2
Introduzione
“Il paese meglio progredito industrialmente mostra l’immagine del loro
avvenire ai paesi che gli camminano dietro sulla via dell’industria”.
Con questo concetto espresso da Marx nella prefazione del suo libro
più famoso “Il Capitale” si può capire quello che è il concetto di sviluppo,
ovvero come il cercare di essere un passo avanti e puntare su processi
innovativi porti l’impresa, e non solo, a raggiungere gli obiettivi prefissati e
ancor di più ad essere di esempio per tutti gli altri operatori.
Nella società moderna che punta alla globalizzazione, il continuo
cambiamento è uno dei pilastri portanti per aumentare la performance
dell’impresa e la sua competitività internazionale.
Alla base di questo continuo cambiamento vi è il processo di
innovazione aziendale, lo sviluppo delle competenze organizzative, il
reperimento di nuove risorse informative, la ricerca di forme di
collaborazione e partnership con altre imprese.
Tra questi input si distingue in particolare l’innovazione, che con il
suo carattere progressivo e il suo diramarsi e ampliarsi sempre più nel
tempo ha assunto un ruolo decisivo nella nostra società, segnata dal
fenomeno del mercato mondiale in cui le imprese dei diversi Paesi operano
in una competizione che fa dell’innovazione l’elemento cardine.
Oggi, pertanto, più di ieri, per le imprese innovare è elemento
determinante per la costruzione di una strategia efficace, decisivo ai fini del
successo e della sostenibilità del vantaggio competitivo.
Con l’innovazione si riesce ad ottenere una nuova combinazione
produttiva, tale da generare un determinato profitto; ed è proprio con la
3
realizzazione dello stesso che l’impresa si impone sul mercato, innalzando
gli standard competitivi e, di conseguenza, anche le barriere all’entrata.
Va inoltre considerato che il concetto di innovazione, sebbene
comprenda quello di invenzione (che ne costituisce una parte rilevante, se
non essenziale), ne travalica i confini, definendosi anche quale
cambiamento indotto da nuove combinazioni economiche, per utilizzare
una definizione di Schumpeter. In tal senso, l’innovazione può ricondursi
alla produzione di nuovi beni, nuovi metodi di produzione, collearsi a
nuovi mercati o a nuovi fonti energetiche ecc.
Nel lavoro che segue, sono stati esaminati previamente le fonti
dell’innovazione, riferibili alla figura dell’inventore in senso lato, ai
veicoli che incentivano la formazione di cluster tecnologici o team di
ricercatori universitari, alle funzioni di R&S nelle aziende private, tutte con
lo scopo di estrapolare una tecnologia o un processo in grado di dare un
vantaggio competitivo sostenibile nel tempo. In seguito è stato analizzato il
timing d’ingresso sul mercato di una innovazione e i relativi vantaggi
svantaggi del first mover in settori innovativi.
Il secondo capitolo è stato dedicato alla valutazione della posizione
competitiva dell’azienda e alla scelta dell’orientamento strategico che una
impresa dovrebbe adottare una volta analizzato l’ambiente esterno e quello
interno del settore di appartenenza ed individuate le proprie core
competency. In seguito si è proceduto allo sviluppo di un progetto
innovativo, seguendo step by step le varie fasi aziendali e analizzando i
metodi di valutazione sia matematici-quantitativi che qualitativi retrostanti
alla scelta definitiva del budget di sviluppo da allocare al singolo progetto
d’innovazione.
Nel terzo capitolo si è messo a fuoco il contributo dell’innovazione
alla creazione del valore aziendale: in particolare, si è analizzato, come
4
l’introduzione di tecnologie IT danno il proprio apporto al raggiungimento
di un maggior valore aziendale. Infine sono stati approfonditi i vari
meccanismi di protezione dell’innovazione, il loro utilizzo e la loro
efficacia.
