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CAPITOLO I – ELEMENTI BIOGRAFICI
DELL’AUTORE
Introduzione
Esploratore dei meandri insoluti della psiche umana. Indagatore degli insormontabili confini
tra genitore e figlio, o più precisamente tra padre e figlio: la figura della madre è infatti, nei
suoi lavori, tristemente standardizzata al rango di «sottomessa» al volere del padre-padrone.
Un padre, come si evince dal romanzo Con gli occhi chiusi, che gestisce i rapporti umani
all‟interno della sua famiglia con lo stesso ruolo di proprietario della sua trattoria. Si vedrà
come i personaggi descritti da Federigo Tozzi siano legati da un comune paradigma:
l‟inettitudine. Essi sono inetti perché incapaci di difendersi dai soprusi fisici e psichici di cui
sono vittime
1
, perché non in possesso di grandiose qualità fisiche ma al contrario, pervasi da
un senso di caducità dell‟esistenza. Questo studio si propone di analizzare la figura di Tozzi
romanziere nelle sue relazioni biografiche e stilistiche, le sue opere più importanti e di porre
un focus, nel terzo capitolo, sull‟ultimo scritto che conclude la cosiddetta «trilogia
dell‟inettitudine»
2
: Il podere.
1.1 Il quadro storico-culturale
Con i violenti moti di ribellione del 1898 il secolo XIX si era chiuso in modo davvero
tumultuoso, e certamente non era cominciato meglio il successivo, con l‟assassinio, il 29
luglio 1900, del re Umberto I. Il periodo cha va dall‟inizio del ‟900 allo scoppio della Iª
guerra mondiale, noto come “età giolittiana” segnò un profondo mutamento nella storia
1
Cfr. F.TOZZI, Con gli occhi chiusi, De Agostini, Novara, 1987.
2
«Trilogia dell‟inettitudine»: Con gli occhi chiusi; Tre croci; Il podere.
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politica del Paese. Giovanni Giolitti, capo del governo per quasi un quindicennio (dal
novembre del 1903 al marzo del 1914), tentò un coraggioso disegno politico attivando una
serie di riforme. Stabilì, per esempio, dei limiti al lavoro delle donne e dei bambini, venne
incontro alle esigenze dei lavoratori e alle loro richieste (riposo festivo, pensione per
l‟invalidità e la vecchiaia), convinto che un‟apertura nei confronti delle forze popolari fosse
necessaria. Da paese agricolo l‟Italia si trasformò in paese industriale (naturalmente con
grosse differenze tra Nord e Sud), e la nostra lira, in quegli anni, conobbe il privilegio di
“fare aggio sull‟oro”. Con la riforma elettorale del 1912, che estendeva il diritto di voto a
tutti i cittadini maschi, portando il numero degli elettori da tre a otto milioni, Giolitti toccava
«il momento più avanzato del suo programma riformatore» (Asor Rosa). Ma l‟allargamento
del suffragio rafforzò alla Camera quelle forze politiche (cattolici, socialisti, radicali di
estrema sinistra) che, per un motivo o per un altro, non condividevano la politica del
“compromesso” di Giolitti. «Il ministro della malavita», come lo definì Salvemini, aveva
cercato di neutralizzare le opposte forze politiche: com‟era stato per la conquista della Libia,
che favoriva gli industriali e i nazionalisti; così per il Patto Gentiloni
3
, con cui Giolitti cercò
consensi tra le forzi clericali. Nel momento in cui non riuscì più a tenere in mano la
situazione, furono gli interventisti ad avere la meglio, con le conseguenze che conosciamo.
