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1. INTRODUZIONE
1.1. La famiglia PARP
La poliADP-ribosilazione è una modificazione post-traduzionale di proteine nucleari coinvolte
nella regolazione di importanti processi fisiologici, come il mantenimento dell'integrità
genomica, la replicazione e la trascrizione del DNA e la morte cellulare. Consiste in una
reazione reversibile catalizzata dalla poliADP-ribosio polimerasi (PARP) che, a partire dal
NAD
+
, permette il trasferimento di unità di ADP-ribosio su specifiche proteine bersaglio e la
formazione di polimeri di ADP-ribosio (PAR) lineari o ramificati (D‟Amours et al., 1999).
Tale attività polimerasica è stata identificata in molti organismi eucarioti, dai funghi ai
mammiferi (eccetto i lieviti S. cerevisae e S. pombe) ma anche in archeobatteri, eubatteri e
virus a DNA doppio filamento (Hassa et al., 2006).
Nell‟uomo la famiglia delle proteine PARP è costituita da 18 membri. Sebbene la funzione e
la struttura di ognuno di essi non sia del tutto nota, per almeno cinque di loro sono state
studiate le proprietà biochimiche ed enzimatiche: PARP-1 (113 kDa), PARP-2 (62 kDa),
PARP-3 (60 kDa), PARP-4 (193 kDa), e PARP-5 o Tankyrasi 1 (142 kDa). Di questi, quello
maggiormente studiato è PARP-1, un abbondante enzima nucleare coinvolto nella risposta
cellulare al danno al DNA provocato da stress genotossico (Peralta-Leal et al., 2009).
1.1.1. La struttura di PARP-1
Nell‟uomo il gene PARP-1 si trova sul cromosoma 1q41-42 e la sua proteina è costituita da
1014 amminoacidi (aa), per un peso molecolare di 116 kDa. PARP-1 è una proteina molto
abbondante: 0.2-2.0 x 10
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molecole per cellula (in media 1.0x10
6
molecole per cellula)
(D‟Amours et al., 1999; Ludwig et al., 1988; Yamanaka et al., 1988).
PARP-1 ha un‟ organizzazione modulare in cui si possono evidenziare tre diversi domini
funzionali: un dominio ammino-terminale, contenente il sito di legame al DNA (DBD), un
dominio centrale di automodificazione, un dominio carbossi-terminale, che lega il substrato ed
è responsabile dell'attività catalitica dell'enzima.
Il DBD è compreso tra gli aa 1-373, contiene due motivi a dita di zinco (FI e FII) che agiscono
come sensori della lesione nel DNA (Langelier et al., 2008), due motivi ad elica-giro-elica
essenziali per il legame nel DNA (D‟Amours et al., 1999), ed una sequenza di localizzazione
nucleare (NLS). All‟interno della sequenza NLS è presente il motivo DEVD, sit o bersaglio
delle caspasi 3 e 7 (Meyer-Ficca et al., 2005).
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Il dominio di automodificazione si trova tra i residui 374 e 525; esso funziona come sito
accettore primario di poliADP-ribosio grazie alla presenza di 15 residui di glutammato
(Cherney et al., 1987; D‟Amours et al., 1999; Kawaichi et al., 1981; Uchida et al., 1987). E‟
presente, inoltre, un modulo BRCT, responsabile delle interazioni proteina-proteina.
Recentemente è stato identificato un motivo a cerniera di leucine coinvolto nella
dimerizzazione di PARP e nella sua interazione con altre proteine (D‟Amours et al., 1999;
Hassa and Hottiger, 2008).
Il dominio catalitico si estende tra i residui 526 e 1014. L‟ attività enzimatica viene
completamente abolita se si eliminano gli ultimi 45 aa al C-terminale di questo dominio. I
residui tra le posizioni 859 e 908 rappresentano una sequenza catalitica denominata “PARP
signature”, altamente conservata filogeneticament e e presente in tutti i membri della famiglia
PARP; dagli studi finora condotti emerge che questa sequenza è identica in tutti i vertebrati
(omologia del 100%). Il sito attivo di questo dominio presenta un motivo strutturale a β -α-
loop-β-α responsabile del legame al NAD
+
(D‟Amour et al., 1999; Ruf et al., 1998).
1.1.2. Poli-ADP ribosilazione
Il poliADP-ribosio (pADPr) è un omopolimero, lineare o ramificato, in cui le unità di ADP-
ribosio sono unite attraverso legami glicosidici ribosio-ribosio1″-2′ (D‟Amour et al., 1999). I
livelli costitutivi del polimero sono generalmente molto bassi e in assenza di danni al DNA le
unità di ADPr sulle proteine accettrici si trovano in forma di mono o oligo-ADPr. In presenza
di danni al DNA, o di stimoli descritti più avanti, l‟attività di PARP e i livelli dei polimeri di
ADPr aumentano dalle 10 alle 500 volte (Simonin et al., 1993).