Nel quarto ed ultimo capitolo è stato esposto il caso aziendale
relativo alla FASTWEB S.P.A.. nella prima parte verranno analizzate le
fasi storiche che hanno portato la start-up di successo al consolidamento
economico-finanziario fino all’acquisizione da parte di SWISSCOM,
successivamente è stata esposta la strategia aziendale e la differenziazione
dei servizi offerti alla propria clientela ed infine verrà evidenziata a crescita
di valore, dovuta sia all’innovazione tecnologica applicata sia
all’innovazione dei servizi IT offerti, in una analisi della performance
economica-finanziaria relativa al biennio 2005-2006.
7
Capitolo I
Innovazione: concetti generali
1. Le fonti dell’innovazione
Premessa
L’innovazione può scaturire da molte forme diverse. Innanzitutto,
può generarsi dalla mente degli individui, come accade nel caso
dell’inventore solitario o degli utilizzatori di un prodotto o di una
tecnologia, in secondo luogo, essa può essere frutto degli sforzi della
ricerca universitaria, enti pubblici di ricerca, incubatori d’imprese e
fondazioni private. Un motore fondamentale dell’innovazione è
rappresentato dalle imprese che di norma dispongono di risorse più
consistenti rispetto ai singoli individui e di un management capace di ben
gestire tali risorse e di orientarle verso un obiettivo comune al fine di creare
un vantaggio competitivo e così differenziarsi dalla concorrenza.
Possiamo immaginare quindi le fonti dell’innovazione come un sistema
complesso in cui ogni singola innovazione può emergere da uno o più attori
del sistema o piuttosto dai legami tra i nodi del network.
1.1 L’inventore e le innovazioni ideate dagli utilizzatori
Nell’immaginario collettivo, la figura dell’inventore assume le
sembianze dello scienziato tenace e stravagante. In realtà, al di là dei luoghi
comuni, l’analisi dei tratti della personalità degli inventori suggerisce che
8
sembrino interessati soprattutto ai ragionamenti teorici e astratti traendo un
entusiasmo insolito dalla soluzione dei problemi. Vi è chi, però, non
condivide questa tesi e sostiene che gli inventori non nascano tali ma lo
diventino. Uno studio durato oltre dieci anni e giunto alla conclusione che
gli inventori di maggior successo possiedano le seguenti caratteristiche:
1. una buona padronanza degli strumenti e dei processi produttivi del
settore in cui operano, che non è però l’unico campo in cui sono
specializzati. Gli inventori tendono, infatti, a dedicarsi almeno a due
campi di attività, e sembra che proprio questa versatilità consenta
loro di osservare ciascun settore da prospettive originali;
2. curiosità e interesse più per i problemi che per le soluzioni;
3. attitudine a mettere in discussione le ipotesi esistenti e i modelli di
pensiero dominanti;
4. percezione della conoscenza come sapere integrato. Ricerca di
soluzioni globali invece che particolari, con un approccio
“generalista”.
Questi tratti della personalità dell’inventore trovano conferma dalla
storia di Dean Kamen, da quella dell’immunologo premio Nobel per la
medicina Sir MacFarlane Burnet e di Peter Debye, premio Nobel per la
chimica.
Spesso un’innovazione proviene dall’utilizzatore di un prodotto o di una
tecnologia alla ricerca di soluzioni che rispondano meglio alle proprie
esigenze. Di solito, gli utilizzatori possiedono infatti sia una profonda
conoscenza dei propri bisogni sia l’incentivo per escogitare soluzioni
capaci di soddisfarli
1
. Ciò li spinge ad apportare modifiche a prodotti già
1
Von Hippel E.(2001) “Innovation by User Communities: Learning from Open Source
Software”.
9
esistenti, a rivolgersi ai produttori con proposte di variazioni nel progetto o
nel design del prodotto o perfino a elaborare e a sviluppare personalmente
nuovi prodotti.
