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INTRODUZIONE
Obiettivo di tale progetto di tesi è trattare e considerare l‟approccio
psicolessicale, unitamente alla rappresentazione delle differenze
individuali con un‟attenzione particolare all‟età dell‟adolescenza, dal
momento che essa, tipicamente, rappresenta una fase decisiva e centrale
per la costruzione dell‟identità adulta e per il consolidamento della
personalità. In particolare ciò che ci si chiede è se partendo da un
approccio emico all‟età sia possibile scoprire elementi salienti e
particolarmente evidenti, ovvero giungere alla definizione di categorie
tipiche e rappresentative della personalità in adolescenza (categorie age-
emic). La tesi è suddivisa in tre sezioni. La prima parte dell‟elaborato
considera la letteratura relativa l‟approccio psicolessicale, dove l‟intento è
chiarire in che cosa consista tale approccio, illustrandone premesse
teoriche e descrivendone brevemente origine e excursus storico. Vengono
presentate evidenze sperimentali che sostengono con entusiasmo la
possibilità che i Big Five possano rappresentare quella tassonomia della
personalità in grado di render conto, in senso universale, delle principali
differenze interindividuali rispetto alla personalità, ma sono anche
considerati ulteriori studi che adottano una visione critica rispetto ai
cinque grandi fattori. Ciò significa che seppur i Big Five possano costituirsi
come una mappa convenzionale con cui leggere e interpretare le
dimensioni della personalità, in realtà essi mostrerebbero una importante
fragilità transculturale e non riuscirebbero a rappresentare categorie
salienti per la comprensione della condotta umana, ovvero categorie che
non trovano né raggiungono una piena corrispondenza nei confini in cui
rientrano i cinque grandi fattori ortogonali.
Assumendo sempre una prospettiva psicolessicale il focus è stato quindi
rivolto all‟adolescenza, periodo evolutivo in cui emergerebbe come i
ragazzi manifesterebbero una certa sensibilità a categorie specifiche che
non rientrano nel perimetro tracciato dai Big Five. In tal senso si segnala
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se non un‟assenza, una forte carenza di studi, specie dal basso verso
l‟alto (bottom-up). Pertanto l‟intento del presente progetto è quello di
stabile in modo più solido quella che è una struttura fattoriale che
caratterizza e che quindi è tipica dell‟adolescenza (assumendo quindi una
prospettiva age-emic), verificare le categorie principalmente usate dagli
adolescenti per valutare la propria personalità tramite la determinazione
di una struttura psicrometricamente stabile attraverso sesso e età, il che,
di riflesso, potrebbe permetterci di determinare peculiarità tipiche di
questa particolare età della vita. Infatti il contributo di tale lavoro si
inserisce in un panorama scientifico che attualmente privilegia un
approccio age-imposed nella valutazione della personalità in adolescenza,
vale a dire, un approccio che applica categorie descrittive della
personalità definite originariamente in campioni di adulti anziché di
adolescenti.
Nella seconda parte dell‟elaborato una particolare attenzione è rivolta alla
personalità in adolescenza, al self-concept e allo sviluppo della
rappresentazione del sé, alle implicazioni relative l‟autostima e in
particolare alla dimensione relativa l‟apparenza fisica o l‟aspetto esteriore,
che oltre a costituirsi come dominio caratterizzante e centrale per il
costrutto del self-worth, risulta essere particolarmente saliente proprio nel
periodo adolescenziale. L‟approccio-cornice è in questo caso
l‟orientamento sociocognitivo, profondamente diverso da quello
disposizionale. Si tratta di impostazioni differenti nel modo di concepire la
persona e la relativa condotta e nelle modalità adottate per studiare la
personalità. Approccio psicolessicale e cognitivosociale sono due mondi
che si muovono in parallelo, ma la loro diversità dovrebbe essere
concepita come complementarietà, piuttosto che come antagonismo, una
sorta di integrazione costruttiva alla scopo di accrescere comprensione e
conoscenza intorno alla questione della personalità, che specie in
adolescenza non è ancora del tutto chiara.
