulta dimezzata. I primi ad
accorgersene sono stati gli apicultori, ma il fenomeno ha suscitato l'allarme della comunità scientifica non appena ha assunto proporzioni
tali da mettere in crisi molte produzioni agricole. Alcuni ipotizzano che si tratti di una delle conseguenze del riscaldamento globale.
Secondo altri sarebbero le onde elettromagnetiche attivate dalla telefonia cellulare ad essere responsabili delle difficoltà che le api
incontrano nel ritornare al proprio alveare. Per approfondire si invita a leggere “La scomparsa delle api. Indagine sullo stato di salute del
pianeta Terra, di Coyaud Sylvie”.
11 www.chemicalbodyburden.org
2025
12
l’anidride carbonica emessa dal trasporto aereo passerà dai 572
milioni di tonnellate annue del 2000 a una cifra tra 1,2 e 1,4 miliardi di
tonnellate nel 2025: questo significa che si avvereranno o saranno superate
le stime del “peggior scenario” previsto dall’Institutional Panel on Climate
Change (IPCC) riguardo alle emissioni per il settore aereo.
Rifiuti. La situazione di Napoli
13
è la dimostrazione di come al giorno
d’oggi prima di arrivare alla parola “rifiuto” sia necessario passare prima
per altri quattro vocaboli che iniziano sempre con “r”: riduzione, riutilizzo,
riciclo, riparazione. L’1% dei rifiuti di una nazione deriva da scarti urbani, il
restante da industrie, fosse biologiche, inceneritori, scarti di macellazione e i
rifiuti medici. Nonostante il 99% dei rifiuti non sia prodotto dalle azioni
abituali della popolazione, quest’ultima sta diventando molto sensibile alle
tematiche legate alla raccolta differenziata.
Ozono. Il “buco nell’ozono” torna ciclicamente nell’agenda dei media;
causato dalla produzione e dall’utilizzo di clorofluorocarburi è il colpevole
di milioni di casi di tumore alla pelle.
14
L’assenza dell’ozono fa venire meno
il naturale filtro nei confronti dei raggi UV solari con conseguente crescita
di rischio di cancro della pelle e mutazioni del DNA; con il protocollo di
Montreal si sono stabilite decisioni globali in merito che dovrebbero portare
a un abbassamento del livello di tale sostanza. Nel lungo periodo, se il buco
nell’ozono non si chiudesse, soltanto alcuni insetti con esoscheletro
riuscirebbero a resistere a raggi UV in un mondo completamente desertico e
privo di verde: le blatte avranno la meglio sugli uomini.
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Come organizzare eventi sostenibili. Il caso di Ecomondo
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12 Cfr. Caldarelli, E.V ., Ferri, S., Ruffini, A. 2009, p. 25
13 Purtroppo quando si parla della questione “rifiuti” di Napoli non bisogna dimenticare tutte le questioni politiche e gli interessi che la
mafia ha sulla gestione dei rifiuti al sud Italia.
14 EPA ― environmental protection agency statunitense
15 www.ecoage.com
Oceani. Quando si parla di oceani affiorano alla mente delle persone
paesaggi da sogno e poeti in riva al mare, e non si pensa invece a quanto gli
oceani siano diventati discariche a cielo aperto e riserve di pesce in
esaurimento. Il loro ruolo nel ciclo dell’acqua sulla terra è fondamentale: da
essi l’acqua evapora e sale nell’atmosfera per poi cadere a terra sotto forma
di precipitazioni, infine torna ai mari attraverso i fiumi. Gli oceani sono
inoltre enormi serbatoi di calore che assorbono l’energia irradiata dal Sole e
la rilasciano lentamente. Chi sceglie di fare surf in California difficilmente è
a conoscenza che in mezzo a quel mare galleggia il Great Pacific Garbage
Patch
16
. Quando si gusta un bel piatto di pesce spada difficilmente sa che il
pesce sta finendo.
17
Quando si pensa a un bel bagno in acque limpide
difficilmente si ricorda il disastro ambientale della piattaforma petrolifera
Deepwater Horizon. Questi ed altri esempi dimostrano come gli oceani non
godano di ottima salute.
Deforestazione. Nonostante le regole dettate dal protocollo di Kyoto,
ogni anno la superficie del pianeta perde foreste per farne dei campi da
coltivazione (ciò è una diretta conseguenza dell’aumento della popolazione
mondiale: più bocche da sfamare, più campi, meno alberi). Nell’atmosfera,
se da un lato le piante aiutano a mantenere stabile la concentrazione di
anidride carbonica, dall’altro l’utilizzo di combustibili fossili ed il
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16 Da Wikipedia, l Great Pacific Garbage Patch, noto anche come Pacific Tarsh V ortex è una grande chiazza di spazzatura nell’oceano
pacifico. E’ composto soprattutto da plastica e la sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10
milioni di km². Nell’area potrebbero essere contenuti fino a 100 milioni di tonnellate di detriti. L’accumulo si è formato dagli anni
cinquanta, a causa dell’azione della corrente oceanica V ortice subtropicale del Nord Pacifico dotata di un movimento a spirale in senso
orario che permette ai rifiuti galleggianti di aggregarsi tra loro. La plastica si “fotodegrada” disintegrandosi in pezzi sempre più piccoli,
fino alle dimensioni che assomigliano al zooplancton ingannando i predatori di quest’ultimo che introducono così la plastica nella catena
alimentare.
17 La domanda di prodotti ittici ha spinto flottiglie di pescherecci in ogni zona di pesca vergine della Terra, col risultato che non ne esiste
più alcuna nuova da sfruttare. Un incremento senza precedenti delle nostre capacità di prelievo minaccia di superare la disponibilità di
prodotti ittici in tutte le zone di pesca, vecchie o nuove che siano. Di recente, una relazione della Banca Mondiale e della Fao ha stabilito
che i mari non hanno quasi più pesce a sufficienza per sostenere l’assalto. [...] Il problema è che gli oceani hanno raggiunto un punto
critico. Cambiare la nostra dieta non è più sufficiente se vogliamo che la fauna ittica si ristabilisca e si moltiplichi negli anni a venire.
P. Greenberg, il banchetto è finito, in National Geographic, 25 ottobre 2010