2
Von Hippel è stato tra i primi a riconoscere il contributo degli
utilizzatori, introducendo il concetto di processo di innovazione distribuito,
ossia di processo che coinvolge diversi attori-produttori, fornitori e
manifatturieri. Ciascun attore ha una relazione funzionale con
l’innovazione, nel senso che trae benefici dal suo uso, dalla sua produzione
o dall’offerta di input necessari. La fonte funzionale dell’innovazione è
rappresentata da chi sviluppa l’innovazione fino ad arrivare alla sua
utilizzabilità (a useful state), dimostrandone in modo documentabile
l’utilità (mediante la produzione).
La fonte funzonale in certi settori è molto distribuita nel senso che
diversi attori perseguono contemporaneamente simili obiettivi innovativi e
si scambiano informalmente le loro conoscenze. Ciò avviene mediante
scambio informale di know how tra tecnici di imprese utilizzatrici o tra
utilizzatori e produttori.
Gli utilizzatori rappresentano la fonte principale delle innovazioni nella
strumentazione scientifica (come la risonanza magnetica nucleare, la
cronomatografia), la produzione dei semiconduttori e l’assemblaggio di
circuiti integrati.
Nel caso degli strumenti scientifici i lead user (scienziati che usano la
strumentazione per la loro attività di ricerca) percepiscono
l’opportunità/necessità di migliorare gli strumenti utilizzati; inventano
nuovi strumenti; costruiscono dei prototipi che utilizzano nella loro ricerca
2
La progettazione del Laser, per esempio, una classe di barca a vela di piccole dimensioni che
raccolse uno straordinario successo, è stata una innovazione frutto dell’ispirazione di tre ex
velisti olimpici che progettarono il modello basandosi sulle proprie preferenze personali:
semplicità, massime prestazioni, facilità di trasporto, durata nel tempo e costi sostenuti.
10
e quindi ne dimostrano la validità; diffondono l’informazione circa il valore
dello strumento e la sua utilità in altri contesti (mediante pubblicazioni
scientifiche, partecipazione a convegni, visite di altri laboratori di ricerca
ecc.). I produttori entrano nella fasi di sviluppo e ingegnerizzazione del
prodotto, manifattura, marketing e vendita. Anche nel caso dei
semiconduttori, i lead user hanno un ruolo chiave. A differenza del caso
degli strumenti scientifici, però i lead user non hanno incentivi a diffondere
l’innovazione per evitare di intaccare il proprio vantaggio competitivo, di
conseguenza si verificano pochi casi di collaborazione tra utilizzatori e
produttori di macchinari.
L’interesse per l’innovazione degli utilizzatori è cresciuto molto
recentemente a causa della diffusione dell’open source software, il cui
sviluppo si basa sulla formazione di network o comunità di utilizzatori
avanzati che cooperano a processi di invenzione collettiva.
Nel caso dell’open software, l’incentivo a rivelare l’informazione da
parte degli utilizzatori è legato a:
• limitati costi di condivisione delle informazioni (pochi minuti per
rispondere ad un problema tecnico sollecitato da un altro
utilizzatore);
• elevate aspettative di reciprocità (che dipendono dalla condivisione
di norme e valori all’interno di una comunità virtuale);
• effetti di reputazione.
Rivelare liberamente il codice sorgente del software sviluppato permette
di acquisire dei benefici futuri, quali possibilità occupazionali o contatti
con finanziatori di nuove imprese. In questo contesto, rispondere per primi
ad un problema sollevato da un altro utilizzatore è importante per segnalare
le proprie abilità tecniche oltre che la propria propensione a cooperare.
11
1.2 Le attività di R&S nelle imprese
Nella realtà aziendale, una delle naturali fonti d’innovazione è
costituita dall’impegno e dagli investimenti in ricerca e sviluppo
dell’impresa. La ricerca comprende sia la ricerca di base che quella
applicata; la ricerca di base (o ricerca pura) riguarda l’attività teorica o
sperimentale al fine di raggiungere una più completa o nuova conoscenza
dei principi fondamentali alla base di un fenomeno osservato, senza un
obiettivo applicativo
3
. Il suo obiettivo fondamentale è contribuire al
progresso del sapere scientifico, che pure nel lungo termine potrebbe offrire
3
I progetti di ricerca di base si caratterizzano per la sostanziale impossibilità di determinare,
ancorché in via approssimativa, il profilo economico-finanziario. Talvolta risultano pure
difficilmente prevedibili i costi ed i tempi necessari per pervenire ad un risultato significativo.
