Linea storica: a grandi passi nella storia del nucleare civile in Italia Anni cinquanta del XX secolo: l'Italia investe nella ricerca per sviluppare le
proprie conoscenze nel settore del nucleare civile. Anno dopo anno, lungo la
penisola nascono centri di ricerca in cui si sperimentano tecnologie e processi
relativi al ciclo del combustibile e sono numerose le menti che lavorano per la
realizzazione delle centrali destinate alla produzione di energia nucleare. Nel
1963, a Latina, la prima delle quattro centrali italiane inizia a produrre energia
elettrica, seguita poco dopo dalle centrali di Sessa Aurunca, di Trino Vercellese e
di Caorso. Dopo un periodo di intenso movimento e di acquisizione di
competenze, l'Italia sceglie di cambiare strada e negli anni successivi al
referendum del 1987 smantella il proprio programma nucleare ma non le
proprie centrali. Queste vengono chiuse ma rimangono in attesa di essere
smantellate e rimosse, mentre conservano i rifiuti e le scorie nucleari lasciati in
eredità dal ciclo di produzione dell'energia elettrica del ventennio precedente.
ANNI QUARANTA 1945 Il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) costituisce un centro di
studio della fisica nucleare presso l'università di Roma
1946 Nasce il Cise (Centro informazioni studi esperienze), Milano ANNI CINQUANTA 1951 Nasce l'Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare)
1952 Viene costituito il Cnrn (Centro nazionale ricerche nucleari)
1956 Viene istituito il centro di ricerche di Ispra, Varese, Lombardia
9
1957 Nascono i Laboratori nazionali di Frascati (LNF), in provincia di
Roma
Firma del trattato istitutivo dell'Euratom o CEEA (Comunità
europea dell'energia atomica)
1958 Iniziano i lavori per la centrale elettronucleare di Latina, Lazio Iniziano i lavori per la centrale elettronucleare sulle rive del
Garigliano, Caserta
1959 Il centro di ricerche di Ispra viene ceduto all'Euratom Sorge il centro ricerche a Casaccia, presso Roma
ANNI SESSANTA 1960 Il Cnrn diventa Cnen (Centro nazionale energia nucleare)
1961 Iniziano i lavori per la centrale nucleare di Trino Vercellese
1963 La prima centrale elettronucleare italiana entra in funzione a Latina
1964 La centrale elettronucleare del Garigliano e la centrale di Trino
iniziano a produrre energia
ANNI SETTANTA 1970 Iniziano i lavori per la costruzione della centrale di Caorso,Piacenza
1975 Si progetta la realizzazione della quinta centrale italiana
localizzata a Montalto di Castro, Viterbo 1978 La centrale di Caorso entra in funzione
1979 Incidente nella centrale nucleare di Three Mile Island,
Pennsylvania, U.S.A.
10
ANNI OTTANTA
1982 Viene chiusa la centrale del Garigliano Il Cnen cambia denominazione in Enea (Comitato nazionale per la
ricerca e lo sviluppo dell'energia nucleare e delle energie
alternative)
1986 Incidente nella centrale nucleare di Chernobyl, Ucraina
1987 L'8 e il 9 novembre si svolge un referendum che propone tre
quesiti relativi alla produzione di energia da fonte nucleare
La centrale di Latina viene chiusa
ANNI NOVANTA 1990 L'intero programma nucleare italiano viene cancellato Le centrali di Trino e di Caorso vengono chiuse
La centrale di Montalto di Castro viene riconvertita in termica
tradizionale (gas)
Si stabilisce la chiusura degli impianti Enea di ricerca sul ciclo del
combustibile nucleare: EUREX a Saluggia (Vercelli), FN di Bosco
Marengo (Alessandria), IPU e OPEC di Casaccia (Roma), ITREC di
Trisaia di Rotondella (Matera)
1991 Enea diventa l'Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente
1999 Viene istituita la SOGIN -Società Gestione Impianti Nucleari S.p.A-
che ha il compito di sovrintendere alla gestione dei rifiuti nucleari
e allo smantellamento degli impianti nucleari . Alla Sogin vengono
conferite le quattro centrali nucleari italiane di Latina, Garigliano,
Trino e Caorso 11
ANNI DUEMILA 2003 Decreto legge n. 314 del 2003 “decreto Scanzano” per la
realizzazione di un deposito per i rifiuti nucleari a Scanzano Jonico,
in provincia di Matera
Vengono affidati in gestione alla Sogin gli impianti di ricerca sul
ciclo del combustibile (EUREX, OPEC, IPU, ITREC)
2005 La Sogin riceve in gestione anche l'impianto di fabbricazione del
combustibile di Bosco Marengo, in provincia di Alessandria
2008 Il governo presenta il disegno di legge sviluppo, che prevede che
nei seguenti sei mesi il governo predisponga la normativa per la
localizzazione di centrali nucleari e di depositi per i rifiuti nucleari 2009 Il “ddl sviluppo” diventa la legge 23 luglio 2009, n. 99
2010 Decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, recante la disciplina
della localizzazione, della realizzazione e dell'esercizio nel territorio
nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di
impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di
stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi,
nonché le misure compensative e campagne informative al
pubblico, a norma dell'articolo 25 della legge 23 luglio 2009, n. 99.
