gli utenti, o se sarà accentrata. Se ognuno potrà fare le proprie scelte o se qualcuno, uno o pochi, sceglieranno per
tutti.
Internet, dal punto di vista tecnologico, è solo un canale di comunicazione, i media che può supportare sono invece
un prodotto sociale. Il web si è sviluppato come uno spazio di libertà, ma non è detto che continui ad esserlo. La
libertà che si respira oggi si deve alla sua costruzione dal basso, che è uno dei tanti usi sociali possibili della
tecnologia. E' certamente vero che le reti telematiche sono per natura tendenzialmente più pluraliste e aperte che, ad
esempio, le reti TV, ma la tecnologia da sola non può garantire il pluralismo e la democrazia.
La tecnologia può diffondersi così come oggi la conosciamo, ma non è detto che i media che veicola continueranno
a essere gli stessi. Già l'interessamento delle grosse compagnie per il web ha fatto gridare i puristi e i pionieri della
rete alla morte della libera espressione e all'invasione della mercificazione borghese. Personalmente questo non mi
preoccupa affatto, anzi, l'offerta di beni e servizi è una condizione necessaria perché l'utenza della rete passi da un
ristretto gruppo di privilegiati ad una fetta consistente della popolazione.
L'ingresso di potenti soggetti economici nel web non è preoccupante proprio perché, data la struttura attuale di
questo medium, il loro peso è esattamente uguale al mio (in teoria). Il sito di una grande azienda, Microsoft ad
esempio, può essere più ricco e più colorato del mio, ma in linea di principio siamo su un piano di parità. La
velocità e la procedura d'accesso è identica per i due siti. L'unica differenza può essere che l'URL della Microsoft
sarà più famosa della mia, ma questo non cambia il fatto che una volta noto l'indirizzo i due siti sono uguali. Del
resto ci sono varie strade per far conoscere il mio indirizzo, per esempio iscrivendolo ad un motore di ricerca, a cui
ho ancora una volta le stesse possibilità di accesso di Microsoft. Il numero di visitatori sul mio sito dipende quindi
(in teoria) solo dall'interesse suscitato dal tema e dalla qualità del sito.
Le cose cambiano se cominciano a sorgere delle disparità nelle possibilità di accesso, quando si stabiliscono vie
privilegiate, che è quanto sta avvenendo con la costituzione dei portali. Un portale, tra le altre cose, seleziona le
informazioni e le risorse che considera di maggiore interesse per gli utenti. Orientarsi nel caos della rete è senza
dubbio un'aspirazione legittima, ma si può farlo con l'aiuto di una guida o mettendo dei cartelli per le strade, dando
nomi alle vie, e fornendo a tutti una cartina.
Se non si vuole che la scelta dall'alto diventi obbligatoria è allora necessario preparare gli strumenti che rendano
possibile ad ognuno fare le proprie scelte in modo semplice ed efficace.
1
Il labirinto mondiale
Quando la mattina dell’ottobre 1957, l’America si risveglia e scopre che il suo celo è
attraversato da un satellite russo chiamato Sputnik, il presidente Dwight D. Eisenhower
capisce che la politica di contenimento dell’Unione Sovietica lanciata dal suo predecessore
Harry Truman, non può bastare. Il comunismo destalinizzato di Nikita Kruscev, getta il
guanto per una sfida tecnologica, non solo militare, che gli Stati Uniti debbono raccogliere.