«Il periodo giolittiano, se realizza una notevole svolta in senso democratico rispetto al
passato prossimo, vede nel contempo l‟affermarsi di forze che peseranno gravemente sulla
futura storia d‟Italia» (Guglielmino). Ed è all‟interno di questa situazione, ricorda ancora
Guglielmino, che vanno viste le manifestazioni letterarie di questo periodo, «che hanno tutte
una caratteristica comune di inquieta ricerca, di velleitarismo». Se l‟influenza poetica di
Carducci e Pascoli è già lontana, ancora forte è il fascino esercitato da D‟Annunzio,
destinato del resto a crescere per la sua partecipazione militare e politica alla guerra. Una
3
PATTO GENTILONI concluso in Italia nel 1913 tra gruppi di cattolici moderati e singoli deputati liberali
legati a Giolitti: i cattolici si impegnavano a votare per i candidati liberali che avessero sostenuto il
programma politico del cattolico Vincenzo Gentiloni, che prevedeva l‟opposizione al divorzio civile e il
sostegno all‟insegnamento della religione nelle scuole.
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testimonianza del travaglio culturale, dei nuovi orientamenti ideologici, letterari, estetici
all‟inizio del ‟900, è data dalle riviste, create dai maggiori intellettuali dell‟epoca: il
«Leonardo», fondato nel 1903 da Papini, l‟ «Hermes» del Borgese (1904), il «Regno» di
Corradini (1903). I primi anni del secolo vedono l‟affermarsi di Benedetto Croce, che con
«L‟Estetica» (1901) e la rivista «La Critica», fondata nel 1903 e organo del neoidealismo,
dominò la cultura italiana per quasi cinquant‟anni. Le riviste operavano secondo vari
orientamenti: «Il “Leonardo” in un ambito più strettamente filosofico – come scrive il
Garin
4
- , il “Regno” in un ambito più strettamente politico, perseguono fini non lontani e
non dissimili da quelli dell‟ “Hermes”». Punto di partenza del «Leonardo» è l‟opposizione al
positivismo
5
, la ricerca di una verità in cui credere, il bisogno di dominare la realtà. Sul
piano politico la rivista assume una posizione fondamentalmente nazionalista; su quello
estetico-letterario, inizialmente si accosta all‟estetismo
6
e successivamente al decadentismo
7
,
diffondendo la conoscenza della più nuova letteratura europea. Le idee del «Leonardo»
sull‟arte appaiono principalmente negli scritti del Prezzolini
8
, che sotto l‟influenza del
pensiero di Bergson e Nietzsche, sostiene che l‟arte debba liberarsi dagli schemi e dai
pregiudizi tradizionali, che la parola debba farsi interprete della vita profonda, liberare la
potenza dello spirito: «Vivano i pionieri della vita interna, i cercatori d‟oro psichico, i
4
GARIN EUGENIO (Rieti 1909 – Firenze 2004), filosofo e storico della filosofia italiano. "Garin, Eugenio."
Microsoft® Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.
5
POSITIVISMO: indirizzo filosofico fondato sulla posizione privilegiata della conoscenza scientifica e
sperimentale, concepita come l'unica forma legittima di conoscenza della realtà. "Positivismo." Microsoft®
Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.
6
ESTETISMO: indirizzo critico che valuta e giudica un‟opera d‟arte limitatamente ai suoi valori formali.
“Estetismo”. Microsoft® Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.
7
DECADENTISMO: corrente letteraria che ebbe origine in Francia e si sviluppò in Europa tra gli anni Ottanta
dell‟800 e il primo decennio del „900. Il termine nacque con l‟accezione negativa di “decadenza”, di declino
non solo letterario di un‟intera civiltà, che era borghese. Erano definiti decadenti quegli scrittori che non
seguivano il gusto e la morale borghesi. “Decadentismo”. Microsoft® Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft
Corporation, 2006.
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PREZZOLINI GIUSEPPE (Perugia 1882 – Lugano 1982), giornalista, saggista e critico letterario italiano.
“Prezzolini Giuseppe”. Microsoft® Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.