12
1. L'ATOMO E L'ENERGIA ELETTRONUCLEARE 1.1 Alla base c'è l'atomo L'energia nucleare nacque grazie ad una serie di scoperte scientifiche
avvenute tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento del XX secolo
che permisero ad Enrico Fermi di avviare il primo reattore nucleare nel 1942, la
nota pila atomica detta Chicago Pile Number One . Si dimostrò così la possibilità
di produrre energia in seguito a trasformazioni nei nuclei degli atomi.
Gli atomi sono particelle minuscole che costituiscono tutti gli elementi
presenti in natura, siano essi aria, acqua, terra, oggetti od esseri viventi. L'atomo
è composto da tre particelle: i protoni e i neutroni che formano il nucleo 1
,
attorno al quale ruotano gli elettroni. Queste particelle sono caratterizzate da
massa e carica elettrica. Nel loro complesso gli atomi sono elettricamente neutri
il che vuol dire che il numero di elettroni, con carica elettrica negativa, è uguale
al numero di protoni, con carica positiva, mentre i neutroni non hanno carica
elettrica: la somma della carica elettrica globale è quindi uguale a zero 2
Negli elementi chimici primari di cui è formato l'universo, il numero di protoni
è fisso mentre il numero di neutroni può variare: la variazione nel numero di
neutroni dà origine a isotopi diversi dello stesso elemento. Pertanto il termine
isotopo indica atomi identici dal punto di vista chimico, cioè con la stessa carica
elettrica, ma con una massa diversa dovuta alla variazione nel numero di
neutroni.
1 Protoni e neutroni sono perciò detti nucleoni.
2 G. Nebbia, Nucleare: il Frutto Proibito, Bompiani, Milano, 2007.
13
Gli isotopi vengono indicati con il simbolo dell'elemento, cioè una o più
lettere, e il numero totale di particelle presenti nel nucleo, cioè la somma di
protoni e neutroni. Ad esempio il ferro presente in natura è costituito da quattro
isotopi, tutti con 26 protoni ma con 28, 30, 31 e 32 neutroni rispettivamente,
quindi esiste il Fe-54, il Fe-56, il Fe-57 e il Fe-58; l'uranio naturale, simbolo U, ha
invece tre isotopi, U-234, U-235 e U-238, formati da 92 protoni più
rispettivamente 142, 143 e 146 neutroni.
Figura n. 1.1: schema di un atomo. Fonte Infn.
1.2 La radioattività In natura esistono isotopi stabili, che cambiano la propria struttura solo se
sottoposti a forze esterne, ed isotopi instabili. Qu esti ultimi, detti anche isotopi
radioattivi, radioisotopi o radionuclidi, sono maggiormente predisposti a mutare
la struttura del proprio nucleo in modo spontaneo ed in seguito a ciò emettono
radiazioni ionizzanti 3
di varia natura, le quali sono costituite da particelle
3 Radiazioni ionizzanti: particelle e energia in grado di modificare la struttura con la quale interagiscono.
14
elementari (elettroni, protoni e neutroni) ed energia. I principali tipi d i radiazioni
s ono: radiazioni alfa (α), beta (β) o gamma (γ). Le prime sono poco penetranti,
possono essere bloccate da un foglio di carta e hanno un effetto biologico lieve
o nullo se il contatto è esterno e poco durevole, mentre possono essere
dannose se vengono emesse all'interno del corpo umano in seguito a
ingerimento o inalazione; le radiazioni beta sono più penetranti ma comunque
di bassa energia e possono essere bloccate da spessori sottili di materiali plastici
o metallici, come ad esempio alcuni millimetri di alluminio; infine, le radiazioni
gamma sono molto penetranti e possono essere bloccate solo da notevoli
spessori di materiali ad elevata densità 4
, come ad esempio il piombo.