La sintesi di questo omopolimero richiede il NAD
+
come precursore o substrato immediato
della reazione: in seguito all‟idrolisi del NAD
+
, avviene il rilascio del nicotinammide e di
ADP-ribosio, quest‟ultimo viene legato attraverso un legame estere sul gruppo γ -carbossilico
di residui di glutammato o aspartato presenti in specifiche proteine bersaglio; in questo modo
avviene la mono ADP-ribosilazione del substrato. In seguito, PARP catalizza le reazioni di
allungamento e ramificazione del polimero, utilizzando unità addizionali di ADPr sempre
derivanti dal NAD
+
. Si generano così nuovi legami ribosio-ribosio e la formazione di polimeri
con una lunghezza approssimativa di 200 unità di ADPr e numerosi punti di ramificazione
(una ogni 20-50 unità di ADPr) (D‟Amour et al., 1999; Diefenbach and Burkle, 2005).
Studi in vivo e in vitro hanno identificato più di 30 substrati proteici di PARP, la maggior parte
dei quali sono proteine nucleari coinvolte nel metabolismo degli acidi nucleici e nel
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mantenimento della struttura della cromatina. PARP-1 stessa funziona da accettore subendo in
questo modo una reazione di automodificazione, che altera le sue proprietà di legame.
PARP-1 è soggetto a diverse modificazioni covalenti post-traduzionali: parilazione,
acetilazione, fosforilazione, ubiquitinazione e sumoilazione. La parilazione da parte dello
stesso PARP-1, di PARP-2 e probabilmente anche da parte di altri membri PARP, inibisce la
sua capacità di legame al DNA e l‟attività catalitica (D‟Amours et al., 1999) e, di
conseguenza, comporta il rilascio di PARP-1 dalla cromatina (Kim et al., 2004). La
fosforilazione di PARP-1 da parte di ERK1/2 sulla Ser372 e Thr373 è richiesta per
l‟attivazione dell‟enzima in seguito a danno del DNA ( Kauppinen et al., 2006). L‟acetilazione
di PARP-1, inizialmente osservata nella regolazione trascrizionale dipendente da NF- B,
avviene grazie alle acetiltransferasi p300/CBP e PCAF (Hassa et al., 2005). Anche
sumoilazione e ubiquitinazione possono modulare il ruolo di PARP-1 come regolatore della
struttura cromatinica e della trascrizione (Martin et al., 2009; Wang et al., 2008).
L‟aggiunta dei polimeri di ADP-ribosio sugli accettori proteici ne altera le proprietà fisiche,
biochimiche e l‟affinità di legame al DNA; questi cambiamenti permettono alle proteine
modificate di interagire con la poliADP-ribosio glicoidrolasi (PARG), deputata all‟idrolisi dei
polimeri (Davidovic et al., 2001; Diefenbach and Burkle, 2005).
La proteina PARG media un rapido ricambio dei polimeri di ADP-ribosio. Essa possiede sia
un‟attività endoglicosidasica che esoglicosidasica, responsabili dell‟idroli si dei legami
glicosidici tra le unità di ADP-ribosio localizzati, rispettivamente, all‟interno de l polimero e
alla sua estremità (D‟Amours et al., 1999). A livello fisiologico è di notevole importanza
l‟attività endoglicosidasica, che genera molecole di p oliADP-ribosio, ipotizzati essere rilevanti
nei processi di morte cellulare (Hong et al., 2004; Meyer-Ficca et al., 2005).
Inoltre, è stata purificata e caratterizzata una proteina liasi responsabile dell‟idrolisi del
monomero di ADP-ribosio prossimale alla proteina bersaglio. Una volta liberate, le unità di
ADPr vengono catabolizzate in AMP e ribosio-5-fosfato dalle ADPr pirofosfatasi (Oka et al.,
1984).
1.1.3. Ruolo nella riparazione del DNA e nell’apoptosi
Molti degli studi pubblicati su PARP-1 sottolineano la proprietà di questo enzima di rilevare le
interruzioni sul DNA, comportandosi da coattivatore enzimatico durante vari processi
fisiologici e patologici.