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minatori dell‟anima». In un‟opera del 1906, L’arte di persuadere, Prezzolini sostiene che il
potere dell‟eloquenza si fonda principalmente sul potere suggestivo ed emotivo della parola
come suono, della parola come rivelatrice delle emozioni e delle sensazioni che gli
avvenimenti suscitano. Partendo da questi concetti si giungerà alla poetica del «frammento»
teorizzata nel giro di pochi anni, nella rivista «La Voce». Tra le riviste dell‟anteguerra «La
Voce» occupa senza dubbio il posto di maggior rilievo per la più vasta influenza che essa
esercitò sulla letteratura e sulla vita intellettuale del nostro paese. I collaboratori della prima
«Voce» partono da un giudizio negativo sull‟Italia presente, riprendono la lotta contro il
positivismo, si propongono una riforma morale-culturale, affermando che la cultura
«segregata dalla politica e in generale dalla vita vissuta, immiserisce nella letteratura»;
mirano ad esercitare una critica spregiudicata e severa contro le «brutture e le debolezze»
dello Stato italiano, ad indicare una direzione alla vita storica italiana, ad affermare nuovi
ideali. «La Voce» perciò, in un primo momento, pose in secondo piano le questioni letterarie
ed incitò piuttosto al lavoro critico, allo studio storico, all‟esame preciso di qualche
questione pratica. Nasce quindi una critica aperta e severa contro i dilettantismi, le
ciarlatanerie, la falsa cultura. Intellettuali di assai diversa formazione poterono raccogliersi
intorno a questa rivista, la quale perciò, rivela una fisionomia tutt‟altro che unitaria: riunisce
Prezzolini e Papini, Croce ed Einaudi, Salvemini e Amendola, Jahier e Lombardo Radice.
«La Voce» accoglie le più disparate correnti filosofiche senza farne sua e applicarne una in
particolare. Ebbe poi il merito di aver promosso una conoscenza più larga e attenta delle
correnti letterarie straniere, delle poetiche e dell‟opera dei maggiori scrittori europei
contemporanei, tra cui, Mallarmè, Gide, Apollinaire, Tolstoj, Dostojevskij, opponendosi al
dannunzianesimo. Prezzolini abbandonò la direzione e l‟affidò a De Robertis che la tenne
fino al dicembre del 1916. Sotto la nuova direzione «La Voce» assunse un indirizzo
esclusivamente artistico-letterario. Intorno ad essa si raccolsero nuovi poeti e nuovi narratori
come Ungaretti e Campana, Pallazzeschi e Govoni. Si formò una nuova critica, impersonata
6
da De Robertis, Pancrazi e Serra, attenta al fatto tecnico, linguistico e artistico in sé che
insegnava una nuova forma di lettura della poesia: «ricercare attraverso lo stile, lo studio
della tecnica artistica, l‟intima verità poetica, la stessa sostanza di umanità dell‟opera
d‟arte»
9
. L‟importanza della rivista derobertisiana consiste principalmente nell‟elaborazione
e nell‟affermazione di una nuova poetica: la poetica del frammento. Essa nascendo
dall‟esigenza di lirismo puro e trovando i suoi fondamenti nella poetica dei decadenti e del
Pascoli, riflette chiaramente l‟idea cara ai primi che non vi è vita se non nell‟attimo di vita e
quindi pone alla base della creazione artistica un nucleo di intuizione pura. L‟arte genuina
non è che l‟espressione piena di questo nucleo di intuizione pura, ed essa balena solo in
frammenti, poiché all‟artista è impossibile conservare a lungo l‟ispirazione. I frammentisti,
di conseguenza, svalutano tutte quelle forme d‟arte complesse come il romanzo verista, la
poesia a carattere narrativo o storico (come quella del Carducci), il teatro, ricercando un
linguaggio del tutto libero da echi culturali, liricamente puro. Questa nuova poetica del
frammento diede l‟avvio ad una separazione della letteratura dalle espressioni più vitali della
vita culturale e delle vicende politiche.
1.2 La lirica nell’anteguerra: crepuscolarismo e futurismo
I nuovi orientamenti politici e culturali dei primi anni del ‟900, il mutare della sensibilità e
del gusto, si riflettono nel campo della poesia, in due movimenti: il crepuscolarismo e il
futurismo. Queste due «scuole» accentuano il distacco della poesia del ‟900 da quella
dell‟Ottocento, iniziato con D‟Annunzio e Pascoli, e aprono la via alle esperienze imminenti
9
GIANNI – BALESTRERI – PASQUALI, Ant. della Lett. Ital., Vol. III – Parte II, D.Anna, Messina-Firenze,
1976, p. 510.