Oltre ai radioisotopi naturali esistono quelli artificiali, che nei processi di
trasformazione possono rilasciare neutroni, particelle molto penetranti, che
possono essere fermati solo da notevoli spessori di materiali leggeri come
l'acqua o il calcestruzzo.
La radioattività 5
consiste nel suddetto processo di trasformazione nella
struttura dell'atomo: durante la disintegrazione dei nuclei, detta di decadimento
radioattivo, gli isotopi instabili vanno verso una condizione più stabile ed
emettono radiazioni ed energia. Dopo una serie di trasformazioni successive
l'isotopo giunge a una condizione di stabilità definitiva, ad esempio l'U-238
dopo una serie di decadimenti si trasforma in un isotopo stabile del piombo, il
Pb-206. La radioattività è quindi una caratteristica naturale dell'universo in cui
viviamo, non è un'invenzione dell'uomo 6
.
4 La densità è il rapporto tra la massa di un corpo e il volume da esso occupato.
5 La parola radioattività prende il nome dall’elemento naturale radio (Ra-226), scoperto agli inizi del
ventesimo secolo: esso è un prodotto intermedio della catena di decadimenti successivi che a partire
dall’uranio (U-238) conduce fino all’isotopo stabile del piombo (Pb-206).
6 Per dettagli: G. Nebbia, op. cit. e M.M. Rizzo, Ambiente e Salute. Amianto, inquinamento
elettromagnetico, Rifiuti Radioattivi, Effetto serra e “buco dell'ozono” , uranio impoverito, radon,
radiazione solare, e altri fattori di rischio per la salute, Editrice UNI Service, Trento, 2008.
15
Figura n. 1.2: illustrazione delle radiazioni emesse da un isotopo durante il
processo di decadimento. Le radiazioni alfa e beta sono di tipo corpuscolare e si
bloccano più facilmente delle radiazioni gamma di tipo elettromagnetico. Fonte
Apat.
I radioisotopi sono caratterizzati da una particolare emivita, altrimenti detta
tempo di dimezzamento, che è il tempo necessario affinché la metà degli atomi
di una sostanza decadano in un altro elemento 7
, perdendo così una parte della
loro radioattività. Il tempo di dimezzamento varia a seconda dell'isotopo ed
oscilla tra poche frazioni di secondo e miliardi di anni, ciò dipende dal grado di
stabilità dell'elemento, per esempio l'uranio 238 ha un'emivita di 4,46 miliardi di
anni, mentre l'emivita dell'uranio 234 è di 245 mila anni. Più un isotopo è
instabile, più breve è la sua emivita e più è pericoloso perché ha un'attività
molto elevata, mentre un isotopo con emivita molto lunga presenta un'attività
minore ma più costante nel tempo.
Con l'uso del termine attività si intende il numero di decadimenti e quindi di
disintegrazioni e di emissione di radiazioni di una data quantità di materiale
radioattivo nell'unità di tempo. L'unità di misura dell'attività di un radionuclide è
7 G. Nebbia, op. cit, pp. 59-61.
16
il Becquerel 8
, simbolo Bq: 1 Bq equivale a 1 disintegrazione radioattiva al
secondo.
1.3 L'uranio L'uranio puro è un metallo bianco-argenteo, pesante, presente ovunque: nelle
rocce, nel suolo, nelle acque e negli organismi viventi.
Figura n. 1.3: illustrazione esplicativa di un atomo di idrogeno, il più leggero e
un atomo pesante di uranio. Fonte Apat.
L'uranio naturale è formato da una miscela di tre isotopi l'U-234, in minima
parte, l'U-235 e l'U-238, che è quello più abbondante. È un metallo
moderatamente radioattivo, si può infatti tenere in mano, anche se non si può
ingerire.