Infatti un ovvia ricaduta bellica di questo lancio era rappresentata dal fatto che una
atomica sovietica poteva disporre un vettore in grado di farle raggiungere facilmente un
obiettivo posto in qualsiasi parte del mondo. La Casa Bianca, così, riunisce esperti,
scienziati, generali e agenti segreti in un organismo chiamato in sigla ARPA (Advvanced
Research Projects Agency) con il compito di lanciare entro 18 mesi il primo satellite made
in USA. Il governo e le sue agenzie dal Pentagono alla CIA, le università, le industrie si
uniscono in uno sforzo collettivo. Gli interessi dell'agenzia ARPA ben presto si rivolgono
alla telematica, mentre alla neonata NASA viene affidata la guida della ricerca
aereospaziale. Lo scopo dell'ARPA, e di conseguenza anche delle principali industrie
legate alla difesa, si concentra su una delle questioni principali che preoccupano in quegli
anni gli Stati Uniti: come impedire che un possibile attacco atomico interrompa del tutto le
comunicazioni nel paese gettando l'America nell'anarchia.
Per guidarlo nel 1962 viene scelto uno scienziato, il dottor J.C.R. Licklider, l’uomo che
per primo aveva cominciato a ragionare in termini di computer interattivi. Licklider mette
sotto pressione i laboratori universitari e getta le basi di quella che, alcuni anni dopo,
sarebbe diventata Arpanet, la vera madre di Internet. Già all'inizio degli anni sessanta, un
ingegnere di nome Paul Baran, dipendente di una industria bellica - la Rand Corporation -
trova una interessante soluzione teorica al problema di come creare una rete di
comunicazioni che non fosse così fragile. L'idea è quella di costruire molti collegamenti
alternativi tra due qualsiasi punti in comunicazione. In questo modo, anche se molti di
questi collegamenti vengono improvvisamente a mancare, è sempre possibile trovare una
via di comunicazione percorribile.
Oltre all'idea di una rete decentrata e ridondante, Baran ha un'altra intuizione geniale:
piuttosto che inviare tutto il messaggio su un unico percorso, dividere questo messaggio in
tante piccole parti e fare seguire ad ognuna di queste la sua strada verso la destinazione. In
questo modo, se un percorso si interrompe mentre trasmettiamo un messaggio, solo un
pezzetto - o un pacchetto come si direbbe oggi - andrà perso, mentre le altre parti del
messaggio sceglieranno strade alternative per giungere a destinazione e potranno quindi
essere recuperate e ricomposte. L'idea di dividere un messaggio in tanti pacchetti di dati
indipendenti, chiamata attualmente packet switching, è tuttora alla base dei protocolli per
l'invio di messaggi in rete. Purtroppo per Baran però l'industria non ritiene sia ancora il
momento adatto per realizzare queste idee rivoluzionarie e quindi i suoi studi sono per il
momento messi in un cassetto.
La prima realizzazione pratica di un sistema di comunicazione tra computer basato sulla
trasmissione di pacchetti di dati prenderà corpo solo nel 1966, quando un ingegnere
dell'agenzia ARPA, Bob Taylor, propone al suo direttore un progetto che riguarda la
costruzione di una rete di comunicazione tra i computer. Ovviamente su questo progetto si
riversano molte delle idee originariamente concepite da Paul Baran. La differenza è che
2
ora i tempi sono maturi e infatti, senza neppure una richiesta formale e in meno di un ora,
l'idea viene approvata e finanziata. Le specifiche tecniche del progetto sono affidate ad un
brillante informatico di nome Larry Roberts che guiderà per primo la realizzazione del
progetto chiamato Arpanet. Un progetto che, nel volgere di pochi anni, porterà alla nascita
di Internet.
Il 1969 viene spesso ricordato come l'anno dello sbarco sulla luna. Ma nello stesso anno
accade un altro avvenimento molto importante per Internet: nel 1969 infatti vede la luce il
primo nucleo di Arpanet che collega tra loro quattro università americane.
Errore. Il segnalibro non è definito.Il primo contatto avviene con Sandford attraverso
una linea telefonica: l’obbiettivo è di battere l’espressione “log in” e vedere se essa appare
anche sugli schermi degli altri computer. Tutto funziona fino a log, poi il sistema crolla.