Ciò nonostante, le motivazioni che spingono le imprese ad attivare progetti di ricerca di base
possono essere piuttosto differenziate e tutte ampiamente giustificabili nella prospettiva
competitiva. Le maggiori determinanti della scelta in esame sono:
• Politiche di leadership tecnologica. Le imprese che intendono fondare le proprie
strategie competitive su una posizione di leadership tecnologica devono essere in grado
di proporre un costante flusso di soluzioni innovative quale migliore arma per
fronteggiare la concorrenza imitativa. A tal fine è spesso necessario attivare intensi
programmi di ricerca di base e conoscitiva sia nei settori tecnologici ove già la
posizione è consolidata, sia in quelli dove possono ingenerarsi nuove opportunità
• Acquisizione e sviluppo di tecnologie sostitutive. Allorché le aziende percepiscono
l’emergere di tecnologie sostitutive di quelle attualmente da esse utilizzate, non è raro
che avviino processi di sviluppo delle nuove conoscenze finalizzati a ridurre, o
quantomeno comprendere, il potenziale pericolo. Gli approcci possono essere
differenziati; da un lato, talune imprese danno vita a progetti di ricerca di base volti ad
acquisire le conoscenze fondamentali, senza peraltro porsi l’obiettivo di sviluppare la
tecnologia autonomamente; si tratta di azioni difensive per precostituire un bagaglio di
conoscenze utile, in un secondo momento, ad eventuali trasferimenti di know-how
dall’esterno. Un approccio alternativo consiste nell’attivare progetti di ricerca di base in
un’ottica offensiva, allo scopo di porsi in una posizione di avanguardia nell’introdurre
la tecnologia sostitutiva nel proprio settore. Programmi di tale natura sono tuttavia rari
in quanto determinano l’obsolescenza anticipata di competenze ed impianti spesso di
rilievo nell’economia dell’azienda.
• Avvio di processi di diversificazione. La strada della diversificazione è talvolta
perseguita muovendo dalla ricerca di base. La motivazione risiede nel convincimento
che certi comparti della scienza e della tecnologia, solitamente non indagati a
sufficienza, presentino delle interessanti potenzialità. Ciò sia perché la scarsa copertura
del capo in esame lascia aperti spazi conoscitivi ancora inesplorati; sia perché gli
eventuali esiti favorevoli consentono non irrilevanti sbocchi applicativi.
Gilardoni A., (2006) “tecnologia, innovazione e crescita aziendale”, EGEA, Milano
12
opportunità di mercato. La ricerca applicata è orientata, al contrario,
all’aumento della comprensione di un problema allo scopo di soddisfare un
particolare bisogno
4
. Nell’industria, questo tipo di ricerca è tipicamente
orientato a obiettivi di mercato ben definiti. Per sviluppo si intendono,
invece, tutte le attività che consentono di applicare la conoscenza alla
realizzazione di nuovi prodotti, materiali o processi. L’espressione R&S
indica, pertanto, una serie di attività che vanno dalle indagini esplorative e
dalla ricerca sperimentale fino allo sviluppo di applicazione commerciali.
Il cambiamento tecnologico scaturito dalla funzione di R&S riflette
cambiamenti nella base tecnologica del settore in cui l’impresa opera, che
risultano da processi diffusi di adozione di nuove e migliori alternative,
dall’evoluzione della stessa base tecnologica grazie a progressi scientifici,
all’organizzazione della ricerca o a fenomeni di apprendimento da
esperienza.