L'uranio si trova in diversi minerali, come l'uraninite o pechblenda, l'autunite,
la carnotite, e per ricavarlo sono necessarie diverse operazioni: l'escavazione di
miniere, l'estrazione e la frantumazione. Il minerale ottenuto non è direttamente
utilizzabile come combustibile nei reattori, deve invece essere sottoposto ad una
8 Deve il suo nome a Antoine Henri Becquerel, fisico francese e vincitore del premio Nobel nel 1903 per i
suoi studi che portarono alla scoperta della radioattività spontanea.
17
serie di trattamenti, finalizzati alla produzione di combustibile per le centrali
nucleari a fissione
9
, cioè quelle costruite fino ad oggi. Anche se si parla
comunemente di combustibile, in realtà il termine non è corretto perché non
avviene nessuna combustione nel reattore, bensì avvengono processi di
scissione e quindi di trasformazione del nucleo dell'atomo che rilasciano
energia.
1.3.1 Le riserve e l'estrazione L'uranio è un elemento diffuso in natura e le riserve conosciute sono
aumentate negli ultimi anni, ma l'esplorazione è in una fase iniziale e presenta
quindi un potenziale sviluppo che però non è assicurabile.
In tabella vengono riportate, in percentuale, le maggiori riserve di uranio
note: esse sono distribuite sul pianeta in maniera poco uniforme, infatti solo tre
paesi, l'Australia, il Kazakhstan e il Canada, ne detengono circa il 45% e sempre
gli stessi sono i maggiori produttori di yellow cake, materiale ottenuto in una
delle fasi necessarie per produrre il combustibile nucleare.
L'estrazione dell'uranio non è sempre economicamente vantaggiosa. È
fondamentale considerare il costo del processo e di conseguenza anche il
prezzo sul mercato 10
. L'ammontare di roccia da estrarre e frantumare per
ottenere 1 kg di uranio varia a seconda del contenuto di uranio in quella data
quantità di materiale roccioso. La concentrazione di minerale ha un ruolo
fondamentale nel determinare se l'estrazione ha effettivamente senso e se lo
sforzo energetico per ottenere la produzione del combustibile e il
9 Per approfondimenti: J. W. Storm van Leeuwen, Energy from Uranium , Oxford Research Group, London,
2006.
10 Sito internet della World nuclear association, www.world-nuclear.org , Supply of Uranium, Settembre
2009.
18
funzionamento del reattore risulta infine uguale o minore all'energia che si
riesce a produrre. I l Canada è l'unico paese a possedere una notevole quantità
di riserve uranifere con una concentrazione di minerale utile maggiore all'1%,
percentuale che permette di ottenere 10 kg di uranio da circa 1 tonnellata di
roccia; mentre circa il 90% delle riserve mondiali presenta un contenuto di
uranio al di sotto dell'1%. A questo proposito si può notare che il 90% delle
riserve australiane contengono meno dello 0,06% di contenuto uranifero,
mentre in Kazakhstan la maggior parte del minerale è presente in una
concentrazione molto inferiore allo 0,1%
11
, in questo caso è necessario trattare 1
tonnellata
12
di roccia per ottenere 1 kg di uranio 13
. Da tener presente è il fatto
che una centrale elettronucleare da 370 gigawatt necessita per il proprio
funzionamento di circa 65 mila tonnellate di uranio ogni anno 14
.
Tabella n. 1.1: Stima delle maggiori riserve di uranio al mondo in percentuale,
aggiornato al 2008. Fonte Euratom supply agency.
NAZIONE RISERVE DI URANIO
Australia 22.5%
Kazakhstan 13.5%
Canada 8.4%
Russia 8.4%
Sud Africa 8.2%
Niger 5.8%
Namibia 5.1%
Ucraina 3.8%
Uzbekistan 2.1%
11 Energy Watch Group, Uranium Resources and Nuclear Energy, Series n.1, dicembre 2006.
12In alcuni trattati scientifici si preferisce usare il termine megagrammo e non il più comune tonnellata.