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L‟adolescenza viene tipicamente considerata come un periodo
transazionale, in cui si verificano molti sviluppi, in diversi campi e con una
rapida successione. È un periodo contraddistinto da nuove sfide e nuove
scoperte, da vulnerabilità e tensioni. La letteratura ci rivela come tra gli
adolescenti il desiderio di rischiare e l‟attrazione nei confronti di
comportamenti “spericolati” rappresentano modalità, spesso normative,
con cui l‟adolescente sperimenta e afferma se stesso, esplora nuovi ruoli e
nuove identità, tenta di anticipare l‟adultità, di acquisire autonomia. Per
questi motivi, all‟interno della seconda sezione di tale progetto, è stata
anche trattata la tematica relativa al Sensation Seeking, inteso come
bisogno connesso al ricercare stimoli forti e sensazioni nuove ed eccitanti,
dal momento che, nella maggior parte dei casi, l‟adolescenza è il periodo
cruciale per la comparsa di tali condotte comportamentali.
In breve, è lecito, oltre che centrale, assumere come in adolescenza siano
salienti alcuni elementi, tra cui comportamenti a rischio e aspetti
valutativi legati all‟esteriorità, elementi che potrebbero emergere nel
dominio psicolessicale, in cui però, come prima indicato, si segnala una
forte carenza di studi. L‟idea è che al di là dei Big Five ci sia altro, una
sorta di surplus probabilmente significativo e che potrebbe essere saliente
nella rappresentazione che i ragazzi hanno di sé.
Analisi preliminari suggeriscono che gli adolescenti utilizzano categorie
specifiche rispetto agli adulti e definire tali categorie potrebbe essere utile
al fine di una migliore valutazione dei loro profili e una migliore previsione
di eventuali comportamenti a rischio.
Particolare attenzione è stata dedicata all‟analisi della struttura degli
aggettivi insieme alle differenze tra generi e correlazione tra strumenti
adottati. Viene così presentata l‟ultima sezione di tale progetto, quella
prettamente sperimentale e che cerca di indagare la personalità in
adolescenza dalla prospettiva degli adolescenti, ovvero secondo una
modalità age-emic. Sono stati impiegati tre strumenti diversi, ovvero un
questionario psicolessicale (Psycholexical Research in Adolescence, S
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Form), uno strumento autodescrittivo di personalità creato ad hoc in un
progetto di tesi precedente (Personality Inventory for Adolescents), ed
infine il questionario Youth Self Report di Achenbach, uno strumento atto
a rilevare problemi emotivi e comportamentali e competenze sociali
rilevati sulla base di self-reports forniti dagli stessi adolescenti.
Tenendo ferma la considerazione relativa alla mancanza di studi bottom-
up, attraverso l‟impiego dei primi due strumenti, l‟idea è di cercare di
stabilire quali sono le dimensioni di personalità rilevanti in adolescenza,
ovvero tentare di stabilire in modo più solido la struttura di personalità
che caratterizza tale periodo evolutivo. Ammesso che in adolescenza sono
particolarmente salienti alcuni elementi e che sono, in qualche modo,
maggiormente evidenti rispetto ad altre fasce d‟età (tra cui aspetti
valutativi legati all‟apparenza fisica e comportamenti a rischio), ci si
chiede quanto questi stessi elementi possano emergere da studi
psicolessicali con un approccio emico all‟età, ma anche quanto quello che
si delinea attraverso l‟impiego di studi psicolessicali condotti su target
adulti, riprende elementi centrali in adolescenza, ovvero se sia possibile
attendersi e stabilire una convergenza di risultati. Quindi l‟intento da un
lato è di indagare se, e quanto, i fattori psicolessicali emersi si associano,
ad esempio, ad aspetti relativi a comportamenti problematici in
adolescenza, dall‟altro valutare se c‟è associazione tra fattori psicolessicali
e rappresentazioni libere di caratteristiche focali in adolescenza.
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CAPITOLO 1
L’APPROCCIO PSICOLESSICALE
1.1 CHE COS’E’ L’APPROCCIO PSICOLESSICALE?
“ Le differenze individuali più salienti e socialmente rilevanti nella vita
delle persone sono codificate nel loro linguaggio; più è importante una
differenza, più è probabile che essa sia espressa con una singola parola”
(Cattell, 1945;cit. in Caprara & Perugini, 1991, p. 722 ).