7
dei vociani, dei rondisti
10
e degli ermetici
11
. I crepuscolari riflettono un particolare stato
d‟animo, un atteggiamento chiaramente decadente di fronte alla vita: una tendenza al
ripiegamento interiore, all‟indugio in una stanca malinconia, nel vano desiderio di ciò che
non si può raggiungere, nel rimpianto nostalgico ironico di ciò che è ormai passato. I
rappresentanti del crepuscolarismo mostrano un senso di smarrimento di fronte al venir
meno degli ideali ottocenteschi, della fede nella scienza e nel progresso; sono pervasi da
insoddisfazione, stanchezza, delusione di fronte ai miti dannunziani e alle nuove ideologie e
da una fondamentale incapacità di ritrovare un senso individuale o sociale alla vita. Essi
rifiutano il superomismo, l‟attivismo, il vitalismo dannunziano al pari dell‟assorta e dolente
meditazione pascoliana sul mistero che avvolge l‟umana esistenza e domina l‟universo.
Trafugano spunti, sensazioni, visioni e cadenze del linguaggio dai decadenti d‟oltralpe come
Verlaine, i fiamminghi Maeterlinck e Rodenbach, Laforgue con la sua dolente ironia. Della
poesia decadente insomma essi accolgono quei temi, quei motivi, quegli spunti che si
prestano all‟espressione dei loro particolari contenuti, quotidiani e dimessi, della loro
stanchezza di vivere, della loro incapacità di entusiasmi, della loro condizione di naufraghi
sballottati e travolti dall‟onda nel mare della vita. Bisogna però ricordare che il
crepuscolarismo, solo nei maggiori poeti coincide con una reale e sofferta esperienza di vita:
nei minori esso rappresenta non più che un‟esperienza letteraria, una forma di protesta nei
confronti della poesia ufficiale, che si conclude nella scelta di una nuova via poetica e non
nella conquista di un determinato mondo poetico. Del gruppo dei crepuscolari il poeta più
complesso, con un‟inconfondibile e originale vena poetica è Guido Gozzano, autore delle
10
RONDISMO: movimento letterario sorto in Italia nel 1919 e improntato a un classicismo che trovava
specialmente in Leopardi un modello di stile. L‟etimologia deriva dal nome della rivista letteraria «La Ronda».
“Rondismo”. Dizionari di Encarta. Microsoft® Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.
11
ERMETISMO: corrente poetica italiana sviluppatasi negli anni Venti e in maniera più consistente negli anni
Trenta del XX secolo. Oppositori del dannunzianesimo e al contrario, ispirati dal simbolismo di Mallarmè, gli
ermetici riconsegnano alla parola poetica una carica espressiva assoluta, rifiutando l‟effusione sentimentale
diretta del linguaggio. “Ermetismo”. Microsoft® Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft Corporation, 2006.
8
raccolte di versi I Colloqui e La via del rifugio. Sua è l‟espressione dell‟elegia d‟amore, del
«rammarico di non amare e di non essere amato, che è inesausta ricerca di amore»
12
.
Il primo bando del futurismo
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, che sul piano tecnico-letterario si riallaccia ai tentativi di
rinnovamento delle strutture del discorso poetico operati da D‟Annunzio e da Pascoli,
comparve, redatto da Filippo Tommaso Marinetti, nel 1909, sul giornale francese «Le
Figaro». Questo movimento suscitò grande scalpore in tutta Europa, esercitò una funzione
complessivamente liberatrice nei confronti dell‟arte tradizionale e influenzò movimenti
artistici d‟avanguardia. Esso rientra in quella corrente culturale, morale, artistica che parte
da D‟Annunzio e culmina nel fascismo, e ne esprime gli aspetti più vistosi. Lo stesso
Marinetti afferma nel suo Manifesto: «Il futurismo deriva dal completo rinnovamento della
sensibilità umana compiutosi per effetto delle grandi scoperte scientifiche e dev‟essere ultra
violento, anticlericale, antisocialista e antitradizionale… si fonda sul vigore inesauribile del
sangue italiano e la lotta contro il culto degli avi, che ben lungi dal cementare la razza,
l‟anemizza
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e l‟imputridisce». Come principi motori della vita il futurismo pone non il
pensiero, ma la violenza e l‟arbitrio; nega il passato, intende distruggere i musei, le
biblioteche, le accademie; combatte la morale tradizionale e la religione; esalta l‟amore del
pericolo, l‟energia, la temerarietà, la ribellione, il movimento aggressivo, la bellezza della
velocità e della lotta; la guerra, il militarismo, il gesto distruttore dei liberatori. In sintesi
esso esalta quanto di irrazionale, barbarico sia insito nell‟uomo. I presupposti ideologici di
questo movimento si ritrovano in gran parte nel pensiero di Nietzsche il quale reagisce
contro lo spirito scientifico di obiettività, accusa la ragione scientifica di essere nemica della
sincerità dell‟istinto e dell‟irruenza della volontà naturale. Egli afferma che il miglioramento
degli uomini è il risultato di una lotta incessante attraverso la quale il più forte prevale e
12
GIANNI – BALESTRERI – PASQUALI, Ant. della Lett. Ital., Vol. III – Parte II, cit., p. 523.