Una prima considerazione rilevante a livello di singola impresa di
fronte a queste osservazioni è la valutazione circa il grado d’influenza che
un singolo attore o un insieme di attori può avere su questo processo. In
altre parole, si pone il problema di considerare le imprese come soggetti
passivi del processo innovativo, che vengono quindi a subire eventi
4
Le motivazioni che inducono ad attivare progetti di ricerca applicata sono varie ed alquanto
differenziate dai fattori determinanti le ricerche di base. In via generale, la ricerca applicata
comporta il tentativo di sintetizzare due elementi fondamentali: da un lato, le competenze
tecnico –scientifiche tipicamente, anche se non di necessità, frutto dei progressi degli studi di
base; dall’altro , la concreta possibilità di applicare tali competenze ad un prodotto o ad un
sistema di trasformazione industriale nuovo o innovativo. Pur essendo ancora assai poco note le
implicazioni e le problematiche collegate a tale sintesi, ed essendo quindi ancora elevata
l’incertezza, può essere effettuata nondimeno una prima valutazione in ordine agli aspetti
economici e finanziari. Ed infatti, rispetto all’attività di ricerca di base, sono già formulabili
delle ipotesi specifiche ed attendibili sui possibili esiti dell’impegno previsto; anche la
finalizzazione competitiva, oltre che l’impatto atteso sull’azienda, tende ad assumere contorni
più precisi;l’orizzonte temporale di riferimento non è più amplissimo.
Gilardoni A., (2006) “tecnologia, innovazione e crescita aziendale”, EGEA, Milano
13
ambientali esogeni, o piuttosto come soggetti attivi, in grado di influenzare
con le proprie scelte il percorso di sviluppo della tecnologia.
La caratterizzazione della variabile tecnologica come esogena
corrisponde alla posizione dette demand pull
5
, secondo la quale la
direzione e la velocità dello sviluppo sono “trainate” dalla domanda e le
imprese costruiscono la propria posizione di vantaggio competitivo
attraverso l’anticipazione di queste tendenze e la loro soddisfazione. Al
contrario, la caratterizzazione della variabile tecnologica come endogena
corrisponde alla visione teconology push
6
dei processi innovativi, nella
quale il ruolo chiave è giocato dall’offerta. Le imprese diventano quindi il
motore del progresso tecnologico e trovano negli investimenti diretti e
indiretti in attività innovative i presupposti per i propri profitti futuri.
Il confronto tra queste due posizioni consente di riconsiderare alcuni
assunti fondamentali dell’analisi dell’innovazione tecnologica e del suo
ruolo nell’economia dell’impresa. Da un lato, una prospettiva di tipo
demand pull sottolinea il valore strategico della scansione dell’ambiente
per la ricerca di nuove idee, la criticità della valorizzazione di contributi
sviluppati all’esterno dell’impresa, l’importanza di azioni di
standardizzazione per l’omogeneizzazione della domanda. Dall’altro, la
prospettiva tecnology push introduce la necessità di considerare elementi
legati ad effetti di scala in ambito di attività di ricerca, all’influenza della
5
Secondo questo approccio , l’innovazione era guidata dalla domanda percepita dei potenziali
utilizzatori, indirizzando l’impegno dei ricercatori dell’impresa verso lo sviluppo di nuovi
prodotti nel tentativo di rispondere ai problemi o ai suggerimenti sollevati dal cliente.
Schilling M. ,(2005) “Gestione dell’innovazione”, Mc graw will, Milano
6
…gli esperti avevano posto l’accento su un approccio science push alla ricerca e sviluppo, in
base al quale l’innovazione presentava un percorso lineare che procedeva in sequenza dalla
scoperta scientifica all’invenzione, alla progettazione, quindi alle attività di produzione, fino ad
arrivare al marketing. Secondo questa filosofia, le fonti principali di innovazione erano le
scoperte scientifiche, che venivano tradotte in applicazioni commerciali dall’impresa.
Schilling M. ,(2005) “Gestione dell’innovazione”, Mc graw will, Milano
14
struttura del settore sull’ammontare e la tipologia degli investimenti
innovativi, alla valutazione delle opportunità di protezione delle rendite
derivanti dallo sfruttamento delle idee innovative.