Un passo decisivo, comunque, è compiuto. Ci vorranno altri tre anni prima di mettere a
punto una rete funzionante. Negli anni successivi questo embrione si espande fino a
collegare una quarantina di nodi. Ma l'applicazione che forse ha la maggiore influenza
nell'evoluzione successiva della rete nasce per caso, nel marzo del 1972. Un ingegnere
chiamato Ray Tomlinson, per scambiare opinioni con i suoi colleghi delle altre università
installa su Arpanet un semplice sistema di messaggistica su computer. E' appena nata la
posta elettronica e per la prima volta compare il famoso simbolo a chiocciola, divenuto in
seguito sinonimo di Internet. La nuova applicazione riscuote un enorme successo tra i
ricercatori e l'attuale direttore scientifico del progetto ARPA, Bob Kahn, spinto da questo
entusiasmo, organizza nello stesso 1972 la prima dimostrazione pubblica di Arpanet alla
International Conference on Computer Communications. E' un successo oltre ogni
aspettativa. La dimostrazione pubblica del 1972 sulle potenzialità della connessione in rete
di quattro computer rappresenta l'inizio della formidabile euforia che travolge le università
e i centri di ricerca americani. Negli anni successivi infatti questo primo embrione di
Arpanet si espande sempre di più sul territorio americano e contemporaneamente iniziano
a svilupparsi numerose altre reti di computer indipendenti e più economiche che collegano
tra loro università e centri amministrativi. La nuova idea che nasce verso la metà degli anni
settanta quindi è quella di creare un sorta di super rete che colleghi tra loro tutte le reti di
computer esistenti, in poche parole Internet. Ma per ottenere questo risultato non basta
connettere fisicamente queste reti di computer tra loro, occorre innanzitutto definire un
linguaggio comune che consenta a tutti i computer di capirsi. Ed è con questo obbiettivo
che Cherf e Kahn elaborano le specifiche di un nuovo protocollo per comunicare su
Internet, e lo battezzano Transmission Control Protocol o TCP. I risultati di questo lavoro
vengono pubblicati nel 1974 e l'anno successivo il nuovo protocollo viene diviso in due
parti: il TCP, che gestisce i pacchetti di dati, e l'IP, che ne regola la trasmissione. E in
questa forma questo protocollo sopravvive ancora oggi e rappresenta il linguaggio
universale su cui poggia il funzionamento di Internet.
Solo nel 1982 però l'uso di questo fondamentale protocollo, il TCP-IP, viene imposto a
tutti i nodi di Arpanet, e la sua diffusione nel mondo si espande a macchia d'olio. In gran
parte dei paesi occidentali, infatti, la possibilità di connettere reti locali di computer in
un'unica Internet mondiale stimola la nascita di molte nuove reti locali di computer che,
grazie al TCP-IP, sono in grado di comunicare con tutte le altre reti di computer già
esistenti e connesse ad Internet. Negli anni 80’ il progetto ARPA si era diviso in due
tronconi, Arpanet e Milnet (la rete di comunicazioni schiettamente militare). L’agenzia del
3
governo incaricata di sovrintendere a un settore che aveva subito un’espansione notevole,
viene chiamata DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency). Dal territorio
schiettamente militare, i servizi a poco a poco si espandono fino a comprendere un’ampia
gamma di reti non militari, per lo più legate all’università. Tanto che nel 1986 la
responsabilità per Internet passa alla National Science Foundation (NSF) e nel 1990
Arpanet diviene NSFnet.
A questo punto le nuove reti di comunicazione hanno ormai soppiantato la vecchia Arpanet
che ha esaurito la sua funzione propulsiva. Nel 1990 infatti, a venti anni dalla sua nascita,
Arpanet muore ufficialmente e inizia ad essere smantellata. Internet è una sorta di meta-
rete costituita da molte reti telematiche connesse tra loro. Non ha importanza quale sia la
tecnologia che le unisce: cavi, fibre ottiche, ponti radio, satelliti, o altro. Non è neanche
rilevante di che tipo siano i computer connessi: dal piccolo personal computer al grosso
elaboratore.