13
FILIPPO TOMMASO MARINETTI, Manifesto del Futurismo, pubblicato nel 1909 sul quotidiano francese
«Le Figaro». “Marinetti, Filippo Tommaso”. Microsoft® Encarta® 2007 [DVD]. Microsoft Corporation,
2006.
14
“Anemizza”: la rende anemica, fiacca, indebolita.
9
nega la validità della morale tradizionale, in quanto opposta alla reale natura umana e
responsabile di frenare quanto vi è di più genuino, vero e nobile nell‟uomo. Propone di
conseguenza, l‟accettazione della vita così com‟è e indica, come valori fondamentali
dell‟esistenza la fierezza, la gioia, la salute, la forza, la volontà di potenza. Sul piano
letterario il futurismo rifiuta le poetiche tradizionali, classiche e romantiche, respinge ogni
forma d‟arte che muova da un pensiero consapevole o da un principio logico: esso rifiuta la
costruzione sintattica e grammaticale, il periodo, il verso, mira cioè ad un‟arte che rifletta
immediatamente l‟impulso della fantasia, che sia esplosione assolutamente libera delle
parole che sorgono sotto l‟impulso di sensazioni scevre da coordinazione. Il linguaggio
futurista si traduce nell‟impiego di parole in libertà che rappresentano il disordine dei dati
intuitivi: esso aspira alla poesia della velocità, del moto, dei congegni meccanici. Il
futurismo afferma l‟idea che l‟arte debba rifiutare le visioni metafisiche care ai simbolisti
per ispirarsi alla realtà della vita laboriosa ed intensa; delle poetiche decadenti e simboliste
esso riprende motivi antiletterari, mistici, irrazionali, il proposito di sciogliere l‟arte dai
limiti della ragione e del pensiero per farne la rivelatrice immediata di un mondo più intimo.
Dal culto dannunziano della parola bella e sonante esso trae l‟impulso ad isolare la parola
dal contesto del discorso, a scioglierla da ogni vincolo logico e sintattico per farne lo
strumento che registra l‟immediata esplosione di una sensazione.
Negli anni immediatamente dopo la prima guerra, mentre incomincia ad incontrare il favore
del pubblico l‟opera di Pirandello
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e fiorisce un‟abbondante letteratura divertente,
d‟evasione, in gran parte legata ai moduli tradizionali e mentre sorge, col proposito di un
ritorno all‟ordine, la volontà di reagire al vocianesimo, anche nella nostra narrativa riaffiora
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PIRANDELLO, LUIGI (Girgenti, oggi Agrigento 1867 – Roma 1936): è considerato il più innovativo
drammaturgo del Novecento. Con Sei personaggi in cerca d’autore (1921) inaugurò una trilogia dedicata al
“teatro nel teatro”, in cui la riflessione sulle strutture drammaturgiche diventa specchio dell‟analisi sulle
contraddizioni di quella che viene considerata la realtà. “Pirandello, Luigi”. Microsoft® Encarta® 2007
[DVD]. Microsoft Corporation, 2006.