Numerosi studi condotti dimostrano che le imprese considerano la R&S
interna come fonte principale d’innovazione. Questa percezione sembra
esser confermata anche dai dati: l’inensità di R&S di un’impresa (ossia gli
investimenti nella ricerca come quota percentuale del fatturato) presenta
una forte correlazione con il tasso di aumento dei ricavi , con le vendite
generate dai nuovi prodotti e con la redditività dell’impresa
7
.
Altri studi hanno evidenziato che le imprese innovatrici di maggior
successo, in realtà, si avvalgono di un’ampia varietà di fonti di
informazione e di idee, tra cui:
• la R&S in-house, ovvero realizzata all’interno dell’organizzazione,
compresa la ricerca di base;
• le relazioni con i clienti o con altri potenziali utilizzatori delle
innovazioni;
• le relazioni con un network esterno di imprese che può comprendere
concorrenti, produttori di beni complementari e fornitori;
• le relazioni con altre fonti esterne di informazione scientifica e
tecnica, quali università e centri di ricerca pubblici.
1.3 Le università
Una fonte di innovazione importante è rappresentata dai centri di
ricerca delle università. Molte università stimolano il proprio corpo docente
a intraprendere attività di ricerca che possano condurre ad innovazioni utili.
La politica di protezione della proprietà intellettuale di un’università
7
Roberts E. (2001) “Benchmarking Global Strategic Management of Tecnology”
15
comprende, di solito, innovazioni sia brevettabili sia non brevettabili; essa
conserva l’esclusiva sui diritti per la commercializzazione dell’innovazione
e, se un’invenzione riscuote un successo commerciale, condivide di norma
i proventi con i singoli inventori. Per rafforzare i legami tra ricerca
universitaria e sviluppo di innovazioni, nonché incrementare le probabilità
di conversione in applicazioni commerciali della ricerca di base, molte
università hanno istituito delle strutture chiamate a favorire il
trasferimento tecnologico
8
(liason office o technology transfer office).
Gli uffici per trasferimento tecnologico hanno il compito di
facilitare la commercializzazione dei risultati delle ricerche pubbliche
attraverso la creazione di brevetti o di start up o di collaborazioni.
Relativamente ai brevetti, gli uffici per il trasferimento tecnologico curano
l’iter di brevettazione, dalle fasi iniziali di disclosure in cui il ricercatore
notifica la propria invenzione all’istituzione di cui fa parte, alla valutazione
del potenziale commerciale dell’invenzione, alla decisione finale
sull’opportunità di richiedere un brevetto. Se quest’ultima è positiva, inizia
una fase di marketing e l’inventore viene spesso coinvolto
nell’identificazione di possibili licenziatari. Lo sforzo da parte del TTO nel
trovare il destinatario più adatto per ogni invenzione si traduce in un
miglioramento della qualità dell’informazione trasmessa con le tecnologie
commercializzate, riducendo in tal modo l’incertezza dal lato delle imprese.
Il passo finale è un accordo di licenza, che può includere qualche fora di
remunerazione per le università, come royalties, accordi di ricerca
sponsorizzata o partecipazione azionaria in un’impresa start-up fondata
8
Negli USA la diffusione di tali servizi è diventata molto più rapida dopo l’approvazione nel
1980 del Bayh-Dole Act, una legge che consente alle università di mantenere le royalty delle
invezioni il cui sviluppo è stato finanziato con fondi pubblici. Prima invece tutti i diritti delle
invenzioni che scaturivano dall’impiego di fondi pubblici spettavano al Governo Federale.
Schilling M. ,(2005) “Gestione dell’innovazione”, Mc graw will, Milano
16
sull’invenzione stessa concessa in licenza. I compiti dei TTO non finiscono
qui: a loro spetta la rinegoziazione delle licenze (dovuta all’incertezza delle
transazioni, associata allo stato embrionale della stessa tecnologia
licenziata, ma spesso anche alla giovane età dell’impresa licenziataria) e
un’ingente attività d’informazione e persuasione a monte della notifica
dell’invenzione
9
I ricavi delle attività di trasferimento tecnologico delle università,
sebbene ancora modesti rispetto ai budget di ricerca, stanno aumentando
rapidamente, assumendo un’importanza sempre maggiore. Le università
forniscono inoltre, un contributo significativo all’innovazione mediante la
pubblicazione dei risultati delle ricerche frutto degli sforzi dei singoli
ricercatori.