13 J. W. Storm van Leeuwen, op. cit.
14 www.world-nuclear.org 19
Un altro procedimento studiato e valutato sconveniente è l'estrazione
dal l'acqua del mare, la quale contiene un'ingente quantità di uranio ma che fino
ad ora necessita di processi troppo lunghi e complessi; come viene sostenuto
dalla World Nuclear Association, questo tipo di estrazione potrebbe diventare
una risorsa sfruttabile per ottenere una grande quantità di minerale solo nel
caso in cui il prezzo dell'uranio sul mercato aumentasse enormemente.
1.3.2 Il processo di arricchimento La fissilità è la caratteristica essenziale per innescare le reazioni necessarie per
la produzione di elettricità nelle centrali e questa peculiarità è propria di un
unico isotopo dell'uranio, l'U-235. La percentuale di U-235 nell'uranio naturale è
solo dello 0,7%
15
, troppo bassa per sostenere il processo necessario per
sprigionare energia, per questo è necessario aumentare la concentrazione di
questo isotopo portandola a percentuali tra il 2,5% e il 4%, obiettivo
raggiungibile tramite il processo detto arricchimento. Il minerale estratto dalle
rocce viene trattato chimicamente con l'uso di acido solforico, ammoniaca,
acido nitrico, cloruro di bario e ingenti quantità d'acqua; si ottiene così ossido di
uranio, conosciuto con il termine inglese yellow cake, a causa del particolare
colore giallo. Esso è un concentrato di uranio sotto forma di polvere, che fatto
interagire con il fluoro si trasforma in un ga s, l'esafl uoruro di uranio, UF -6, una
forma chimica che consente la separazione dell'isotopo U-238 dall'isotopo U-
235 fissile, tramite processi molto complessi, come la diffusione gassosa o la
più comune centrifugazione del gas, durante la quale l'esafluoruro di uranio,
introdotto in centrifughe ad alta velocità, tende a dividersi in U-238 e U-235: in
tale modo si rende possibile il recupero e quindi l'aumento della presenza di
15 Esattamente lo 0,7110%. 20
U-235 utile per la produzione di combustibile nucleare.
L'arricchimento per il combustibile delle centrali è solitamente dell'ordine del
2-3% di isotopo 235: il materiale ottenuto è conosciuto come LEU, low
enrichment uranium ; mentre se la percentuale di isotopo 235 prodotta supera il
90% si parla di HEU, highly enriched uranium o di WG, weapon grade , utile per la
creazione di ordigni bellici
17
.
Tale processo se da una parte produce una maggiore concentrazione di U-
235 e quindi uranio arricchito, dall'altra smaltisce grandi quantità di uranio
impoverito.
L'uranio impoverito (noto anche con il termine inglese depleted uranium , sigla
DU) è lo scarto del processo di arricchimento, è un metallo pesante, radioattivo,
anche se la sua radioattività è classificata come debole dovuta alla lunghissima
emivita, che è dell'ordine di miliardi di anni. Per definizione l'uranio impoverito
deve presentare una percentuale in peso dell'isotopo U-235 minore di 0,7%, che
è propria dell'uranio naturale, anche se normalmente il DU ha un contenuto in
U-235 di circa 0,2%
18
. Alcune delle sue proprietà, la sua ingente produzione
come scoria derivante dal processo di arricchimento e dal riprocessamento 19
del
combustibile delle centrali nucleari e il suo basso costo, in quanto scomoda
scoria, lo hanno reso di grande interesse per diversi usi sia in ambito civile che
militare, per esempio come contrappeso nelle ali e nella coda degli aeromobili. Il
DU è un emittente di radiazione alfa, la meno penetrante, quindi non ha effetti
dannosi se il contatto è esterno e poco durevole, mentre se viene immesso
all'interno dell'organismo per ingestione, per inalazione o per introduzione da
ferita di polvere o di un frammento può provocare danni elevati 20
.
17 Dal glossario di G. Nebbia, op. cit . p. 223.
18 Definizione dal glossario del sito de lla United States Nuclear Regulatory Commission, www.nrc.gov 19Una sorta di riciclaggio del combustibile esaurito degli impianti nucleari.
20M. Zucchetti, Guerra Infinita Guerra Ecologica. I Danni delle Nuove Guerre all'Uomo e all'Ambiente,
Editoriale Jaca Book SpA, Milano, 2003.