Gli Stati Uniti hanno conquistato un vantaggio tecnico indubbio rispetto al resto del
mondo, e anche rispetto all’Europa occidentale.
Quale è stato il ruolo del “complesso militar-industriale”? Dai generaloni del Pentagono è
venuta, senza dubbio, la richiesta di costruire una rete che facesse dialogare fra loro i
grandi calcolatori che governavano il sistema di difesa e controllavano la corsa allo spazio.
La domanda, dunque, è militare. L’offerta è stata offerta dal mondo accademico. La
ricaduta sull’industria si è rivelata altrettanto grande e rivoluzionaria. Tutta la storia
dell’elettronica, del resto, è basata su questa triade: governo, università, industria.
A distanza di un decennio dal primo collegamento fra computers la scena si sposta a
Ginevra nei laboratori del CERN, il Centro di Ricerca per l’Energia Nucleare. Dove si sta
mettendo a punto il sistema di comunicazioni satellitari chiamato STELLA. In
collaborazione con l’università di Pisa che ha già un collegamento ARPA, viene usato per
la prima volta un Internet potocol. E il CERN diventa il più grande sito Internet d’Europa.
Nel 1989, Tim Berners-Lee sperimenta quella che sarebbe diventata la world wide web.
Dovendo guidare un progetto di ricerca che richiede équipe disseminate in varie parti del
mondo, lo scienziato inglese ha bisogno di un collegamento e di un dialogo costante. Il
quesito da risolvere, dunque, è lo stesso, ma la domanda ben diversa da quella di Arpanet.
Secondo il ricordo di uno dei protagonisti, divenuto leggenda, il nome di “rete mondiale” è
nato nella caffetteria del CERN, mentre chiacchieravano insieme Bernard-Lee e Robert
Cailliau, un altro ricercatore impegnato nell’elaborazione del progetto Hypertext.
L’espressione viene coniata nel 1965 da Ted Nelson, uno scienziato americano, vero guru
del software che nel lontano 1960 aveva inventato il modo di connettere insieme due
finestre sullo schermo del computer (antenato di Macintosh e di Windows), in sostanza una
scrittura non sequenziale che consente al lettore di scegliere una parte rispetto all’altra, un
sistema atto a schermi interattivi.
Cailliau non ama nomi troppo pretenziosi ed esclude qualsiasi riferimento alla mitologia,
allora Bertners-Lee propone www, sigla per World Wide Web. Insieme presentano il
progetto nel 1991. Un anno dopo il CERN rilascia gratis il browser portatile. Punto
cruciale per gli scienziati europei è mettere a disposizione di tutti un lignaggio e un mezzo
di comunicazione universale. Con un collegamento facile e non esclusivo.
Per facilitare la sperimentazione del nuovo sistema ipertestuale di diffusione delle
informazioni su Internet, Berners Lee realizza un browser con interfaccia a caratteri,
4
facilmente portabile su altre architetture, e lo battezzò Line Mode Browser. Esso venne
distribuito nel marzo del 1991 in formato sorgente attraverso alcuni gruppi di discussione.
Una versione funzionante è messa on-line e resa accessibile tramite un collegamento telnet
pubblico su un host del CERN. Intanto iniziavano a sorgere i primi server Web esterni al
CERN ma sempre legati al mondo della fisica nucleare. Alla fine dell'anno se ne contano
circa cinquanta. L'interesse intorno a questa nuova applicazione iniziava a crescere, ma
l'ostica interfaccia a caratteri del browser ne limitava la diffusione. Un primo aiuto in
questo senso viene nel 1992, quando Pei Wei, uno studente di Stanford, realiza un browser
grafico per X-window battezzato WWW Viola.