Il legame covalente dei pADPr alle proteine è considerato una risposta biochimica immediata
e drastica al danno indotto da ossidazione, alchilazione e radiazioni ionizzanti. PARP-1 è in
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grado di legare il DNA danneggiato a livello delle interruzioni a singolo o doppio filamento,
funzionando così da “sensore del danno”. Se il danno non è esteso, P ARP-1 agisce come
fattore di sopravvivenza, rilevando il danno e favorendone il riparo; in caso contrario
promuove la morte cellulare. PARP-1 è coinvolto in numerosi processi di riparo, tra cui
single-strand breaks (SSBs), double-strand breaks (DSBs) e base excision repair (BER)
(Burkle, 2001). PARP-1 interagisce fisicamente e funzionalmente con varie proteine coinvolte
in questi processi e recluta le proteine deputate alla riparazione nel sito del danno, come la
DNA ligasi III e il fattore XRCC1. PARP-1 interagisce in modo cooperativo anche con PARP-
2 in alcuni di questi processi (Huber et al., 2004; Jagtap and Szabò, 2005; Nguewa et al.,
2005).
In presenza di un esteso danno al DNA la sintesi eccessiva dei PAR da parte di PARP-1 può
promuovere la morte cellulare attraverso l‟apoptosi o attraverso la via necrotica, come
conseguenza della carenza cellulare di NAD
+
e di ATP (Bouchard et al., 2003; Decker and
Muller, 2002; Kim et al., 2005). Questo meccanismo è presente in svariate condizioni
patofisiologiche, come nel danno da ischemia/riperfusione e in situazioni infiammatorie
(Diefenbach and Burkle, 2005; Virag and Szabo, 2002). Durante il processo apoptotico,
PARP-1 viene processata dalla caspasi-3 a livello del dominio NLS (Diefenbach and Burkle,
2005). Questo evento proteolitico blocca l‟attivazione di PARP -1 in risposta alla
frammentazione del DNA, proteggendo le cellule dal consumo di ATP e dalla successiva
necrosi. Di recente è stato riportato che anche PARG è bersaglio della caspasi-3 sul dominio
catalitico (Kim et al., 2005), a sostegno del concetto che un accurato controllo del sistema di
poliADP-ribosilazione è indispensabile per l‟esecuzione della morte cellulare programmata e
per l‟eliminazione di cellule irrevocabilmente danneggiate (Affar et al., 2001). PARP-1 viene
processato anche durante la piroptosi, un programma di morte cellulare che avviene in seguito
all‟attivazione della caspasi -1 nel complesso dell‟inflammasoma (Malireddi et al., 2010).
L‟abbondante poliADP -ribosilazione indotta in seguito a lesioni del DNA in cellule non
proliferanti, può promuovere l‟apoptosi caspasi -indipendente, provocando il rilascio del fattore
pro-apoptotico AIF (apoptosis-inducing factor) dai mitocondri al nucleo, dove induce la
condensazione della cromatina e la frammentazione del DNA (Diefenbach and Burkle, 2005;
Kim et al., 2005). Inoltre, come mostrato di recente (Yang et al., 2010), l‟espressione del
fattore anti-apoptotico BCL2 diminuisce quando i livelli di PARP-1 sono molto elevati, e
aumenta quando viene ridotta l‟espressione del gene PARP-1.
In condizioni in cui l‟integrità del genoma viene mantenuta, PARP è in grado di regolare
l‟espressione genica in risposta a stimoli biologici, chimici e fisici attraverso due meccanismi:
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la modulazione della struttura della cromatina e l‟ interazione diretta con fattori di trascrizione
(Schreiber et al., 2006). PARP-1 può essere reclutato a livello dei promotori o di ehnancer
interagendo con proteine che legano il DNA o riconoscendo specifiche strutture e sequenze del
DNA (Kraus and Lis, 2003). In alcuni casi l‟attività enzimatica di PARP -1 è richiesta per
regolare la trascrizione. Ad esempio, la poliADP-ribosilazione di alcuni fattori di trascrizione
come YY1 e TBP inibisce il loro legame al DNA (Hassa and Hottiger, 2002). Inoltre la
poliADP-ribosilazione degli istoni altera la struttura della cromatina (Tanuma et al., 1985) e
rende i geni più accessibili al macchinario di trascrizione. I principali istoni bersaglio per
PARP-1 e PARP-2 sono rispettivamente H1 e H2B. In altri casi, PARP-1 può funzionare come
un coattivatore trascrizionale anche in assenza del dominio catalitico e della capacità di legare
il DNA. Nel caso del fattore di trascrizione NF- B, PARP-1 ne regola l‟attività attraverso
diversi meccanismi. La poli-ADP ribosilazione di NF- B ne riduce l‟interazione con
l‟esportina Crm1 e promuove l‟interazione di NF - B nel nucleo (Zerfaoui et al., 2010).
Inoltre, indipendentemente dalla sua attività enzimatica, PARP-1 svolge la funzione di scaffold
necessaria per l‟attivazione trascrizionale mediata da NF - B (Hassa et al., 2001; Kraus and
Lis, 2003).
