Erosione costiera
Le coste della Regione Campania
Il Litorale Domizio e Il Golfo di Napoli
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Premessa.
Una gestione sostenibile dell'ambiente costiero ne deve impedire il
degrado, rafforzando le difese dai pericoli che lo minacciano.
Nasce da ciò la necessità di attuare una gestione integrata delle coste
su ampia scala, sostenibile a livello ambientale ed economico, e
responsabile a livello sociale e culturale, che tenga conto del forte
incremento della popolazione costiera che si è verificato negli ultimi
anni, accompagnata da uno sviluppo troppo spesso caotico e
scoordinato delle infrastrutture, che si sono estese sulle coste fino ai
litorali, minacciando l'equilibrio ambientale e sociale delle coste.
L'agenzia europea dell'ambiente indica che le condizioni delle zone
costiere sono soggette ad un costante degrado, aggravato dai
cambiamenti climatici in corso, che provocano l'innalzamento del
livello del mare, variazioni della forza e della frequenza dei fenomeni
meteorologici, con conseguente aumento del fenomeno dell’erosione
costiera.
Naturalmente, anche l'Italia è direttamente interessata da queste
problematiche, che comportano, in numerose regioni, conseguenze
economiche legate alla riduzione dell'attività di pesca e ai relativi
effetti che tale riduzione ha sull'occupazione.
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La gestione integrata della zona costiera (ICZM) è definita
dall'Unione Europea come un processo dinamico, multidisciplinare ed
integrato, progettato per promuovere la gestione sostenibile delle aree
costiere. Centro del processo sono cicli di raccolta di informazioni,
l’interpretazione, la trasformazione, la divulgazione, la revisione e la
valutazione delle risposte ai diversi fabbisogni dei soggetti finali a
livello Europeo, nazionale, regionale e locale.
I parametri che di volta in volta concorrono a definire gli indicatori del
processo di gestione integrata, descrivono analiticamente ogni
caratteristica della fascia costiera, considerando aspetti di ordine:
• Amministrativo, socio-economico;
• Morfologico, idrodinamico e oceanografico;
• Ecologico.
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CAPITOLO PRIMO
1. Introduzione
E’ noto che negli ultimi decenni di questo secolo si è manifestato, in
tutta la sua gravità, il degrado, su scala mondiale, dell’ambiente
costiero. Uno degli aspetti più evidenti è rappresentato
dall’arretramento della linea di riva e dall’instaurarsi dei fenomeni
erosivi (figura 1). Fattore comune in tutti i casi di degrado è la
continua antropizzazione e l’ininterrotto sfruttamento economico delle
risorse, rinnovabili e non, della fascia costiera.
Oggigiorno, infatti, lo sfruttamento sempre più intenso delle risorse
naturali in ambito costiero procede di pari passo con i sempre più
frequenti fenomeni di instabilità ambientale, al punto tale che gli
interventi dell’uomo, tesi alla difesa di questo delicato settore, sono
sempre più numerosi e necessari.
Figura 1: Uno degli aspetti più evidenti dell’erosione costiera è rappresentato
dall’arretramento della linea di riva e dall’instaurarsi dei fenomeni erosivi che
finiscono per minacciare direttamente l’uomo. (Fonte APAT)
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Il verificarsi di ciò può influenzare in maniera determinante le
interazioni mare-costa, creando le premesse per un nuovo equilibrio
dinamico, diverso da quello naturale esistente prima dell’intervento
dell’uomo.
L’ambiente costiero rappresenta un sistema assai complesso, le cui
dinamiche sono strettamente connesse alla rete fluviale compresa nella
unità fisiografica cui il settore costiero preso a riferimento appartiene,
la cui rete, con il suo apporto detritico, alimenta le spiagge
bilanciando la naturale azione erosiva delle mareggiate (figura 2).
Se si considera l’intensa antropizzazione delle coste a fini turistici e
industriali, con conseguente rimozione delle dune costiere per fare
posto a centri balneari, villaggi residenziali e porticcioli turistici;
l’impoverimento dell’apporto solido dei fiumi al mare determinato
dall’indiscriminato asporto di materiale detritico dal letto dei corsi
d’acqua; l’accentuata subsidenza causata dalla estrazione di
idrocarburi e acqua in aree prossime alla riva, si ottiene un quadro che
facilmente spiega la rapida destabilizzazione dell’ambiente costiero.
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Figura 2. L’ambiente costiero rappresenta un sistema assai complesso, le cui dinamiche
sono strettamente connesse alla rete fluviale compresa nella unità fisiografica cui il
settore costiero preso a riferimento appartiene, la cui rete, con il suo apporto detritico,
alimenta le spiagge bilanciando la naturale azione erosiva delle mareggiate. (Fonte
APAT)
In questo quadro di “disordine” ambientale si inseriscono poi eventi
meteorologici avversi caratterizzati da forti piogge, piene rovinose dei
corsi d’acqua e forti mareggiate che accrescono il degrado non solo
della fascia costiera, ma anche della rete fluviale della zona
retrostante.
Questa è la situazione che caratterizza quasi per intero l’intera fascia
costiera nazionale, e quindi anche le coste campane, cui questo
elaborato è indirizzato.