Tale affermazione, nota come ipotesi della sedimentazione, risulta essere
il principio dominante dell‟approccio psicolessicale, secondo cui il
linguaggio naturale contiene l‟insieme di attributi atti a fornire una
descrizione esaustiva delle varie differenze individuali della personalità.
Il linguaggio è depositario di concetti, idee, valori con cui le persone
definiscono, strutturano e danno un senso alle loro realtà quotidiane
(Berger & Luckman, 1966).
Nelle comunicazioni quotidiane e negli incontri interpersonali tenderanno
ad essere mantenute e ripetute parole del linguaggio naturale e comune
utilizzate con maggiore frequenza. Ne segue che i concetti di personalità
di “uso quotidiano” costituiscono argomento di interesse della psicologia
della personalità: non solo gli studi scientifici sulla personalità prestano
attenzione all‟utilizzo di termini ordinari e naïf, ma addirittura i concetti
scientifici possono evolversi a partire da concetti e pensieri comuni.
Peraltro i nomi comuni forniscono le basi, ma non le componenti esaustive
(componenti necessarie ma non sufficienti), per l‟indagine degli attributi
della personalità.
L‟approccio psicolessicale parte dall‟idea di catalogare tutte le variazioni
significativamente rilevanti, nel dominio delle differenze individuali,
documentate nel linguaggio ordinario, il quale diventa mezzo per
descrivere le caratteristiche della personalità. Infatti, la rilevazione e la
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descrizione delle diversità individuali, a livello psicologico, è uno degli
scopi della psicologia della personalità.
Aspetto condiviso, già segnalato da Caprara e Perugini (1991), è l‟assenza
di un repertorio concettuale universalmente condiviso con cui descrivere
la personalità.
E‟ proprio a questo livello che l‟approccio lessicografico, assumendo
l‟importanza del linguaggio come depositario dell‟esperienza umana,
guarda alla definizione di uno specifico dominio di tratti che virtualmente
possa rappresentare estesamente, se non esaustivamente, l‟universo dei
tratti stessi e che possa permettere una selezione rappresentativa dei
termini, sia per un uso teorico che pratico (De Raad, 2000). In breve, il
lessico viene a configurarsi come potenziale serbatoio ampiamente
rappresentativo dei vari descrittori della personalità, e la sua analisi
diventa il punto di partenza per approdare ad una tassonomia
comprensiva delle differenti caratteristiche di personalità (Caprara,
Barbaranelli, Borgogni & Perugini, 1994).
Lo stesso De Raad (2000) sottolinea come nell‟ipotesi lessicale
confluiscano tre punti critici: (1) rilevanza o significatività delle differenze
individuali che risultano essere specificate dalle interazioni quotidiane
delle persone tra loro; (2) forme linguistiche utilizzate per la codificazione
delle differenze individuali (categoria verbale, aggettivale e nominale);
(3) rispondenza tra la rilevanza di un tratto e quantità di espressioni
linguistiche per quel tratto, ovvero più un tratto risulta essere rilevante,
maggiore è la probabilità che esso sia nominato o che le persone ne
parlino con una maggiore frequenza.
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1.2 PREMESSE TEORICHE DELL’ APPROCCIO
PSICOLESSICALE
La storia dell‟approccio psicolessicale risulta intrecciata alla storia dei
tratti della personalità. Secondo l‟approccio lessicografico, la personalità
sarebbe definita da un insieme di caratteristiche dette tratti o disposizioni:
si tratta di tendenze o inclinazioni a pensare, sentire, agire in modi stabili
e regolari nel tempo e nelle diverse circostanze, rilevabili attraverso il
comportamento. Le disposizioni sarebbero soggette a un„organizzazione
gerarchica, tale per cui un tratto di base si articola in tendenze abituali, le
quali a loro volta si specificano in abitudini comportamentali generando
poi comportamenti specifici (ad esempio il tratto Estroversione si articola
in socievolezza, attività, vivacità, le quali si specificano nell‟andare alle
feste, al cinema, stare con gli amici, che a loro volta si manifestano
nell‟andare al compleanno di Anna, alla festa di Laura, etc).