1.1.4. Ruolo nell’infiammazione
Le risposte immunitarie ed infiammatorie inducono numerosi adattamenti fisiologici nel
tentativo di ridurre il danno tissutale e rimuovere l‟insulto patogenico. La loro regolazione è
un processo fisiologicamente complesso ed è molto importante sia per l‟omeostasi che per la
sopravvivenza dell‟organismo. L‟inibizione far macologica o l‟eliminazione di PARP -1
fornisce protezione verso il danno tissutale associato a patologie correlate a stress ossidativi tra
cui infarto, diabete, shock settico indotto da LPS, artrite reumatoide, colite e dermatiti. Questi
effetti benefici sono correlati con l‟inibizione dei processi di morte e la ridotta espressione di
citochine infiammatorie e altri mediatori (Viràg, 2005a).
Il fattore di trascrizione NF- B è attivato da LPS, citochine (IL-1, TNF- α) e stress ossidativo;
PARP-1 può interagire con NF- B e favorire la trascrizione di molti geni coinvolti
nell‟infiammazione, tra cui citochine, come TNF-α, IL -1, IL-6, IFN-γ e CCL3 , e la forma
inducibile dell‟ossido nitrico sintasi (iNOS) ( Hassa et al., 2003; Huang et al., 2008). PARP-1
svolge un doppio ruolo nel danno tissutale indotto dall‟infiammazione. In caso di ischemia, la
riperfusione induce dei danni ossidativi attraverso la formazione di specie reattive
dell‟ossigeno e dell‟azoto. Questi eventi conducono all‟attivazione di PARP-1 che, se è
eccessiva, induce una carenza di energia cellulare, cui segue la morte delle cellule e il danno
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tissutale (Hassa et al., 2001). Dall‟altra parte, nelle cellule che sopravvivono, l‟attivazione di
PARP-1 è in grado di orientare la trascrizione verso un profilo pro-infiammatorio, favorendo
la produzione delle citochine menzionate.
1.1.5. Ruolo nell’immunità adattativa
Studi recenti hanno mostrato che PARP-1 svolge un ruolo anche nella risposta adattativa,
regolando la capacità delle cellule dendritiche di stimolare le cellule T (Aldinucci et al, 2007)
o influenzando le funzioni e il differenziamento delle cellule T e B. Durante l‟attivazione delle
cellule T, PARP-1 regola le funzioni di NFAT (Nuclear Factor of Activated Cells) (Olabisi et
al., 2008; Valdor et al., 2008) e modula l‟espressione delle citochine Th1/Th2 ( Saenz et al.,
2008).
La famiglia dei fattori di trascrizione NFAT ha un ruolo importante nel differenziamento e
nelle funzioni delle cellule T (Saenz et al., 2008). L‟attivazione di NFAT è re golata da eventi
di fosforilazione e defosforilazione: l‟attività fosfatasica della calcineurina, determina la
traslocazione di NFAT nel nucleo e il suo legame al DNA; mentre la fosforilazione di NFAT
nel nucleo ne induce il trasferimento nel citoplasma. Durante la stimolazione delle cellule T,
PARP-1 lega NFAT e lo ADP-ribosila. Secondo gli studi di Valdor et al. (Valdor et al., 2008),
inibendo PARP-1 si riscontra un aumento nella transattivazione dipendente da NFAT e un
ritardo nei meccanismi di esportazione nucleare. Invece, secondo Olabisi et al. (Olabisi et al.,
2008), la poliADP-ribosilazione aumenta la capacità di NFAT di legare il DNA e nelle cellule
PARP-1 KO si osserva una ridotta espressione delle citochine IL-2 e IL-4.
Diverse evidenze mostrano che la mancanza di PARP-1 altera l‟espressione di molti geni
durante l‟attivazione delle cellule T (Valdor et al., 2008). Gli autori hanno osservato che,
rispetto alle cellule stimolate con solo anti-CD3, in quelle costimolate con anti-CD3 e anti-
CD28 il numero di geni positivamente regolati da PARP-1 è maggiore, mentre è minore il
numero di quelli modulati negativamente. La stimolazione delle cellule T naïve dipendente dal
TCR, riprodotto con l‟uso dell‟anti -CD3, è sufficiente per attivare NFAT, ma può indurre uno
stato di non responsività importante per l‟induzione della tolleranza immunologica. Invece,
l‟ulteriore presenza di segnali costimolatori, instaura la piena attivazione delle cellule, la
produzione di citochine e la proliferazione cellulare. L‟integrazione dei segnali provenienti dal
TCR e da molecole costimolatorie permette l‟attivazione di NFAT e NF - B a diversi livelli
(Gatta et al., 2002; Pioli et al., 1999) e sta alla base della “decisione” delle cellule di
rispondere o no agli antigeni riconosciuti dal TCR. Come detto precedentemente, PARP-1