21
1.4 I reattori di potenza e il combustibile nucleare Le centrali lasciate in eredità dal passato nucleare italiano sono di tre tipi
diversi: un reattore di prima generazione
21
di tipo Magnox, termico, raffreddato 22
a gas, precisamente anidride carbonica, e moderato a grafite; il tipo BWR,
acronimo che deriva dalla terminologia inglese Boiling Water Reactor, cioè
reattore ad acqua bollente; ed il PWR, acronimo che sta per Pressurized Water
Reactor, reattore ad acqua pressurizzata. Per questo motivo di seguito si farà
riferimento in particolare alla struttura e al meccanismo di queste tipologie di
reattori di prima e seconda generazione, che peraltro sono i reattori ad oggi in
funzione in tutto il mondo. Esistono infatti diversi tipi di reattori, con potenza e
componenti differenti, anche se alcune caratteristiche sono comuni ai vari
modelli. Attualmente, si parla di reattori di terza e di quarta generazione:
l'industria sta affrontando la costruzione delle centrali di terza generazione,
mentre la ricerca lavora su progetti di quarta generazione, che cercano di
eliminare i difetti dell'odierna tecnologia di produzione di energia
elettronucleare, per esempio cercando di ridurre la produzione di rifiuti 23
. Viene
nominata persino la quinta generazione, la quale per ora è solo teoria senza
alcuna concreta possibilità di realizzazione.
Generalmente un reattore di potenza è costituito da:
- un nucleo, che è la parte centrale contenente il combustibile, circondato dal
moderatore;
- un rivestimento del nucleo;
- un sistema di controllo, composto da materiali che gestiscono la reattività
21Così vengo classificate le prime centrali costruite negli Stati Uniti e in Europa tra la fine degli anni
Cinquanta e gli anni Sessanta.
22Il raffreddamento è necessario per tenere sotto controllo le temperature dei materiali che costituiscono
la struttura.
23D. Zanobetti, Energia Nucleare. Un Dossier Completo , Società Editrice Esculapio s.r.l., Bologna, 2008.
22
tramite l'assorbimento di neutroni.
Nel nocciolo del reattore, altrimenti detto nucleo 24
, viene inserito il
combustibile nucleare
25
costituito essenzialmente da una struttura metallica al
cui interno si trova il materiale uranifero. L'elemento di combustione è costituito
da barre di uranio naturale metallico rivestito da una lega di magnesio nel caso
del reattore Magnox, quello presente a Latina, e da ossido di uranio
sinterizzato 26
sotto forma di pastiglie, cioè uranio arricchito negli altri casi.
Queste pastiglie, di diametro di 12,4 mm per reattori ad acqua bollente e 9,30
mm per reattori ad acqua pressurizzata, vengono inserite in sottili tubi di
zircaloy 27
, lunghi circa 4 metri, i quali vengono chiusi e riuniti in gruppi, i
cosiddetti gruppi combustibili, di 49 o 180 o 205 o 235 barrette, sempre a
seconda del tipo di reattore. Si parla delle note barre nucleari, che altro non
sono che queste guaine contenenti il materiale fissile
28
.
Nelle centrali nucleari il processo di fissione deve avvenire in modo
controllato, in modo che il ritmo di scissione rimanga costante e non aumenti
provocando effetti distruttivi, infatti se la reazione a catena viene lasciata libera
di procedere senza controllo si ha la base per il funzionamento di una bomba
atomica. Per questo motivo nel nocciolo deve esserci un sistema di controllo
della reazione, formato da un moderatore e da barre di controllo. Il moderatore
è qualsiasi materiale in grado di rallentare i neutroni liberati durante la fissione,
per esempio la grafite, l'acqua pesante
29
oppure l'acqua comune detta anche
acqua leggera, che possono fungere anche da refrigerante, mentre le barre di
controllo hanno la funzione di assorbire i neutroni in eccesso. Solitamente per
24Detto anche core in inglese, è la parte centrale del reattore nucleare dove avviene la fissione.
25Definito nel decreto legge n. 230 del 17 marzo 1995.
26Sinterizzazione: la polvere di ossido viene compressa ed agglomerata ad alta temperatura.
27È una lega i cui componenti principali sono stagno e zirconio.
28Materiale fissile è una sostanza in grado di sostenere una reazione di fissione a catena.
29Acqua pesante: acqua naturale arricchita di deuterio, che è un isotopo pesante dell'idrogeno.
23