Se guardiamo alle applicazioni dell‟approccio lessicale, Saucier e Goldberg
(2001) propongono otto premesse chiave:
1. Il linguaggio della personalità si riferisce a fenotipi e non a
genotipi: i predicati descrittivi della persona si riferiscono a
caratteristiche osservabili (surface), piuttosto che a proprietà
sottostanti di natura causale (causal). Ne segue che il linguaggio
della personalità fornisce un framework descrittivo e non
esplicativo. L‟approccio lessicale non è considerabile come una
forma di “teoria dei tratti”, poiché non assume a priori che gli
attributi fenotipici codificati nel linguaggio siano stabili.
2. Attributi fenotipici importanti sono codificati nel linguaggio naturale.
Sia Cattell (1943, 1957) che Norman (1967) affermano
esplicitamente che “più gli attributi fenotipici sono visti come
parole degne di attenzione più si presenteranno e saranno
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mantenute da un uso frequente” (Saucier e Goldberg, 2001, p.
848).
3. Il grado di rappresentazione di un attributo ha una qualche
corrispondenza con l‟importanza generale dello stesso. Attributi
rappresentati da una moltitudine di termini e usati con grande
frequenza tenderanno a presentarsi come fattori nell‟analisi
multivariata. Scoprire tali fattori richiede una strategia di ricerca
emica o indigena. Brevemente, una approccio “etic” si basa
sull‟importazione e sull‟imposizione di una struttura di riferimento,
costruita in una cultura e in una lingua diversa dalla propria,
tradotta in modo letterale e senza adattamento degli item adottati.
In questo caso si punta a ricercare l‟universalità delle dimensioni di
personalità, i network nomologici dei costrutti della personalità tra
le culture nonché a comparare i livelli del costrutto tra le culture
(Church, 2001). Adottare strumenti importati permette la
replicabilità di dimensioni di ordine superiore, ma al contempo non
rende possibile indagare differenze culturali nelle dimensioni di
personalità di ordine inferiore (Church, 2001).
Un approccio “emic” si rivolge a costrutti sviluppati entro la singola
cultura, permettendo alla struttura di personalità di emergere
senza forzature. I descrittori adottati sono nativi, cioè sviluppati
entro una certa cultura. Inoltre, con questi strumenti possiamo
avviare comparazioni between-cultures e osservare come spesso
una medesima caratteristica satura su fattori diversi in diverse
culture (Peabody & De Raad, 2002).
4. L‟approccio lessicale fornisce una base logica per la selezione di
variabili rappresentative nella ricerca della personalità. La validità
di contenuto, relativa le misure di personalità, si lega all‟assunzione
che predicati con alta frequenza linguistica sono indicatori validi ed
efficaci di fenomeni psicologi salienti.
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5. Sia la descrizione individuale che la sedimentazione di differenze
linguistiche agiscono primariamente attraverso la funzione
aggettivale, ma ciò non toglie che molti concetti possono essere
rappresentati principalmente, o esclusivamente, attraverso
categorie nominali o verbali.
6. La struttura delle descrizioni individuali basata su frasi e
affermazioni è strettamente legata a quella basata su parole
singole, che spesso svolgono una funzione olofrastica: un termine
può incorporare idee complesse normalmente espresse attraverso
periodi linguistici. Il linguaggio della personalità può essere inteso
come una gerarchia semantica con parole e frasi a livelli di
astrazione versus specificazione (John, Hampson & Goldberg,
1991). Singoli termini (es. socievole) si collocano a livelli più
astratti rispetto a predicati specifici (es. mi piacciono le feste)
maggiormente rintracciabili attraverso item questionariali.
7. La scienza della personalità differisce da altre discipline nel senso
che rende la prospettiva lessicale particolarmente pertinente a
questo contesto scientifico, ma non ad altri. La psicologia della
personalità guarda al comportamento della specie sociale, che nel
caso umano risulta essere caratterizzata da una forte componente
linguistica.
8. Le dimensioni più importanti della personalità sono quelle invarianti
e universali, essendo replicabili attraverso campioni di target,
target di descrizioni, variazioni nelle procedure analitiche e
linguaggi. L‟approccio lessicale può essere usato per identificare un
set di fattori onnipresenti nella descrizione della personalità, ovvero
fattori invarianti generati da studi emici indipendenti in una
moltitudine di linguaggi (Goldberg, 1981).
Furono Allport e Odbert (1936) a fornire la prima lista esauriente di
termini della personalità, in uno studio che rappresenta il punto di