É proprio provando Viola che Marc Andressen, studente specializzando presso il National
Center for Supercomputing Applications (NCSA) della University of Illinois, concepiscie
l'idea di sviluppare un browser web grafico, insieme ad Eric Bina: nasce così Mosaic.
Mosaic rappresenta una vera e propria rivelazione per gli utenti Internet. La semplicità di
installazione e di uso estende nel giro di pochi mesi l’uso del World Wide Web a migliaia
di utenti, e che soprattutto rende evidente un modo nuovo di utilizzare i servizi della rete
Internet, completamente svincolato dalla conoscenza di complicate sintassi e lunghi
elenchi di indirizzi. Grazie a Mosaic Internet diviene uno spazio informativo ipermediale
aperto alla portata di chiunque con il minimo sforzo.
Tutto ciò accade mentre Internet aveva già raggiunto i due milioni di host. L'introduzione
del binomio Mosaic/Web ha la forza di un vero e proprio 'Big bang'.
Dalla fine del 1993 gli eventi si fanno ormai concitati. A fine anno Marc Andressen lascia
il NCSA. Nel marzo dell'anno dopo incontra uno dei fondatori della Silicon Graphics, Jim
Clark, che lo convince a fondare una società per sfruttare commercialmente il successo di
Mosaic. Il nome scelto per la società in un primo momento è Mosaic Communication; ma
per evitare di pagare royalties al NCSA decidono di cambiarlo in Netscape
Communication, e di riscrivere da zero un nuovo browser Web, dopo avere cooptato la
maggior parte dei vecchi amici e collaboratori di Mark. Pochi mesi dopo la prima versione
beta di Netscape Navigatorè distribuita, le cui caratteristiche innovative ne fanno quasi
immediatamente l'erede di Mosaic.
Per quanto i vertici di Microsoft conoscano, naturalmente, e utilizzano i canali di
comunicazione come l’e-mail, non riescono per anni a comprendere che la nuova
rivoluzione tecnologica passerà da Internet: il futuro è la banda larga non il telefono,
insistono.
Secondo Randall E. Stross, questa cecità è determinata anche da un fattore generazionale: i
trentenni alla guida di Microsoft non hanno navigato fin dai banchi di scuola come Marc
Andreesen, che nel 1994, a soli 23 anni, aveva fondato Netscape. Può darsi che, dalle vette
del successo, Gates e i suoi collaboratori rifiutino di ammettere che una nuova rivoluzione
avvenga fuori del loro controllo.
Per quanto Microsoft controlli già negli anni 90’ la quasi totalità del settore dei sistemi
operativi, grazie a Internet cominciano ad affacciarsi alla ribalta del mercato informatico
nuovi soggetti: il già citato Marc Andressen, e soprattutto Steve Case creatore di AOL
(America on line il più importante fornitore di connetività), ma quando le sottoscrizioni al
AOL balzano in un solo anno da 300000 a tre milioni, cominciano a capire.
A redigere il memoriale che segna l’inversione della Microsoft è Gates in persona; solo lui
del resto, ha il carisma per far dirigere la più radicale delle tante svolte imposte impresse
5
alla sua impresa. Con The Internet tidal wave (l’onda di mare di Internet), nel maggio
1995, Gates riconosce che siamo di fronte “alla più grande rivoluzione nel settore dopo il
pc introdotto da IBM”. E ci si butta a corpo morto. Tenta un accordo con AOL ma Case
non è disposto a vendere
1
, comincia quindi a sviluppare MSN (Microsoft Network) per
conquistare una posizione consistente nel mercato on-line, accanto ai veterani
CompuServe, AOL e Prodigy (collegata a IBM). Il debutto è deludente: alla fine del 1995
ha soltanto mezzo milione di sottoscrittori, mentre AOL è arrivata già a 4 milioni e mezzo.