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CAPITOLO SECONDO: Le coste
1. Morfologie costiere
In Italia si alternano due principali tipi morfologici costieri naturali:
• coste alte e rocciose, per circa il 34% del totale;
• coste basse e sabbiose, per circa il 58%;
• il restante 8% è costituito da foci e aree deltizie.
Per costa alta (figura 1) si intende un tipo di costa morfologicamente
accidentata e articolata, con pareti molto ripide, parallele alla linea di
riva (valloni, rias, falesie).
Figura 1. Per costa alta si intende un tipo di costa morfologicamente
accidentata e articolata, con pareti molto ripide, spesso subverticali,
parallele alla linea di riva. (Fonte Internet)
Per costa bassa (figura 2) si intende una spiaggia alquanto ampia,
molto spesso arcuata (falcata) a debolissima pendenza (lido), con
eventuale presenza di sistemi dunali e/o accumuli sabbiosi che
possono subire modifiche ad opera del moto ondoso e dei venti.
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Le coste basse, aree di accumulo di sedimenti per lo più trasportati dai
fiumi e ridistribuiti dal mare, sono, dal punto di vista geologico, di età
molto recente.
Figura 2. Per costa bassa si intende una spiaggia più o meno
ampia, molto spesso arcuata (falcata) a debolissima pendenza
(lido), con eventuale presenza di sistemi dunali. (Fonte Internet)
Le spiagge costituiscono la parte affiorante di un prisma, costituito da
sedimenti sabbiosi e/o ghiaiosi, costituitosi nelle ultime migliaia di
anni (Olocene), mentre avveniva la risalita delle acque marine in
concomitanza con la deglaciazione iniziata circa 15.000 anni fa.
(figura 3).
La costruzione del prisma di sedimenti costieri è invece avvenuta
durante la risalita olocenica del livello del mare negli ultimi 8-9000
anni.
I sedimenti costieri olocenici possono avere uno spessore variabile da
15 m ad oltre 30 m lungo i litorali che delimitano le pianure
alluvionali. Lo spessore è generalmente minore lungo le “Pocket
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Beach”, che rappresentano spiagge di limitata lunghezza e profondità,
addossate ad un substrato roccioso ed in esso incastrate.
Figura 3. Risalita eustatica: Fenomeno di innalzamento del livello dei mari per lo
scioglimento di grandi calotte di ghiaccio durante l'epoca glaciale.
Il litorale sabbioso-ghiaioso rappresenta quindi una stretta zona di
confine instabile tra la terra emersa e il mare ed è costituito da
sedimenti che durante le mareggiate sono continuamente spostati
lungo costa dalle correnti indotte dal frangimento obliquo delle onde.
Nel Mediterraneo vi sono essenzialmente due tipologie di sorgenti di
sedimenti sabbioso-ghiaiosi derivanti dalla disgregazione di rocce
preesistenti:
• i bacini idrografici, in cui avviene l'erosione da parte delle
acque ruscellanti ed il trasporto fino al mare da parte dei corsi
d'acqua;
• le falesie (figura 4), lungo le quali il moto ondoso provoca i
crolli di blocchi rocciosi, la loro conseguente frammentazione e
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il successivo trasporto e accumulo di clasti nei tratti di costa
contigui caratterizzati da mare poco profondo.
Figura 4. Costa con ripide pareti rocciose a strapiombo sul mare. Il moto ondoso provoca i
crolli di blocchi rocciosi, la loro conseguente frammentazione e il successivo trasporto e
accumulo di clasti nei tratti di costa contigui caratterizzati da mare poco profondo. (Fonte
Internet)
Il confronto tra carte topografiche e foto aeree rilevate a distanza di
decine di anni ha evidenziato che la linea di riva ha subito marcate
modificazioni nel corso dei secoli, per cause naturali e localmente per
cause antropiche. In particolare sono stati evidenziati sensibili
incrementi (progradazioni) e altrettanto gravi riduzioni della terra
emersa (erosioni) di entità variabile dalle decine di metri al
chilometro.
Dall'inizio del 1900 i litorali sono interessati prevalentemente da
fenomeni erosivi che si sono accentuati gravemente, sopratutto dopo il
1950. La diffusa valorizzazione turistico - balneare delle località
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costiere si è andata sviluppando dopo la seconda guerra mondiale, in
conseguenza della quale si è determinata una massiccia occupazione
del territorio.
Attualmente vi sono centinaia di chilometri di litorali gravemente
minacciati dai fenomeni erosivi intensamente antropizzati e in cui
sono ubicate anche infrastrutture di importanza strategica nazionale
come le ferrovie e le autostrade. È convinzione diffusa che l'erosione
dei litorali sia provocata essenzialmente dalle attività dell'uomo. Studi
recenti hanno tuttavia evidenziato che nel corso degli ultimi 3000 anni
i litorali sono stati interessati anche da significative modificazioni
naturali.
Per comprendere correttamente le cause della dinamica costiera, oltre
alle azioni innescate dell’uomo, vanno attentamente considerate anche
le dinamiche ambientali in modo da inquadrare l’evoluzione dei
litorali degli ultimi 200 anni (periodo in cui sono stati effettuati diversi
rilevamenti topografici) nell'ambito di una evoluzione ambientale che
consenta di valutare l'entità e la durate delle modificazioni naturali,
per poter di contro inquadrare con precisione gli effetti determinati
invece dall’uomo.