1.4 Le ricerche con finanziamenti pubblici
I Governi di molti Paesi investono attivamente nella ricerca con la
creazione di laboratori, science park e incubatori di imprese, oppure
finanziando enti di ricerca pubblici e privati. In Italia, per esempio, dei 12,5
9
L’analisi condotta da Thursby e Thursby (1999) sulla situazione alla Purdue University ha
evidenziato che talvolta l’inventore non si rende conto del potenziale commerciale della propria
invenzione, ma più spesso la notifica all’ufficio per il trasferimento tecnologico non viene fatta
per paura dei ritardi che potrebbe subire l’attività di pubblicazione(metà delle imprese richiede
una dilazione della pubblicazione in almeno il 90% dei contratti firmati con gli atenei, ritardi
che sono in media di quattro mesi, ma possono arrivare ad un anno), oppure perché l’inventore
non è interessato a partecipare a quella fase di ricerca applicata e sviluppo che spesso(in più
dell’80% dei casi) è necessaria per rendere l’invenzione di interesse commerciale al possibile
licenziatario.
Grandi A. e Sobrero M. (2005) “Innovazione Tecnologica e Gestione d’Impresa”, Il Mulino
17
miliardi di euro investiti nel 2000 per la R&S, oltre la metà è finanziata con
fondi pubblici. In particolare, il 12% della spesa in R&S delle imprese è
coperto con finanziamenti di natura pubblica. Il settore pubblico, attraverso
gli enti pubblici di ricerca (come il CNR, l’Istituto Nazionale di Fisica della
Materia, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), copre quasi il 20% della
spesa totale in R&S, mentre le università partecipano con il 31%. E’ una
quota superiore alla metà degli investimenti complessivi senza raffronti con
altri Paesi europei – come Francia (36,2%), Regno Unito (31,1%),
Germania (29,4%) – e ancor meno con Giappone (24%) e USA (21,2%).
La presenza significativa del sistema pubblico e universitario nel
mondo della ricerca in Italia si riscontra anche osservando la distribuzione
dei ricercatori: 84 mila fra enti pubblici e università, 64 mila nelle imprese.
I fondi pubblici possono sostenere gli sforzi di ricerca e sviluppo attraverso
la creazione di parchi scientifici e incubatori di imprese. A partire dagli
anni Cinquanta, i Governi nazionali hanno investito con decisione nello
sviluppo di parchi scientifici
10
allo scopo di promuovere la collaborazione
tra enti pubblici di ricerca, università e imprese private. Questi parchi
spesso includono strutture concepite ad hoc per consentire lo sviluppo di
nuove attività e fornire alla neo-imprenditoria il capitale e i servizi di
consulenza indispensabili allo start-up. Quando queste strutture sono
dedicate in particolar modo alla creazione e allo sviluppo di nuove realtà
10
La definizione di Parco Scientifico e Tecnologico (PST) secondo l’international Association
of Science Parks che li riunisce è quella di organizzazione gestita da professionisti specializzati
il cui principale obiettivo è promuovere la cultura dell’innovazione e della competitività dei
business e delle istituzioni fondate sulla conoscenza a essa associata. Per raggiungere tali fini,
un parco scientifico stimole e gestisce scambi di conoscenza e di tecnologie tra le università,gli
enti di ricerca, le imprese e i mercati, facilita la creazione e la crescita di imprese innovative
attraverso processi di incubazione e di spin off, fornisce altri servizi a valore aggiunto assieme a
spazi ed infrastrutture.
Grandi A. e Sobrero M. (2005) “Innovazione Tecnologica e Gestione d’Impresa”, Il Mulino