Nel frattempo è entrata in campo la word wide web destinata a spiazzare in breve ogni
altra attività on-line; tutti gli operatori entrano nell’unica rete mondiale dell’informazione
via computer e anche Microsoft fa lo stesso sviluppando Explorer, acquistato da una
piccola società, la Spyglass. Solo che si trova ad operare in un ambiente diventato ancora
più aperto e competitivo e soprattutto ha di fronte un nuovo e agguerrito concorrente:
Netscape.
Secondo il precetto “Abbraccia ed estendi”, Gates tenta subito l’accordo con Netscape,
anzi una vera e propria spartizione del mercato. Ma questa volta è lui a commettere un
peccato d’orgoglio: propone, infatti, che Explorer venga collegato a Windows lasciando a
Navigator, il browser di Netscape, tutto il resto. Cioè le briciole, visto che il software di
Microsoft ha conquistato la stragrande maggioranza dei personal computer. Netscape,
assetata di successo e avviata verso la conquista della leadership, non può accettarlo. I
colloqui si interrompono subito e Microsoft sfodera la strategia di riserva: legare Explorer
a Windows 95 e offrirlo in dotazione a chiunque adotti la nuova versione del linguaggio
Windows, quella che lo avvicina il più possibile alla semplicità, linearità e facilità d’uso di
Macintosh. Non solo: Gate cerca subito nuovi alleati, persino gli avversari di un tempo
come Apple o la stessa AOL, che nel marzo del 1996 si accorda per distribuire Explorer
nei milioni di dischi diffusi gratis ai consumatori con il programma di connessione a
Internet. In cambio Microsoft consente un accesso facile ad AOL (con un solo click del
mouce) nel suo Windows 95.
Sulla strada di Bill Gates, però, si ripresenta l’autorità antimonopolio. Non è la prima volta
che scatta un’indagine su Microsoft. Al contrario, in più fasi, sotto la denuncia di
concorrenti diretti, il governo ha messo nel mirino le pratiche spregiudicate di Microsoft.
Microsoft ha successo - sostiene nel 1994 Michael Schrage, columnist del “Boston
Globe”- non perché scrive il codice migliore, ma perché ottiene i migliori standard.
Windows, il software per computer che ha reso Gates sette volte miliardario, è stato
concepito e sviluppato per essere uno standard non un altro sistema operativo. La meta di
Microsoft non è la massimizzazione dei profitti o delle quote di mercato, bensì creare
relazioni con i clienti, gli operatori di softwere con le imprese di microprocessori come
Intel per dare il maggior supporto possibile (strategico, finanziario e tecnico) al sistema
operativo Microsoft. Questa rete è esattamente ciò che rende uno standard qualcosa di più
che un prodotto. Ecco la chiave per capire Microsoft e le preoccupazione dell’antitrust che
diventerà “allarme rosso” quando dal software Gates si lancerà verso il dominio di
Internet.
1
Raccontano dei testimoni che Bill Gate 11 Maggio del 1993 ha incontrato Steve Case e gli ha detto “io
posso comprare il 20% della tua azienda, oppure tutta; o posso andare avanti per conto mio e seppellirti” il
fondatore di Microsoft parlava senza toni minacciosi ;anzi tranquillo, apparentemente gentile.
6
Ormai la www non è più libera e gratuita come l’aveva voluta il suo inventore. Il dibattito
si era già aperto vent’anni prima a proposito del software. Anche allora, gli informatici
“puri e duri” avevano sognato che il linguaggio per i computer dovesse essere accessibile a
tutti. Gates si era opposto fieramente a questa concezione, opponendole l’idea di software
commerciale: solo l’approccio mercantile, aveva teorizzato, avrebbe fatto si che sempre
nuovi capitali sarebbero stati investiti e nuove risorse intellettuali sarebbero state
mobilitate per garantire i miglioramenti continui, la rivoluzione permanente che questo
settore dell’informatica così peculiare avrebbe richiesto. La nuova visione, da capitalista
ortodosso, ha contribuito a creare un’industria fiorente della quale egli è signore e padrone.